#DonaldTrump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti
d’America e la sua elezione dimostra chiaramente che i sondaggi e le opinioni
di giornalisti, opinionisti, pseudo esperti politici, economisti e tuttologi infilati
dentro contenitori televisivi conta zero.
Io non ho fatto parte e non faccio parte di quella
folla che come in una partita di calcio si è schierata da una parte o dall’altra
a seconda delle notizie che riportavano i giornali.
Per i giornali e le TV un giorno Trump era cattivo
perché non rispettava le donne, altro giorno era buono perché rispettava i
reduci, e la Clinton era brava perché faceva del bene ai poveri altro giorno
era sotto inchiesta etc… come se l’elezione di un presidente degli Stati Uniti
non dipendesse dalla “pancia” della gente” dagli umori dei dimenticati, dai
malati senza assistenza sanitaria, dalle minoranze etniche bistrattate, dal tasso di
disoccupazione, dalla delinquenza e dal bisogno di sicurezza di una Nazione
intera. No, un candidato (secondo i nostri opinionisti) era giudicabile solo sulla base della propria
storia privata. (Se valesse per tutti,
in Italia molti non sarebbero candidabili).
E mi sono divertito ad osservare il provincialismo
di certi politici italiani che, dimenticando il proprio ruolo istituzionale e
presi dalla frenesia dell’esprimere un’opinione a tutti i costi si sono
lasciati andare persino a giudizi ad personam su tutti i mezzi di comunicazione possibili (dalla carta stampata ai social) dimenticando che gli unici
deputati ad esprimere un’opinione, gli unici che conoscevano veramente la
realtà delle cose erano gli elettori americani.
E gli elettori americani hanno votato,
democraticamente, ed hanno eletto Donald Trump alla guida del Paese alla faccia dei catastrofisti che in questi
mesi hanno affollato TV e giornali prospettando scenari apocalittici e nazioni
alla deriva economica e sociale.
Ebbene, io non credo che con questo voto l’America passerà da simbolo di sogni, da Paese delle
opportunità, da Paese civile a Nazione comprimaria, perché se milioni di
americani hanno espresso in tutta tranquillità la loro preferenza verso un
candidato piuttosto che un altro, (cosa che in molte nazioni, e non solo africane,
non si fa!) questo fa di loro un Paese forte.
Ora, io credo che per esprimere un parere su una
questione bisogna che su quell’argomento si conosca tutto (o quasi). E siccome
non faccio parte della schiera dei tuttologi e non ho la frenesia del “passaggio”
in TV o del trafiletto sul giornale ho preferito osservare.
E devo ammetterlo,
mi sono divertito!
Mi piacerebbe vedere la faccia di quei politici
italiani che fino a ieri si lasciavano andare ad un “speriamo che vinca una
donna” quando si troveranno davanti il Presidente degli Stati Uniti (perché questo
è Donald Trump, volente o nolente). Magari diranno che sono stati interpretati male,
che non volevano offendere nessuno, che poter esprimere un giudizio è segno di
democrazia.
Ma in Democrazia c’è anche il diritto di potere stare zitto. E in
molti avrebbero dovuto farlo!
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