Il decreto Milleproroghe torna alle commissioni. Lo ha deciso l'Aula della Camera accogliendo la richiesta del Comitato dei diciotto. Il rinvio, ha assicurato il presidente della Affari Costituzionali, sarà “breve” e per “consentire al Governo di indicare anche le possibili coperture finanziarie”.
L’Aula della Camera ha votato il rinvio del decreto Milleproroghe in commissioni riunite Bilancio e Affari costituzionali. È stata infatti accolta la richiesta del Comitato dei Diciotto presentata in Aula dal presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno (Pdl).Presentando la richiesta all'Assemblea dei deputati Bruno ha spiegato che nella riunione del Comitato dei Diciotto, svolta questa mattina, “è emersa l'esigenza di definire più compiutamente alcuni punti del testo licenziato venerdì scorso dalle commissioni e in particolare alcune coperture finanziarie, nonché di affrontare un numero circoscritto di alcuni punti che sono stati segnalati nel corso dell'esame in sede referente come particolarmente rilevanti”. Considerata “la complessità e la delicatezza delle questioni” da trattare, il Comitato dei diciotto ha convenuto che “sarebbe preferibile che i punti non ancora definiti fossero affrontati nelle Commissioni riunite” e “il Governo non si è opposto a questo orientamento”. “Tale rinvio – ha precisato Bruno - deve intendersi circoscritto ad un breve lasso di tempo che consenta al Governo di indicare anche le possibili diverse coperture finanziarie”.
La questione fondamentale, ha spiegato il vicepresidente della commissione Bilancio, Giuseppe Francesco Maria Marinello (Pdl), prendendo la parola in Aula “è quella relativa alla copertura dell'emendamento dei relatori all'articolo 6 in materia previdenziale”, cioè all’'aumento dei contributi previdenziali degli autonomi come copertura alle modifiche della riforma delle pensioni. Ma ci sono anche altre criticità, ha spiegato il vicepresidente della commissione Bilancio citando “la questione ASSI-Unire, la questione dei profughi libici e la questione dei lavoratori esodati delle aziende totalmente partecipate dello Stato”.
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