«Caro amico,
ti scrivo questa lettera prima di tutto per ringraziarTi dell'impegno speso nelle ultime settimane per far passare provvedimenti importanti in un contesto difficile e in un momento delicato per il nostro paese. Ed è nella consapevolezza del grande senso di responsabilità, della lealtà e della compattezza dimostrate da tutto il Gruppo Parlamentare, che mi rivolgo a Te, per condividere alcune riflessioni su un tema che mi sta particolarmente a cuore. Arriva in questi giorni in aula il disegno di legge sul cosiddetto "testamento biologico". È una legge parlamentare, su cui il Governo non è tenuto a intervenire, ma allo stesso tempo è una legge che nasce da circostanze particolari su cui non solo il Governo ha preso posizioni chiare e coraggiose, ma io personalmente mi sono adoperato ed esposto con assoluta convinzione. La gran parte di noi ritiene che sul "fine vita", questione sensibile e legata alla sfera più intima e privata, non si dovrebbe legiferare, e anch'io la penserei così, se non ci fossero tribunali che, adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il Parlamento e usurparne le funzioni. Non è possibile dimenticare infatti che la legge che ci accingiamo a discutere nasce da un evento che ha traumatizzato l'opinione pubblica e tutti noi: la morte di una donna, stabilita - per la prima volta in Italia - attraverso una sentenza. Nel nostro partito, che rispetta profondamente le libere convinzioni di ciascuno, esistono sensibilità diverse su questo tema, e non è mia intenzione chiedere che queste convinzioni personali siano sacrificate o compresse. Credo però che il lungo lavoro sul testo di legge abbia portato a un risultato largamente condivisibile di sintesi e di mediazione alta. Questa legge sancisce per la prima volta il principio laico del "consenso informato", per cui nessun trattamento sanitario può essere compiuto sul paziente senza che questi abbia espresso il proprio consenso, assicurando così la libertà di cura. Nello stesso tempo, traccia un confine netto con l'eutanasia, evitando anche i rischi di accanimento terapeutico. La vita è un bene che noi tutti difendiamo, e se è vero che il mondo cattolico ha molto da insegnarci su questo, è vero anche che l'intangibilità della persona è un valore non negoziabile anche per i laici, e per tutte le culture politiche che compongono il grande mosaico del nostro partito. Noi liberali, cristiani, socialisti, riformisti, credenti di fedi diverse e non credenti, noi moderati, insomma, siamo convinti che la libertà, bene prezioso, non possa arrivare a negare la vita. Ti chiedo dunque, ancora una volta, impegno e partecipazione, sicuro che, come sempre, saprai conciliare l'etica della convinzione con quella della responsabilità, così come accade quando si è di fronte a scelte e a decisioni importanti. Sicuro di poter contare sulla Tua attenzione e sulla Tua lealtà, Ti invio il mio più cordiale ed affettuoso saluto».
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