Errori di metodo e di merito hanno condizionato in maniera negativa il disegno di legge sulle unioni civili che sarà votato oggi al Senato. La conduzione dei lavori da parte del presidente Grasso è meritevole di una dura e profonda censura. Infatti, è inaudito che un argomento che incide in maniera così decisa sulla coscienza, e più in generale sugli equilibri sociali ed umani, sia stato abbandonato alle determinazioni del governo.
Un provvedimento che tra poco sarà votato dall'Aula senza alcun esame da parte delle Commissioni competenti e senza che i parlamentari abbiamo avuto il tempo e l'occasione per discuterlo e, eventualmente, modificarlo. A questo si aggiunge la decisione di applicare il voto di fiducia che di fatto, contravvenendo a quanto dispone il regolamento, impedirà il voto segreto su quelle parti del ddl che riguardano la coscienza e la libertà di determinazione dei singoli senatori. Un grave precedente che mai si era verificato in Senato".
"Altrettanta responsabilità grava sul Partito Democratico che si è impuntato su un testo base palesemente divisivo, inaccettabile e impresentabile sul piano costituzionale e culturale, affidato ad un relatore che in quella Commissione non ha mai dimostrato capacità di ascolto e sensibilità su un tema che invece imponeva il massimo di apertura e dialogo. Dinanzi a questo contesto va fatto perciò un forte plauso ad Angelino Alfano il quale è riuscito ad evitare il peggio, ottenendo un grande risultato sostanziale e politico e diminuendo gli effetti negativi sul piano sia culturale ed etico.
Lo stralcio della stepchild è un suo successo politico, unito all'opera di dialogo e di mediazione portata avanti sia dal presidente Schifani e sia dal presidente della Commissione Giustizia D'Ascola.
Ma altrettanto importante il richiamo agli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione ai quali sono state ancorate le formazioni sociali previste dal maxiemendamento del governo, senza alcun riferimento a quanto previsto dall'articolo 29.
Nessuno quindi può omettere il dato che Ncd è stato determinante per indirizzare il provvedimento lontano dalle pretese del mondo Lgbt e della minoranza del Paese, che vuole imporre una visione della vita che non appartiene alla cultura e società italiana. Ciononostante ho deciso che non parteciperò al voto consapevole che il voto di fiducia di questa sera è un voto tecnico e non politico. Infatti, un conto è il riconoscimento dei diritti delle coppie e delle convivenze, altra questione è riconoscere alle unioni omosessuali i diritti che tendono ad emulare il matrimonio, aprendo così a scenari che vanno contro la sensibilità e la coscienza comune.
La mia personale sensibilità, la coscienza ed il mio convincimento mi impongono di rispettare la natura umana, e consapevole del senso del limite che deve sempre guidare le libertà sia singole che collettive non parteciperò al voto. Prenderò atto del risultato che questa sera si determinerà nell'Aula di Palazzo Madama, ma il mio impegno a favore della famiglia uomo-donna, dei diritti dei bambini ad avere un padre ed una madre continuerà in tutte quelle sedi ed in quelle occasioni che consentiranno di rafforzare e qualificare la mia azione di cattolico impegnato nella società",
giovedì 25 febbraio 2016
mercoledì 24 febbraio 2016
IL 74% DELLA POPOLAZIONE VIVE IN PAESI DOVE NON C'E' LIBERTA' DI RELIGIONE
l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani riconosce il diritto alla libertà religiosa, nonché quello di cambiare religione o di rinunciare alla religione; tuttavia in numerosi Stati tra quelli che hanno sottoscritto tale dichiarazione un credo diverso da quello imposto o maggioritario e l'apostasia sono puniti con la morte, la persecuzione, l'isolamento e la degradazione sociale;
oggi circa il 74 per cento della popolazione mondiale (quasi 5,3 miliardi di persone) vive in Paesi in cui la libertà religiosa è soggetta a più o meno gravi violazioni e limitazioni, che si traducono spesso in vere e proprie persecuzioni religiose. Recenti studi dimostrano che circa i tre quarti dei casi di persecuzioni religiose nel mondo riguardano i cristiani. Sono almeno 500 milioni i cristiani che vivono in Paesi in cui subiscono persecuzione, mentre altri 208 milioni vivono in Paesi in cui sono discriminati a causa del proprio credo;
in questa fase storica i cristiani sono perseguitati, e i numeri delle persecuzioni sono incredibili. Siamo ad un livello ben superiore rispetto a quello che è accaduto durante l'impero romano; secondo il Center for the study of global christianity di South Hamilton, nel Massachusetts (centro che è alle origini delle statistiche sul numero di aderenti alle varie religioni usate da un gran numero di università nonché da chiese e comunità religiose) su scala internazionale, il numero dei cristiani uccisi, in quanto tali, tra il 2000 e il 2010 è stato di circa un milione, 100.000 all'anno;
il divieto di cambiare religione è tuttora in vigore in 39 Paesi, la quasi totalità dei quali seduti nel consesso dell'Onu; per la legge islamica radicale, la sharia, l'apostasia è punita con la morte; la sharia si sta imponendo in un numero crescente di Stati, senza che alcun organismo dell'Onu rilevi la contraddizione (per non dire l'impossibilità) di sedere in tale consesso in presenza di norme statuali che violano i diritti fondamentali dell'uomo;
in alcuni Paesi, quali ad esempio l'India o il Pakistan (ma il fenomeno sta dilagando anche in altre parti dell'Asia e in Africa), sono oggetto di aggressione ormai quotidiana e di
conversione forzata tutte le minoranze che non siano di religione islamica o induista; il fenomeno si sta concentrando soprattutto sulle giovani donne, che sono strappate alle loro famiglie, convertite sotto minaccia di morte e fatte sposare a islamici o induisti contro la loro volontà; questo denota una volontà genocida del tutto assimilabile a quella nazista nei confronti delle minoranze religiose; a dispetto, a parere dell'interpellante, dei vaniloqui delle femministe italiane, l'unica denuncia, l'unico sostegno materiale, l'unica tutela legale per queste sventurate proviene dalle chiese cristiane; in casi clamorosi, che non possono essere ignorati, come quello delle 200 studentesse cristiane rapite in Nigeria, l'Occidente mostra tutta la sua incapacità ad agire, limitandosi a vaniloqui pseudo femministi;
in alcune aree di diversi Paesi del mondo arabo (tra cui Egitto, Iraq e Siria) gli estremisti pretendono dai cristiani il pagamento della jizya, la tassa imposta ai non musulmani durante l'impero ottomano e i non musulmani sono considerati cittadini di seconda classe; nei libri scolastici dell'Arabia saudita i cristiani sono demonizzati, mentre in
quelli del Pakistan è lecito ucciderli;
la radicalizzazione dei gruppi fondamentalisti ha contribuito ad alimentare il massiccio esodo di cristiani dal Medio Oriente. Se appena un secolo fa essi rappresentavano circa il 20 per cento della popolazione mediorientale, oggi raggiungono a stento il 4 per cento; nelle aree dell'Iraq e della Siria dove l'ISIS ha proclamato il Califfato, si è giunti a crocifiggere i cristiani, secondo il precetto contenuto nel versetto 33 della Sura coranica "La tavola imbandita";
né tale persecuzione si limita ai Paesi del terzo Mondo: è esplosa anche nei Paesi nominalmente cristiani, anche se non sotto forma di assassinio: il 74 per cento degli interpellati nel Regno Unito afferma che c'è una discriminazione dei cristiani, l'84 per cento del vandalismo religioso in Francia ormai è diretto verso luoghi di culto e in Scozia il 95 per cento delle violenze a sfondo religioso ha come obiettivo i cristiani;
nel nostro stesso Paese la chiesa cattolica è percepita, anche in forza di una martellante subcultura che impera nella politica nei mass media, come retrograda, antifemminista e omofoba ed è oggetto di derisione, se non di aggressione, da gruppi di presunti progressisti che sistematicamente prendono le parti dell'ateismo se non addirittura di quello che dovrebbe essere a parere dell'interpellante il loro peggior nemico: l'Islam radicale; tutto questo nonostante l'evidenza del fatto che in aree del mondo ben più vaste della nostra piccola Europa, i cristiani rappresentino l'unica difesa fisica e l'unica tutela legale e materiale per le donne e gli omosessuali;
nel corso degli anni gli atti parlamentari di indirizzo si sono rivelati del tutto insufficienti; le poche azioni poste in essere, deboli e inefficaci; gli impegni sino ad oggi adottati inconsistenti e improduttivi. L'espressione usata sovente negli atti "a mettere in atto ogni utile iniziativa diplomatica al fine di contrastare con efficacia i soprusi perpetrati" si è rivelata insignificante;
nel corso dello stanco e distratto dibattito sulle mozioni per il contrasto alle persecuzioni religiose anticristiane, tenutosi l'1 e 2 luglio del 2014 presso la Camera dei deputati (sedute n. 254 e n. 255), il Governo ha chiesto di sopprimere, ovunque ricorresse nei testi da approvare, la parola "cristianofobia", nonostante essa sia citata più volte nei testi ufficiali da Papa Benedetto XVI e sia stata adottata dall'Onu dal 2003 e dal Parlamento europeo dal 2007;
in sede di dichiarazione di voto in un intervento si è giudicato "odioso" il principio di reciprocità, che è principio riconosciuto e basilare del diritto internazionale e nonostante il fatto che una delle mozioni di maggioranza chiedesse quanto di più ovvio e cioè "affermare nelle relazioni internazionali il principio di piena reciprocità in materia di libertà religiosa, in particolare per quanto concerne l'edificazione dei luoghi di culto delle minoranze religiose";
a seguito della strage davanti a una chiesa copta del 1° gennaio 2011 in Egitto, numerosi esponenti del partito democratico alla Camera sottoscrissero un atto di indirizzo in cui si chiedeva tra l'altro al Governo di promuovere in sede ONU una Conferenza internazionale sulla libertà religiosa e nello stesso ambito sollecitare la creazione di organismi in grado di monitorare le persecuzioni religiose, adottando le necessarie misure di diritto internazionale per contrastarle,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga opportuno promuovere un'azione politica coordinata e concertata con la Santa Sede per il contrasto alla persecuzione dei cristiani nel mondo ed alla cristianofobia nei Paesi occidentali;
se non ritenga di attivarsi per l'adozione, con criteri di sistematicità degli strumenti diplomatici della nota di proteste e del richiamo dell'ambasciatore in relazione ad ogni episodio di persecuzione dei cristiani che si verifichi nei Paesi che siedono nelle Nazioni unite, nonché tutti gli strumenti di pressione bilaterale e multilaterale;
se non ritenga opportuno richiedere, nelle sedi internazionali competenti, che si usi ogni mezzo possibile al fine di tutelare i cristiani nelle aree del Medio Oriente e dell'Africa e la creazione di aree cuscinetto;
se non reputi necessario denunziare in sede Onu, anche con la presentazione di dettagliati dossier, tutti gli Stati che non rispettino l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani sul diritto alla libertà religiosa, chiedendo nei loro confronti opportune sanzioni qualora non rimuovano dai loro ordinamenti le norme che la ostacolano.
giovedì 18 febbraio 2016
OPERATION POLLINATOR: COME AUMENTARE LA PRODUZIONE AGRICOLA
Permette di aumentare la produzione agricola fino al 30% incrementando del 900% la presenza degli insetti impollinatori, fondamentali per la produttività di più dell'80% delle colture. Questi, in sintesi, i numeri del progetto Operation Pollinator promosso da Syngenta per la gestione multifunzionale del territorio. Un piano già operativo su 14 regioni italiane (con oltre 100 aree dimostrative e 14mila ettari) e attivo in 14 Paesi europei, con più di 3mila aziende agricole coinvolte.
Presentato al Senato in un incontro promosso dalla Commissione Ambiente, il progetto è un esempio di pratiche agricole virtuose, dove convergono obiettivi di produttività in campo e di salvaguardia della biodiversità.
Il presidente della Commissione Giuseppe Marinello ha ricordato come sia "nell'interesse di tutti conoscere le soluzioni messe in campo dal settore agro-industriale per bilanciare l'ottimale utilizzo delle superfici coltivabili con l'equilibrio degli ecosistemi e la salvaguardia della biodiversità".
Il progetto Operation Pollinator consiste nel seminare aree poco produttive o marginali delle aziende, come i bordi dei campi, con essenze ricche in nettare e polline che accrescano gli insetti impollinatori.
Presentato al Senato in un incontro promosso dalla Commissione Ambiente, il progetto è un esempio di pratiche agricole virtuose, dove convergono obiettivi di produttività in campo e di salvaguardia della biodiversità.
Il presidente della Commissione Giuseppe Marinello ha ricordato come sia "nell'interesse di tutti conoscere le soluzioni messe in campo dal settore agro-industriale per bilanciare l'ottimale utilizzo delle superfici coltivabili con l'equilibrio degli ecosistemi e la salvaguardia della biodiversità".
Il progetto Operation Pollinator consiste nel seminare aree poco produttive o marginali delle aziende, come i bordi dei campi, con essenze ricche in nettare e polline che accrescano gli insetti impollinatori.
martedì 16 febbraio 2016
LETTERA DELL'ASSOCIAZIONE GENITORI E AMICI DI PERSONE OMOSESSUALI: ELIMINARE LA STEPCHILD ADOPTION
Gentile Senatrice, gentile Senatore
il dibattito di questi ultimi mesi in tema di Unioni civili ha il merito di aver messo in chiaro il nesso tra la Stepchild Adoption e l’utero in affitto, così da aver portato alla condanna quasi unanime di quest’ultimo quale procedimento disumano.
Ciò nonostante la Stepchild non è stata ancora tolta dal DDL sulle Unioni civili, perché c’è chi pensa di dover applicare il principio dell’uguaglianza dei diritti alle coppie etero e omosessuali in tema di figli e procreazione.
Secondo questa logica, siccome ci sono coppie eterosessuali le quali fanno ricorso alla pratica dell’utero in affitto, aggirando la legge italiana e dichiarando il falso in anagrafe, anche gli omosessuali dovrebbe avere tali e uguali opportunità (di aggirare la legge italiana).
Senatrice, Senatore, ci chiediamo, che razza di uguaglianza è quella di creare uguali condizioni perché tutti possano aggirare le legge italiana in ugual modo?
Le coppie eterosessuali che ricorrono all’utero in affitto soffrono di una patologia sul piano della fertilità, quelle omosessuali no. Come Associazione di genitori di figli omosessuali ribadiamo che la condizione omosessuale non è una malattia.
Diversamente dalle coppie omosessuali, quelle eterosessuali che ricorrono all’utero in affitto rappresentano l’eccezione alla regola e lo fanno quasi sempre di nascosto – non le si vedono in televisione né in parlamento - perché l’utero in affitto è giustamente e per fortuna coperto di stigma.
Con la stepchild adoption cade tale stigma, cioè la principale barriera alla normalizzazione dell’utero in affitto, cade infatti il principale ostacolo alla procreazione artificiale mediante le biotecnologie su larga scala, un business con prospettive miliardarie.
A questo punto il divieto dell’utero in affitto, anche se rafforzato, perderà quel che resta della sua efficacia. I Senatori che vogliono la stepchild non si dovrebbero ancora una volta nascondere dietro il bene delle persone omosessuali, specie dopo aver strumentalmente negato la loro reale condizione.
Per le Senatrici e per i Senatori che invece davvero non vogliono l’utero in affitto c’è un modo semplice di dimostrarlo: garantire i diritti alle persone omosessuali, senza infilarvi la stepchild adoption, l’anello mancante di quel combinato disposto di leggi italiane ed estere che sgombera la strada a ciò che non si dichiara.
Michele Gastaldo per la Presidenza AGAPO
il dibattito di questi ultimi mesi in tema di Unioni civili ha il merito di aver messo in chiaro il nesso tra la Stepchild Adoption e l’utero in affitto, così da aver portato alla condanna quasi unanime di quest’ultimo quale procedimento disumano.
Ciò nonostante la Stepchild non è stata ancora tolta dal DDL sulle Unioni civili, perché c’è chi pensa di dover applicare il principio dell’uguaglianza dei diritti alle coppie etero e omosessuali in tema di figli e procreazione.
Secondo questa logica, siccome ci sono coppie eterosessuali le quali fanno ricorso alla pratica dell’utero in affitto, aggirando la legge italiana e dichiarando il falso in anagrafe, anche gli omosessuali dovrebbe avere tali e uguali opportunità (di aggirare la legge italiana).
Senatrice, Senatore, ci chiediamo, che razza di uguaglianza è quella di creare uguali condizioni perché tutti possano aggirare le legge italiana in ugual modo?
Le coppie eterosessuali che ricorrono all’utero in affitto soffrono di una patologia sul piano della fertilità, quelle omosessuali no. Come Associazione di genitori di figli omosessuali ribadiamo che la condizione omosessuale non è una malattia.
Diversamente dalle coppie omosessuali, quelle eterosessuali che ricorrono all’utero in affitto rappresentano l’eccezione alla regola e lo fanno quasi sempre di nascosto – non le si vedono in televisione né in parlamento - perché l’utero in affitto è giustamente e per fortuna coperto di stigma.
Con la stepchild adoption cade tale stigma, cioè la principale barriera alla normalizzazione dell’utero in affitto, cade infatti il principale ostacolo alla procreazione artificiale mediante le biotecnologie su larga scala, un business con prospettive miliardarie.
A questo punto il divieto dell’utero in affitto, anche se rafforzato, perderà quel che resta della sua efficacia. I Senatori che vogliono la stepchild non si dovrebbero ancora una volta nascondere dietro il bene delle persone omosessuali, specie dopo aver strumentalmente negato la loro reale condizione.
Per le Senatrici e per i Senatori che invece davvero non vogliono l’utero in affitto c’è un modo semplice di dimostrarlo: garantire i diritti alle persone omosessuali, senza infilarvi la stepchild adoption, l’anello mancante di quel combinato disposto di leggi italiane ed estere che sgombera la strada a ciò che non si dichiara.
Michele Gastaldo per la Presidenza AGAPO
AGAPO – Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali
UNIONI CIVILI: NO AL CANGURO MA UNA SERENA DISCUSSIONE IN AULA
"Il presidente del Consiglio ha
sempre dichiarato di non voler coinvolgere il governo nella
vicenda del ddl sulle unioni civili. Ma essendo lui anche capo
del Pd, partito di maggioranza relativa in Senato, intendo
rivolgergli un appello affinché in vista della ripresa del
confronto parlamentare sul ddl Cirinnà prevalga la
ragionevolezza, il buon senso e la moderazione".
Lo chiede il
presidente della Commissione Ambiente del Senato, Giuseppe
Marinello ponendo l'attenzione in particolare "al cosiddetto
emendamento 'canguro' del senatore Marcucci che rischia di
strozzare in maniera grave il dibattito su un provvedimento che
invece avrebbe bisogno di un adeguato spazio di discussione ad un testo approdato in Aula
senza che la Commissione Giustizia abbia mai potuto discuterlo.
Eviti perciò il segretario del Pd Renzi di lacerare il Paese ed
ancora prima i rapporti all'interno della maggioranza. Come in
più occasioni ha ribadito Angelino Alfano il Partito democratico
quindi dimostri con i fatti di voler essere quel partito - guida
del Paese, consentendo all'Aula del Senato di discutere
serenamente e nel merito un provvedimento particolarmente
divisivo e sul quale anche gli italiani attraverso i sondaggi
hanno dimostrato di avere opinioni molto differenti".
sabato 13 febbraio 2016
UN BELL'ARTICOLO DI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Il fronte unico dei modernisti
Può dirci qualcosa il modo in cui si è svolta in queste settimane la discussione sulle unioni civili e sul problema connesso dell’adozione del figliastro (stepchild adoption)?
Attraverso quali vie oggi possono nascere e diffondersi in un Paese come l’Italia sentimenti di estraneità ostili nei confronti delle élite, a cominciare magari da quelle culturali e giornalistiche? Di avversione verso il loro ruolo nello spazio pubblico, e quindi, inevitabilmente, di protesta verso la politica? Quei sentimenti, cioè, che poi finiscono per confluire indifferentemente da destra o da sinistra nel grande collettore che abbiamo convenuto di chiamare «populismo»? Per cercare una risposta può forse dirci qualcosa il modo in cui si è svolta in queste settimane la discussione sulle unioni civili e sul problema connesso (almeno fino ad oggi) dell’adozione del figliastro (stepchild adoption).
Essendo incerta l’effettiva percentuale dei favorevoli e contrari tra gli elettori, qualunque dibattito in merito avrebbe dovuto equamente rappresentare, come è ovvio, entrambe le posizioni. Posizioni le quali, prima che politiche sono posizioni culturali e morali riguardanti questioni di grande complessità, ambiti fondamentali della vita personale e collettiva. Ebbene, mi chiedo e chiedo: si può onestamente dire che il dibattito in merito sulla grande stampa e in televisione — le uniche sedi che contano — sia stato all’altezza di tale complessità?
Per almeno due ragioni a me sembra di no. Innanzi tutto per una soverchiante, ossessiva presenza — parlo della televisione e della radio ma non solo — di esponenti politici. In Italia, anche se si tratta del peccato originale o delle cure palliative, la Rai si ostina a credere che i più titolati a discuterne siano un parlamentare dei 5Stelle insieme a un senatore di Fratelli d’Italia. E le radio e tv commerciali non sanno fare di meglio. Ne è risultato — nel caso della discussione sulla legge Cirinnà ma così come sempre — un succedersi, in genere semiurlato o punteggiato di interruzioni, di frasi di un minuto, di affermazioni immotivate e ripetute senza tener conto delle eventuali obiezioni. Con la maggioranza dei cosiddetti conduttori non solo incuranti di tenere la discussione su un binario di reale approfondimento di alcunché, ma usi a intervenire di continuo con sorrisetti derisori, sguardi di compatimento e opportune interiezioni (campioni assoluti del genere Gruber e Formigli) per screditare l’opinione da loro non condivisa. Che nove volte su dieci era in questo caso l’opinione degli oppositori alla legge.
Ciò che peraltro rimanda a un dato generale — che rappresenta la seconda delle due ragioni di cui sopra. Vale a dire la iper rappresentazione che su tutti i media così come nell’intrattenimento, nel cinema, in qualunque produzione culturale, ha costantemente l’opinione per così dire laico-progressista, favorevole al cambiamento, a innovare, a cancellare tutto ciò che appare tradizionale, a cominciare — c’è bisogno di dirlo? — della dimensione religiosa. A cui naturalmente corrispondono la svalutazione sussiegosa, quando non il vero e proprio dileggio nei confronti di chi invece è fuori dal mainstream dell’ideologicamente corretto, dalla parte di un pensiero tradizionale, magari convenzionale o ispirato a un antico «buon senso» (molto diffuso ad esempio in merito all’immigrazione o alla sfera della «legge e l’ordine»). Per avere un’idea di un simile atteggiamento partigiano basta ascoltare certi programmi di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore.
Che cosa deve pensare, mi chiedo, che sentimenti (e risentimenti) può provare, quella parte del Paese — non proprio minuscola, credo — nel vedersi non solo così continuamente esclusa dalle sue più autorevoli fonti di rappresentazione pubblica, ma palesemente considerata una sorta di sottospecie culturale da tenere di continuo sotto schiaffo? Crediamo davvero che basti il programma di una rete Fininvest che strizzi l’occhio alle passioni di questa Italia «reazionaria» per bilanciare, che so, il Festival di Sanremo, l’evento televisivo in assoluto più ascoltato dell’anno, trasformato disinvoltamente in una manifestazione in sostegno delle varie cause che vanno sotto la sigla dell’«arcobaleno» (a cominciare per l’appunto da quella delle unioni civili)? Che cosa sarebbe successo se il Festival di Sanremo fosse stato dedicato, mettiamo, a esaltare la causa delle «famiglie»?
Naturalmente non sono così sprovveduto da ignorare le tante ragioni per cui tutto ciò avviene. Le buone ragioni per cui in tutto il mondo occidentale i media e la cultura sono dominati da un punto di vista diciamo così «liberal». E cioè il fatto che gli uni e l’altra hanno la loro storica ragion d’essere nella libertà e nell’anticonformismo. Ma anche sapendo tutto ciò non riesco a non stupirmi dell’unilateralità smaccata travestita da devozione ai Lumi, dell’indifferenza per l’opinione dissenziente da parte del noto «giornalista democratico», del celebre «professore liberal». Ma soprattutto sono colpito dall’amore sempre e comunque per la novità, per il cambiamento, per il punto di vista che si presenta come più «moderno», più «avanzato», più «democratico», più «laico», che in Italia domina incontrastato la discussione pubblica. Anche la più colta, anche quando questa riguarda temi come l’istruzione, la scuola, la vita sessuale, la religione, la morte, i rapporti tra le culture. Ambiti rispetto ai quali, se non mi sbaglio, non è proprio così ovvio che cosa voglia dire «progresso», «democrazia» e quant’altro.
Insomma: gli italiani orientati culturalmente e spiritualmente — molto spesso in modo assai ingenuo, se si vuole — in senso lato conservatore, a favore di assetti tradizionali, legati al passato (ma attenzione! con colori politici per nulla uniformi), sono di sicuro un buon numero. Tuttavia nel dibattito pubblico del loro Paese un punto di vista culturale che li rappresenti è di fatto inesistente. Da quando è scomparsa ogni vestigia di Sinistra marxista con la fine del vecchio Partito comunista, e da quando la Chiesa cattolica ha rivolto la sua attenzione in prevalenza verso il «sociale», il campo è dominato per intero da una prospettiva uniformemente e spensieratamente innovatrice-modernista, univocamente assertrice delle verità di oggi. Ci sarebbe la Destra, naturalmente. Ma in Italia, si sa, la Destra ha solo carattere politico. Dal punto di vista ideale, culturale, antropologico, la Destra italiana non esiste o è in tutto e per tutto simile al resto: anzi, è perlopiù una sua brutta copia. Di fronte a un establishment così ideologicamente blindato, quale altra diversità autentica, quale altra protesta sono allora possibili, alla fine, se non quelle distruttive offerte dal populismo?
http://www.corriere.it/opinioni/16_febbraio_13/fronte-unico-modernisti-unioni-civili-4226c57a-d1cb-11e5-9819-2c2b53be318b.shtml
venerdì 12 febbraio 2016
IL DDL CIRINNA' VA VOTATO A SCRUTINIO SEGRETO
"Facciamo un appello al senso di
responsabilità del presidente del Consiglio e segretario del Pd, perché metta
in campo ogni azione possibile per non dividere il Paese, il Parlamento e
neanche la sua maggioranza su temi così delicati. Renzi dovrebbe raccogliere
invece i segnali di grande apertura giunti da Area Popolare per approvare le
unioni civili, stralciando dal ddl Cirinnà la stepchild adoption e cancellando
tutti i richiami al matrimonio".
Così il presidente della commissione
Ambiente di Palazzo Madama, Giuseppe Marinello. "Per quel che riguarda la
polemica con il cardinale Bagnasco - aggiunge - è evidente che il presidente
della Cei, non intendeva interferire con l'attività del Parlamento: il suo è
piuttosto un comprensibile e doveroso richiamo generale alla libertà di
coscienza che su temi etici deve essere garantita a tutti. Le polemiche sono
mal poste e dimostrano che chi si sente irritato, o ha la coscienza sporca o
dimostra di avere la coda di paglia. Questa legge va votata con scrutinio
segreto", conclude Marinello.
INTERVENTO AL SENATO SUL DDL CIRINNA'
576ª seduta pubblica - giovedı` 11 febbraio 2016
INTERVENTO SUL DDL CIRINNA'
Signor Presidente,
gia` da queste prime battute emergono le incongruenze del disegno di legge in questione. Disegno di legge che noi, evidentemente, con un atteggiamento non ostruzionistico, siamo intenzionati a modificare integralmente. Ribadisco che si tratta di un atteggiamento non ostruzionistico perche´ voglio ricordare a quest’Aula, alla Presidenza ma anche al Governo, molto attento agli interventi che si svolgono in Aula, che il Gruppo di Area Popolare aveva inizialmente presentato un foltissimo numero di emendamenti. Poi, apprezzando le richieste che venivano dagli altri partiti, e in particolare dal Partito Democratico, per sgombrare il campo dagli equivoci, ha ridotto sensibilmente il numero degli emendamenti presentati, riducendoli di oltre il 50 per cento. Lo voglio ricordare proprio per ribadire che, per quanto ci riguarda, noi non siamo su una posizione ostruzionistica. Ormai siamo arrivati a questo punto.
Non ci piace il testo, perche´ siamo convinti che siano stati violati regole e regolamenti. Non ci piace perche´ siamo fondamentalmente convinti dell’incostituzionalita` e delle numerose incongruenze contenute nel testo. Avevamo chiesto, ed ero intervenuto io per conto del Gruppo, di sospendere l’esame del provvedimento per un nuovo esame, seppur a tempi predefiniti, in Commissione giustizia. Oggi siamo a questo punto ed e` quindi giusto che l’Aula si confronti nel merito.
Nel confrontarsi nel merito, per passare subito al tema degli emendamenti all’articolo 1, devo subito dire che, per quanto ci riguarda, non soltanto l’articolo 1, ma tutti gli articoli dall’1 al 10 andrebbero a nostro avviso cassati. Un emendamento in tal senso, di cui sono anche sottoscrittore, esplicita questo concetto. E lo esplicita perche´ la nostra posizione e` sempre stata, coerentemente, quella di trovare una soluzione alla disciplina delle convivenze, sia eterosessuali sia omosessuali, stabilendo esattamente diritti e doveri, nei confronti dei terzi e della societa`, ma anche nei confronti di se stessi. Evidentemente, pero`, il nostro intendimento era – ed e` – quello di contrastare fortemente l’omologazione delle unioni civili con l’istituto del matrimonio e soprattutto con la configurazione della famiglia cosı` come stabilita all’articolo 29 della Costituzione. Su questa linea e su questa direttrice noi ci siamo mossi. E ci siamo mossi non soltanto in maniera ostativa, ma anche in maniera propositiva, tanto e` vero che il nostro Gruppo parlamentare ha presentato da tempo un disegno di legge, a prima firma del senatore Sacconi, che regolamenta interamente la questione. Per andare al merito dell’articolo 1, devo anche spiegare perche´ noi fondamentalmente non lo condividiamo. L’articolo 1 recita che: «Le disposizioni del presente Capo istituiscono l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale».
Orbene, noi intendiamo innanzitutto sopprimere la definizione di unione civile come specifica formazione sociale, perche´ non comprendiamo la ratio dell’identificare l’unione civile quale formazione sociale specifica, in quanto essa puo` rientrare genericamente tra tutte le formazioni sociali tutelate e garantite dalla nostra Carta costituzionale, senza caratterizzazioni specifiche. Altri emendamenti presentati, sempre all’articolo 1, sottolineano come il testo del provvedimento debba mirare alla tutela dei diritti individuali e dei doveri dei due maggiorenni conviventi, indipendentemente dal fatto che essi siano eterosessuali o omosessuali. Ed e` questa la nostra corretta declinazione, tra l’altro ai sensi dell’articolo 3 della Carta costituzionale. Infatti, differenziare la tutela a seconda dell’orientamento sessuale puo` provocare una forma di discriminazione indiretta degli eterosessuali conviventi. Si pone oltretutto l’accento sui diritti dell’individuo e non della coppia. Nella concezione storico-liberista esiste l’individuo quale portatore di interessi e non la coppia o la societa`. Altri emendamenti da noi presentati all’articolo 1 specificano che il presupposto necessario alla costituzione della nuova formazione sociale sia il perdurare della convivenza, che duri stabilmente da almeno qualche anno, soprattutto in presenza di figli comuni. Cio`, tra l’altro, permetterebbe di evitare la costituzione di unioni civili di comodo, fittizie e con intenti di mero opportunismo, cosa che peraltro non e` nuova nel nostro Paese e che chi ha studiato la letteratura del Novecento sa essere rappresentata nella bellissima commedia di Pirandello «Pensaci, Giacomino!». Questa e` la nostra posizione, che e` strettamente costruttiva. Approfittando dei tempi del mio intervento, desidero rivolgermi a tutta l’Assemblea, ma in particolare ai senatori del Partito Democratico. Quando si fa parte di una maggioranza e, soprattutto, quando si guida un Paese, si ha l’interesse a cercare i punti di unita` e mai i punti o le situazioni divisive. Il crinale che oggi state percorrendo e` scivoloso, pericolosissimo e punta assolutamente alla divisione. Per quanto riguarda il Gruppo Area Popolare (NCD-UDC), abbiamo presentato delle proposte concrete che possono dare risposte a tutte le coppie etero ed omosessuali (facciamo questo non solo nel dibattito politico, ma anche attraverso la presentazione di emendamenti). Tuttavia, per quanto ci riguarda, alcuni punti rappresentano dei limiti invalicabili: mi riferisco all’omologazione con l’istituto della famiglia e alla questione dell’adottabilita` dei figli, con tutte le conseguenze che ne derivano. Non vogliamo sottrarci al tema delle adozioni, ma riteniamo che il campo proprio sia quello di una modifica integrale alla normativa sulle adozioni. Poiche´ c’e` ancora un margine di tempo e di riflessione, cerchiamo di approfittarne per trovare dei punti che possano essere condivisi e concorrere alla formazione di una legge che dia delle risposte che i singoli individui – forse anche la societa`, non lo metto in discussione – aspettano e che non miri a qualcos’altro.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Cio` che temiamo e` che l’intento di una parte del Partito Democratico e dell’Assemblea sia assolutamente diverso e il dibattito che nelle ultime settimane si e` animato sui mezzi di informazione e sulle televisioni lo sta a dimostrare. Evidentemente c’e` l’intento di una parte assolutamente minoritaria nel Paese di utilizzare questo provvedimento come un grimaldello per arrivare all’istituzione di nuovi modelli ed esempi familiari e alla costruzione di un uomo nuovo che non abbia nella sua genesi un padre e una madre. Credo che tutti i parlamentari abbiano oggi ricevuto una lettera molto accorata, ma molto puntuale e fatta bene, dell’Associazione di genitori e amici di persone omosessuali (AGAPO), che specifica esattamente questo. Abbiamo anche letto gli articoli apparsi oggi sui giornali. In particolare, vi e` un articolo apparso sulla prima pagina del quotidiano «Libero», a firma di Maurizio Belpietro. Io personalmente non amo parlare dei casi particolari e che riguardano i singoli, perche´, essendo di matrice e cultura cattolica, non condivido l’errore – sono pronto a combattere contro l’errore – ma ho un atteggiamento diverso nei confronti di chi, dal mio punto di vista, sbaglia. Questo e` assolutamente comprensibile. Il problema non e` soltanto dei giornalisti che oggi fanno emergere determinate situazioni particolari, ma soprattutto di chi si e` sovraesposto, magari perche´ mosso da un interesse particolare. Signor Presidente, il tema e` assolutamente delicato e puo` essere divisivo. Una soluzione poteva anche risiedere nell’essere piu` di manica larga nell’interpretare i nostri Regolamenti e in maniera corretta. Faccio carico a lei, presidente Calderoli, di parlare con il Presidente del Senato per riprendere il percorso dei voti segreti, che su una materia cosı` delicata e di coscienza potrebbero consentire di trovare una strada ed un percorso di maggiore condivisione. Ahime`, cosı` non e` stato.
Non voglio scomodare Manzoni e don Abbondio, non voglio nemmeno scomodare Pilato, del quale peraltro ho gia` parlato nel mio intervento in sede di discussione generale, ma purtroppo – e lo dico questa volta non da senatore ma da siciliano e con una punta di dispiacere – sono costretto a condividere (e non volevo farlo) il pensiero ed il giudizio di Pietrangelo Buttafuoco sull’attuale nostro Presidente del Senato.
Voglio astenermi dal leggere il capitolo che dedica al presidente Grasso Pietrangelo Buttafuoco in «Buttanissima Sicilia» ma, evidentemente con il cuore che mi gronda di sangue, sono costretto questa volta a dire che, ahime`, forse Pietrangelo Buttafuoco ha ragione. (Presidente, vedo che lei non lo ha letto, sara` mia cura regalarle il libro, se non si offende. Il libro e` a disposizione anche via Internet, per cui potete leggerlo). Signor Presidente, si faccia interprete di questo messaggio e lo trasmetta al Presidente del Senato, affinche´ il Presidente Grasso non solo utilizzi le sue prerogative ma esalti il suo ruolo, che e` quello di cercare la giusta mediazione nei tempi, nei modi e, perche´ no, anche nel contenuto. Questo e`, dal mio punto di vista, il ruolo che corrisponde alla parola «arbitro».
I Presidenti del Senato di un tempo, penso a Spadolini e a tanti altri, su questioni assolutamente spinose e particolari non si sarebbero limitati a fare i notai di qualcosa deciso da altri, ne´ avrebbero affidato ai Capigruppo, ancorche´ di maggioranza, le mediazioni, ne´ sui tempi, ne´ sui modi. Credo che questa sia non solo una violazione delle regole del gioco e della prassi, ma anche una brutta pagina e non soltanto per le persone ma altresı` per le istituzioni in generale
INTERVENTO SUL DDL CIRINNA'
Signor Presidente,
gia` da queste prime battute emergono le incongruenze del disegno di legge in questione. Disegno di legge che noi, evidentemente, con un atteggiamento non ostruzionistico, siamo intenzionati a modificare integralmente. Ribadisco che si tratta di un atteggiamento non ostruzionistico perche´ voglio ricordare a quest’Aula, alla Presidenza ma anche al Governo, molto attento agli interventi che si svolgono in Aula, che il Gruppo di Area Popolare aveva inizialmente presentato un foltissimo numero di emendamenti. Poi, apprezzando le richieste che venivano dagli altri partiti, e in particolare dal Partito Democratico, per sgombrare il campo dagli equivoci, ha ridotto sensibilmente il numero degli emendamenti presentati, riducendoli di oltre il 50 per cento. Lo voglio ricordare proprio per ribadire che, per quanto ci riguarda, noi non siamo su una posizione ostruzionistica. Ormai siamo arrivati a questo punto.
Non ci piace il testo, perche´ siamo convinti che siano stati violati regole e regolamenti. Non ci piace perche´ siamo fondamentalmente convinti dell’incostituzionalita` e delle numerose incongruenze contenute nel testo. Avevamo chiesto, ed ero intervenuto io per conto del Gruppo, di sospendere l’esame del provvedimento per un nuovo esame, seppur a tempi predefiniti, in Commissione giustizia. Oggi siamo a questo punto ed e` quindi giusto che l’Aula si confronti nel merito.
Nel confrontarsi nel merito, per passare subito al tema degli emendamenti all’articolo 1, devo subito dire che, per quanto ci riguarda, non soltanto l’articolo 1, ma tutti gli articoli dall’1 al 10 andrebbero a nostro avviso cassati. Un emendamento in tal senso, di cui sono anche sottoscrittore, esplicita questo concetto. E lo esplicita perche´ la nostra posizione e` sempre stata, coerentemente, quella di trovare una soluzione alla disciplina delle convivenze, sia eterosessuali sia omosessuali, stabilendo esattamente diritti e doveri, nei confronti dei terzi e della societa`, ma anche nei confronti di se stessi. Evidentemente, pero`, il nostro intendimento era – ed e` – quello di contrastare fortemente l’omologazione delle unioni civili con l’istituto del matrimonio e soprattutto con la configurazione della famiglia cosı` come stabilita all’articolo 29 della Costituzione. Su questa linea e su questa direttrice noi ci siamo mossi. E ci siamo mossi non soltanto in maniera ostativa, ma anche in maniera propositiva, tanto e` vero che il nostro Gruppo parlamentare ha presentato da tempo un disegno di legge, a prima firma del senatore Sacconi, che regolamenta interamente la questione. Per andare al merito dell’articolo 1, devo anche spiegare perche´ noi fondamentalmente non lo condividiamo. L’articolo 1 recita che: «Le disposizioni del presente Capo istituiscono l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale».
Orbene, noi intendiamo innanzitutto sopprimere la definizione di unione civile come specifica formazione sociale, perche´ non comprendiamo la ratio dell’identificare l’unione civile quale formazione sociale specifica, in quanto essa puo` rientrare genericamente tra tutte le formazioni sociali tutelate e garantite dalla nostra Carta costituzionale, senza caratterizzazioni specifiche. Altri emendamenti presentati, sempre all’articolo 1, sottolineano come il testo del provvedimento debba mirare alla tutela dei diritti individuali e dei doveri dei due maggiorenni conviventi, indipendentemente dal fatto che essi siano eterosessuali o omosessuali. Ed e` questa la nostra corretta declinazione, tra l’altro ai sensi dell’articolo 3 della Carta costituzionale. Infatti, differenziare la tutela a seconda dell’orientamento sessuale puo` provocare una forma di discriminazione indiretta degli eterosessuali conviventi. Si pone oltretutto l’accento sui diritti dell’individuo e non della coppia. Nella concezione storico-liberista esiste l’individuo quale portatore di interessi e non la coppia o la societa`. Altri emendamenti da noi presentati all’articolo 1 specificano che il presupposto necessario alla costituzione della nuova formazione sociale sia il perdurare della convivenza, che duri stabilmente da almeno qualche anno, soprattutto in presenza di figli comuni. Cio`, tra l’altro, permetterebbe di evitare la costituzione di unioni civili di comodo, fittizie e con intenti di mero opportunismo, cosa che peraltro non e` nuova nel nostro Paese e che chi ha studiato la letteratura del Novecento sa essere rappresentata nella bellissima commedia di Pirandello «Pensaci, Giacomino!». Questa e` la nostra posizione, che e` strettamente costruttiva. Approfittando dei tempi del mio intervento, desidero rivolgermi a tutta l’Assemblea, ma in particolare ai senatori del Partito Democratico. Quando si fa parte di una maggioranza e, soprattutto, quando si guida un Paese, si ha l’interesse a cercare i punti di unita` e mai i punti o le situazioni divisive. Il crinale che oggi state percorrendo e` scivoloso, pericolosissimo e punta assolutamente alla divisione. Per quanto riguarda il Gruppo Area Popolare (NCD-UDC), abbiamo presentato delle proposte concrete che possono dare risposte a tutte le coppie etero ed omosessuali (facciamo questo non solo nel dibattito politico, ma anche attraverso la presentazione di emendamenti). Tuttavia, per quanto ci riguarda, alcuni punti rappresentano dei limiti invalicabili: mi riferisco all’omologazione con l’istituto della famiglia e alla questione dell’adottabilita` dei figli, con tutte le conseguenze che ne derivano. Non vogliamo sottrarci al tema delle adozioni, ma riteniamo che il campo proprio sia quello di una modifica integrale alla normativa sulle adozioni. Poiche´ c’e` ancora un margine di tempo e di riflessione, cerchiamo di approfittarne per trovare dei punti che possano essere condivisi e concorrere alla formazione di una legge che dia delle risposte che i singoli individui – forse anche la societa`, non lo metto in discussione – aspettano e che non miri a qualcos’altro.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Cio` che temiamo e` che l’intento di una parte del Partito Democratico e dell’Assemblea sia assolutamente diverso e il dibattito che nelle ultime settimane si e` animato sui mezzi di informazione e sulle televisioni lo sta a dimostrare. Evidentemente c’e` l’intento di una parte assolutamente minoritaria nel Paese di utilizzare questo provvedimento come un grimaldello per arrivare all’istituzione di nuovi modelli ed esempi familiari e alla costruzione di un uomo nuovo che non abbia nella sua genesi un padre e una madre. Credo che tutti i parlamentari abbiano oggi ricevuto una lettera molto accorata, ma molto puntuale e fatta bene, dell’Associazione di genitori e amici di persone omosessuali (AGAPO), che specifica esattamente questo. Abbiamo anche letto gli articoli apparsi oggi sui giornali. In particolare, vi e` un articolo apparso sulla prima pagina del quotidiano «Libero», a firma di Maurizio Belpietro. Io personalmente non amo parlare dei casi particolari e che riguardano i singoli, perche´, essendo di matrice e cultura cattolica, non condivido l’errore – sono pronto a combattere contro l’errore – ma ho un atteggiamento diverso nei confronti di chi, dal mio punto di vista, sbaglia. Questo e` assolutamente comprensibile. Il problema non e` soltanto dei giornalisti che oggi fanno emergere determinate situazioni particolari, ma soprattutto di chi si e` sovraesposto, magari perche´ mosso da un interesse particolare. Signor Presidente, il tema e` assolutamente delicato e puo` essere divisivo. Una soluzione poteva anche risiedere nell’essere piu` di manica larga nell’interpretare i nostri Regolamenti e in maniera corretta. Faccio carico a lei, presidente Calderoli, di parlare con il Presidente del Senato per riprendere il percorso dei voti segreti, che su una materia cosı` delicata e di coscienza potrebbero consentire di trovare una strada ed un percorso di maggiore condivisione. Ahime`, cosı` non e` stato.
Non voglio scomodare Manzoni e don Abbondio, non voglio nemmeno scomodare Pilato, del quale peraltro ho gia` parlato nel mio intervento in sede di discussione generale, ma purtroppo – e lo dico questa volta non da senatore ma da siciliano e con una punta di dispiacere – sono costretto a condividere (e non volevo farlo) il pensiero ed il giudizio di Pietrangelo Buttafuoco sull’attuale nostro Presidente del Senato.
Voglio astenermi dal leggere il capitolo che dedica al presidente Grasso Pietrangelo Buttafuoco in «Buttanissima Sicilia» ma, evidentemente con il cuore che mi gronda di sangue, sono costretto questa volta a dire che, ahime`, forse Pietrangelo Buttafuoco ha ragione. (Presidente, vedo che lei non lo ha letto, sara` mia cura regalarle il libro, se non si offende. Il libro e` a disposizione anche via Internet, per cui potete leggerlo). Signor Presidente, si faccia interprete di questo messaggio e lo trasmetta al Presidente del Senato, affinche´ il Presidente Grasso non solo utilizzi le sue prerogative ma esalti il suo ruolo, che e` quello di cercare la giusta mediazione nei tempi, nei modi e, perche´ no, anche nel contenuto. Questo e`, dal mio punto di vista, il ruolo che corrisponde alla parola «arbitro».
I Presidenti del Senato di un tempo, penso a Spadolini e a tanti altri, su questioni assolutamente spinose e particolari non si sarebbero limitati a fare i notai di qualcosa deciso da altri, ne´ avrebbero affidato ai Capigruppo, ancorche´ di maggioranza, le mediazioni, ne´ sui tempi, ne´ sui modi. Credo che questa sia non solo una violazione delle regole del gioco e della prassi, ma anche una brutta pagina e non soltanto per le persone ma altresı` per le istituzioni in generale
giovedì 11 febbraio 2016
NEL DDL CIRINNA' CI SONO LIMITI INVALICABILI
Sul ddl Cirinna' ci sono alcuni punti che
rappresentano dei limiti invalicabili: mi riferisco
all'omologazione con l'istituto della famiglia e alla questione
dell'adottabilita' dei figli, con tutte le conseguenze che ne
derivano.
Non vogliamo sottrarci al tema delle adozioni, ma riteniamo che il campo proprio sia quello di una modifica integrale alla normativa sulle adozioni.
Il Gruppo di Area Popolare, aveva inizialmente presentato un foltissimo numero di emendamenti. Poi, alla luce delle richieste che venivano dagli altri partiti, e in particolare dal Partito Democratico, per sgombrare il campo dagli equivoci, ha ridotto sensibilmente il numero degli emendamenti presentati, riducendoli di oltre il 50%.
Lo voglio ricordare proprio per ribadire che, per quanto ci riguarda, noi non siamo su una posizione ostruzionistica. Quando si fa parte di una maggioranza e, soprattutto, quando si guida un Paese, si ha l'interesse a cercare i punti di unita' e mai i punti o le situazioni divisive.
Il Pd ora si assuma le sue responsabilita'. Il crinale che si sta percorrendo e' scivoloso, pericolosissimo e punta assolutamente alla divisione.
Poiche' c'e' ancora un margine di tempo e di riflessione, cerchiamo di approfittarne per trovare dei punti che possano essere condivisi e concorrere alla formazione di una legge che dia delle risposte che i singoli individui - forse anche la societa', non lo metto in discussione - aspettano e che non miri a qualcos'altro".
Non vogliamo sottrarci al tema delle adozioni, ma riteniamo che il campo proprio sia quello di una modifica integrale alla normativa sulle adozioni.
Il Gruppo di Area Popolare, aveva inizialmente presentato un foltissimo numero di emendamenti. Poi, alla luce delle richieste che venivano dagli altri partiti, e in particolare dal Partito Democratico, per sgombrare il campo dagli equivoci, ha ridotto sensibilmente il numero degli emendamenti presentati, riducendoli di oltre il 50%.
Lo voglio ricordare proprio per ribadire che, per quanto ci riguarda, noi non siamo su una posizione ostruzionistica. Quando si fa parte di una maggioranza e, soprattutto, quando si guida un Paese, si ha l'interesse a cercare i punti di unita' e mai i punti o le situazioni divisive.
Il Pd ora si assuma le sue responsabilita'. Il crinale che si sta percorrendo e' scivoloso, pericolosissimo e punta assolutamente alla divisione.
Poiche' c'e' ancora un margine di tempo e di riflessione, cerchiamo di approfittarne per trovare dei punti che possano essere condivisi e concorrere alla formazione di una legge che dia delle risposte che i singoli individui - forse anche la societa', non lo metto in discussione - aspettano e che non miri a qualcos'altro".
venerdì 5 febbraio 2016
giovedì 4 febbraio 2016
PER LA CIRINNA' I CANI E I GATTI HANNO PIU' TUTELE DEI BAMBINI
"Il regolamento del Comune di Roma dispone che e' vietato
separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita se non per gravi
motivazioni certificate da un medico veterinario. Una disposizione introdotta dall'allora
delegata del sindaco alle politiche sui diritti degli animali, Monica Cirinna'.
Prendo atto che grazie al ddl sulle unioni civili che adesso stiamo discutendo in Aula la citta' di Roma da' piu' tutele ai cuccioli di cani e di gatti di quanto ne garantisca ai cuccioli d'uomo".
"La relatrice Cirinna' non ha di fatto relazionato sul testo di legge ne' sulle conseguenze ne' sugli scenari derivanti qualora il testo fosse approvato cosi'. Si e' limitata ad esporre una sua personale visione cercando di sollecitare una distorta umana pieta' paventando l'esistenza di una apartheid sessuale secondo la stessa presente in molte coppie omosessuali. L'obiettivo e' quello di individuare per le cosiddette unioni civili un regime identico a quello matrimoniale. Una sovrapposizione che contrasta con la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come societa' naturale fondata sul matrimonio, distinguendola dalle altre formazioni sociali".
Sotto accusa "il diritto, che non esiste, a tutti i costi ad avere un figlio. Il vero unico diritto da tutelare e' quello di tutti i bambini ad avere un padre e una madre". Nessuna equiparazione, quindi, tra unioni civili e matrimonio ma anche "l'ipotesi ventilata del c.d. "affido rafforzato", cioe' la trasformazione dell'affido in una adozione rispetto alla quale il decorso del tempo puo' far giungere a una sistemazione definitiva nella "famiglia" di destinazione.
Affido e adozione rispondono infatti a logiche differenti, avendo avuto finora entrambi come riferimento l'interesse del minore, variabile a seconda della situazione di partenza". Ma netta contrarieta' anche verso la pratica dell'utero in affitto che e' una delle forme contemporanee di sfruttamento e di umiliazione della donna piu' gravi, ostile a quel rispetto della persona che e' cardine del nostro ordinamento.
Sfruttamento, neo prostituzione, neo schiavitu' del corpo della donna, del ricco nei confronti del povero, del piu' forte nei confronti del piu' debole. Un'idea proprietaria della vita che distrugge il concetto stesso di procreazione svilendolo ad una produzione". Da qui la considerazione finale che "il Parlamento e' a un bivio approvare una pessima legge che produrra' guasti alla societa' e che tra l'altro sara' demolita dalla Corte Costituzionale oppure aprire un serio dibattito al fine di riconoscere diritti e garanzie alle coppie di conviventi etero ed omosessuali.
E su questo terreno vi ha sfidato con la sua proposta il leader di Area Popolare - NCD Angelino Alfano con l'ipotesi di stralcio dell'articolo 5, con l'impegno di trattare l'argomento delle adozioni nell'ambito proprio cioe' quello del restyling della legge sulle adozione, l'eliminazione di tutti i richiami al Codice Civile che equiparano le unioni civili al matrimonio, e riconoscere la pratica dell'utero in affitto come reato universale.
Auspichiamo una seria riflessione da parte dei colleghi del PD, assicurando in cambio una buona legge che potrebbe avere il nostro voto favorevole".
(tratto dall'intervento in aula sul ddl Cirinnà)
Prendo atto che grazie al ddl sulle unioni civili che adesso stiamo discutendo in Aula la citta' di Roma da' piu' tutele ai cuccioli di cani e di gatti di quanto ne garantisca ai cuccioli d'uomo".
"La relatrice Cirinna' non ha di fatto relazionato sul testo di legge ne' sulle conseguenze ne' sugli scenari derivanti qualora il testo fosse approvato cosi'. Si e' limitata ad esporre una sua personale visione cercando di sollecitare una distorta umana pieta' paventando l'esistenza di una apartheid sessuale secondo la stessa presente in molte coppie omosessuali. L'obiettivo e' quello di individuare per le cosiddette unioni civili un regime identico a quello matrimoniale. Una sovrapposizione che contrasta con la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come societa' naturale fondata sul matrimonio, distinguendola dalle altre formazioni sociali".
Sotto accusa "il diritto, che non esiste, a tutti i costi ad avere un figlio. Il vero unico diritto da tutelare e' quello di tutti i bambini ad avere un padre e una madre". Nessuna equiparazione, quindi, tra unioni civili e matrimonio ma anche "l'ipotesi ventilata del c.d. "affido rafforzato", cioe' la trasformazione dell'affido in una adozione rispetto alla quale il decorso del tempo puo' far giungere a una sistemazione definitiva nella "famiglia" di destinazione.
Affido e adozione rispondono infatti a logiche differenti, avendo avuto finora entrambi come riferimento l'interesse del minore, variabile a seconda della situazione di partenza". Ma netta contrarieta' anche verso la pratica dell'utero in affitto che e' una delle forme contemporanee di sfruttamento e di umiliazione della donna piu' gravi, ostile a quel rispetto della persona che e' cardine del nostro ordinamento.
Sfruttamento, neo prostituzione, neo schiavitu' del corpo della donna, del ricco nei confronti del povero, del piu' forte nei confronti del piu' debole. Un'idea proprietaria della vita che distrugge il concetto stesso di procreazione svilendolo ad una produzione". Da qui la considerazione finale che "il Parlamento e' a un bivio approvare una pessima legge che produrra' guasti alla societa' e che tra l'altro sara' demolita dalla Corte Costituzionale oppure aprire un serio dibattito al fine di riconoscere diritti e garanzie alle coppie di conviventi etero ed omosessuali.
E su questo terreno vi ha sfidato con la sua proposta il leader di Area Popolare - NCD Angelino Alfano con l'ipotesi di stralcio dell'articolo 5, con l'impegno di trattare l'argomento delle adozioni nell'ambito proprio cioe' quello del restyling della legge sulle adozione, l'eliminazione di tutti i richiami al Codice Civile che equiparano le unioni civili al matrimonio, e riconoscere la pratica dell'utero in affitto come reato universale.
Auspichiamo una seria riflessione da parte dei colleghi del PD, assicurando in cambio una buona legge che potrebbe avere il nostro voto favorevole".
(tratto dall'intervento in aula sul ddl Cirinnà)
martedì 2 febbraio 2016
RIFIUTI: VEDIAMO COSA DICE IL WEB ALLE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La Commissione Ambiente del Senato, presieduta dal senatore Giuseppe Marinello, ha deciso di avviare "una consultazione pubblica per acquisire informazioni e valutazioni delle parti interessate al pacchetto di misure sull'economia circolare, presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre scorso". "Con l'espressione "economia circolare" - spiega Marinello in una nota - Bruxelles indica un modello produttivo nel quale le risorse vengono utilizzate da imprese e consumatori in modo sostenibile, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti. Il pacchetto è composto da una Comunicazione e da quattro proposte per la revisione di direttive già in vigore".
"L'iniziativa della Commissione Ambiente del Senato - aggiunge - è aperta a tutti coloro, cittadini, autorità, imprese, Università, centri di ricerca, che desiderano partecipare al processo decisionale europeo con osservazioni sul merito delle proposte legislative".
"I contributi - inviati all'indirizzo di posta elettronica economiacircolare@senato.it - saranno presi in considerazione ai fini dell'elaborazione del parere da trasmettere alla Commissione europea nel quadro del dialogo politico. La consultazione pubblica resterà aperta fino al 1 aprile 2016.
Tutta la documentazione è disponibile nel sito www.senato.it.
Nel mese di maggio la Commissione Ambiente organizzerà una conferenza per discutere gli esiti della consultazione", conclude il senatore.
"L'iniziativa della Commissione Ambiente del Senato - aggiunge - è aperta a tutti coloro, cittadini, autorità, imprese, Università, centri di ricerca, che desiderano partecipare al processo decisionale europeo con osservazioni sul merito delle proposte legislative".
"I contributi - inviati all'indirizzo di posta elettronica economiacircolare@senato.it - saranno presi in considerazione ai fini dell'elaborazione del parere da trasmettere alla Commissione europea nel quadro del dialogo politico. La consultazione pubblica resterà aperta fino al 1 aprile 2016.
Tutta la documentazione è disponibile nel sito www.senato.it.
Nel mese di maggio la Commissione Ambiente organizzerà una conferenza per discutere gli esiti della consultazione", conclude il senatore.
lunedì 1 febbraio 2016
CAMILLE PAGLIA: L'OMOSESSUALITA' E' IL DECLINO DELL'OCCIDENTE
«L'OMOSESSUALITÀ NON È NORMALE. TOLLERARLA È IL DECLINO DELL'OCCIDENTE».
FEMMINISTA
Camille Paglia è una delle più originali pensatrici del nostro tempo. Americana di origini italiane, rappresenta una delle intelligenze più libere, contraddittorie e dissacranti della cultura contemporanea.
È femminista ma disprezza il femminismo contemporaneo che definisce “malato, indiscriminato e nevrotico” e lo rincorre con spietata ironia: “lasciare il sesso alle femministe è come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un impagliatore”.
Ammira le donne emancipate degli anni ’20 e ’30 del ‘900 “perché non attaccavano gli uomini, non li insultavano, non li ritenevano la fonte di tutti i loro problemi, mentre al giorno d’oggi le femministe incolpano gli uomini di tutto”.
DI SINISTRA
Camille Paglia è di sinistra ma riconosce che “i Democratici che pretendono di parlare ai poveri e ai diseredati, sono sempre più il partito di un’élite fatta d’intellettuali e accademici”.
Lei, icona di una cultura radical-chic che affonda nel ’68, spiega l’inutilità degli intellettuali che “con tutte le loro fantasie di sinistra, hanno poca conoscenza diretta della vita americana”.
ATEA
Camille Paglia è atea ma guai a chi le tocca il ruolo storico della religione e sopratutto del cristianesimo: “ho un rispetto enorme per la religione, che considero una fonte di valore psicologico, etico e culturale infinitamente più ricca dello sciocco e mortifero post-strutturalismo, che è diventato una religione secolarizzata”.
LESBICA
Camille Paglia è lesbica ed in molte interviste ricorda la sua attitudine giovanile transessuale, eppure ammette che “i codici morali sono la civiltà. Senza di essi saremmo sopraffatti dalla caotica barbarie del sesso, dalla tirannia della natura”.
Detesta la stupidità delle mobilitazioni gay e l’intolleranza degli omosessuali e quando le si domanda: “Perché in questi anni non c’è stato nessun leader gay lontanamente vicino alla statura di Martin Luther King?” Lei risponde: “Perché l’attivismo nero si è ispirato alla profonde tradizioni spirituali della chiesa a cui la retorica politica gay è stata ostile in maniera infantile. Stridulo, egoista e dottrinario, l’attivismo gay è completamente privo di prospettiva filosofica”.
Lei, che rivendica di essere stata la prima studentessa lesbica a fare outing all’università di Yale, riconosce che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma”.
E sulle nuove frontiere della procreazione assistita, si dice “preoccupata dalla mescolanza perniciosa tra attivismo gay e scienza che produce più propaganda che verità”.
Riconosce che la sua omosessualità e le sue tendenze transgender sono una “forma di disfunzione di genere” perché in natura “ci sono solo due sessi determinati biologicamente”; e i casi di effettiva androginia sono rarissimi, “il resto è frutto di propaganda”.
Verso quei genitori che, grazie a medici compiacenti, cambiano il sesso dei figli a fronte di comportamenti apparentemente transessuali, Camille Paglia non ammette giustificazioni: “È una forma di abuso di minori”.
Sia chiaro: per Camille Paglia, in ballo non c’è il diritto di ogni uomo o donna adulti di vivere la propria sessualità con libertà e amore; né il dovere di uno Stato di riconoscere fondamentali diritti di ogni individuo a raggiungere la propria realizzazione di sé, anche in campo affettivo o sessuale; in ballo c’è il patto mefistofelico che l’Occidente sta facendo con la Tecnica per disarticolare l’ordine naturale: “La natura esiste, piaccia o no; e nella natura, la procreazione è una sola, regola implacabile”.
TRANSGENDER E DECLINO DELL’OCCIDENTE
Qualche mese fa, davanti alle telecamere di Roda Viva, il famoso format televisivo brasiliano di Tv Cultura, è stata ancora più chiara: “l’aumento dell’omosessualità e del transessualismo sono un segnale del declino di una civiltà”.
Non c’è alcun giudizio morale in questa affermazione (e come potrebbe esserci?) ma un’analisi storica sull’Occidente che interpreta i segni del tempo; “a differenza delle persone che lodano il liberalismo umanitario che permette e incoraggia tutte queste possibilità transgender, io sono preoccupata di come la cultura occidentale viene definita nel mondo, perché questo fenomeno in realtà incoraggia gli irrazionali e, direi, psicotici oppositori dell’Occidente come i jihadisti dell’Isis”.
“Nulla definisce meglio la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza dell’omosessualità aperta e del transessualismo”.
Parole di una straordinaria e coraggiosa pensatrice lesbica.
Camille Paglia è una delle più originali pensatrici del nostro tempo. Americana di origini italiane, rappresenta una delle intelligenze più libere, contraddittorie e dissacranti della cultura contemporanea.
È femminista ma disprezza il femminismo contemporaneo che definisce “malato, indiscriminato e nevrotico” e lo rincorre con spietata ironia: “lasciare il sesso alle femministe è come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un impagliatore”.
Ammira le donne emancipate degli anni ’20 e ’30 del ‘900 “perché non attaccavano gli uomini, non li insultavano, non li ritenevano la fonte di tutti i loro problemi, mentre al giorno d’oggi le femministe incolpano gli uomini di tutto”.
DI SINISTRA
Camille Paglia è di sinistra ma riconosce che “i Democratici che pretendono di parlare ai poveri e ai diseredati, sono sempre più il partito di un’élite fatta d’intellettuali e accademici”.
Lei, icona di una cultura radical-chic che affonda nel ’68, spiega l’inutilità degli intellettuali che “con tutte le loro fantasie di sinistra, hanno poca conoscenza diretta della vita americana”.
ATEA
Camille Paglia è atea ma guai a chi le tocca il ruolo storico della religione e sopratutto del cristianesimo: “ho un rispetto enorme per la religione, che considero una fonte di valore psicologico, etico e culturale infinitamente più ricca dello sciocco e mortifero post-strutturalismo, che è diventato una religione secolarizzata”.
LESBICA
Camille Paglia è lesbica ed in molte interviste ricorda la sua attitudine giovanile transessuale, eppure ammette che “i codici morali sono la civiltà. Senza di essi saremmo sopraffatti dalla caotica barbarie del sesso, dalla tirannia della natura”.
Detesta la stupidità delle mobilitazioni gay e l’intolleranza degli omosessuali e quando le si domanda: “Perché in questi anni non c’è stato nessun leader gay lontanamente vicino alla statura di Martin Luther King?” Lei risponde: “Perché l’attivismo nero si è ispirato alla profonde tradizioni spirituali della chiesa a cui la retorica politica gay è stata ostile in maniera infantile. Stridulo, egoista e dottrinario, l’attivismo gay è completamente privo di prospettiva filosofica”.
Lei, che rivendica di essere stata la prima studentessa lesbica a fare outing all’università di Yale, riconosce che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma”.
E sulle nuove frontiere della procreazione assistita, si dice “preoccupata dalla mescolanza perniciosa tra attivismo gay e scienza che produce più propaganda che verità”.
Riconosce che la sua omosessualità e le sue tendenze transgender sono una “forma di disfunzione di genere” perché in natura “ci sono solo due sessi determinati biologicamente”; e i casi di effettiva androginia sono rarissimi, “il resto è frutto di propaganda”.
Verso quei genitori che, grazie a medici compiacenti, cambiano il sesso dei figli a fronte di comportamenti apparentemente transessuali, Camille Paglia non ammette giustificazioni: “È una forma di abuso di minori”.
Sia chiaro: per Camille Paglia, in ballo non c’è il diritto di ogni uomo o donna adulti di vivere la propria sessualità con libertà e amore; né il dovere di uno Stato di riconoscere fondamentali diritti di ogni individuo a raggiungere la propria realizzazione di sé, anche in campo affettivo o sessuale; in ballo c’è il patto mefistofelico che l’Occidente sta facendo con la Tecnica per disarticolare l’ordine naturale: “La natura esiste, piaccia o no; e nella natura, la procreazione è una sola, regola implacabile”.
TRANSGENDER E DECLINO DELL’OCCIDENTE
Qualche mese fa, davanti alle telecamere di Roda Viva, il famoso format televisivo brasiliano di Tv Cultura, è stata ancora più chiara: “l’aumento dell’omosessualità e del transessualismo sono un segnale del declino di una civiltà”.
Non c’è alcun giudizio morale in questa affermazione (e come potrebbe esserci?) ma un’analisi storica sull’Occidente che interpreta i segni del tempo; “a differenza delle persone che lodano il liberalismo umanitario che permette e incoraggia tutte queste possibilità transgender, io sono preoccupata di come la cultura occidentale viene definita nel mondo, perché questo fenomeno in realtà incoraggia gli irrazionali e, direi, psicotici oppositori dell’Occidente come i jihadisti dell’Isis”.
“Nulla definisce meglio la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza dell’omosessualità aperta e del transessualismo”.
Parole di una straordinaria e coraggiosa pensatrice lesbica.
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