sabato 2 aprile 2016

Intervento in Aula effettuato in occasione del voto sull'inchiesta sui riifuti

Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimiamo la nostra soddisfazione per il dibattito che oggi si sta svolgendo, perché non è sempre scontato che relazioni su temi così rilevanti da parte delle Commissioni d'inchiesta siano, poi, discusse in maniera così seria e approfondita dall'Assemblea. Nella fattispecie, il dibattito odierno consente una discussione ampia e una maggiore trasparenza rispetto a situazioni di per sé problematiche, gravi e complesse, che insistono, peraltro, su tutto il territorio nazionale.
L'obiettivo dell'Assemblea è sicuramente quello di cercare di porre, ancora di più, i riflettori su tali problematiche, per evitare che cadano nell'oblio e nelle lungaggini burocratiche. Pertanto, auspichiamo un'approvazione all'unanimità delle proposte di risoluzione, perché è di tutta evidenza che la tutela dell'ambiente non deve e non può conoscere divisioni politiche, ma unicamente la volontà comune di superare le criticità rilevate.
In sintesi, parlerò solo di alcuni aspetti, perché evidentemente condivido pienamente l'intervento testé fatto, in discussione generale, dal collega senatore Di Biagio.
Su Porto Marghera abbiamo visto, ad esempio, come il 5-6 per cento di lavori mancanti, rispetto al 95 per cento di lavori eseguiti, abbia un costo elevato (250 milioni di euro) e coinvolga, però, le aree più complesse, dove passano le sottostazioni. Siamo, quindi, in una situazione per cui, se non si interviene in maniera puntuale, precisa e soprattutto in tempi rapidi, si corre il rischio che anche il lavoro fatto si ammalori e che quei marginamenti realizzati non tengano più e, di fatto, non servano a nulla. Di conseguenza, vi è il rischio che lo scarso funzionamento delle strutture fin qui realizzate possa contribuire non a ridurre, ma addirittura ad aumentare il livello di inquinamento presente.
La situazione attuale è, dunque, di una delicatezza estrema e chiama tutti ad un senso di responsabilità, al di là delle colpe di chi non ha realizzato in maniera adeguata un'opera o un'altra. Il rischio, appunto, è che continui l'inquinamento e che si possa riaprire un contenzioso tra lo Stato e le imprese che hanno pagato, attraverso transazioni, il corrispettivo per addivenire all'emergenza delle bonifiche e questo rischio - lo sottolineo - è molto forte e fondato.
Inoltre, qualsiasi opera di reindustrializzazione venisse mai realizzata in quell'area (e ci sono tanti interessi manifestati, perché quella è un'area strategica, non solo per l'allocazione, ma anche per la sua naturale infrastrutturazione e per il naturale punto di approdo tra terra e mare), non può non considerare la bonifica e la messa in sicurezza quale necessaria premessa. Quindi, bonifica e messa in sicurezza rappresentano la premessa del rilancio di un'attività produttiva e vanno assolutamente considerate di pari passo.
Per quanto riguarda la bonifica dei poli chimici, il cosiddetto quadrilatero del Nord, che comprende, oltre a Porto Marghera, i siti di Mantova, Ravenna e Ferrara, dobbiamo ricordare che questo rappresenta il sito d'elezione della chimica italiana del Novecento: di quella chimica che ha dato risultati straordinari nel nostro Paese.
La maggiore criticità riscontrate nei vari siti di interesse nazionale è la presenza di numerosi procedimenti amministrativi. A volte le imprese adducono questa complessità come una impossibilità per poter procedere a bonificare o mettere in sicurezza; a volte il pubblico scarica le responsabilità dicendo che non ha i mezzi per poter fare controlli e interventi adeguati. Quindi, si tratta di normative che sicuramente necessitano ancora di essere perfezionate, anche se nel collegato ambientale, con l'approvazione di un nuovo schema delle transazioni finalizzate al ripristino ambientale, si è cercato di perseguire la logica delle semplificazioni. Parimenti importante è stata l'introduzione nel codice penale del reato di omessa bonifica, che sicuramente sarà una leva importante in mano alla magistratura per far rispettare i procedimenti in atto di messa in sicurezza e bonifica.
Non ultimo, anche l'approvazione definitiva da parte del Senato della legge sul riordino delle agenzie ambientali potrebbe favorire questo processo di semplificazione. Al di là delle peculiarità dei singoli siti, che vanno assolutamente considerate, emerge di fatto che le bonifiche sono fondamentali se si pensa che in questi siti, oggi tutti attivi, la chimica del nostro Paese possa avere ancora un futuro, e non soltanto la chimica tradizionale.
Versalis ha un centro di ricerca importante: un centro di eccellenza è a Ravenna e a Ferrara vi è il centro studi più importante per la produzione di poliolefine in Europa; a Mantova vi è un altro pezzo importante della ricerca di Versalis e vi sono anche siti che stanno guardando con un certo interesse a possibili investimenti sulla cosiddetta chimica verde.
Ricordiamo che tanti brevetti innovativi, legati al cosiddetto bio-based, cioè alla cosiddetta chimica verde, sono in realtà frutto della ricerca italiana. Speriamo tutti che il nostro dibattito serva anche da stimolo per affrontare una discussione in tal senso per far sì che il Governo scelga, nella maniera giusta e opportuna, la via per rilanciare questa importantissima branca dell'economia nazionale.
Per la prosecuzione delle attività di bonifica si richiede, dunque, non solo la destinazione di risorse economiche ma anche un ruolo attivo della parte pubblica, e mi riferisco in primo luogo del Ministero dell'ambiente, che evidentemente deve riappropriarsi delle proprie competenze, delle proprie specificità e del proprio ruolo nel perseguire non una logica meramente procedurale ma una logica di risultato, dimostrando la capacità di coniugare, nell'interlocuzione con gli enti territoriali e i soggetti privati, elevate competenze tecniche e giuridiche e soprattutto capacità di visione strategica condivisa.
Sulla questione del ciclo dei rifiuti in Liguria posso rifarmi agli interventi dei colleghi, ancora una volta del collega Di Biagio, ma sottoscrivo anche buona parte dell'intervento del collega Caleo. Le criticità riscontrate sono fondamentalmente due: le scelte impiantistiche non fatte nei tempi e nei modi opportuni e soprattutto la frammentazione della gestione. Tutto questo, considerando anche le difficoltà orografiche e le difficoltà dei trasporti in Liguria, fa sì che quella rappresenti di per sé un'emergenza nazionale, magari misconosciuta.
Si parla spesso di Meridione d'Italia, si parla spesso di Napoli, di Campania e di Sicilia, ma quella della Liguria è sicuramente una tematica sulla quale dobbiamo lavorare con maggiore incisività. Per non parlare, poi, delle grandi aree portuali che insistono in quella Regione, che costituiscono di per sé un punto di smistamento transfrontaliero di rifiuti non sempre leciti, anzi molto spesso addirittura illeciti, anche quando la regia di traffici illeciti si trova in altre parti del territorio nazionale: regia che evidentemente sceglie come porti di elezione probabilmente i porti della Liguria.
Bisogna anche accennare alla questione della demolizione della Costa Concordia: un'attività di demolizione che, in considerazione della sua elevata complessità, nonché dei possibili, potenziali impatti ambientali, è stata preventivamente sottoposta all'Autorizzazione integrata ambientale e fatta oggetto di monitoraggio e controllo da parte del personale della Capitaneria di porto di Genova. Il caso Concordia è un caso eclatante, ma non deve essere considerato un caso unico. Ogni anno venti navi di grandi dimensioni vengono abbandonate nei porti italiani, anche perché sono iscritte nei registri navali farlocchi di Paesi compiacenti, con l'impossibilità di risalire alla titolarità di quelle imbarcazioni. A queste si aggiungono altri 150 relitti di vario tonnellaggio e addirittura 30.000-31.000 imbarcazioni da diporto abbandonate; complessivamente, si tratta di ben 42.000 tonnellate di vetroresina. È un fenomeno rilevante, per il quale è ormai necessario provvedere con una specifica procedura di smantellamento dei relitti, salvaguardando l'ambiente e la sicurezza della navigazione.
Per concludere, signor Presidente, ci sono da sottolineare gli aspetti più rilevanti in tema di gestione dei rifiuti radioattivi in Italia. La criticità fondamentale risiede nella perdurante mancanza di un deposito nazionale ove collocare i rifiuti, oggi distribuiti in numerosi siti sparsi sul territorio nazionale, in massima parte addirittura nelle aree dove gli stessi rifiuti sono stati prodotti. Di certo non giova alla fattibilità dell'opera il prolungarsi dei tempi di attesa per la pubblicazione della proposta della Carta delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Deposito nazionale, soprattutto per l'effetto negativo che i successivi, ripetuti rinvii possono produrre sull'immagine di trasparenza del procedimento, condizione indispensabile, insieme alla credibilità degli attori, affinché l'opera possa essere realizzata in un clima di sufficiente accettazione da parte delle amministrazioni locali.
Signor Presidente, colleghi, sono tutte questioni estremamente rilevanti. È per questo che con il voto di oggi (ribadisco la speranza che si tratti di un voto unanime) il Senato dà a mio avviso un notevole contributo al dibattito su queste problematiche, con l'auspicio che il Governo voglia farsi parte diligente per promuovere delle politiche ambientali più forti e più decise.

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