mercoledì 14 novembre 2012

LETTERA APERTA SUGLI ARTICOLI DI STAMPA SUL BELICE


Egregi,
faccio riferimento agli articoli che si sono succeduti in queste ore relativamente
all’emendamento votato dalla Commissione Bilancio della Camera a firma dell’On.
Marinello che prevede un finanziamento di 10 milioni di euro a favore dei Comuni del
Belice, per rappresentarVi, a nome mio personale, dei ventuno Sindaci del Belice e dei
cittadini del territorio tutta la amarezza e, se mi consentite, il profondo senso di
rabbia per essere stati ancora una volta vittime di ingiustizia e di disinformazione.
Ritengo che, giornalisticamente parlando, se esiste un modo per fare semplice
qualunquismo e pura demagogia, parecchi degli articoli in questione si possano
annoverare quale esempio emblematico (per i tanti scribacchini di turno) di come
utilizzare e distorcere la realtà dei fatti.
Adesso Basta!!!!
I cittadini del Belice sono stanchi di essere calunniati da una pubblicistica
strumentale sempre pronta a sottolineare l’incapacità del Belice a ricostruire, ovvero i
presunti sprechi e le inefficienze che hanno rallentato la ricostruzione.
E’ il caso quindi di dover precisare, senza tema di smentita, alcuni aspetti
fondamentali al solo fine di ristabilire la verità dei fatti e contribuire in maniera seria e
documentale alla Vostre “inchieste” che, a mio giudizio, potevano , per non dire dovevano
essere meglio approfondite.
Pertanto consentitemi, di puntualizzare quanto segue: i ritardi della ricostruzione
infinita sono imputabili interamente ed esclusivamente allo Stato centrale e ai
Governi che si sono succeduti.
Le procedure di ricostruzione sono regolate da ben 13 leggi che si sono accavallate
nel tempo, senza un disegno organico ed unitario; i finanziamenti sono arrivati a pioggia, e
a piccole dosi, con provvedimenti speciali chiesti a gran voce dalle popolazioni e dai
sindaci; la prima legge organica che sancisce il diritto di ricostruire l’intero patrimonio
distrutto è del 1987 (ben 20 anni dopo il sisma); ancora oggi non esiste una legge che
regolamenta le procedure di acquisizione delle proprietà dei lotti di terreno assegnati nei
comuni trasferiti in un nuovo sito per motivi sismici.
Il Parlamento ha avviato più volte indagini conoscitive sullo stato della ricostruzione:
il documento conclusivo della Commissione Bicamerale sul Belice, votato all’unanimità dai
gruppi parlamentari nella seduta del 14 marzo 1996, evidenzia di aver acquisito “ la
certezza che le popolazioni interessate dal sisma del 1968 sono state vittima di
insipienza e malgoverno” ritenendo che “l’intero Paese ha, nei confronti del
Belice, un debito morale che deve essere colmato al più presto”. La
Commissione aveva, altresì, acquisito uno studio comparativo effettuato sempre dalla
Ragioneria Generale dello Stato fra il terremoto del Belìce e quello del Friuli del 1976
(sostanzialmente equivalenti per danni alle abitazioni private ed alle opere pubbliche
nonché per superficie territoriale interessata), dal quale si evince che, a somme rivalutate,
il Belice ha avuto circa 12.000 miliardi di lire (in 30 anni) ed il Friuli circa il triplo, 29.000
miliardi di lire(in 8 anni). Ciò consentiva alla Commissione di parlare "di
responsabilità dei Governi, nazionali e regionali" succedutisi negli anni che
non sono stati capaci di avviare a definitiva soluzione la ricostruzione del
Belìce”; ne consegue - conclude la commissione parlamentare - un oggettivo
riconoscimento per la qualità ed intensità dell’impegno profuso dagli
amministratori locali, che, malgrado la relativa esiguità dei fondi, si sono
dimostrati in grado di ricostruire interi comuni”.
I dati reali ed ufficiali, forniti dal Ragioniere dello Stato, hanno evidenziato che
per il Territorio del Belice lo stato ha stanziato 11.800 miliardi delle vecchie lire, di cui il
30% è andato perduto a causa dei ritardi accumulati dagli organi dello stato
nell’erogazione delle somme ai comuni.
Il Sole 24 Ore del 16 ottobre 2006 pubblicò un articolo molto documentato nel quale
veniva chiarito che -dato il fabbisogno- se il Parlamento continuava ad erogare 5 milioni di
euro all'anno (come era stato fatto con la L. 51/06) per completare la ricostruzione nel
Belìce occorrevano ancora 116 anni!
Ancora nel 2006 l’VIII commissione della Camera nella seduta del 4 ottobre
raccomandava il Governo di reperire le risorse da destinare al
completamento della ricostruzione,ufficializzandone il fabbisogno finanziario.
Oggi la ricostruzione, dopo 43 anni, non è stata ancora completata e non esiste un
vero e concreto progetto di sviluppo economico e di rilancio del territorio, mentre i
cittadini, soprattutto i giovani, hanno ripreso da tempo ad emigrare, le imprese artigiane
ed edili a licenziare e a fallire.
Ci sono paesi in cui mancano opere di urbanizzazione primaria, come le strade le
fognature o la pubblica illuminazione.
I Sindaci del Belice con grande senso di responsabilità, hanno rinunciato alla
ricostruzione di nuove opere programmate dallo Stato, chiedendo esclusivamente il
completamento delle urbanizzazioni e dei cantieri bloccati da anni.
Ecco, come stanno realmente le cose, le nostre popolazioni chiedono giustizia,
chiedono il rispetto delle regole morali riconosciute dal Parlamento, chiedono
parità di trattamento rispetto agli altri cittadini italiani segnati da altre calamità naturali.
Ricordo a Voi e ai Vostri attenti collaboratori, che nel Maggio del 2009 (non 43
anni fa), durante una visita dei nostri territori il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, ha pubblicamente dichiarato: “Lo Stato ha il dovere di dare risposte a
questa terra perché non vi può essere diseguaglianza tra i territori che
costituiscono la repubblica.
Infine, è il caso di precisare, a proposito di cifre riportate a casaccio negli
articoli, che il precedente governo ha tagliato (legge 133/08) circa 70 milioni di euro già
destinati alla ricostruzione del Belice, provocando l‘effetto paradossale e beffardo
dell’instaurarsi di contenziosi tra i cittadini aventi diritto e i comuni con sentenze che
condannano gli Enti Locali a pagare con propri fondi.
I Sindaci, ancora oggi chiedono risposte immediate e responsabili alle Istituzioni
tutte per chiudere questa pagina dolorosa è vergognosa e poter dedicare tutte le loro
energie allo sviluppo economico del territorio, ai Parlamentari Siciliani un accorato
appello e un incoraggiamento a continuare e far valere le ragioni dei Cittadini che
rappresentano.
l ccordinatore dei sindaci
Nicolò Catania

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