sabato 4 giugno 2011

INTERVISTA PUBBLICATA SU "IL CORRIERE DI SCIACCA"

Lei è vice presidente della commissione Bilancio, qual è la sua opinione sul livello di conflittualità che oggi sta attraversando la politica e che sembra condannare il Paese ad eterne polemiche senza mai disegnare serie prospettive?
Questa è una domanda che meriterebbe un convegno. Vede, quest’anno stiamo festeggiando il 150esimo dell’unità d’Italia, eppure nell’ufficialità delle celebrazioni stiamo parlando di tutto senza interrogarci seriamente sulle condizioni e contraddizioni che determinarono quel processo. All’epoca il processo unitario si compì senza affrontare, e quindi senza risolvere, tre questioni fondamentali: la questione cattolica, la questione federalista e quella meridionale. Tutte presenti nel nostro vissuto e che non hanno trovato ancora una definizione. L’altra grande problematica inevasa è il definitivo superamento del ventennio fascista con la sua storicizzazione, ed un conseguente civile e sereno dibattito sul periodo della resistenza e sulla presenza dei comunisti in Italia. Conseguentemente occorre analizzare seriamente e con pacatezza questi Temi riuscendo a discutere con serenità su alcune ipotesi di riforma della Costituzione che, per quanto mi riguarda, è sicuramente ancor valida nei valori propugnati, ma oggi necessita di una rivisitazione. Quanto sopra consentirebbe al Paese di poter affrontare con nuovo slancio e con maggiore dinamismo le sfide di un sistema globale sempre in più rapida evoluzione, e da qui ripartire per affrontare i nodi strutturali che oggi bloccano il nostro Paese e ne impediscono una seria crescita.

Lei è anche componente della commissione nazionale antimafia. Che impressione si è fatto di questa sua esperienza?
L’esperienza è sicuramente interessante perché dopo oltre un decennio di continue cortine fumogene, depistaggi, e squallidi tentativi di speculazione politica, cominciamo ad avere dei punti fermi sul periodo delle stragi di mafia e la “cosiddetta trattativa”. Oggi i fatti ci dicono che se trattativa ci fu tra organizzazione criminale e apparati dello Stato deviati questa è avvenuta in un periodo ben preciso in cui Presidente della Repubblica era Oscar Luigi Scalfaro, capo del Governo Azeglio Ciampi, Ministro dell’Interno Nicola Mancino e Ministro della Giustizia il professor Giovanni Conso a cui peraltro si ascrive il mancato rinnovo di centinaia di 41bis. Responsabile all’epoca del Dap il dottor Capriotti fortemente voluto dallo stesso Scalfaro. Questi fatti fissano dei punti fermi e da questo ne deriva che gran parte delle speculazioni politiche
alimentate dalla sinistra e dai professionisti dell’antimafia sono miseramente naufragate. Credo sia arrivato il momento per sgombrare il campo da menzogne e luoghi comuni. La verità è che gli imponenti risultati raggiunti in questi ultimi anni nell’attività di contrasto sono dovuti all’impianto legislativo che i nostri Governi, e le maggioranze che li hanno sostenuti, hanno fortemente voluto. A fronte dell’antimafia delle parole e dei convegni, noi abbiamo prodotto provvedimenti che hanno inasprito il 41bis, che rendono impossibile la comunicazione fra i mafiosi detenuti e il mondo esterno, che riescono ad aggredire con maggiore incisività i patrimoni illeciti perseguendoli anche al di là della morte dei rei, e provvedimenti che istituiscono un fondo che consente di utilizzare le risorse illecitamente accumulate dalla malavita al fine di combattere meglio al criminalità organizzata. In una sola frase, ai nostri avversari abbiamo lasciato le parole che spesso hanno trasformato in calunnie, noi stiamo operando con fatti concreti.

Andiamo alla politica siciliana. Il governo Lombardo si regge sulla coalizione che vede insieme il Pd, l’Udc, l’Api e il Fli. Siamo al superamento degli steccati politici o di fronte ad una ricerca di poltrone?

In realtà siamo di fronte ad un ennesimo becero trasformismo che mortifica il mandato popolare, determinato da una spasmodica sete di potere e di poltrone che vede accomunati una serie di soggetti che hanno abdicato a una dialettica politica basata sulla democrazia e sul consenso. In più, è il caso di sottolineare il vergognoso comportamento del Pd che, incapace di vincere le elezioni, si è prestato allo squallido gioco di Lombardo commettendo peraltro il medesimo errore del partito comunista siciliano ai tempi del governo Milazzo e che poi si tradusse nella marginalizzazione per più di 40 anni dello stesso partito comunista e dei suoi eredi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il peggior governo che i siciliani hanno mai avuto caratterizzato da una stasi politico-burocratico-amministrativa senza precedenti.

Secondo lei, il progetto meridionalista di Lombardo è fallito? E cosa ne pensa di tutti questi partiti e partitini che nascono con lo stesso scopo? Mi riferisco a Forza del sud, Sicilia Vera.


Il fallimento di Lombardo e del suo progetto è sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda la ridda di partiti e partitini sedicenti autonomisti, trattasi di espedienti al fine di garantire sopravvivenza a qualche capo e capetto. Tra l’altro, in questo momento in Sicilia e nel meridione non abbiamo bisogno di partiti caratterizzati esclusivamente da rivendicazioni localistiche. Infatti, la nostra storica situazione sociale ed economica ci pone in maniera assolutamente diversa rispetto ad altre zone del Paese. Nel nostro Paese ci sono creditori d’imposta e debitori d’imposta. Noi oggi abbiamo l’esigenza di un rinnovato momento di unificazione del Paese che passi attraverso forti
politiche perequative e che facciano appello all’interesse comune.

Passiamo alla provincia di Agrigento dove la situazione non è diversa. Il presidente D'Orsi sta battendo tutti i record di azzeramento delle giunte. Ad ogni accordo politico cambia assessori e ricomincia d’accapo. E' quello che serve a questa provincia?

Potrei citarle, a proposito di D’Orsi un passo dell’Apocalisse di San Giovanni, ma tutto sommato per l’attuale presidente della provincia la citazione sarebbe sprecata. Confusione nella gestione e sciatteria politica dell’attuale presidente sono ormai nella consapevolezza di tutti gli agrigentini. Il risultato è disastroso. Tra l’altro il suddetto non ha un minimo di autonomia politica in quanto rispondente alle logiche e ai diktat del suo dantecausa provinciale Di Mauro e del presidente Lombardo stesso.

Ma ci dica. Ci voleva veramente Berlusconi per risolvere il problema del sovraffollamento di immigrati a Lampedusa, o le autorità locali e provinciali potevano fare qualcosa?

In realtà il problema degli immigrati e dei profughi è strettamente legato al momento di profonda crisi politica, sino agli scontri di piazza e alla guerra, che sta riguardando il nord Africa, e Lampedusa rappresenta un passaggio quasi obbligato per i disperati. In questa situazione, ormai sotto gli occhi di tutti, al di là delle dichiarazioni di intenti e dei buoni propositi sta venendo fuori il particolarismo e l’egoismo di gran parte dei paesi occidentali. Questi ultimi sempre pronti a salire in cattedra unitamente alle Organizzazioni Internazionali per impartire lezioni in materia di democrazia e diritti umani, in questi ultimi mesi si sono contraddistinti per l’assordante silenzio. Stiamo dimostrando di essere quello che siamo, cioè un grande Paese e il nostro Governo sta dando risposte concrete. In ogni caso sia chiaro, che il problema non si risolve soltanto con l’accoglienza o la regolarizzazione dei flussi, bensì con uno sforzo per la pacificazione dei paesi oggi interessati da questi scontri fratricidi e poi da massicci investimenti e politiche di sviluppo che i Paesi più agiati devono effettuare proprio in quelle aree. D’altronde il presidente Berlusconi è da anni che parla di un grande “Piano Marshall” per il nord Africa.

A Sciacca stessa storia. Il Pd insieme con l'Mpa. Con qualche consigliere di maggioranza che attacca la sua stessa giunta e talvolta il suo stesso partito. C'è confusione politica anche qui o è tutto etichettabile come “politica di paese”?

In realtà a Sciacca la situazione è un po’ più articolata. Il dottor Vito Bono è diventato sindaco della città grazie ad una grande alleanza trasversale ma anche grazie al “camouflage” del PD che non avendo la faccia per presentarsi col proprio simbolo è ricorso al vecchio trucco di snaturalizzare le proprie liste, per poi riunire sotto la stessa bandiera un grosso numero di consiglieri comunali. Si è trattata di una operazione di potere i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti; incertezza nella linea, stasi e contraddittorietà nella gestione amministrativa, liti, assoluta mancanza di saper interpretare i reali bisogni della città che oggi versa in uno stato di abbandono e crisi, una totale povertà della proposta politica e culturale dell’amministrazione, senza precedenti. E’ proprio il caso di dire che la città oggi è in ginocchio. E poi mi lasci dire: chi guida realmente questa amministrazione? Il primo cittadino ha autonomia, capacità decisionale, carisma? alle volte sembra quasi assumere l’atteggiamento del “turista per caso”. Non sono trascorsi due anni dall’elezione del dottor Bono eppure sembra quasi un secolo da quando venne accolto dalla maggioranza assoluta dei cittadini, quasi come l’uomo della svolta. Oggi è arrivato il momento di elaborare una proposta politica che possa rappresentare l’alternativa a questa attuale amministrazione, anche se da parlamentare nazionale ho il dovere di chiedermi se la città può fermarsi aspettando la scadenza naturale in una sorta di lungo torpore. Credo che si debba fare il possibile per limitare i danni sin qui compiuti e, seppur nella distinzione dei ruoli, sviluppare quelle sinergie anche fra soggetti politici distanti e antagonisti, al fine di lavorare per lo sviluppo della città.

Lei ha iniziato come consigliere comunale, poi è stato eletto deputato nella XIV, nella XV e nella XVI legislatura. Magari alla fine si candida anche a sindaco?

Non mi sono mai preoccupato più di tanto del mio futuro politico perché vivo il mio ruolo con un forte sentimento di disponibilità e di dedizione. Sempre preso dal lavoro non ho mai tempo per pensare al domani, preferisco affidarmi alla Provvidenza. Per il futuro ho un solo desiderio ed è quello, quando finirà la mia esperienza politica attiva, di aver operato e di operare in sinergia con
tanti amici che collaborano lealmente alla mia attività, riversando su loro le mie esperienze e le mie conoscenze, al fine di riuscire a passar loro il testimone, sicuro che sapranno continuare, magari meglio di me, quanto da me iniziato.

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