Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimiamo la nostra
soddisfazione per il dibattito che oggi si sta svolgendo, perché non è sempre
scontato che relazioni su temi così rilevanti da parte delle Commissioni
d'inchiesta siano, poi, discusse in maniera così seria e approfondita
dall'Assemblea. Nella fattispecie, il dibattito odierno consente una
discussione ampia e una maggiore trasparenza rispetto a situazioni di per sé
problematiche, gravi e complesse, che insistono, peraltro, su tutto il
territorio nazionale.
L'obiettivo dell'Assemblea è sicuramente quello di cercare di
porre, ancora di più, i riflettori su tali problematiche, per evitare che
cadano nell'oblio e nelle lungaggini burocratiche. Pertanto, auspichiamo
un'approvazione all'unanimità delle proposte di risoluzione, perché è di tutta
evidenza che la tutela dell'ambiente non deve e non può conoscere divisioni
politiche, ma unicamente la volontà comune di superare le criticità rilevate.
In sintesi, parlerò solo di alcuni aspetti, perché evidentemente
condivido pienamente l'intervento testé fatto, in discussione generale, dal
collega senatore Di Biagio.
Su Porto Marghera abbiamo visto, ad esempio, come il 5-6 per cento
di lavori mancanti, rispetto al 95 per cento di lavori eseguiti, abbia un costo
elevato (250 milioni di euro) e coinvolga, però, le aree più complesse, dove
passano le sottostazioni. Siamo, quindi, in una situazione per cui, se non si
interviene in maniera puntuale, precisa e soprattutto in tempi rapidi, si corre
il rischio che anche il lavoro fatto si ammalori e che quei marginamenti
realizzati non tengano più e, di fatto, non servano a nulla. Di conseguenza, vi
è il rischio che lo scarso funzionamento delle strutture fin qui realizzate
possa contribuire non a ridurre, ma addirittura ad aumentare il livello di
inquinamento presente.
La situazione attuale è, dunque, di una delicatezza estrema e
chiama tutti ad un senso di responsabilità, al di là delle colpe di chi non ha
realizzato in maniera adeguata un'opera o un'altra. Il rischio, appunto, è che
continui l'inquinamento e che si possa riaprire un contenzioso tra lo Stato e
le imprese che hanno pagato, attraverso transazioni, il corrispettivo per
addivenire all'emergenza delle bonifiche e questo rischio - lo sottolineo - è
molto forte e fondato.
Inoltre, qualsiasi opera di reindustrializzazione venisse mai
realizzata in quell'area (e ci sono tanti interessi manifestati, perché quella
è un'area strategica, non solo per l'allocazione, ma anche per la sua naturale
infrastrutturazione e per il naturale punto di approdo tra terra e mare), non
può non considerare la bonifica e la messa in sicurezza quale necessaria
premessa. Quindi, bonifica e messa in sicurezza rappresentano la premessa del
rilancio di un'attività produttiva e vanno assolutamente considerate di pari
passo.
Per quanto riguarda la bonifica dei poli chimici, il cosiddetto
quadrilatero del Nord, che comprende, oltre a Porto Marghera, i siti di
Mantova, Ravenna e Ferrara, dobbiamo ricordare che questo rappresenta il sito
d'elezione della chimica italiana del Novecento: di quella chimica che ha dato
risultati straordinari nel nostro Paese.
La maggiore criticità riscontrate nei vari siti di interesse
nazionale è la presenza di numerosi procedimenti amministrativi. A volte le
imprese adducono questa complessità come una impossibilità per poter procedere
a bonificare o mettere in sicurezza; a volte il pubblico scarica le
responsabilità dicendo che non ha i mezzi per poter fare controlli e interventi
adeguati. Quindi, si tratta di normative che sicuramente necessitano ancora di
essere perfezionate, anche se nel collegato ambientale, con l'approvazione di
un nuovo schema delle transazioni finalizzate al ripristino ambientale, si è
cercato di perseguire la logica delle semplificazioni. Parimenti importante è
stata l'introduzione nel codice penale del reato di omessa bonifica, che
sicuramente sarà una leva importante in mano alla magistratura per far
rispettare i procedimenti in atto di messa in sicurezza e bonifica.
Non ultimo, anche l'approvazione definitiva da parte del Senato
della legge sul riordino delle agenzie ambientali potrebbe favorire questo
processo di semplificazione. Al di là delle peculiarità dei singoli siti, che
vanno assolutamente considerate, emerge di fatto che le bonifiche sono fondamentali
se si pensa che in questi siti, oggi tutti attivi, la chimica del nostro Paese
possa avere ancora un futuro, e non soltanto la chimica tradizionale.
Versalis ha un centro di ricerca importante: un centro di
eccellenza è a Ravenna e a Ferrara vi è il centro studi più importante per la
produzione di poliolefine in Europa; a Mantova vi è un altro pezzo importante
della ricerca di Versalis e vi sono anche siti che stanno guardando con un
certo interesse a possibili investimenti sulla cosiddetta chimica verde.
Ricordiamo che tanti brevetti innovativi, legati al cosiddetto bio-based,
cioè alla cosiddetta chimica verde, sono in realtà frutto della ricerca
italiana. Speriamo tutti che il nostro dibattito serva anche da stimolo per
affrontare una discussione in tal senso per far sì che il Governo scelga, nella
maniera giusta e opportuna, la via per rilanciare questa importantissima branca
dell'economia nazionale.
Per la prosecuzione delle attività di bonifica si richiede,
dunque, non solo la destinazione di risorse economiche ma anche un ruolo attivo
della parte pubblica, e mi riferisco in primo luogo del Ministero
dell'ambiente, che evidentemente deve riappropriarsi delle proprie competenze,
delle proprie specificità e del proprio ruolo nel perseguire non una logica
meramente procedurale ma una logica di risultato, dimostrando la capacità di
coniugare, nell'interlocuzione con gli enti territoriali e i soggetti privati, elevate
competenze tecniche e giuridiche e soprattutto capacità di visione strategica
condivisa.
Sulla questione del ciclo dei rifiuti in Liguria posso rifarmi
agli interventi dei colleghi, ancora una volta del collega Di Biagio, ma
sottoscrivo anche buona parte dell'intervento del collega Caleo. Le criticità
riscontrate sono fondamentalmente due: le scelte impiantistiche non fatte nei
tempi e nei modi opportuni e soprattutto la frammentazione della gestione.
Tutto questo, considerando anche le difficoltà orografiche e le difficoltà dei
trasporti in Liguria, fa sì che quella rappresenti di per sé un'emergenza
nazionale, magari misconosciuta.
Si parla spesso di Meridione d'Italia, si parla spesso di Napoli,
di Campania e di Sicilia, ma quella della Liguria è sicuramente una tematica
sulla quale dobbiamo lavorare con maggiore incisività. Per non parlare, poi,
delle grandi aree portuali che insistono in quella Regione, che costituiscono
di per sé un punto di smistamento transfrontaliero di rifiuti non sempre leciti,
anzi molto spesso addirittura illeciti, anche quando la regia di traffici
illeciti si trova in altre parti del territorio nazionale: regia che
evidentemente sceglie come porti di elezione probabilmente i porti della
Liguria.
Bisogna anche accennare alla questione della demolizione della
Costa Concordia: un'attività di demolizione che, in considerazione della sua
elevata complessità, nonché dei possibili, potenziali impatti ambientali, è
stata preventivamente sottoposta all'Autorizzazione integrata ambientale e
fatta oggetto di monitoraggio e controllo da parte del personale della
Capitaneria di porto di Genova. Il caso Concordia è un caso eclatante, ma non
deve essere considerato un caso unico. Ogni anno venti navi di grandi
dimensioni vengono abbandonate nei porti italiani, anche perché sono iscritte
nei registri navali farlocchi di Paesi compiacenti, con l'impossibilità di
risalire alla titolarità di quelle imbarcazioni. A queste si aggiungono altri
150 relitti di vario tonnellaggio e addirittura 30.000-31.000 imbarcazioni da
diporto abbandonate; complessivamente, si tratta di ben 42.000 tonnellate di
vetroresina. È un fenomeno rilevante, per il quale è ormai necessario
provvedere con una specifica procedura di smantellamento dei relitti,
salvaguardando l'ambiente e la sicurezza della navigazione.
Per concludere, signor Presidente, ci sono da sottolineare gli
aspetti più rilevanti in tema di gestione dei rifiuti radioattivi in Italia. La
criticità fondamentale risiede nella perdurante mancanza di un deposito
nazionale ove collocare i rifiuti, oggi distribuiti in numerosi siti sparsi sul
territorio nazionale, in massima parte addirittura nelle aree dove gli stessi
rifiuti sono stati prodotti. Di certo non giova alla fattibilità dell'opera il
prolungarsi dei tempi di attesa per la pubblicazione della proposta della Carta
delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Deposito nazionale,
soprattutto per l'effetto negativo che i successivi, ripetuti rinvii possono
produrre sull'immagine di trasparenza del procedimento, condizione
indispensabile, insieme alla credibilità degli attori, affinché l'opera possa
essere realizzata in un clima di sufficiente accettazione da parte delle
amministrazioni locali.
Signor Presidente, colleghi, sono tutte
questioni estremamente rilevanti. È per questo che con il voto di oggi
(ribadisco la speranza che si tratti di un voto unanime) il Senato dà a mio
avviso un notevole contributo al dibattito su queste problematiche, con
l'auspicio che il Governo voglia farsi parte diligente per promuovere delle
politiche ambientali più forti e più decise.
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