La Commissione avvia l'esame dello schema di decreto legislativo.
Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), relatore
nel rinviare alla documentazione predisposta dagli uffici, osserva che l'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n.148, nel delegare il Governo a procedere, attraverso l'emanazione di uno o più decreti legislativi, alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, precisa che la finalità di detta riorganizzazione è quella di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza e, nel fissare i principi e criteri direttivi per la suddetta delega, stabilisce che il Governo debba tenere conto «dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, e del tasso d'impatto della criminalità organizzata». Rileva che, per l'effettivo conseguimento dei risparmi di spesa è necessaria un'attenta valutazione dell'idoneità delle strutture esistenti presso i tribunali accorpanti ad ospitare il personale magistratuale e amministrativo, attesa la già critica situazione infrastrutturale degli uffici giudiziari in tutto il territorio nazionale ed in particolare in talune aree del Paese. In proposito, sottolinea come l'accorpamento avverrebbe in strutture già oggi inadeguate. Osserva inoltre come vi siano anche notevoli criticità sull'utilizzo del personale amministrativo che finirebbero per aggravarsi con l'accorpamento delle strutture. Evidenzia inoltre come il provvedimento, che stabilisce la dimensione provinciale dei tribunali, dovrebbe coordinarsi con la prossima soppressione di circa la metà delle attuali province italiane ed occorrerebbe in proposito, a suo avviso, almeno prevedere una sospensione in attesa della definizione delle nuove province. Ritiene inoltre che il Governo, nello schema di decreto legislativo in esame, non sembra avere prestato adeguata attenzione all'incidenza della criminalità organizzata e alla effettiva situazione infrastrutturale di taluni uffici giudiziari di cui si propone la soppressione. Osserva in proposito che le attività della criminalità organizzata sono suscettibili di incidere negativamente sull'economia dei territori interessati, con evidenti ricadute sulla finanza pubblica soprattutto in termini di minori entrate tributarie. In proposito, sottolinea come sia necessario garantire un adeguato presidio dello Stato per combattere efficacemente le organizzazioni criminali, evitando il rischio che i risparmi conseguenti alla soppressione degli uffici giudiziari operanti in tali territori siano superati dalle mancate entrate tributarie derivanti dalla emersione di attività illegali e dalla confisca di beni. Evidenzia inoltre il ruolo fondamentale delle procure di prossimità nella persecuzione dei cosiddetti reati spia, che, pur non essendo direttamente qualificati come espressione dell'attività di criminalità organizzata, ne sono invece un indice importante. Rileva inoltre come vi siano notevoli criticità in ordine al trasferimento dei magistrati nelle nuove sedi giudiziarie rispetto alle norme che ne presidiano l'avanzamento in carriera. Osserva infine come il previsto trasferimento del personale della polizia giudiziaria rischi di risultare illegittimo per eccesso di delega, riferendosi la legge delega solo ai magistrati e al personale amministrativo. Sottolinea come tale disposizione rischi inoltre di avere riflessi negativi sulla finanza pubblica, essendo previste, nell'ordinamento di tale personale, specifiche
indennità per il caso di trasferimento da una sede ad un'altra. Conclusivamente rileva che il provvedimento in esame anziché produrre risparmi, recherà un aumento dei costi e chiede al sottosegretario di rappresentare tali osservazioni critiche ai competenti organi del Governo.
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