Avere un figlio da una madre surrogata non è difficile se si ha a disposizione una discreta quantità di denaro. Negli Usa, dove la pratica è legale in molti Stati, il costo si aggira tra i 135 mila e i 170 mila euro a seconda del numero dei tentativi e delle spese mediche che, per esempio, aumentano a dismisura in caso di parto gemellare. In cambio c’è la certezza del percorso legale: il bambino, prima ancora di nascere, sarà figlio dei genitori intenzionali e avrà anche la cittadinanza americana.
La portatrice, cioè la madre surrogata, firmerà un contratto in cui cederà qualsiasi diritto sul piccolo. Un particolare non di poco conto per quelle coppie omosessuali italiane che, tornate in patria, dovranno registrare all’anagrafe un neonato privo di madre. Per questo il business negli Usa aumenta a ritmo esponenziale: più di 2.000 bambini nati ogni anno, il triplo di 10 anni fa, molti dei quali per coppie straniere.
La California è la meta più gettonata dai gay italiani cui la pratica è preclusa nell’Europa dell’Est o in altri Paesi low cost. Soltanto a Los Angeles le cliniche sono decine e per prendere un appuntamento basta compilare un modulo online. I primi colloqui si fanno via Skype e anche la scelta della donatrice di ovuli si può fare da casa visionando cataloghi che danno ogni genere di informazioni: foto, età, altezza, peso, origine etnica, colore di occhi e capelli.
Più complicata la decisione su quale donna dovrà portare in grembo il bambino perché per nove mesi la coppia committente dovrà interagire con la madre surrogata e stabilire una relazione che sicuramente va al di là di un rapporto d’affari. Per questo il contratto viene stilato da un avvocato nei minimi dettagli e spesso comprende anche la dieta che la madre dovrà seguire durante la gravidanza. Le agenzie più serie fanno uno screening molto severo delle surrogate.
A Growing Generations, la più nota clinica californiana per l’utero in affitto dove vanno la maggior parte delle coppie gay, vengono prese solo l’1% delle «madri per altri» che si candidano. E se una non è disposta ad abortire in caso di problemi viene subito scartata. Se la donna ha già avuto altre gravidanze surrogate il costo sale perché è considerata più affidabile. La portatrice prende un compenso ad ogni passo: alla prima iniezione, al transfer, alla conferma del battito, per i viaggi, per i vestiti e una paga mensile. In tutto nelle sue tasche entrano 40 mila dollari.
http://www.corriere.it/politica/16_febbraio_29/adozioni-maternita-surrogata-cosi-funzionano-sistema-usa-90104fd0-de60-11e5-8660-2dd950039afc.shtml
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