martedì 11 gennaio 2011

MOZIONE PER COMBATTERE LA MORTALITA' INFANTILE

Mozione 1-00335 presentata da il 3 marzo 2010, seduta n.293
Ogni anno nel mondo mezzo milione di donne e 4 milioni di neonati muoiono a causa di complicazioni legate alla gravidanza o al parto e 9 milioni di bambini non superano i 5 anni di vita;
… In Europa, infatti, il numero di donne che muore di parto varia da 5 a 10 ogni 100 mila e circa la metà di questi decessi è da attribuire a una scarsa efficienza del sistema sanitario;
sempre in Europa - infatti - ogni anno 25.000 bambini nascono morti e altri 25.000 muoiono entro i primi dodici mesi di vita: il triste primato per la mortalità infantile (ovvero il numero di morti nel primo anno di vita per 1.000 nati vivi) tra i Paesi Ue spetta alla Lettonia (9,4) e alla Lituania (8,1), mentre i valori più bassi riguardano la Svezia e la Norvegia (3); il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media UE (4,2 per mille), ma, tra le regioni italiane, persistono differenze notevoli nella sua componente principale, ovvero la mortalità neonatale: infatti, mentre nel Nord Italia solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28o giorno di vita, la percentuale sale al 2,9 per mille nel Centro Italia, per giungere al 4,3 per mille nel Sud Italia. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età, il dato medio nazionale del 4,4 per mille evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, 5,6 per mille al Sud Italia; a livello nazionale c'è ancora un dato sul quale si deve riflettere: nella mortalità infantile, in costante diminuzione, permangono - dunque - notevoli diseguaglianze fra le regioni del Nord-Centro Italia e quelle del Sud del Paese. La mortalità neonatale, con un valore maggiore nelle regioni del meridione, è responsabile della maggior parte di tale mortalità; nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento. I dati mostrano come le regioni del Sud Italia evidenzino livelli di mortalità perinatale e neonatale tra i più alti di tutta l'Unione europea, compresi i Paesi di recente ingresso: Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia mostrano, infatti, a oggi indicatori migliori delle regioni meridionali italiane, pur in presenza di livelli socioeconomici meno favorevoli; il tasso di mortalità infantile è un indicatore della salute del neonato, del bambino e della qualità delle cure materne e infantili...
occorre, ... dedicare tutti gli sforzi possibili ad un miglioramento delle cure perinatali e neonatologiche, le sole in grado di garantire il massimo potenziale di salute del feto, del neonato e della mamma; una particolare attenzione deve essere posta nella riduzione delle diseguaglianze nei tassi di mortalità infantile neonatale nelle regioni meridionali, legate a fattori socioeconomici (ad esempio livelli più bassi di reddito e di scolarizzazione), ma anche a fattori organizzativi e gestionali, quali: la carenza delle strutture consultoriali, la mancata concentrazione delle gravidanze a rischio, l'incompleta o la mancata attivazione del sistema del trasporto assistito del neonato (STEN), la mancanza di una guardia attiva medico-ostetrica e pediatrico-neonatologica 24 ore su 24 è, infine, la mancata razionalizzazione della rete dei punti nascita... 
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