sabato 23 dicembre 2017

RIORDINO DELLE PROFESSIONI SANITARIE. IL MIO INTERVENTO IN AULA

Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute 

 Signor Presidente, intervengo brevemente riservandomi di consegnare il testo scritto.
Siamo convinti che il provvedimento sia di per sé positivo, in quanto nel testo sono contenuti alcuni punti fondamentali per l'attività quotidiana e il futuro delle professioni sanitarie. Guardiamo con particolare interesse alla risposta che viene data ad oltre un milione di cittadini e di operatori che, giorno dopo giorno, svolgono un lavoro assolutamente proficuo nell'interesse e nella tutela della salute pubblica.
Siamo molto interessati e guardiamo quindi con positività al segnale fortissimo che viene dato alla lotta all'abusivismo sanitario, ma ci sono alcune questioni che non ci sono piaciute e che non ci hanno convinto.
Tra i profili critici degli ordini segnalo, in particolare, che il testo limita in modo discriminatorio la libertà di voto degli iscritti nella loro funzione di elettori; non vengono affrontati problemi di sostanziale importanza quali il rapporto e il coordinamento con l'autorità giudiziaria nell'ambito disciplinare; l'istruttoria dei provvedimenti disciplinari è affidata ad una terna di sorteggiati tra gli iscritti, senza alcuna caratteristica o qualificazione.
Ritengo che sia giusto, così come previsto nella norma, separare la fase istruttoria da quella giudicatrice, ma l'istruttoria deve essere sicuramente affidata a soggetti competenti e qualificati.
Altro punto critico è la costituzione di seggi diffusi negli ospedali delegando al Ministro le regole per la costituzione dei seggi stessi, senza tener conto del tema dei costi di un'operazione di questo genere e senza che la norma contenga o espliciti come assicurare la costituzione dei seggi equilibrati.
Per tali motivazioni non prenderò parte alla votazione.

giovedì 14 dicembre 2017

MACRON GUIDA LA BATTAGLIA PER IL CLIMA

Quando, l’estate scorsa, il presidente Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’intesa sul clima, Macron ha colto l’occasione per prendere la guida dei Paesi più determinati nella lotta al riscaldamento climatico. Ha coniato lo slogan Make Our Planet Great Again (strizzata d’occhio a quello trumpiano) promettendo di rendere il nostro Pianeta — non solo l’America — di nuovo grande, e ha organizzato un vertice nel secondo anniversario degli storici Accordi di Parigi. Se quelli furono il frutto di uno straordinario compromesso globale sotto l’ombrello dell’Onu, lo One Planet Summit di ieri aveva lo scopo di mobilitare chi è pronto ad andare più avanti, verificando allo stesso tempo il rispetto degli impegni presi due anni fa e sottolineando il ruolo di imprese e finanza. «Non andiamo abbastanza in fretta — ha detto Macron — e questo è un dramma. Tra 50 o 60 anni, 5, 10 o 15 dei capi di Stato presenti oggi saranno scomparsi con le loro popolazioni» a causa dell’innalzamento del livello degli oceani. Se le emissioni di sostanze inquinanti continuano a questo ritmo, invece di contenere il riscaldamento a meno di 2 gradi centigradi si rischia di farlo arrivare a 3,5°, con conseguenze catastrofiche.
Il problema è che il passaggio alle energia rinnovabili è molto costoso, anche se rappresenta un’opportunità per molte imprese. L’Agenzia internazionale dell’Energia stima che bisognerà investire nel settore energetico 3500 miliardi di dollari l’anno, per trent’anni, per fermare l’innalzamento della temperatura a 2 gradi. Un’altra stima, dell’iniziativa New Climate Economy, parla di 90 mila miliardi di dollari da mettere nelle energie rinnovabili entro il 2030. Non sarà facile, visto anche l’attenzione relativa dimostrata dai Paesi che più inquinano. Si è molto parlato del ritiro degli Stati Uniti (che ieri erano comunque rappresentati da personalità come John Kerry, Michael Bloomberg, Arnold Schwarzenegger e Bill Gates), ma hanno snobbato lo One Planet Summit anche Paesi come la Cina o l’India, responsabili delle emissioni quanto gli Usa, o come il Canada che pure gode di un’ottima immagine internazionale.
Molti gli annunci, alcuni già detti e riproposti. Tra le novità, il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, ha detto che a partire dal 2019 la sua istituzione non finanzierà più progetti che riguardano la produzione di gas e di petrolio, prendendo una posizione netta di abbandono delle energie fossili. Poi ci sono 12 «Clim’acts », impegni di principio che vanno dalla reazione di fronte agli eventi climatici estremi alle misure in favore dei veicoli elettrici. Quanto ai protagonisti privati, le assicurazioni Axa hanno deciso che non garantiranno più «alcun progetto di costruzione di centrali a carbone né di estrazione di sabbie bituminose», mentre Bill Gates ha promesso che la sua fondazione darà 315 milioni di dollari alla ricerca contro il riscaldamento climatico in agricoltura. Dall’ex capo di Microsoft è arrivato un importante endorsement politico per Macron, che a suo parere «ha ormai preso la leadership mondiale sulla questione del clima».
http://www.corriere.it/esteri/17_dicembre_13/macron-guida-battaglia-il-clima-765da4c4-df7c-11e7-b8cc-37049f602793.shtml?refresh_ce-cp

mercoledì 6 dicembre 2017

BIO TESTAMENTO. UNA LEGGE A FORTE CONTENUTO EUTANASIACO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, 
ci troviamo dinanzi a una proposta di legge controversa e divisiva sulla quale bisogna ragionare con assoluta lucidità e serenità d'animo, fuori da qualsiasi logica aprioristica e chiusa al dialogo.
Vorrei sottolineare come chi contesta questa proposta non è contrario tout court al consenso informato o alla possibilità delle DAT, ma devono essere le due questioni, consenso informato e DAT, proporzionate alla situazione reale. Invece ci troviamo ad affrontare, così come pervenuta a quest'Assemblea dalla Camera dei deputati, una proposta di legge che, a mio avviso, va in una direzione sbagliata e dissennata. È una legge che ha un forte contenuto eutanasiaco. È una legge che, partendo dal concetto di pietà, di fatto, si trasforma, attraverso un meccanismo di perversione della pietà, in un sorta di abominio. Spiegheremo perché.
Stamane, nel mio intervento sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità, sono partito da un assunto che voglio qui ripetere: nessuno di noi vive per se stesso, nessuno di noi muore per se stesso. Invece, l'assunto di questa legge è assolutamente contrario a tale principio, perché parte dall'idea dell'autodeterminazione della persona e questa autodeterminazione arriva fino a far considerare come diritto disponibile da parte del soggetto la vita.
Sinora abbiamo sempre ragionato in un sistema di leggi morali, che sono state poi tradotte in principi costituzionali, recepite anche nella nostra Costituzione, e anche in un sistema ordinamentale e in una serie di sentenze che si sono susseguite nella giurisprudenza in questi decenni, che hanno considerato come la vita non sia un bene disponibile. Orbene, questo è a nostro avviso il presupposto da cui parte questa proposta di legge e da cui partono tutti gli errori che tra poco illustrerò.
Ci sono quindi aspetti da approfondire e un primo no certamente è indirizzato al valore praticamente definitivo delle DAT, espressione di una presunzione culturale che ritiene possibile misurare a priori la realtà proprio quando essa si fa urgente nel dolore. È arrogante chi vuole legiferare sull'ignoto, o meglio sul mistero. È assolutamente folle e arrogante chi vuole impadronirsi della morte andando addirittura a vagheggiare una dolce morte.
Poi c'è un'altra serie di questioni sulle quali concentreremo la nostra attenzione. La prima è che siamo passati da un testo che parlava di «dichiarazioni» a un testo in cui si parla di «disposizioni». Altra questione è quella di considerare la nutrizione e l'idratazione un trattamento sanitario. C'è poi la questione della revoca delle DAT, quella che riguarda i minori e gli incapaci, e tutto ciò non tiene conto di due aspetti fondamentali: l'attualità delle varie situazioni che si vanno a creare e la loro contestualizzazione.
Di fatto si va verso un riconoscimento del suicidio, che si trasforma, via via, da suicidio assistito in omicidio consentito. In tutto questo c'è una deminutio della figura del medico: il medico che si è sempre occupato del bene integrale della persona, della salvaguardia della vita e dell'integrità psicofisica del paziente, viene trasformato, nell'articolato di questa proposta di legge, in una sorta di esecutore, un mero esecutore che rischia di trasformare la proprio azione professionale addirittura in reato e quindi in illecito.
Soprattutto, in questo disegno di legge c'è un divieto all'obiezione di coscienza, che non viene assolutamente riconosciuta. A sua volta, ciò rappresenta una violazione del diritto italiano, del diritto costituzionale e anche del diritto internazionale. Sappiamo come quello all'obiezione di coscienza sia un diritto fondamentale della persona e questo sicuramente è da estendere non solo alla persona, ma anche alle strutture; la norma, invece, prevede l'obbligatorietà dell'applicazione a tutte le strutture, sia pubbliche che private.
Tutto questo deriva da un'idea di uomo cui viene, per così dire, sconsigliata e scoraggiata la speranza e le domande di senso e verità che, soprattutto nel dolore, rendono misteriosa e spesso mirabile la natura umana.
Qualche giorno fa il direttore dell'unità di cura palliativa di un'importante ASL poneva questa domanda: «Perché dobbiamo in gran fretta assicurare il diritto di morire, prima di aver fatto tutto il possibile per garantire a chi è in condizioni incurabili o croniche la stessa accoglienza, lo stesso rispetto, le stesse opportunità, senza limitazioni di tempo, dovuti a tutti gli altri?».
 Vorrei anche focalizzare una parte del mio intervento, così come avevo anticipato, sull'aspetto che riguarda la nutrizione e l'idratazione artificiali. Sono andato a rinfrescarmi la memoria. Molti colleghi sanno che sono un medico, ma avevo dei dubbi e può darsi che i miei studi fossero datati nel tempo, visto che mi sono laureato nel lontano 1982. Ma ancora oggi i manuali della professione medica operano una precisa distinzione tra due concetti erroneamente considerati sinonimi: un principio è quello della terapia, con cui si intende ogni trattamento sanitario finalizzato alla guarigione del malato; invece, per cura si intende ogni presidio assistenziale destinato alla cura della persona. Da questa distinzione deriva che la terapia è in relazione alla malattia, mentre la cura è relazionata alla persona. Se non c'è malattia non c'è terapia, mentre ovunque ci sia una persona, c'è sicuramente cura e questo indipendentemente dalle condizioni di salute.
A quale logica risponde l'affermazione per cui, quando la suddetta cura viene praticata da altra persona, in quanto il soggetto non è autonomo, diventa una terapia, anzi un accanimento terapeutico, che, in quanto tale, può essere sospeso?
Non è accettabile che si ignori o venga totalmente disatteso il pensiero con cui si è più volte espresso il Comitato nazionale per la bioetica, il quale, investito direttamente del problema, sostiene che alimentazione e idratazione artificiali, in quanto mezzi ordinari di sostegno vitale, non possono essere considerati terapie in senso stretto e fanno parte delle cure assistenziali dovute a ogni malato, soprattutto se inabile. Acqua e cibo non diventano una terapia medica soltanto perché vengono somministrati per via artificiale. La sospensione di nutrizione e di alimentazione va valutata non come doverosa interruzione di un accanimento terapeutico, ma piuttosto come una forma particolarmente crudele di abbandono del paziente. La richiesta delle DAT di un tale trattamento si configura come la richiesta di una vera e propria eutanasia omissiva, omologabile sia eticamente che giuridicamente a un intervento eutanasico attivo, illecito sotto ogni profilo.
Comunque, anche per quanto riguarda la nutrizione e l'idratazione artificiali, deve valere il principio di appropriatezza: se l'alimentazione e l'idratazione appaiono appropriate rispetto allo stato clinico del paziente, non costituiscono accanimento terapeutico e non possono essere in ogni caso sospese.
Ovviamente, qualora il medico si trovasse di fronte a una condizione di malassorbimento, di rigetto, di non assimilazione, di stasi del circolo per deficit cardiocircolatorio, sarà il primo garante dell'interruzione, in quanto presidio non appropriato e dannoso. (Richiami della Presidente).
Potrei continuare ancora con altre osservazioni, ma le chiedo, signora Presidente, ancora un minuto di pazienza. Ritengo che l'errore fondamentale di chi vuole questa legge sia quello di voler superare il senso del limite; quel senso del limite che nella legge morale, che prescinde da tutte le altre leggi, perché ne è all'origine, dovrebbe sempre far distinguere all'uomo quello che deve essere fatto da quello che non deve fare. Allora, signora Presidente, mi chiedo ancora una volta: qui dentro, quis ut deus(

INTERVENTO IN AULA SUL BIO TESTAMENTO

Signora Presidente, 
nella giornata di ieri, nell'avvio del dibattito su un tema così controverso e divisivo, abbiamo ascoltato di tutto e di più. Abbiamo anche sentito in maniera assolutamente impropria più volte dei riferimenti a una presunta volontà o desiderio del Sommo Pontefice. La citazione è assolutamente impropria in un'Aula del Parlamento italiano per motivi ovvi: qui evidentemente legiferiamo ai sensi della Costituzione e in uno Stato che ha assoluta sovranità. I riferimenti sono ancor più fuori luogo perché le citazioni erano assolutamente errate. Abbiamo sentito più volte fare confusione tra concetti diversi: l' eutanasia e l'accanimento terapeutico sono concetti e pratiche assolutamente diverse.
Il tema fondamentale del mio intervento oggi verte sulla questione di costituzionalità sollevata ieri. Ho ascoltato con attenzione gli interventi e tra tutti mi ha colpito particolarmente l'intervento del senatore Manconi. Proprio il suo intervento mi ha profondamente convinto dell'incostituzionalità di questo disegno di legge nella forma che stiamo esaminando. Ci sono una serie di questioni da sollevare e da proporre, ma vorrei partire da un principio, che è l'assunto secondo il quale nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso.
Il disegno di legge in questione, pur non adoperando mai il termine eutanasia, ha di fatto e nella sostanza un contenuto eutanasico. Infatti, sostanzialmente riporta nella potestà della persona la disponibilità all'autodeterminazione di un bene indisponibile come la vita umana. Per la prima volta, nel nostro ordinamento si afferma in modo esplicito il principio della disponibilità della vita umana contro quello della sua indisponibilità. Si rende, quindi, la vita un bene disponibile e ciò è evidente all'articolo 1, comma 5, quando si precisa che il paziente può esprimere «la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza». Ciò, oltre ad essere gravissimo in sé e a incidere sui fondamenti della deontologia medica, fa chiedere perché altri beni, oggettivamente meno rilevanti, nella vita, non siano assolutamente considerati come disponibili. Faccio degli esempi: è notorio come la possibilità di non godere delle ferie o di permutare le ferie in maniera diversa da parte del cittadino lavoratore non sia nella disponibilità del cittadino stesso. Non si può rinunziare; le ferie non possono essere commutate in indennità aggiuntive. Il cittadino non può avere piena disponibilità dei propri contributi previdenziali perché, se così fosse, il cittadino potrebbe disporre dei propri contributi previdenziali utilizzando sistemi assicurativi e tutele diverse e alternative rispetto alla previdenza sociale o rispetto alle casse previdenziali private. Potrei fare altri esempi di questo tipo. Eppure stiamo parlando di cose molto meno importanti rispetto alla tutela della vita.
Un'altra considerazione è che nella dicitura iniziale della proposta di legge si parlava di dichiarazioni e - guarda caso - il testo che ci arriva non parla più di dichiarazioni, ma di disposizioni. Non sfuggirà a questa Assemblea che la differenza non è da intendersi soltanto dal punto di vista lessicale, ma ha rilevanze giuridiche assolutamente diverse. Un altro aspetto fondamentale, sul quale noi non possiamo essere d'accordo, è quello relativo alla definizione della nutrizione e della idratazione artificiali quali trattamento sanitario, perché la nutrizione e l'idratazione non sono assolutamente da considerarsi delle forme di trattamento e confondere l'essenza ed il fine di una cosa con il mezzo è un errore assolutamente vistoso. La nutrizione e l'idratazione costituiscono dei sostegni indispensabili alla vita, tanto per la persona sana quanto per l'ammalato. Non perdono la loro essenza quando il mezzo della loro attuazione non è quello ordinario. Va aggiunto, tra l'altro, che l'interruzione della nutrizione e dell'idratazione conducono alla morte della persona, quindi di fatto l'operatore sanitario che si presta ad una pratica di tale genere, di fatto esegue un intervento di eutanasia attiva.
Nella stessa direzione eutanasica va anche l'aspetto che riguarda la disciplina delle revoche delle disposizioni anticipate di trattamento, perché le DAT, di fatto, così come possono essere rese, possono essere revocate, ma possono essere revocate da una persona nella piena capacità di intendere e di volere. Quando ciò non si verifica, quando il soggetto diventa incapace, a chi viene data la facoltà di interpretare o di applicare queste DAT? Queste disposizioni verranno applicate da un eventuale amministratore di sostegno, da un fiduciario il quale, a sua volta, potrebbe trovarsi in palese conflitto di interesse rispetto al paziente che, in altri tempi e in altro periodo, ha reso le DAT. Oppure, in mancanza di un fiduciario, dovrebbe essere il medico, l'operatore sanitario a rendersi interprete di queste dichiarazioni, ma anche questo pone dei problemi e comporta delle ricadute di responsabilità sull'operatore sanitario che, di fatto, non competono al medesimo.
Questo discorso e questo stesso ragionamento li possiamo applicare per la disciplina in favore dei minori ed incapaci: in questo caso, ci troveremmo in un altro ambito, che è quello della cosiddetta eutanasia del non consenziente.
Infine, un'altra questione fondamentale è l'alterazione del rapporto medico-paziente. In genere, il rapporto medico-paziente, per gli indirizzi della giurisprudenza, ma anche per la legislazione che si è accavallata in questi decenni, è sempre stato considerato un rapporto assolutamente bilanciato, basato sul diritto del paziente all'informazione e sul dovere del sanitario di informare (il cosiddetto consenso informato), legato essenzialmente alla libera determinazione del rapporto bene-fiduciario. Questo genere di norma che si vuole introdurre nel nostro ordinamento, invece, va ad alterare questo principio e tutto questo verrebbe a mettere l'operatore sanitario o il medico in una posizione di assoluta debolezza, esponendolo dal punto di vista legale a tutta una serie di conseguenze che la legge non prevede, o meglio ancora che la legge di fatto prevede allorquando dice che il medico è esente, nell'applicazione della DAT, da qualsiasi implicazione di natura civile o penale. Questa, di fatto, è un'ammissione gravissima, perché vuol dire che ci troviamo di fronte ad una norma che va al di là della portata annunziata e che costituisce, di fatto, una premessa per una legislazione verso forme eutanasiche che assolutamente noi non condividiamo e non apprezziamo.
Conseguentemente, signora Presidente, siamo in aperta violazione dell'articolo 2, dell'articolo 13 e dell'articolo 32 della Costituzione. Noi siamo fermamente convinti che questa norma non sia assolutamente conforme al nostro dettato costituzionale, quindi, esprimeremo un voto in tal senso

martedì 5 dicembre 2017

IL BIOTESTAMENTO NON SIA UNA BANDIERA ELETTORALE

E' grave che un tema così controverso e divisivo arrivi negli ultimi giorni della Legislatura, al di fuori di ogni logica al solo fine di rappresentare nei fatti una bandiera da sventolare sui campi dell'imminente campagna elettorale. Di fronte alle notevoli urgenze del Paese è incredibile che si incardini la legge sul cosiddetto fine vita, che nella sostanza ha un contenuto eutanasico. 
Per quanto mi riguarda è una legge pericolosa che, tra i tanti punti negativi, inserisce per la prima volta nel nostro ordinamento il principio della disponibilità della vita umana, sovvertendo quanto scritto nella Costituzione e nel complesso delle leggi ordinarie, interrompendo una lunga e consolidata tradizione della cultura giuridica italiana"

giovedì 30 novembre 2017

IL PRESSAPOCHISMO DI MORANDO NELL'ESAME DEGLI EMENDAMENTI

"Ho ascoltato con attenzione la replica del viceministro Morando e, seppur condivisibile nell'impostazione politica, non posso non rilevare nel suo intervento una serie di inesattezze. 

Durante i lavori sulla legge di Bilancio numerosi emendamenti sono stati esaminati con pressapochismo ed in maniera sciatta, proposte che, ad esempio, avrebbero potuto produrre effetti positivi sia sul piano economico, con la creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento deciso del Pil, e sia sul piano ambientale. 

Mi riferisco a due emendamenti in particolare, a quello sull'equity crowdfunding e a quello sul bonus per l'acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico. 

Il primo avrebbe consentito alle Piccole e Medie Imprese italiane di raccogliere, attraverso i gestori di portali on-line vigilati dalla Consob, capitale di debito presso investitori professionali. Il tutto con un aumento di gettito fiscale di 120 milioni di euro per ciascun anno dal 2018 al 2027, pari a 1,2 miliardi di euro in un decennio, senza, peraltro, prevedere alcun aggravio per le casse dello Stato. 

Riguardo il secondo emendamento non solo avrebbe consentito il rinnovo del parco di elettrodomestici in Italia, con l'acquisto di più nuovi e perciò più performanti, ma avrebbe anche permesso all'Italia di dare un segnale importante rispetto all'adempimento del nostro Paese verso gli obblighi sulla riduzione di emissioni. 

L'impressione che quindi si ricava da tutto il lavoro svolto in queste settimane è che il viceministro Morando ed il governo abbiano agito in maniera confusionaria e gli stessi lavori di oggi non fanno che confermano questa impressione. 

L'auspicio è che alla Camera queste sbavature vengano meno e si possa fare una lettura più attenta degli emendamenti e delle proposte presentate".

giovedì 23 novembre 2017

MARITTIMI E OPERAI DELL'AGRICOLTURA ESENTATI DALL'INNALZAMENTO DELL'ETA' PENSIONISTICA

Dal Governo è giunto un importante atto di giustizia sociale che amplia la categoria dei cosiddetti lavori gravosi, esentando così dall'innalzamento della pensione a 67 anni gli operai dell'agricoltura, della zootecnia, i marittimi ed i pescatori dipendenti o costituiti in cooperativa.
Si tratta di un riconoscimento dal grandissimo valore sociale, che viene incontro alle nostre richieste che da anni avevamo formulato.
Non possiamo quindi che essere soddisfatti della decisione presa oggi dal Governo!

mercoledì 22 novembre 2017

LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO: DOVEROSO COINVOLGERE TAIWAN

Il 15 novembre scorso è stata presentata al Senato una Mozione – firmata dai Senatori Giuseppe Francesco Marinello, Fabiola Anitori, Franco Conte, Mario Dalla Tor, Roberto Formigoni, Marcello Gualdani, Pippo Pagano e Salvatore Torrisi – che impegna il Governo a sostenere la partecipazione pragmatica e costruttiva di Taiwan alla Convenzione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile (UNFCCC) e alle riunioni della Conferenza tra le Parti (COP) la cui ultima si è svolta a Bonn dal 6 al 17 novembre. Il primo firmatario della Mozione è il Senatore Giuseppe Francesco Marinello, Presidente della 13ª Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato. Lo abbiamo intervistato sul contenuto e le motivazioni della Mozione volta a sostenere gli sforzi di Taiwan su questi temi cruciali per l’intero Pianeta.

Presidente Marinello, quali sono le ragioni della Mozione da lei promossa?

Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico rappresentano due fenomeni che affliggono tutta l’umanità, nessuno escluso. Sulla base di tali incontrovertibili constatazioni l’ONU, negli ultimi 23 anni, ha sviluppato una strategia, volta al miglioramento della cooperazione internazionale per affrontare queste tematiche, formulata nella Convenzione delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico (UNFCCC). L’idea di fondo è strategica ed è finalizzata ad includere il più ampio numero di Paesi per combattere fenomeni di carattere globale. Un’impostazione ribadita dagli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) del 2015, che recitano esplicitamente che nessun Paese sarebbe stato messo da parte. Tuttavia, se si guarda alla situazione di Taiwan, è evidente che stiamo lasciando indietro qualcuno e ciò avviene, purtroppo, per motivi del tutto estranei – dunque inaccettabili – alla natura dei citati accordi e delle conclamate e conseguenti azioni operative.
In che senso le Nazioni Unite stanno “lasciando indietro” Taiwan? Perché dovrebbe essere inclusa nei consessi che ha citato?
La questione generale è nota ed è da sempre dibattuta: la Risoluzione delle Nazioni Unite del 1971, che assegnò a Pechino il seggio appartenuto dal 1945 alla Repubblica di Cina, Paese fondatore delle stesse N.U., non ha risolto – per la perdurante interdizione cinese – il problema della mancata rappresentanza di Taiwan e dei suoi 23 milioni di abitanti. Ciò premesso, a partire dal 1995 – anno della prima riunione della COP-, Taiwan ha potuto partecipare alle relative attività come “organizzazione non governativa” o come osservatore. Questo significa che, nonostante Taiwan sia un paese sovrano, retto da trasparenti istituzioni democratiche e rappresentative – quel “Rule of Law” proprio degli Stati di diritto, radicalmente diverso dal “Rule by Law” dei regimi totalitari – e nonostante che sia oggi la 22ª maggiore economia del mondo, la sua posizione è costretta ai margini per le “ragioni” politiche che conosciamo. Già solo tenendo in considerazione questi elementi è facile capire come questo ostracismo sia irragionevole, ingiusto e fuori dalla realtà. Ma la situazione appare ancor più paradossale se si guarda ad altri dati, legati alle questioni ambientali.
A quali dati si riferisce?
Mi riferisco al fatto che Taiwan è il 21° maggior emissore mondiale di Ossido di Carbonio. Si tratta, poi, di un Paese densamente popolato che affronta regolarmente fenomeni climatici estremi – si pensi ai tifoni e ai terremoti. Per cui, se si vuole discutere di questioni climatiche, credo che siano a tutti evidenti e doverose le ragioni per includere Taiwan nelle discussioni. Inoltre, come se non bastasse, bisogna tenere in conto gli sforzi che i Governi di Taipei hanno messo in campo negli ultimi anni, se non decenni, rispettando scrupolosamente le direttive e le strategie stabilite dalle Nazioni Unite. Pur non essendo tenuta a rispettare gli accordi sulle questioni ambientali, da ultimo quello di Parigi, Taiwan si è impegnata a ridurre le emissioni dei gas serra al 50% dei livelli attuali, entro il 2030. Un processo che passerà anche attraverso lo smantellamento delle proprie centrali nucleari e l’aumento dell’energia, proveniente da fonti rinnovabili, al 20% (cinque volte il livello attuale) entro il 2050. Uno sforzo enorme, se si considera che Taiwan soddisfa il 98% del suo fabbisogno energetico per mezzo delle importazioni. A questo si aggiunga il fatto che, lo scorso settembre, il Governo di Taipei ha presentato la sua SDG (anche questa non richiesta dall’ONU), con la quale sono stati riassunti gli innumerevoli progetti volti a raggiungere gli obiettivi citati, e anche i numerosi programmi di cooperazione internazionale per promuovere lo sviluppo sostenibile di alcune economie emergenti in Asia, Africa e America Latina.
In poche parole: nonostante Taiwan venga esclusa dalla comunità internazionale, per imposizioni politiche completamente estranee alle tematiche ambientali, si sta affermando come uno dei Paesi più virtuosi, in Asia-Pacifico, proprio sul terreno delle profonde riforme e innovazioni necessarie per la salvaguardia climatica. È palese che si tratta di una situazione a dir poco assurda.
A questo punto, perché escludere Taiwan? E perché ritiene che questa esclusione sia ingiustificata?
L’esclusione di Taiwan, come ho già ricordato, rimanda all’esclusione del Paese dalle Nazioni Unite e dalle sue Agenzie specializzate. Si tratta, lo ripeto, del prodotto di pressioni politiche piegandosi alle quali l’ONU è entrato, e rimane, in contraddizione proprio con i principi fondanti che essa stessa promuove, che sono alla base della sua costituzione e motivo della sua esistenza.
Si pensi a quanto accaduto, quest’anno, all’Assemblea Mondiale della Sanità dove, dopo 8 anni di proficua partecipazione, Taiwan non ha potuto partecipare per il diktat di Pechino esplicitamente motivato dal diverso e sgradito colore del nuovo Governo taiwanese. Ovvero, una plateale motivazione politica di parte quando proprio lo Statuto dell’AMS/OMS esclude, tassativamente, le discriminazioni politiche essendo la salute un bene primario da tutelare al di sopra di ogni differenza di nazionalità, religione, idea politica e condizione economica. Le malattie, i virus, le epidemie non conoscono né frontiere né ideologie, ma all’AMS/OMS la pensano diversamente…fino al punto, un mese fa, di nominare (poi rimangiandosi la nomina a seguito di furibonde proteste) “Ambasciatore di buona volontà” il dittatore dello Zimbabwe, Mugabe, inquisito dalla Corte Penale Internazionale, ora in crisi terminale dopo 37 anni di regime che ha letteralmente distrutto il suo Paese.
Messi da parte questi aspetti grotteschi, dobbiamo prendere atto di una situazione molto complessa, che inevitabilmente rimanda ad ambiguità dettate dalla necessità di trovare un equilibrio tra realpolitik e principi. Secondo noi promotori della Mozione – che si inserisce nel quadro della più generale Mozione pro-Taiwan già approvata dal Senato il 27 giugno scorso e alla quale Geopolitica.info ha dato risalto – per quanto concerne le tematiche ambientali le ambiguità vanno tolte dal tavolo, perché tutte le parti in campo avrebbero molto da guadagnare. Bisogna trovare la formula più adatta; siamo convinti che sia giusto, utile e importante lavorare per una soluzione che porti Taiwan al tavolo delle trattative. I primi a riceverne effetti positivi saranno certamente i taiwanesi ma, con loro, anche l’intera comunità internazionale. Perché, lo ribadisco, le questioni ambientali riguardano tutti, nessuno escluso, e continuare a marginalizzare la 22ª economia del mondo, che sta mettendo in campo politiche rigorose e futuristiche, non credo proprio che sia ragionevole.
http://www.geopolitica.info/intervista-al-senatore-marinello-doveroso-coinvolgere-taiwan-nella-lotta-al-cambiamento-climatico/

giovedì 16 novembre 2017

#FAIDAFILTRO: Appello delle associazioni ambientaliste: Noi ci siamo!



#FAIDAFILTRO, APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE


Questa mattina le associazioni ambientaliste Marevivo, Legambiente, Lav, Lipu, Greenpeace, WWF, MedSharks presenteranno l’appello #Faidafiltro, per chiedere al presidente del Senato Pietro Grasso e a tutti i Senatori di approvare al più presto la proposta di legge per la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici, già licenziata dalla Camera un anno fa.
Per l’occasione saranno anche presentati i risultati preliminari dell’indagine sulla microplastica contenuta nei prodotti cosmetici in vendita in Italia realizzata dall’associazione MedSharks con il supporto tecnico del CNR ISMAC, Università di Lecce e RomaTre.
L’indagine rientra nell’ambito del progetto di sensibilizzazione sui rifiuti marini Clean Sea Life, progetto co-finanziato dal programma LIFE della Commissione Europea e ha come capofila il Parco Nazionale dell’Asinara.
L’appello #Faidafiltro è stato già firmato da decine di personalità del mondo della ricerca, dello spettacolo, dello sport, da aziende della green economy, istituzioni, aree marine protette.
Saranno presenti: Rosalba Giugni, presidente Marevivo,Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente, Eleonora de Sabata, MedSharks/Clea Sea Life,
Giuseppe Marinello, presidente commissione ambiente al Senato, Ermete Realacci, presidente commissione ambiente Camera.

"Come si ricorderà, sono stato relatore del testo illustrato alle Commissioni riunite “Industria, commercio, turismo” e “Territorio, ambiente, beni ambientali” del Senato (testo della legge S.2582)".


Roma 16 novembre 2017

lunedì 13 novembre 2017

IL MIO IMPEGNO CONTINUA: ARGOS

A decorrere dal 1º gennaio 2018 è istituita presso la Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori, dipendenti, una indennità mensile di disoccupazione, denominata "Assicurazione a retribuzione graduale per l'occupazione stagionale (ARGOS)", avente la funzione di fornire una tutela di sostegno al reddito ai soggetti che svolgono un lavoro di tipo stagionale non agricolo nel periodo di non occupazione.
Si considerano lavoratori stagionali non agricoli coloro i quali sono assunti a termine per lo svolgimento delle attività di quelle definite dagli avvisi comuni e dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative definiti e di quelle definite tali secondo le normative di settore vigenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
L'ARGOS sostituisce la Nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (NASpI) introdotta dall'articolo 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, con riferimento agli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1º gennaio 2018 subiti dai lavoratori.
L'ARGOS è riconosciuta ai lavoratori dipendenti stagionali non agricoli di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo, residenti in Italia, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.

martedì 8 agosto 2017

RIFIUTI, LA SICILIA IN PERENNE EMERGENZA PER COLPA DI UNA CATTIVA GESTIONE

Perché in Sicilia è sempre emergenza rifiuti? Sarebbe più corretto dire che è emergenza Crocetta, visto che, malgrado i numerosi tentativi di collaborazione del Ministero dell'Ambiente la situazione rifiuti è nel caos più completo. Risultato di approssimazione e ordinanze fuori da ogni logica che costeranno alle casse della Sicilia svariati milioni.


Ecco la situazione. partiamo dallo scorso anno.
 Il 23 marzo 2016 il Presidente delle Regione Siciliana Rosario Crocetta, con propria nota indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha richiesto lo stato di emergenza nel sistema di gestione dei rifiuti in vista della scadenza dei termini il 31 maggio 2016, per il reitero delle Ordinanze emesse da lui stesso. Il 5 maggio dello scorso anno, Crocetta ha comunicato al Ministero la situazione di emergenza del settore rifiuti alla quale sarebbe andata incontro la Regione qualora non avesse potuto reiterare gli effetti delle ordinanze urgenti, senza le cui misure straordinarie, circa 3.000 tonnellate, delle 6.000 tonnellate di rifiuti prodotti al giorno, non avrebbero trovato impianti di smaltimento disponibili in Regione.Vista la situazione critica il Ministero dell’ambiente, il 31 maggio 2016, ha inviato alla Regione le prescrizioni tecniche necessarie all’eventuale rilascio di una nuova Ordinanza e il 7 giugno ha concesso l’intesa. Nell’ordinanza erano contenute le misure straordinarie per la gestione dei rifiuti, così come prescritte dal Ministro dell’ambiente e un fitto programma di impegni e azioni che la Regione avrebbe dovuto mettere in atto nei 6 mesi di validità del provvedimento. Passati i sei mesi e in considerazione che la situazione rifiuti in Sicilia era sempre critica, il Ministro ha rilasciato una nuova autorizzazione, la 26/RIF del 1 dicembre 2016.
Anche questa ordinanza era sottesa al rispetto delle prescrizioni le quali prevedevano che la Regione ottemperasse ad una serie di azioni atte a favorire il progressivo rientro ad un regime ordinario. I sei mesi di validità dell’Ordinanza, scaduti lo scorso 31 maggio, sono stati, invece, caratterizzati da una carenza informativa che ha reso difficile verificare l’avanzamento delle attività e l’attuazione delle prescrizioni dettate. Le azioni realizzate dalla Regione, che avrebbero potuto permettere il rientro ad una gestione ordinaria della gestione dei rifiuti, non sono state portate avanti in modo tempestivo, le informazioni fornite sono state vaghe e mostravano un contesto, nei fatti, immutato. In più, le attività sono state realizzate in ritardo e in assenza di quell’impulso, da parte dell’amministrazione regionale, che avrebbe potuto garantire un vero cambio di marcia.
E andiamo all’anno 2017
Alla luce di quanto emerso nella riunione con il Presidente della Regione Siciliana del 25 maggio con il Ministro, considerato che la situazione critica della Sicilia non si sbloccava, si è convenuto di procedere al reitero, con modificazioni, dell’ordinanza n. 26/RIF per un periodo di altri sei mesi. Per procedere si è ravvisata la necessità di aggiornarne i contenuti alla luce dei mutamenti del sistema di gestione dei rifiuti regionale. La nuova ordinanza conteneva solo 5 articoli e disponeva misure straordinarie, in deroga all’autorizzazione, solo per l’impianto della Siculatrasporti srl, mentre per gli altri impianti la Regione non ha ritenuto più necessario il ricorso allo strumento dell’Ordinanza.
 Il 1 giugno  il Ministro ha rilasciato una nuova intesa sull’ordinanza n. 4/RIF del 1 giugno 2017 del Presidente della Regione Siciliana, dettando le prescrizioni alle quali la Regione avrebbe dovuto ottemperare. Niente di eccezionale, solo attività ordinarie di buona gestione e monitoraggio degli interventi.
La Regione invece ha inviato informazioni carenti e incomplete al Ministero e la situazione in cui oggi versa fa temere l’avvicinarsi di una emergenza dovuta essenzialmente all’incapacità di attuare le azioni e gli interventi necessari al rientro ad un regime ordinario e all’avvicinarsi dell’esaurimento delle volumetrie di discariche presenti sul territorio. 
Inoltre, lo scorso 21 luglio, il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia sezione staccata di Catania ha pronunciato l’ordinanza, sul ricorso proposto dalla OIKOS, con la quale ha stabilito, tra l’altro, la sospensione dell'Ordinanza del Presidente della Regione Siciliana n. 4 RIF del 1° giungo 2017. Inoltre la prima sezione staccata del Tar di Catania, presieduta da Antonio Vinciguerra, con la sentenza parziale del 9 giugno, ha stabilito che la Regione siciliana dovrà risarcire la società per il blocco della discarica disposto con l’ordinanza 26/ rif. Nel dettaglio, il provvedimento ordinava ai circa 90 Comuni che prima conferivano regolarmente nell'impianto di proprietà della Oikos di trattare i rifiuti in altri insediamenti. La Regione aveva disposto la chiusura della discarica.
Ma per i giudici, la Regione è in torto. “Ha ragione la ricorrente, cioè la Oikos, - si legge nella sentenza 1405/17 del 9 giugno - ad affermare che per fare ciò, e cioè per porre rimedio alla descritta situazione d’urgenza, sarebbe stato sufficiente reiterare, con i medesimi contenuti, le recenti ordinanze, e non già provvedere alla chiusura della discaricaE ciò per la semplice ragione che non risulta in alcun modo che la discarica in questione contribuisca anche solo minimamente alla creazione di quella situazione di eccezionale e urgente necessità di tutela della salute pubblica che, sola, avrebbe giustificato un provvedimento così importante come la chiusura della discarica".

Alla luce di ciò, gli effetti dell’Ordinanza n. 4/RIF, sono sospesi e la situazione rifiuti in Sicilia, malgrado la grande collaborazione del Ministero dell’Ambiente, che in tutti i modi possibili ha tentato di aiutare la Sicilia, rimane sempre critica!

lunedì 31 luglio 2017

SU CIO' CHE E' MEGLIO PER LA SICILIA, LA MELONI DOVREBBE ASTENERSI DA OGNI COMMENTO

In queste settimane con grande senso di responsabilità si sta portando avanti una complessa trattativa, al fine di ricomporre tutte le forze politiche moderate siciliane con l’intento di poter presentare agli elettori una proposta unitaria, forte e credibile. Dopo lo sfascio operato da Crocetta e dai suoi sodali, e considerate le enormi difficoltà in cui versa il popolo siciliano e le sfide con le quali occorrerà confrontarsi per rimediare ai guasti degli ultimi anni, occorre agire con grande responsabilità senza pensare minimamente agli interessi di bottega.
In particolare vanno respinti al mittente gli slogan di chi insegue il facile populismo, con l’esclusivo interesse di guadagnare qualche frazione percentuale ma non ha mai dimostrato alcuna capacità di governo. Credo che oggi l’interesse, soprattutto quello della Sicilia, sia di dire a costoro e soprattutto a Giorgia Meloni di astenersi dall’occuparsi della Sicilia, lasciando la titolarità dell’azione politica ai siciliani.

giovedì 27 luglio 2017

Conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno

Signor Presidente, colleghi, Ministri del nostro Governo, 
il provvedimento in esame guarda con grande interesse al Mezzogiorno d'Italia e rappresenta un segnale importante di attenzione a quella questione meridionale che negli ultimi decenni, nel dibattito pubblico del nostro Paese, è stata sempre considerata un argomento desueto e addirittura da stralciare dall'agenda politica e culturale. Non si è capito invece che la questione meridionale oggi è la questione del Paese. Quando il Meridione d'Italia si ferma o, peggio ancora, arretra (come è accaduto negli ultimi decenni), si ferma e arretra il PIL dell'Italia e il Paese nel suo complesso.
Il decreto-legge al nostro esame contiene norme di semplificazione, ma contiene anche stanziamenti su alcune importanti direttrici. Voglio citarne due in particolare: la prima mira a stanziare risorse per creare nuova imprenditorialità e un'altra interessante direttrice è finalizzata a generare fenomeni attrattivi per nuovi investimenti. A questo riguardo l'individuazione delle ZES, le Zone economiche speciali, rappresenta un segnale interessante. Ci sono anche altre misure meritevoli di attenzione di cui parlerò in dettaglio successivamente.
Non posso parimenti trascurare le misure che recano un impatto ambientale sul Meridione, di mio particolare interesse per la Commissione che presiedo, specialmente la parte dedicata all'ILVA e agli interventi di bonifica, che devono riguardare non solo lo stabilimento industriale ma anche i territori circostanti. Tali misure danno la possibilità di utilizzare concretamente le somme confiscate alla proprietà per intervenire con una serie di iniziative che contribuiscano alla bonifica e al risanamento dell'intera area.
Infine, credo che sia molto importante, all'articolo 12, l'attenzione dedicata alle università, attraverso l'identificazione dei costi standard per il finanziamento delle stesse.
Devo però fare alcune notazioni: in materia di nuova imprenditoria guardo con grande interesse il concetto che viene espresso all'articolo 1. Pur riguardando il Sud, questa parte a mio avviso deve essere perfezionata, al di là della conversione in legge del decreto‑legge al nostro esame, attraverso una serie di provvedimenti attuativi sui quali va prestata la massima attenzione, perché devono sfuggire alla demagogia che molto spesso ha riguardato questa materia, specie quando si parla di terreni e di proprietà incolte o abbandonate.
Credo che, come ho detto in precedenza, un grande interesse abbia la questione delle Zone economiche speciali e a questo proposito mi devo complimentare con la relatrice, la senatrice Simona Vicari, proprio perché questa parte del provvedimento è stata particolarmente migliorata durante il lavoro della Commissione bilancio. Per quanto riguarda le misure dedicate all'agricoltura, credo vadano citate con grande interesse le strategie di lotta ecocompatibile - e quindi ecologicamente sostenibile - nei confronti dei danni causati da un coleottero alle coltivazione del carrubo in Sicilia, i danni causati dal batterio della xylella fastidiosa nel settore olivicolo oleario e quelli derivanti dalla diffusione della botrytis cinerea nel settore vitivinicolo. Questi sono dei segnali di grande attenzione nei confronti del mondo agricolo che a mio avviso non vanno assolutamente sottovalutati, così come non va sottovalutata anche la possibilità di ripristinare e mettere in sicurezza le autostrade A24 e A 25, sconvolte dagli eventi sismici degli ultimi anni.
Nel complesso possiamo dire che si tratta di un provvedimento che guarda a diversi settori e che offre una serie di segnali utili. Sicuramente si sarebbe potuto fare di più e di meglio: a mio avviso sarebbe servito maggiore coraggio in alcune materie tralasciate dal provvedimento in esame e, vista anche l'emergenza siccità oggi presente in tutto il Paese, si sarebbe potuto e dovuto fare di più in materia di infrastrutture irrigue. Mi rivolgo al signor ministro De Vincenti: si sarebbe potuto fare di più proprio in questo settore. In questa legislatura abbiamo una grave colpa e una grave responsabilità, che sono quelle di avere depotenziato gli istituti che avevano come mission il rafforzamento delle infrastrutture irrigue. Mi riferisco in particolare alla gestione commissariale ex Agensud, che è stata soppressa, attribuendone le competenze al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. In maniera frettolosa e erronea, infatti, Governo e Parlamento non hanno stabilito le modalità del passaggio di tali competenze. Pertanto in questi passaggi si sono persi ingenti finanziamenti e le modalità applicative previste dalla legislazione precedente, commettendo un vero e proprio crimine nei confronti di questo settore sensibile. Oggi abbiamo decine di opere incompiute, di invasi che non riescono ad essere utilizzati, il sistema delle interconnessioni irrigue non è stato completato e viene abbandonato a se stesso. Abbiamo, infine, centinaia di contenziosi che stanno arrivando al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali su questa materia, che è assolutamente strategica per la ripresa economica di intere aree del Mezzogiorno. La carenza di tali provvedimenti si nota ancora di più in un anno particolarmente insidioso e siccitoso come quello in corso.
Sto dicendo questo per lasciare agli atti la testimonianza di un vulnus che abbiamo arrecato nei confronti del sistema irriguo e, in particolare, dei sistemi idrici necessari all'agricoltura, che a mio avviso sono da ascrivere totalmente a chi ha gestito il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in questi anni. Voglio però lasciare agli atti anche una parziale soddisfazione per il provvedimento in esame, che in ogni caso rappresenta un segnale positivo di attenzione nei confronti dell'economia del Mezzogiorno e, proprio per quel che ho detto in premessa, nei confronti dell'economia nazionale.

giovedì 20 luglio 2017

AUDIZIONE DI FABRIZIO CURCIO SUL PROBLEMA INCENDI




L’audizione di Fabrizio Curcio ci ha fornito importanti dati sull’attività di prevenzione e contrasto degli incendi svolta dalla Protezione civile in questi ultimi difficili giorni. È evidente che la disponibilità di mezzi, seppure in numero adeguato, di fronte ad una situazione di eccezionale gravità possa essere insufficiente al punto tale da dover richiedere, come peraltro previsto dai Trattati comunitari, l’invio di mezzi da parte degli altri Paese membri, come accaduto per l’Italia nello scorso giugno quando rispondemmo alla richiesta di aiuto del Portogallo, colpita da un tremendo incendio.
La delicatezza di questo settore impone di non abbassare la guardia e di garantire livelli di sicurezza e prevenzione sempre all’altezza. Verificheremo, perciò, con cura le relazioni depositate nel corso di questa indagine conoscitiva anche al fine di valutare l’attività svolta da tutte le Regioni, in particolare la Sicilia e la Campania. Questo ci consentirà anche di capire se le misure di prevenzione abbiano funzionato così come previsto da una materia talmente delicata e che peraltro è di assoluta competenza regionale”.

giovedì 13 luglio 2017

CUMULO DEI PERIODI ASSICURATIVI: CI SONO LE COPERTURE ECONOMICHE?

Pubblicato il 12 luglio 2017, nella seduta n. 856

MARINELLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
la legge di bilancio per il 2017 (legge n. 232 del 2016), all'articolo 1, commi 195-198, ha introdotto delle modifiche normative al cosiddetto cumulo dei periodi assicurativi. In particolare, il comma 195 ha operato una revisione dei requisiti per l'accesso al cumulo, ai fini pensionistici;
il cumulo contributivo è quel meccanismo che permette a coloro che hanno versato contributi in più gestioni previdenziali di sommare i diversi spezzoni per ottenere una sola pensione con più quote pagate dalle gestioni interessate. Tutto questo gratuitamente e non con i costi esorbitanti delle ricongiunzioni;
in base a tale istituto, i soggetti che abbiano contributi (relativi a periodi non coincidenti) in diverse forme pensionistiche obbligatorie di base (inerenti ai lavoratori dipendenti o ai lavoratori autonomi e parasubordinati iscritti in regimi Inps) possono cumulare gratuitamente i medesimi, in alternativa agli istituti della ricongiunzione (eventualmente onerosa) o della totalizzazione;
in particolare, la novella di cui alla lettera a) del comma 195 estende l'istituto del cumulo ai periodi contributivi maturati presso le forme pensionistiche obbligatorie di base relative a lavoratori autonomi e gestite da persone giuridiche di diritto privato;
considerato che:
secondo articoli di stampa, che riprendono le preoccupazioni delle casse previdenziali private, sembra che manchino le coperture economiche necessarie all'attuazione della normativa;
potrebbe superare i 2 miliardi di euro il buco che rischia di aprirsi nei conti pubblici e in quelli delle casse privatizzate per la mancata copertura finanziaria del cumulo contributivo previsto dall'ultima legge di bilancio anche per i professionisti (medici, ingegneri, avvocati, per esempio) che abbiano effettuato versamenti all'Inps, ma anche ad altre gestioni previdenziali e che vogliano riunificare le quote;
il tutto sembra essere nato da approssimazione e superficialità, mostratasi nella sottovalutazione degli effetti della misura; ora c'è il rischio di far saltare tutte le previsioni effettuate a suo tempo o, al contrario, di lasciare a terra migliaia di potenziali destinatari;
si tratta di medici, ingegneri, avvocati, veterinari, ragionieri, geometri, geologi, psicologi, consulenti del lavoro e altre categorie. Centinaia di migliaia di lavoratori, che, proprio grazie al cumulo, possono andare in pensione prima o con assegni più elevati, non dovendo rinunciare a priori a spezzoni di contributi versati;
la nuova formula tuttavia è rimasta sulla carta e la norma di legge completamente inapplicata. I vertici dell'Inps hanno predisposto una circolare applicativa, che è ferma al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Quelli delle casse, a loro volta, hanno reclamato a più riprese un atto dello stesso Ministero per rendere operativo il meccanismo. Ma hanno anche fatto presente che tocca allo Stato finanziare l'operazione e saldare il conto;
durante il 62° congresso degli ingegneri, tenutosi a fine giugno 2017, il presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro, ha avvisato che sono almeno 65-66.000 i professionisti delle due categorie interessati per un onere di 550 milioni di euro. E si tratta solo di una cassa;
i tecnici dell'Adepp (Associazione degli entri previdenziali privati) hanno fatto una stima che supera complessivamente i 2 miliardi. E nel conto mancano gli oneri a carico dell'Inps;
la causa del problema è all'origine: quando è stata introdotta la misura nella legge di bilancio per il 2017, i Ministeri del lavoro e dell'economia hanno previsto una copertura finanziaria per meno di 100 milioni di euro per il 2017. E ora non sanno dove e come trovare la montagna di risorse che manca. Da qui il silenzio e l'imbarazzo degli uffici legislativi e delle Direzioni generali interessate dei Ministeri; considerato, inoltre, che:
ora ci si pone la domanda di chi metterà sul piatto questo denaro. E per le casse dovrebbe essere lo Stato: infatti, in assenza di risorse statali, o si aumenta la contribuzione o si abbassano le pensioni oppure, addirittura, si dovrebbe intaccare il patrimonio delle casse stesse. Posto che il principio del cumulo gratuito è sacrosanto, bisogna trovare una soluzione che non gravi sugli iscritti;
è importante affermare un principio di equità, e non è accettabile il rischio, ad oggi estremamente concreto, che il carico ricada unicamente sugli iscritti. Anche perché le casse di previdenza private e privatizzate sono un'eccellenza, rispetto ad una previdenza pubblica che fa acqua da tutte le parti;
la copertura pubblica, dalle indiscrezioni emerse sulla stampa, non pare all'orizzonte. Con l'ammanco di almeno 2 miliardi di euro, quindi, si è alla disperata ricerca di un cavillo per far saltare il congegno o per renderlo talmente inutilizzabile da vanificarlo. A danno di centinaia di miglia di professionisti che stanno aspettando di presentare la domanda;
ritenuto che:
sembra all'interrogante quasi surreale come misure così onerose possano essere approvate nell'iter legislativo senza un'accurata istruttoria preliminare; molto spesso accade che emendamenti dai costi ridotti vengano bocciati e neanche discussi nel merito, perché sprovvisti della copertura economica idonea. Poi la realtà dei fatti dimostra come la volontà governativa molto spesso aggiri i vincoli tecnici o provocati risposte tecniche molto discutibili;
nelle procedure parlamentari, sempre più spesso, accade che medesimi emendamenti, con le medesime coperture economiche, vengano bocciati o approvati a seconda della provenienza politica; invece, la congruità e correttezza della copertura finanziaria di un emendamento dovrebbe valere indipendentemente dalla provenienza governativa o parlamentare della proposta, e indipendentemente dalla parte politica o dalla carica del proponente; a parere dell'interrogante, un uso politico distorto di espedienti tecnici, come le coperture finanziarie potrebbe provocare, nel lungo periodo, effetti distorti come ulteriori voragini nel bilancio statale,
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero l'inadeguata copertura finanziaria predisposta per il cumulo pensionistico e se effettivamente sia necessario il reperimento di ulteriori 2 miliardi di euro per la misura;
se non sia il caso di appurare le eventuali negligenze di coloro i quali avevano la responsabilità di stimare gli oneri finanziari delle misure in oggetto ed adottare gli opportuni provvedimenti;
se non sia il caso di fornire una risposta celere ed adeguata alle casse dei professionisti, che sono da mesi in attesa delle misure applicative della norma sul cumulo;

se non sia il caso, nel prossimo provvedimento utile, di prevedere una copertura idonea per la misura, considerata la stima delle domande che ciascuna cassa ha effettuato per i propri iscritti, evitando in tal modo che l'onere della novella legislativa ricada sugli iscritti alle casse private.

MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...