sabato 12 novembre 2011

TOGLIERE LE SPESE PER GLI AMICI ANIMALI DAL REDDITROMETRO

Al Ministro dell'economia e delle finanze
Nell'ambito del nuovo redditometro, presentato il 25 ottobre 2011 dall'Agenzia delle entrate, vengono prese in considerazione oltre 100 voci, rappresentative di tutti gli aspetti della vita quotidiana e indicative di capacità di spesa, che contribuiscono congiuntamente alla stima del reddito; tra le voci classificate «altre spese significative» sono ricomprese le spese veterinarie; 
sostanzialmente le spese per la cura degli animali di affezione entrano a far parte dei parametri di misurazione della ricchezza del contribuente ai fini della congruità tra quanto dichiarato e quanto accertato dagli uffici fiscali; 
unanime ed immediata è stata la protesta dell'Ordine dei veterinari e di tutto il mondo animalista; prese di posizione fortemente critiche sono state espresse anche da esponenti del Governo (Frattini, Brambilla, Martini); 
in sintesi si è correttamente contestato che la capacità senziente degli animali sia stata interpretata dallo Stato italiano come capacità tributaria; inoltre deve considerarsi del tutto improprio equiparare gli animali di affezione, che sono per i loro possessori membri di famiglia, ai beni di lusso; per moltissimi anziani un cane o un gatto costituiscono l'unico sollievo alla solitudine e la medicina presta sempre più attenzione al valore terapeutico della compagnia di un animale (pet therapy); infine deve ritenersi corretta anche l'obiezione che la norma avrà come effetto collaterale l'aumento degli abbandoni e del randagismo e la disincentivazione delle adozioni presso i canili; 
giova ricordare che nel nostro Paese sono iscritti alle anagrafi territoriali 4,6 milioni di animali solo tra cani e gatti e che oltre il 65 per cento delle famiglie italiane ha almeno un animale domestico; l'Ente nazionale protezioni animali (ENPA) valuta che nelle case degli italiani vivano circa 60 milioni tra cani, gatti, conigli, pesci rossi e uccellini; 
su di essi già grava il più pesante regime fiscale europeo: l'aliquota iva più alta per le spese veterinarie (dal 20 al 21 per cento; l'aliquota iva più alta sugli alimenti (dal 20 al 21 per cento); la recente riduzione delle detrazioni fiscali delle cure veterinarie; le imposte sugli obblighi amministrativi (anagrafe e passaporto); le imposte sulle vaccinazioni essenziali e obbligatorie; le imposte sulla prevenzione delle malattie trasmissibili all'uomo (esempio leishmaniosi); le imposte sulla sterilizzazione per contrastare il randagismo -: 

Se non ritenga opportuno adottare con la massima urgenza ogni iniziativa di competenza volta ad escludere le spese veterinarie da quelle che, secondo il cosiddetto redditometro, sono indicative della capacità di spesa.

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