Pubblicato
il 12 luglio 2017, nella seduta n. 856
MARINELLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
MARINELLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
la legge di bilancio per il 2017 (legge n. 232 del
2016), all'articolo 1, commi 195-198, ha introdotto delle modifiche normative
al cosiddetto cumulo dei periodi assicurativi. In particolare, il comma 195 ha
operato una revisione dei requisiti per l'accesso al cumulo, ai fini
pensionistici;
il cumulo contributivo è quel meccanismo che permette
a coloro che hanno versato contributi in più gestioni previdenziali di sommare
i diversi spezzoni per ottenere una sola pensione con più quote pagate dalle
gestioni interessate. Tutto questo gratuitamente e non con i costi esorbitanti
delle ricongiunzioni;
in base a tale istituto, i soggetti che abbiano
contributi (relativi a periodi non coincidenti) in diverse forme pensionistiche
obbligatorie di base (inerenti ai lavoratori dipendenti o ai lavoratori
autonomi e parasubordinati iscritti in regimi Inps) possono cumulare
gratuitamente i medesimi, in alternativa agli istituti della ricongiunzione
(eventualmente onerosa) o della totalizzazione;
in particolare, la novella di cui alla lettera a)
del comma 195 estende l'istituto del cumulo ai periodi contributivi maturati
presso le forme pensionistiche obbligatorie di base relative a lavoratori
autonomi e gestite da persone giuridiche di diritto privato;
considerato che:
secondo articoli di stampa, che riprendono le
preoccupazioni delle casse previdenziali private, sembra che manchino le
coperture economiche necessarie all'attuazione della normativa;
potrebbe superare i 2 miliardi di euro il buco che
rischia di aprirsi nei conti pubblici e in quelli delle casse privatizzate per
la mancata copertura finanziaria del cumulo contributivo previsto dall'ultima
legge di bilancio anche per i professionisti (medici, ingegneri, avvocati, per
esempio) che abbiano effettuato versamenti all'Inps, ma anche ad altre gestioni
previdenziali e che vogliano riunificare le quote;
il tutto sembra essere nato da approssimazione e
superficialità, mostratasi nella sottovalutazione degli effetti della misura;
ora c'è il rischio di far saltare tutte le previsioni effettuate a suo tempo o,
al contrario, di lasciare a terra migliaia di potenziali destinatari;
si tratta di medici, ingegneri, avvocati, veterinari,
ragionieri, geometri, geologi, psicologi, consulenti del lavoro e altre
categorie. Centinaia di migliaia di lavoratori, che, proprio grazie al cumulo,
possono andare in pensione prima o con assegni più elevati, non dovendo
rinunciare a priori a spezzoni di contributi versati;
la nuova formula tuttavia è rimasta sulla carta e la
norma di legge completamente inapplicata. I vertici dell'Inps hanno predisposto
una circolare applicativa, che è ferma al Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Quelli delle casse, a loro volta, hanno reclamato a più
riprese un atto dello stesso Ministero per rendere operativo il meccanismo. Ma
hanno anche fatto presente che tocca allo Stato finanziare l'operazione e
saldare il conto;
durante il 62° congresso degli ingegneri, tenutosi a
fine giugno 2017, il presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro, ha avvisato che
sono almeno 65-66.000 i professionisti delle due categorie interessati per un
onere di 550 milioni di euro. E si tratta solo di una cassa;
i tecnici dell'Adepp (Associazione degli entri
previdenziali privati) hanno fatto una stima che supera complessivamente i 2
miliardi. E nel conto mancano gli oneri a carico dell'Inps;
la causa del problema è all'origine: quando è stata
introdotta la misura nella legge di bilancio per il 2017, i Ministeri del lavoro
e dell'economia hanno previsto una copertura finanziaria per meno di 100
milioni di euro per il 2017. E ora non sanno dove e come trovare la montagna di
risorse che manca. Da qui il silenzio e l'imbarazzo degli uffici legislativi e
delle Direzioni generali interessate dei Ministeri; considerato, inoltre, che:
ora ci si pone la domanda di chi metterà sul piatto
questo denaro. E per le casse dovrebbe essere lo Stato: infatti, in assenza di
risorse statali, o si aumenta la contribuzione o si abbassano le pensioni
oppure, addirittura, si dovrebbe intaccare il patrimonio delle casse stesse.
Posto che il principio del cumulo gratuito è sacrosanto, bisogna trovare una
soluzione che non gravi sugli iscritti;
è importante affermare un principio di equità, e non è
accettabile il rischio, ad oggi estremamente concreto, che il carico ricada
unicamente sugli iscritti. Anche perché le casse di previdenza private e
privatizzate sono un'eccellenza, rispetto ad una previdenza pubblica che fa
acqua da tutte le parti;
la copertura pubblica, dalle indiscrezioni emerse
sulla stampa, non pare all'orizzonte. Con l'ammanco di almeno 2 miliardi di
euro, quindi, si è alla disperata ricerca di un cavillo per far saltare il
congegno o per renderlo talmente inutilizzabile da vanificarlo. A danno di
centinaia di miglia di professionisti che stanno aspettando di presentare la
domanda;
ritenuto che:
sembra all'interrogante quasi surreale come misure
così onerose possano essere approvate nell'iter legislativo senza
un'accurata istruttoria preliminare; molto spesso accade che emendamenti dai
costi ridotti vengano bocciati e neanche discussi nel merito, perché sprovvisti
della copertura economica idonea. Poi la realtà dei fatti dimostra come la
volontà governativa molto spesso aggiri i vincoli tecnici o provocati risposte
tecniche molto discutibili;
nelle procedure parlamentari, sempre più spesso,
accade che medesimi emendamenti, con le medesime coperture economiche, vengano
bocciati o approvati a seconda della provenienza politica; invece, la congruità
e correttezza della copertura finanziaria di un emendamento dovrebbe valere
indipendentemente dalla provenienza governativa o parlamentare della proposta,
e indipendentemente dalla parte politica o dalla carica del proponente; a
parere dell'interrogante, un uso politico distorto di espedienti tecnici, come
le coperture finanziarie potrebbe provocare, nel lungo periodo, effetti
distorti come ulteriori voragini nel bilancio statale,
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero l'inadeguata copertura
finanziaria predisposta per il cumulo pensionistico e se effettivamente sia
necessario il reperimento di ulteriori 2 miliardi di euro per la misura;
se non sia il caso di appurare le eventuali negligenze
di coloro i quali avevano la responsabilità di stimare gli oneri finanziari
delle misure in oggetto ed adottare gli opportuni provvedimenti;
se non sia il caso di fornire una risposta celere ed
adeguata alle casse dei professionisti, che sono da mesi in attesa delle misure
applicative della norma sul cumulo;
se non sia il caso, nel prossimo provvedimento utile,
di prevedere una copertura idonea per la misura, considerata la stima delle
domande che ciascuna cassa ha effettuato per i propri iscritti, evitando in tal
modo che l'onere della novella legislativa ricada sugli iscritti alle casse
private.
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