venerdì 27 gennaio 2012

EMENDAMENTO SU FONDI ALL’IPPICA IN ODG ALLA CAMERA

L’emendamento al decreto Milleproproghe che prevede lo slittamento al 2012 dei finanziamenti all’ippica, ipotizzato dal deputato Giuseppe Marinello (Pdl), sarà presentato con un "apposito Ordine del giorno" nel corso dell’esame della legge di conversione in Aula. Lo ha spiegato Marinello al termine della discussione in Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio della Camera. Il provvedimento torna stasera in Aula, dopo che ieri era stato rinviato alle Commissioni per risolvere il nodo della copertura finanziaria sulle pensioni. La discussione riprenderà in serata dopo l’intervento del premier Mario Monti nel question time alla Camera, e già stasera il governo potrebbe porre la fiducia sul decreto, che verrebbe votata domani nel primo pomeriggio. Secondo il programma messo a punto dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, nel caso in cui venisse votata la fiducia, seguirebbe domani stesso l’esame degli Ordini del giorno, tra cui quello sull’ippica. Il voto finale sul provvedimento è previsto martedì, poi il Milleproroghe passerà all’esame del Senato.

giovedì 26 gennaio 2012

CRISI: SU AGRICOLTURA E PESCA IL GOVERNO DIA RISPOSTE

I deputati siciliani della commissione Bilancio della Camera Marinello, Capodicasa, Fallica, Genovese, Commercio e Lo Presti, consapevoli del "gravissimo momento che attanaglia strategici comparti produttivi della regione quali l'agricoltura e la pesca, aggravato peraltro nelle ultime settimane dal blocco degli autotrasportatori, auspicano una pronta azione del governo nazionale su una serie di questioni prioritarie e in particolare, nel quadro di una complessiva rivisitazione dei rapporti Stato-Regioni che veda finalmente dare adeguata risposta al dettato costituzionale di cui all'articolo 36, 37 e 38 dello Statuto, per le agevolazioni fiscali e contributive".
"E' necessaria una soluzione del contenzioso Stato- Regione sul fondo perequativo, una urgente declaratoria dello stato di crisi al fine di bloccare tutte le procedure esecutive derivanti da esposizioni debitorie in materia di imposte, tributi e previdenze e l'immediata liquidazione delle somme relative alle calamità naturali pregresse", prosegue il comunicato.
Il Governo, ritengono i deputati siciliani, deve "individuare una serie di misure per rendere nuovamente competitivo un sistema produttivo oggi in ginocchio per l'inadeguatezza delle infrastrutture".
Per impegnare il governo sul tema, i parlamentari dei vari gruppi presenteranno un ordine del giorno congiunto che fisserà le richieste esposte.

MILLEPROROGHE: MARINELLO (PDL), GOVERNO TROVI SOLUZIONE LAVORATORI IPPICA - AgenParl - Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica

MILLEPROROGHE: MARINELLO (PDL), GOVERNO TROVI SOLUZIONE LAVORATORI IPPICA - AgenParl - Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica

“Siamo contenti del risultato ottenuto in Commissione relativamente alla nuova copertura in materia di pensioni dei lavoratori precoci ed esodati, copertura che nella versione originaria ci aveva visti contrari e sin dal primo momento al lavoro al fine di individuare soluzioni alternative. Oggi abbiamo il dovere di sottolineare con forza come il Governo non possa più eludere alcune questioni rimaste inevase che si era impegnato a risolvere. In particolare dovrà essere trovata soluzione nelle prossime ore agli esodati delle aziende partecipate dalla Stato ed alla questione dell’Ippica che con il definanziamento del sistema Unire/Assi oggi è in coma profondo. I relatori si sono assunti l’onere di presentare un ordine del giorno che nel sottolineare le questioni ancora aperte impegnerà in maniera stringente l’Esecutivo, che non deve perdere tempo per evitare di presentarsi al confronto del Senato con i soliti dubbi e senza soluzioni”. Lo ha detto l’on. Giuseppe Marinello, deputato del PDL e Vice Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.

mercoledì 25 gennaio 2012

IL DECRETO MILLEPROROGHE TORNA ALLE COMMISSIONI

Il decreto Milleproroghe torna alle commissioni. Lo ha deciso l'Aula della Camera accogliendo la richiesta del Comitato dei diciotto. Il rinvio, ha assicurato il presidente della Affari Costituzionali, sarà “breve” e per “consentire al Governo di indicare anche le possibili coperture finanziarie”.

L’Aula della Camera ha votato il rinvio del decreto Milleproroghe in commissioni riunite Bilancio e Affari costituzionali. È stata infatti accolta la richiesta del Comitato dei Diciotto presentata in Aula dal presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno (Pdl).
 
Presentando la richiesta all'Assemblea dei deputati Bruno ha spiegato che nella riunione del Comitato dei Diciotto, svolta questa mattina, “è emersa l'esigenza di definire più compiutamente alcuni punti del testo licenziato venerdì scorso dalle commissioni e in particolare alcune coperture finanziarie, nonché di affrontare un numero circoscritto di alcuni punti che sono stati segnalati nel corso dell'esame in sede referente come particolarmente rilevanti”. Considerata “la complessità e la delicatezza delle questioni” da trattare, il Comitato dei diciotto ha convenuto che “sarebbe preferibile che i punti non ancora definiti fossero affrontati nelle Commissioni riunite” e “il Governo non si è opposto a questo orientamento”. “Tale rinvio – ha precisato Bruno - deve intendersi circoscritto ad un breve lasso di tempo che consenta al Governo di indicare anche le possibili diverse coperture finanziarie”.

La questione fondamentale, ha spiegato il vicepresidente della commissione Bilancio, Giuseppe Francesco Maria Marinello (Pdl), prendendo la parola in Aula “è quella relativa alla copertura dell'emendamento dei relatori all'articolo 6 in materia previdenziale”, cioè all’'aumento dei contributi previdenziali degli autonomi come copertura alle modifiche della riforma delle pensioni. Ma ci sono anche altre criticità, ha spiegato il vicepresidente della commissione Bilancio citando “la questione ASSI-Unire, la questione dei profughi libici e la questione dei lavoratori esodati delle aziende totalmente partecipate dello Stato”.

domenica 22 gennaio 2012

LA BUFALA DELLE LIBERALIZZAZIONI DEL GOVERNO MONTI

   La società italiana è frutto di una secolare stratificazione figlia peraltro della cultura latino-mediterranea che è ben diversa da quella dei paesi del nord Europa che trova radici importanti nella riforma protestante. In ogni caso, il risultato di cui abbiamo goduto è stato anche una società-modello che ha consentito al nostro paese di progredire e nel quale si sono creati degli equilibri consolidati che hanno  comunque garantito sistemi di riferimento.
  Oggi ho l’impressione che si voglia destrutturare il modello senza averne immaginato uno sostitutivo. Fermo restando che si è pronti a discutere punto su punto nel merito di ogni singola questione accettando dialetticamente confronto su qualsiasi tema, sono convinto che vada fermamente respinta l’idea che una destrutturazione disordinata, e forse interessata a favorire inconfessabili lobby possa fare il bene del Paese; specie in momento di grave crisi, non si può abbattere l’esistente che comunque ha garantito e garantisce funzionalità, con l’aspettativa di ottenere chissà quali risultati. Il rifugiarsi dietro l’idea della sacralità del mercato non convince per nulla, e per questo riteniamo che oggi il termine più abusato sia “liberalizzazione”.
   Sostenere che in Italia il sistema di accesso alle professioni sia bloccato è falso se non addirittura ridicolo. Il prof. Monti sa bene che gli avvocati iscritti al solo Foro di Roma o di Napoli sono più numerosi di quelli esercenti in tutta la Francia, che gli architetti italiani non sono raggiunti per numero nemmeno dalla somma degli architetti spagnoli, portoghesi, francesi e di qualche altro Paese ancora, semmai il problema delle professioni, proprio nell’interesse dell’utente e delle istituzioni è ben altro: garantire un livello adeguato di preparazione professionale cui possa corrispondere una adeguata qualità della prestazione d’opera intellettuale. Evidentemente di questo non si parla perché è un tema scomodo e aprirebbe una riflessione sulla dequalificazione, dagli anni 70 ad oggi della scuola e dell’università italiana.
  Gabellare poi che il problema dell’Italia siano i tassisti i quali danneggerebbero gli interessi degli utenti, è più una battuta carnascialesca che un argomento dimostrabile: sappiamo tutti nel merito che le tariffe dei tassisti sono controllate e imposte dai comuni e che quindi un maggior numero dei tassisti non porterebbe una riduzione delle stesse.
I veri problemi del Paese sono ben altri: costi dell’energia, il costo del lavoro, il peso della burocrazia.
   A proposito di quest’ultima, la vera e propria liberalizzazione dovrebbe essere la riduzione dei gravami che opprimono i cittadini: decine e centinaia di formalità, formalismi, adempimenti, autorizzazioni che rendono impossibile la vita di privati ed imprese e che molto spesso si traducono in pretesti per vassallaggi che scadono nell’abuso e nel reato. Mi viene da pensare che la nostra non sia una repubblica e nemmeno una monarchia (nelle monarchie comunque, il sovrano stabiliva regole e controlli) ma un sistema in cui tutti i detentori di un ruolo vero o presunto trasformano lo stesso in un potere che li fa caricaturalmente sentire, dei piccoli signori feudali assoluti, con potere di vita e di morte nei confronti del cittadino-servo almeno nell’ambito delle loro competenze.
   Dopo la criminalità organizzata è questa la vera e propria emergenza del Paese. Monti lo sa bene, agisca!

sabato 21 gennaio 2012

ACCOLTO EMENDAMENTO SULLA SCADENZA DELLE CASSE PREVIDENZIALI

ROMA
Un ulteriore micro-aumento progressivo delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi, pari ad altri 0,15 punti percentuali a regime nel 2016, per garantire le risorse necessarie per il salvagente previdenziale ai lavoratori «esodati» e, fino al 2017, anche ai «precoci». Con tanto di clausola di salvaguardia: se, una volta definita la platea dei beneficiari, le risorse dovessero rivelarsi insufficienti, si potrebbe fare leva su un aumento dei contributi a carico delle imprese per gli ammortizzatori sociali. Con questo risultato, in gran parte non gradito al ministro Elsa Fornero, nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera si è chiusa, ma solo apparentemente e non senza tensioni tra i ministeri del Lavoro e del Tesoro e nei partiti che sostengono il Governo, l'estenuante partita sulla copertura ai correttivi pensionistici al milleproroghe.
Il decreto ieri ha ricevuto l'ok, in sede referente, delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera e da lunedì sarà all'esame dell'Aula. E proprio in Aula a Montecitorio, o al più tardi nel passaggio del testo al Senato, la partita è destinata a riaprirsi visto che Fornero si è detta apertamente contraria a un nuovo aumento delle aliquote sugli autonomi, contenuto in un emendamento riformulato dai relatori con l'assenso del Tesoro. E anche il Pdl, prima con Giuliano Cazzola («la riforma Fornero è la giusta direzione») e poi con i vertici del gruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto e Massimo Corsaro, chiedono di trovare una copertura diversa: «basta colpire gli autonomi». Soddisfazione invece per la soluzione trovata è stata espressa dal Pd con Cesare Damiano.
La contrarietà manifestata, fin dalla tarda serata di giovedì, dal ministro Fornero non riguarda l'obiettivo di salvaguardare casi specifici di lavoratori cosiddetti «esodati» e anche precoci ma la lo strumento di finanziamento individuato. Secondo Fornero, e i tecnici del Lavoro, la copertura va individuata con misure di fiscalità generale facendo in modo che chi ha di più contribuisca in favore di chi ha meno.
Ecco allora che in Aula alla Camera o al Senato potrebbe rispuntare un aumento del contributo di solidarietà sulle pensioni più alte. Un'opzione che era stata accantonata nella tarda serata di giovedì quando ha cominciato a prendere corpo la versione riformulata dell'emendamento dei relatori, Gianclaudio Bressa (Pd) e Gioacchino Alfano (Pdl) in cui è stato inserito il nuovo aumento progressivo dell'aliquota contributiva su artigiani, commercianti e coltivatori diretti a partire dal 2013: si parte con un +0,01 a cui nel 2014 si aggiunge un altro +0,04%, che lievita di un ulteriore 0,05% sia nel 2015 che nel 2016 «fino a conseguire un incremento complessivo di 0,15 punti percentuali».
L'emendamento approvato ieri contiene anche due novità sul salvagente per «esodati» e «precoci». Nel primo caso, oltre a quanto già proposto dai relatori (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) si stabilisce che potranno essere esclusi dalle nuove regole previdenziali targate Fornero-Monti anche i lavoratori che hanno firmato degli accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati da organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Per i «precoci» "under 62" che opteranno per il pensionamento con il solo canale contributivo (42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne) viene garantito l'azzeramento delle penalizzazioni con un'anzianità contributiva maturata a tutto il 31 dicembre 2017, inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leve, infortunio, malattia e Cassa integrazione ordinaria. È saltata invece la deroga per il personale della scuola (l'emendamento dei relatori è stato ritirato).
Infine, accolto un emendamento di Giuseppe Francesco Marinello (Pdl) che posticipa dal 30 giugno al 30 settembre 2012 la scadenza entro cui le Casse di previdenza professionali possono mettersi in regola con i saldi previdenziali e bilanci tecnici in equilibrio su 50 anni. «Il Governo – sottolinea Andrea Camporese, presidente dell'Adepp – ha detto anche di voler rivedere con decreto i criteri per la tenuta dei bilanci e su questo diamo la nostra piena disponbilità a cooperare».

L'ESODO LO PAGA L'AUTONOMO

Nessuna penalizzazione per i lavoratori «precoci» (che hanno iniziato l'attività a 16-18 anni) e per quelli usciti da aziende in crisi, o licenziatisi in previsione della pensione a portata di mano: potranno accedere alle prestazioni con le vecchie regole. E i costi saranno sostenuti da un aumento dell'aliquota dei lavoratori autonomi che nel 2016 arriverà allo 0,15%, mentre le casse dei professionisti godranno di tre mesi in più (fino al 30 settembre) per dimostrare di avere la sostenibilità dei bilanci a 50 anni.
Le novità arrivano dalle commissioni affari costituzionali e bilancio della camera, che ieri hanno dato il via libera al decreto milleproroghe (216/2011), lunedì in aula. Fonti del ministero del welfare hanno, però, rivelato la contrarietà della titolare Elsa Fornero alla soluzione trovata per la copertura delle misure, e non è escluso che il testo venga presto corretto; l'emendamento approvato fissa un incremento dello 0,01% a partire dal 1° gennaio 2013 delle aliquote contributive di finanziamento e di computi delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigianali, commercianti e coltivatori diretti, mezzadri e coloni iscritti alle relative gestioni autonome Inps, che dal 2014 sarà dello 0,04%, cui si aggiungerà un ulteriore 0,05% a partire dal 2015, fino ad arrivare allo 0,15% nel 2016.
In base ai ritocchi, fino al 2017 i «precoci» potranno andare in pensione con 42 anni di contributi (41 anni e un mese per le donne) anche se non avranno compiuto i 62 anni, e nel conteggio del periodo lavorativo rientreranno anche l'eventuale astensione per maternità, infortunio, malattia, nonché la cassa integrazione ordinaria; per i circa 10 mila «esodati», invece, varranno ancora le vecchie regole, un intervento necessario poiché dopo la riforma previdenziale del governo Monti, non contando più l'intesa sottoscritta di incentivo a lasciare il posto, sarebbero rimasti sia senza pensione, sia senza lavoro. Accolte, poi, le modifiche proposte, fra gli altri, da Giuseppe Marinello (Pdl) e Nino Lo Presti (Fli) che consentiranno agli istituti pensionistici privatizzati di godere di una proroga di tre mesi (il limite è spostato dal 30 giugno al 30 settembre 2012) per attuare provvedimenti per assicurare l'equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni, in base a bilanci tecnici con una sostenibilità a cinquant'anni; una «importante apertura e un segnale di attenzione alle problematiche delle casse» da parte dell'esecutivo, dice a ItaliaOggi Andrea Camporese, presidente dell'associazione che le raggruppa, l'Adepp, che guarda con interesse all'audizione, fissata per il 25 gennaio, di Fornero nella bicamerale di controllo sugli enti di previdenza. Confermata, infine, per l'anno in corso la franchigia nel pagamento delle tasse per i cittadini italiani che lavorano a San Marino e nel principato di Monaco, sebbene con un taglio da 8 a 6,7 mila euro; in assenza di accordi con i due stati, infatti, i connazionali sono tenuti a versare due volte le imposte, perciò è stata concessa un'esenzione, scaduta nel 2011.
Italia Oggi 21 gennaio 2012

giovedì 19 gennaio 2012

PROTESTA DEI TIR SICILIANI: IL GOVERNO INTERVENGA SUBITO!

Le proteste e i blocchi che da giorni penalizzano la Sicilia stanno subendo, purtroppo, una sorta di censura mediatica tale da nascondere all’intera opinione pubblica la gravità di un problema che potrebbe presto espandersi al resto d’Italia”.
Lo affermano in una nota congiunta i deputati del Pdl Alessandro Pagano e Giuseppe Marinello componenti, rispettivamente, delle commissioni Finanze e Bilancio della Camera.
Alla base della reazione di protesta dei cittadini – prosegue la nota – ci sono ragioni estremamente serie e drammatiche. In primo luogo, la società di riscossione Serit/Equitalia sta compiendo, ai danni della popolazione siciliana, autentici espropri, al pari del cinico antagonista di Robin Hood, lo sceriffo di Sherwood. Le imprese siciliane, inoltre, in mancanza dell’attestazione di assolvimento degli obblighi legislativi prescritti dal famigerato Durc, non potendo conseguentemente partecipare alle gare d’appalto, subiranno danni economici incalcolabili dai quali deriveranno tagli all’occupazione”.
In secondo luogo, a ciò occorre aggiungere l’aumento vertiginoso e inspiegabile del prezzo del carburante, visto che la Sicilia, con ben tre raffinerie, potrebbe soddisfare in maniera ottimale il fabbisogno energetico sia interno che nazionale”.
“Da ultimo, il taglio dei treni a lunga percorrenza che collegano il Mezzogiorno al Nord del Paese, dovuto alle scellerate e discriminatorie politiche aziendali dell’a. d. di Trenitalia Moretti, sta letteralmente spaccando in due l’Italia”.
Sebbene sul silenzio mediatico si possa anche soprassedere, - concludono - non altrettanto può dirsi riguardo il presidente del Consiglio. Prima che la situazione degeneri, chiediamo al premier e al governo un intervento concreto da attuarsi con il coinvolgimento del Parlamento mediante la proposizione di un maxi-emendamento ampiamente condiviso che preveda, al primo punto, una defiscalizzazione per il settore autotrasporti, su gomma e via mare, che dia ossigeno alla categoria e che consenta di riportare il prezzo delle merci e delle materie prime ad un livello accettabile per famiglie e imprese”.

mercoledì 18 gennaio 2012

FONDI PER TUTTO IL 2012 A FAVORE DELL'IPPICA

Passa il vaglio delle ammissibilità uno dei due emendamenti tesi a prolungare a tutto il 2012 i fondi in favore dell'Ippica, che sarà quindi posto al voto domani insieme agli altri 350 proposte di modifica ammesse.
Gli emendamenti che prolungavano i benefici del decreto 185 del 2008 a tutto il 2012 in favore dell'Unire erano due: uno di Sandro Brandolini (Pd) ed uno del vicepresidente della commissione Bilancio, Giuseppe Marinello (Pdl). Il primo è stato giudicato inammissibile, perchè non era formulato come una proroga, il secondo invece ha passato il vaglio.
L'inammissibilità non riguarda tuttavia la copertura finanziaria, come ha spiegato il presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno. Su questo ci sarà un altro pronunciamento prima del voto domani.

venerdì 13 gennaio 2012

INTERROGAZIONE SUI NUOVI IMPIANTI CHE DOVREBBERO SORGERE A SCIACCA

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro per la coesione territoriale.
- Per sapere - premesso che:
lo sviluppo di fonti energetiche innovative rinnovabili per la realizzazione di ambienti urbani sostenibili, coinvolge da diversi anni i governi dei Paesi occidentali, sia sotto il profilo riconducibile all'inquinamento ambientale, che per le opportunità legate alla diversificazione delle fonti di energia, sia inoltre ad un'esigenza supplementare con cui il nostro Paese si confronta, ovvero quella di conciliare la realizzazione degli impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con un paesaggio nazionale caratterizzato da straordinari valori storici, paesaggistici e naturali;

il quadro d'intervento normativo e le linee di indirizzo sulla competenza della realizzazione di impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile, in ottemperanza al processo di decentramento amministrativo avviato in Italia, attraverso il decreto legislativo n. 112 del 1998, che conferisce alle regioni e agli enti locali funzioni e compiti amministrativi in attuazione del capo I della legge n. 59 del 1997 ha trasferito in capo alle regioni e sugli enti locali competenze anche in materia energetica, tra le quali anche l'autorizzazione all'installazione e all'esercizio di impianti di produzione energetica;

appare tuttavia importante evidenziare, a giudizio dell'interrogante, che le regioni, non individuino autonomamente i siti nei quali, è consentita la costruzione degli impianti alimentati da fonte di energia rinnovabile, in considerazione che quanto predetto, può avvenire solo sulla base delle linee guida nazionali;

la Corte Costituzionale infatti, attraverso la sentenza n. 308 del 2011, dichiarando incostituzionale la legge regionale del Molise, recante «Nuova disciplina degli insediamenti degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel territorio della regione Molise», ha stabilito che alcune aree siano non idonee all'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in particolare quelli eolici, in considerazione che le medesime aree siano da ritenersi di notevole interesse culturale e paesaggistico;

il suddetto organo costituzionale ha pertanto previsto delle modalità di equilibrio tra le competenza esclusiva statale in materia di ambiente e paesaggio e quella in materia di energia, con riguardo al bilanciamento tra le esigenze connesse alla produzione di energia e gli interessi ambientali, imponendo una preventiva ponderazione concertata nel rispetto del principio di leale cooperazione, giustificando l'attribuzione alla Conferenza unificata della competenza nell'approvare le linee guida;

il decreto del Ministro dello sviluppo economico del settembre 2010, ha indicato i criteri e i principi che le regioni devono rispettare al fine di individuare le zone nelle quali non è possibile realizzare gli impianti alimentati da fonti di energia alternativa, stabilendo che gli stessi enti locali possono procedere alla individuazione di aree e siti non idonei all'installazione di specifiche tipologie di impianti secondo la modalità e i criteri previsti dalla suesposte linee guida;

nel territorio di Sciacca in provincia di Agrigento, secondo quanto riportato recentemente dagli organi di stampa, sono stati avviati procedimenti per investimenti volti alla realizzazione di tre impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, di notevoli dimensioni, individuati in un'area geografica ad alta densità turistica e dalle caratteristiche paesaggistiche e ambientali fragili e delicate dal punto di vista morfologico, che a giudizio dell'interrogante, destano perplessità sulle modalità e i criteri con cui le autorità locali preposte, hanno osservato i parametri stabiliti dal suddetto decreto ministeriale nonché dalle linee guida;

nel medesimo territorio agrigentino sono già presenti attualmente, stabilimenti industriali per la produzione di impianti energetici derivanti da fonti rinnovabili, sia eolici, che fotovoltaici, che della trasformazione della biomassa, che unitamente a quelli precedentemente esposti e in attesa di definitiva autorizzazione, alimentano il rischio, a giudizio dell'interrogante, di determinare un possibile impatto ambientale negativo e penalizzante per l'intera area della Sicilia;

appare evidente, a giudizio dell'interrogante, come siano necessarie forme di monitoraggio a livello nazionale, che considerino anche gli aspetti paesaggistici, oltre che ambientali, con quelli industriali riconoscendo nelle linee guida, precedentemente, una piattaforma comune di riferimenti conoscitivi, strumenti tecnici e operativi, orientamenti progettuali e di valutazione, che rendano più omogenei e di elevata qualità, i progetti di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, coniugabile con le caratteristiche dei paesaggi realizzati in Italia;

in un precedente atto di sindacato ispettivo, n. 4-10653 del 31 gennaio 2011, l'interrogante aveva già manifestato una serie di dubbi sulle numerose richieste in attesa di autorizzazione, da parte di società alcune delle quali multinazionali, di installare impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in un'area circoscritta come quella del comune di Sciacca, in cui peraltro sono già presenti altri stabilimenti per lo sviluppo di fonti energetiche alternative, evidenziando come le regioni osservino scrupolosamente le linee guida previste per l'approvazione dell'installazione dei medesimi impianti, ad esclusione delle aree in cui è persistente la vulnerabilità di territori fortemente antropizzati
quale orientamento intendano esprimere, nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se siano rispettati sia i criteri previsti dalle linee guida esposti in premessa che i requisiti previsti dal decreto ministeriale anch'esso esposto in premessa al fine dell'ottemperanza nell'installazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili ad esempio nel territorio di Sciacca;
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano assumere al fine di intervenire per tutelare zone del territorio nazionale note per la bellezza del paesaggio come, ad esempio, il comune di Sciacca.

giovedì 12 gennaio 2012

LAVORO SU EMENDAMENTI SULL'IPPICA

"Stiamo valutando l'idea di riproporre i benefici che hanno garantito, fino al 31 dicembre 2011, il funzionamento del sistema dell'ippica, estendendoli al 2012, in attesa che questa tanto sbandierata riforma del settore possa venire alla luce". E' quanto spiega ad Agicos il deputato del Pdl e vicepresidente della Commissione Bilancio Giuseppe Marinello, aggiungendo che "il rischio è che si stia sopprimento un sistema che fino ad oggi in qualche modo ha funzionato". Quanto alla portata economica degli emendamenti sull'ippica, Marinello spiega che non ci sono ancora cifre, dal momento che "stiamo valutando la portata di un paio di proposte".

QUANTI GIORNALAI, TASSISTI, FARMACISTI, CI VOLGIONO PER FARE UN MERCATO DEL GAS LIBERALIZZATO?

Come Fiorello, che ne ricava un divertente video quotidiano su Twitter , ognuno di noi alla mattina va dal giornalaio, scambia due chiacchiere col benzinaio, saluta la farmacista, salta su un taxi. Sono giornate di grandi discussioni. Noi consumatori sosteniamo che se questi mestieri si aprissero a un po' di concorrenza, spenderemmo qualche euro in meno e avremmo qualche occupato in più. Loro ci mostrano i volti di gente modesta e lavoratrice, che di certo non ha passato le vacanze a Cortina, e che comincia a soffrire di una sindrome da accerchiamento. Su un punto hanno ragione: non meritano di portare da soli la croce dei ritardi italiani in materia di libero mercato, né di essere additati come l'ostacolo principale alla crescita.

L'altra sera in tv Antonio Catricalà ha detto che il governo sarà «senza pietà» con chi evade, e analoga inflessibilità ha annunciato nei confronti delle categorie cosiddette protette. Ma lo stesso sottosegretario, a una domanda sui vantaggi che porterebbe la separazione proprietaria tra Eni e Snam rete gas, ha invece risposto che «non è una priorità» del governo. Ora, poiché noi italiani paghiamo il gas fino al 50% in più del Paese più liberalizzato d'Europa, la Gran Bretagna (fonte Istituto Bruno Leoni), e poiché negli ultimi dieci anni abbiamo pagato il gas il 43,3% in più (fonte Cgia di Mestre), e poiché una famiglia tipo pagava 1.050 euro nel 2010 e ora ne paga 1.209 (fonte senatore Morando e onorevole Testa), ci domandiamo perché mai non sia una priorità intervenire in questo settore. Quanti giornalai e tassisti e farmacisti liberalizzati ci vogliono per fare un mercato del gas liberalizzato?

L'equità, stella polare dichiarata di questo governo, deve valere anche per i lavoratori autonomi e i professionisti. Prima di cercare la pagliuzza nell'occhio dei «piccoli» e dei «privati», bisogna rimuovere la trave in quello dei «grandi» e dei «pubblici». Sono infatti i mercati in cui il soggetto dominante è pubblico quelli dove c'è più grasso da raschiare. Negli ultimi quattro anni l'impennata maggiore l'hanno registrata le bollette dell'acqua (+25,5%) e i biglietti dei trasporti ferroviari (+23,6%), a fronte di un'inflazione del 4,9%. Si parla tanto di concorrenza nell'Alta velocità, ma pochi sanno che un recente decreto legge del governo Berlusconi proibisce ai concorrenti delle Fs sulle tratte regionali di effettuare fermate tra una regione e un'altra, con l'esplicita finalità di... evitare la concorrenza alle Fs, i cui treni locali sono sussidiati con i soldi dei contribuenti.
Quanto ci costa tutto ciò? E quanto ci costa spostare un conto corrente da una banca a un'altra? E quanto pesa sulle nostre bollette il grande business degli incentivi che paghiamo non solo alle energie «rinnovabili» ma anche a quelle cosiddette «assimilate», al punto che in Italia in nome dell'ambiente diamo soldi perfino ai petrolieri? E perché le tariffe della raccolta dei rifiuti urbani sono cresciute del 60% in dieci anni, e quelle delle assicurazioni auto quattro volte più dell'inflazione dal '94 a oggi?
Di barriere da rimuovere per liberare la crescita il governo ne ha dunque a sufficienza. Siccome è tecnico, non può avere timore di cominciare da quelle che proteggono i santuari più ricchi e più inaccessibili.
Antonio Polito (Corriere della sera 11 gennaio 2012)

mercoledì 11 gennaio 2012

ECCO PERCHE' STIAMO CON FARMACIE, TAXI ED EDICOLE

Ogni volta che si sfoglia un quotidiano salta agli occhi un titolo sulle imminenti, incombenti, minacciate e decantate liberalizzazioni. O si liberalizza o si crepa. O si liberalizza o di crescita non si parla neanche. Il governo tecnico, esaurita la fase dello strozzinaggio fiscale per quasi tutti (ora si spera anche per i ladri), ha la fissa di voler sconfiggere le corporazioni e di aprire il mercato. Annuncia. Proclama. I cronisti annotano e rilanciano le bellicose intenzioni dei professori che «non guardano in faccia a nessuno». Siamo sul serio alla vigilia dell’agognata rivoluzione liberale? Leggi avidamente gli articoli per capire quale sarà il programma che ci riscatterà e proietterà nel futuro.
Ma quando arrivi in fondo ai resoconti dal tono trionfalistico ti accorgi di saperne quanto prima: zero. O, meglio, apprendi solo che i primi in lista per essere colpiti dai proiettili liberalizzatori sono i tassisti, gli edicolanti e i farmacisti. Tre categorie che devono avere la coscienza sporca e il portafogli stracolmo di banconote. Questa almeno è l’idea che ti fai, visto l’accanimento di cui esse sono fatte oggetto. Le vogliono annientare. Ridurre in miseria. E non è una novità, questa, introdotta dai docenti che predicano bene. Macché. Già Romano Prodi e Pier Luigi Bersani si erano proposti di distruggere i tassisti, vil razza dannata imbottita di denaro e di privilegi, altro che Casta, perdio; di massacrare quei porci di farmacisti che ingrassano grazie allo spaccio di supposte; di strappare agli edicolanti il privilegio di arricchirsi vendendo i prodotti della macchina del fango. Massì, disintegriamo questa genia di farabutti. E avanti lancia in resta: infilziamoli. Roba da matti. Anche nel Pdl si è fatta largo l’opinione che farmacie, vetture di piazza e chioschi tappezzati di lurida stampa siano centri di potere immondo. E al grido di «liberalizziamoli» ci si accinge ad espropriarli. Bravi professori. Non toccate gli ordini professionali. Non avvicinatevi neppure alle aziende municipalizzate. Non sfiorate le banche e le assicurazioni che fanno cartello e fottono i cittadini. Gli impianti idrici? Giù le mani. Il referendum li ha resi sacri e inviolabili.
Siamo alla commedia dell’assurdo. Nel mirino ci sono sempre i soliti. Anziché studiare un piano complessivo di liberalizzazioni per non fare torto a nessuno e distribuire le rinunce con criteri di equità, si scelgono tre vittime sacrificali e si procede con crudeltà a dissanguarle.
Prendersela con i tassisti è una manifestazione di sadismo. Sono dei poveracci che hanno speso 200mila euro per acquistare la licenza, altri 30mila per l’automobile, la benzina sempre più cara, la tassa di circolazione, la polizza contro gli incidenti e il furto. Non solo. Lavorano sodo. Turni disumani. Pochi parcheggi. Pericoli notturni. Non importa. Per i liberalizzatori queste sono sciocchezze. Addosso ai tassisti. A chiunque sia dato il diritto di mettersi al volante ed esercitare il mestiere. Cosicché quelle licenze strapagate non varranno più niente. E quando il titolare andrà in pensione, a 70 anni, invece di cedere il prezioso documento e ricavarci un tesoretto con cui campare da cristiano, lo dovrà gettare nella pattumiera: valore zero.
E gli edicolanti? Vi sembrano dei signori che vanno a Cortina in Suv? Fanno una vita da disgraziati. In un gabbiotto dalla mattina alle 6 fino a sera tardi per smerciare giornali in quantità ogni dì decrescente. Margini di guadagno irrisori. Fatica bestiale. Essi non possono offrire altri generi merceologici. Perché? Vietato. Però i bar, i supermercati, gli autogrill, praticamente chiunque può vendere quotidiani e riviste. Ma che giustizia è questa?
E veniamo ai farmacisti. Certo, indossano un bel camice bianco.
Ma non sono dei nababbi. Ricoprono un ruolo importante. Le farmacie sono presidi sanitari che funzionano, tant’è vero che la maggioranza di noi, quando ha un disturbo, dove va se non nel negozio contrassegnato dalla croce verde luminosa? Entri lì, descrivi il tuo malessere e ottieni il consiglio migliore senza recarti dal medico di base. La farmacia, come la stazione dei carabinieri e il campanile, è rassicurante, un punto fisso. Chissenefrega. Ora le liberalizzano. I farmaci di fascia C si troveranno anche nei supermercati. Stupendo. Tra gli scaffali insieme con le mozzarelle e i biscotti saranno esposti il Tavor ( gli psicofarmaci) e la pillola del giorno dopo. Però, che progresso.
Liberalizzazioni o porcate? E tutte le altre categorie? Nulla. Si valuterà più avanti. Forse. Non è detto. Perché? I raccomandati, gli amici degli amici, i protetti dalle lobby conviene lasciarli stare. Altrimenti si incazzano e fanno nero il governo. Più facile massacrare i tassisti e gli edicolanti. Contano come il due di picche. Che vadano pure a morire ammazzati.
Vittorio Feltri

martedì 10 gennaio 2012

UN TAVOLO GOVERNO-BANCA ITALIA PER LE IMPRESE

''Nella giornata di ieri abbiamo chiesto con una nota al presidente Monti e al ministro Passera di convocare al piu' presto un tavolo fra il Governo, la Banca d'Italia e gli istituti di credito operanti in Italia teso a mettere a disposizione delle imprese la liquidita' concessa loro dalla BCE. Non avendo avuto risposta, annunciamo la presentazione alla Camera di una mozione con la quale si impegna il Governo in tale direzione''.
Lo fanno sapere i parlamentari del Pdl, Alfredo Mantovano, Guido Crosetto, Mariastella Gelmini, Maurizio Leo, Mario Landolfi, Giuseppe Marinello, Alessandro Pagano, Barbara Saltamartini.
''Riteniamo necessario che la corretta impostazione delle iniziative dell'Esecutivo sullo sviluppo coinvolga senza riserve il sistema bancario. Non va nella direzione della crescita ricevere 116 miliardi di euro dalla BCE al tasso dell'1 % e impiegarne larga parte nell'acquisizione di titoli del debito pubblico, in un momento in cui questi ultimi hanno un rendimento elevatissimo (lucrando sulla differenza del tasso di interesse), e contemporaneamente rendere ancora piu' rigido l'accesso al credito di imprese e famiglie. A questo punto il Parlamento sara' chiamato a dire la sua su cio' che e' necessario per sventare il credit crunch'', concludono gli esponenti del Pdl.

MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...