giovedì 17 dicembre 2015

UTERO IN AFFITTO: LA CONDANNA DELL'UNIONE EUROPEA

Stop agli "uteri in affitto", che riducono la donna, il suo grembo e i bambini a una merce con lo sfruttamento soprattutto delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. Questo importante messaggio è emerso in assemblea plenaria al Parlamento europeo, all’interno del Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo.
Il Rapporto sui diritti umani, per molti versi controverso, ha visto assorbire un emendamento dell’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik che segna un punto assolutamente importante, soprattutto a fronte della rapida diffusione della pratica della maternità surrogata, che sempre più attira critiche – ora anche di parte laica e femminista – nonché di vari esponenti omosessuali.
Il paragrafo in questione (il 114) afferma che il Parlamento europeo
«condanna la pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba esser vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani» a disposizione dell’Ue nel dialogo con i Paesi terzi.
Il testo così emendato, prima ancora di essere approvato al Parlamento, aveva già ottenuto amplissima maggioranza in ben tre commissioni parlamentari. Anzitutto in quella che ha l’ultima parola in materia, e cioè gli Affari esteri, con 47 sì, 4 no e 4 astenuti. E così anche nelle altre due commissioni consultate: Sviluppo (22 sì, un no e un astenuto), e Diritti della donna e parità di genere (23 sì, 6 no e nessun astenuto).

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