Alfano: Libia, non esiste iniziativa autonoma, solo azioni concordate con gli altri Paesi.
I due ostaggi italiani uccisi in Libia danno la sensazione di un prezzo già altissimo pagato dall’Italia prima ancora di cominciare l’eventuale missione militare in quel Paese, ma il ministro dell’Interno Angelino Alfano la vede in un altro modo: «La connessione tra quanto è accaduto a Sabratha e l’ipotesi di partecipazione alla missione internazionale è quanto meno acrobatica. Purtroppo i nostri connazionali sono vittime di un evento che casualmente s’intreccia con quello che si sta pianificando, e il dolore è maggiore perché che ci stavamo impegnando a fondo per la liberazione degli ostaggi».
Ora quel lavoro sotterraneo continua per riportare a casa prima possibile gli altri due tecnici rapiti ancora in vita, e Alfano è parco di dettagli: «Per capire esattamente quello che è successo ci vorrà tempo, ma questi fatti dimostrano una volta di più chelì c’è la guerra; non è un film né un videogame, bensì una realtà di guerra».
Nella quale l’Italia pare si stia addentrando a pieno titolo, sebbene il ministro tenga a precisare alcuni punti fermi: «Non esiste un’iniziativa autonoma e individuale del nostro Paese, ma solo l’eventualità di azioni concordate e coordinate a livello internazionale, in una logica di azione comune».
Nella quale l’Italia pare si stia addentrando a pieno titolo, sebbene il ministro tenga a precisare alcuni punti fermi: «Non esiste un’iniziativa autonoma e individuale del nostro Paese, ma solo l’eventualità di azioni concordate e coordinate a livello internazionale, in una logica di azione comune».
Il varo del decreto governativo che chiama in causa in servizi segreti e le «garanzie funzionali» per chi interverrà dimostrano che siamo già in una fase molto avanzata, e Alfano rassicura: «Tutto sta avvenendo sulla base delle indicazioni contenute in una legge approvata dal Parlamento, che sarà debitamente e doverosamente informato di ogni ulteriore passo».
Il ministro è tuttavia consapevole che l’evoluzione della situazione, qualunque piega prenderà, può aumentare il rischio attentati in Italia: «E ovvio che ci sia questa possibilità, dal momento che tutte le analisi investigative e di intelligence hanno stabilito un nesso tra la “politica punitiva” messa in atto dall’Isis con gli attentati di Parigi e la partecipazione della Francia ad azioni militari. Del resto il nostro livello di attenzione è già molto alto, però bisogna fare anche un altro tipo di valutazione». Che sarebbe la seguente, scandita dal ministro con convinzione: «Escludere a priori una nostra partecipazione all’intervento su quello che sta avvenendo davanti casa nostra non è più tranquillizzante per la nostra sicurezza interna. Nella valutazione dei rischi, lasciare la situazione com’é non rende il quadro meno preoccupante per noi. Anche sul piano del pericolo attentati. Il rischio c’è già, e tenere un vulcano acceso davanti alle nostre coste non aiuta certo a ridurlo».
Dunque siamo alla conferma implicita dell’intervento italiano in Libia?
«No, solo a una considerazione su questa ipotesi legata al mio ruolo di ministro dell’Interno».
«No, solo a una considerazione su questa ipotesi legata al mio ruolo di ministro dell’Interno».
L’obiettivo «politico-strategico» dell’Italia rispetto alla questione libica resta quello di aiutare a garantire, sull’altra sponda del Mediterraneo, «un governo stabile che potrebbe darci una mano anche sull’altro fronte che dobbiamo tenere d’occhio, cioè quello dell’immigrazione».
Alfano ricorda che il 96 per cento degli ingressi irregolari in Italia passa dalla Libia, ragion per cui «avere un interlocutore stabile con cui dialogare e siglare accordi sarebbe per noi fondamentale».
L’ultima relazione dei servizi segreti ha ribadito che il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori non riguarda la direttrice nord-africana bensì quella che attraversa i dei Balcani, e Alfano conferma: «La vecchia rotta dei contrabbandieri è divenuta la nuova rotta dei foreign fighters e dei campi di addestramento. Su quel fronte stiamo concentrando la massima attenzione, e domani (oggi, ndr) incontrerò il mio collega dell’Albania proprio per discutere e concordare iniziative sulla protezione delle frontiere e il monitoraggio dei transiti. Mi auguro che l’incontro sia proficuo anche nell’ottica delle misure antiterrorismo».
fonte: Corriere della Sera
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