venerdì 14 gennaio 2011

CONTRO LE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI NEL MONDO

Resoconto della discussione in aula concernenti iniziative volte a far cessare le persecuzioni nei confronti dei cristiani nel mondo. 12 GENNAIO 2010

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per illustrare le mozioni concernenti iniziative volte a far cessare la persecuzione nei confronti dei cristiani nel mondo. A dire la verità la questione era stata già sollevata con delle mozioni presentate sin dal marzo dello scorso anno ma evidentemente le notizie di cronaca, che si sono susseguite sul finire del 2010 e sin dai primi giorni del 2011, hanno reso assolutamente cogente la questione. Sappiamo che nel mondo vi sono più di due miliardi di fedeli cristiani e 200 milioni di questi fedeli sono sicuramente vittime di persecuzioni, persecuzioni che oggi interessano ben 60 nazioni del mondo. Un primo dato deve farci riflettere: per quanto riguarda le violazioni del diritto alla libertà religiosa dei cittadini, ben l'80, 85 per cento di tali persecuzioni è rivolto contro i cristiani. Tra l'altro, sono anche indicativi i dati dell'agenzia Fides che vengono pubblicati ogni anno e riguardano gli operatori pastorali uccisi. Per quanto riguarda l'anno 2010 vi sono dei dati assolutamente gravi: ventitré operatori pastorali e tra questi un vescovo, quindici sacerdoti, un religioso, una religiosa, due seminaristi, tre laici e ciò non tenendo conto dei fedeli; in questo caso si tratta di migliaia e migliaia di vittime. La situazione nel mondo la conosciamo tutti.
In Iraq i cristiani oggi vivono una situazione assolutamente drammatica: estorsioni, intimidazioni fisiche, danneggiamento dei propri beni, rapimento, diniego di accesso ai luoghi di culto e l'imposizione di un'ignobile tassa di protezione rivolta solo ai cristiani, non ai musulmani. Pag. 24
Ciò che accade in Pakistan è altrettanto grave, così come ciò che accade in India e in altri Paesi dell'Asia e dell'Africa. Tutti, comunque, con una medesima costante: questa violenta aggressione e questa violenta intimidazione continua, giornaliera, nei confronti dei fedeli e dei cristiani. Tale intimidazione riguarda non soltanto la fede religiosa, ma anche una maniera di vivere, una maniera di essere.
Arrivando al massacro natalizio dei copti in Egitto, a dir la verità, questo massacro natalizio sta diventando una sorta di rito, perché voglio ricordare che, anche l'anno scorso, nella città di Nag Hammadi, tre uomini a bordo di un'auto uccisero sette persone, all'uscita di una messa. Mi sento assolutamente di condividere le parole del vescovo della città, Kyrillos, il quale dice che si tratta di «una guerra di religione: vogliono mettere fine alla presenza cristiana in Egitto».
Per arrivare alle notizie di ieri, 11 gennaio: l'ulteriore assassinio di un copto e il ferimento di altri quattro ad opera di un poliziotto. Cosa dire, poi, di cosa accade in Afghanistan, nonostante gli sforzi della missione internazionale, dove, ad esempio, dei medici sono stati uccisi dai talebani soltanto perché sorpresi in possesso di una Bibbia? Tra l'altro, ricordo che la Bibbia è considerata libro profetico anche tra i musulmani stessi.
Tutto questo sicuramente introduce un'altra riflessione: a mio avviso, occorre sottolineare l'enorme somiglianza tra questa escalation di violenza e sopruso contro le minoranze cristiane, e quella che portò alla legge della protezione del sangue e dell'onore tedesco nel 1935 e alla notte dei cristalli nel 1938 e, infine, alla Shoah. Simile, quindi, la progressiva demonizzazione e spersonalizzazione dell'avversario al fine di facilitarne la persecuzione e l'assassinio.
Simile, pure, l'inerzia, se non la connivenza, delle autorità locali, che in taluni casi forniscono addirittura copertura e appoggio logistico agli assalitori. A questa inerzia si contrappongono spesso promesse di intervento delle autorità nazionali con risarcimenti o condanne che quasi mai giungono a buon fine. Simile, infine, la progressiva ghettizzazione della popolazione aggredita, che finisce per raccogliersi ed essere costretta in aree di concentramento nella speranza di potersi meglio difendere, cioè in veri e propri ghetti.
Tutto ciò si accompagna a che cosa? Si accompagna, cari colleghi, all'indifferenza dell'Occidente. Molto spesso, i giornali dell'Occidente, cosiddetto cristiano, che non lesinano mai retorica solidaristica nei confronti di chiunque e di chicchessia, si limitano a registrare esclusivamente i fatti, al punto che monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha correttamente osservato che taluni animali in via di estinzione sono talvolta più difesi dei cristiani.
Vorrei citare anche l'editorialista Panebianco, il quale scrive che «in un'epoca di risveglio religioso generalizzato, sono ricominciate in molti luoghi le guerre di religione, dove i cristiani sono solo vittime, mai i carnefici. Da dove deriva tanto disinteresse per la loro sorte? Sono all'opera diverse cause: la prima è data da un atteggiamento farisaico secondo il quale non conviene parlare troppo delle persecuzioni dei cristiani se non si vuole alimentare lo scontro di civiltà».
Cari colleghi, credo siano proprio queste le ragioni per le quali anche il Presidente Obama, in merito alla recente strage in Egitto, ha deprecato, sì, l'episodio, ma non ha fatto il minimo accenno alla sua connotazione religiosa.
Di fronte a questo assordante silenzio che cosa dobbiamo dire? Dobbiamo dire semplicemente che questo è il frutto di un indecente relativismo culturale spesso dettato da opportunismo e da insipienza, spesso dettato da squallido interesse di noi occidentali e di una sorta di intellighenzia che probabilmente (consapevolmente talvolta, ma spesso inconsapevolmente) fa parte di quella strategia complessiva contro la religione e, in particolare, contro la religione cristiana.
Non possiamo assolutamente sottacere il fatto che in Europa oggi insistono lobby che vogliono far passare sotto silenzio le Pag. 25radici cristiane dell'Europa stessa. Ma l'Europa non può e non deve rinnegare le proprie origini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Questo lo abbiamo visto negli anni passati, allorquando la Costituzione stessa dell'Unione europea sottaceva tali origini, fino ad arrivare ai nostri giorni, quando, proprio il mese scorso, venivano distribuiti tre milioni di diari scolastici con le festività religiose cristiane soppresse, mentre invece i medesimi eurodiari indicavano le festività delle altre religioni. Non siamo assolutamente disponibili ad accettare le scuse di questa (chiamiamola così, eufemisticamente) «dimenticanza» da parte del Commissario europeo, il maltese John Dill.
Tutto questo fa parte sicuramente di una strategia che, in talune parti del mondo, è una strategia violenta, portata avanti da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche. Sicuramente il piano globale contro la cristianità e contro i cristiani è assolutamente molto più raffinato e trova anche nell'Occidente, anche nell'Europa e anche nella nostra nazione una serie di importanti sostenitori.
Allora, cosa dire a proposito di questi concetti? Dobbiamo dire che sicuramente quanto contenuto all'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo deve trovare maggiore sostanza e maggiore applicazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Mi avvio rapidamente a conclusione formulando alcuni suggerimenti. Ritengo che la mozione finale unitaria, cui sicuramente questa Aula parlamentare perverrà nella giornata di oggi, debba contenere enunciazioni di principio, ma anche impegni importanti. Tali impegni possono riguardare i principi di reciprocità tra le nazioni e anche tra le religioni, principi che devono chiaramente avere anche delle refluenze negli interessi economici e strategici dei vari Paesi.
La nostra mozione deve anche contenere indicazioni precise per dare una corsia preferenziale a quegli ingressi umanitari in favore di immigrati cristiani che provengono da Paesi dove siano in corso delle persecuzioni. Deve contenere delle indicazioni affinché l'aiuto pubblico per il sostegno e la tutela delle nazioni in via di sviluppo debba vedere privilegiate le missioni cristiane e prevedere, quindi, una serie di agevolazioni in termini lavorativi, fiscali e di benefici economici in favore delle missioni cristiane e dei perseguitati.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Solo così, solo facendo questo, possiamo dare un segno concreto e tangibile, al di là delle enunciazioni di principio che pure sono importanti, ma devono essere sostanziate da fatti concreti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

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