giovedì 27 settembre 2012
POCHI FONDI PER LE FORZE ARMATE E DI POLIZIA
I commi 1 e 21 dell'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, prevedono per il triennio 2011-2013, rispettivamente, il divieto di superare il trattamento economico ordinariamente spettante per l'anno 2010, anche con riferimento all'assegno funzionale, al trattamento economico superiore correlato all'anzianità di servizio senza demerito, compresa quella nella qualifica o nel grado, agli incrementi stipendiali parametrali non connessi a promozioni, previsti per il personale delle forze di polizia ed armate, e il congelamento degli effetti economici delle progressione di carriere, dei meccanismi retributivi per classi e scatti e degli adeguamenti annuali per il personale dirigente delle forze di polizia e delle stesse forze armate; in sede di conversione in legge del predetto decreto, all'articolo 8, comma 11-bis, in virtù della specificità del comparto sicurezza, è stato istituito un fondo di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, destinato al finanziamento di misure perequative per il personale delle forze di polizia e delle forze armate, interessato alle disposizioni di cui al citato comma 21 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, l'articolo 1 del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, oltre ad incrementare il predetto fondo di 115 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2011-2012, ha previsto una dotazione di 115 milioni di euro per l'anno 2013, e contestualmente ha esteso la destinazione del medesimo fondo al finanziamento di assegni una tantum in favore dello stesso personale alla corresponsione delle relative indennità bloccate dall'applicazione dell'articolo 9, commi 1 e 21 del richiamato decreto-legge n. 79 del 2010, i fondi disponibili per l'anno 2011 sono stati sufficienti a coprire tutte le esigenze del personale che hanno maturato i requisiti per la corresponsione delle indennità «congelate» nello stesso 2011, mentre le somme disponibili del sopra citato fondo sono del tutto insufficienti per gli anni 2012 e 2013.
I Deputati Giuseppe Marinello e Gioacchino Alfano chiedono al Ministro dell'Interno quali iniziative il Governo intenda assumere per incrementare il fondo destinato alla compensazione degli effetti negativi del blocco economico previsti dai commi 1 e 21 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010
martedì 25 settembre 2012
BERLUSCONI: NON CONSEGNERO' IL PAESE ALLA SINISTRA
L'intervista del direttore del Giornale Alessandro Sallusti al Presidente Silvio Berlusconi
Presidente Berlusconi, partiamo dagli inizi. La discesa in campo. Come avvenne?
"Scendemmo in campo con Forza Italia e, in due mesi, con degli alleati, la Lega al Nord e Alleanza nazionale al Sud, avemmo la responsabilità di governare il Paese. Governammo per nove mesi, poi si scatenò la magistratura, mi mandarono un avviso di garanzia proprio in un momento di visibilità mondiale. Ero a presiedere a Napoli un vertice internazionale promosso dalle Nazioni Unite sulla criminalità internazionale. L’avviso di garanzia mi venne trasmesso tramite il Corriere della Sera, pur essendo invece una cosa che doveva essere assolutamente riservata. Piombò come un colpo di clava su di noi e Scalfaro chiamò Bossi e gli disse: “Il tuo compagno di cordata è caduto nel burrone. Se non ti liberi da lui finirai nel burrone anche tu”. Bossi gli credette, la maggioranza venne meno, noi ci dimettemmo. Lì Casini e Fini, che sono dei professionisti della politica e non guardavano al bene dell’Italia ma solo a se stessi, decisero di non dare vita a un governo di transizione. E quindi andammo alle elezioni ancora divisi da Bossi".
E alle urne vinse il centrosinistra...
"Consegnammo per cinque anni il Paese alla sinistra. Ci fu Prodi, Amato, ci furono quattro governi diversi in cinque anni che cancellarono anche quello che avevamo fatto di buono in nove mesi. Poi noi vincemmo le Regionali costringendo D’Alema alle dimissioni e nel 2001 ottenemmo un grande risultato che ci permise di governare dal 2001 al 2006".
Cosa successe in quella strana notte dello spoglio elettorale del 2006? Ce lo racconta?
"Facemmo una grande campagna elettorale e stavamo vincendo, venne da me il ministro dell’Interno Pisanu a mezzanotte dicendo: “Abbiamo vinto per 300mila voti”. Poi si fermarono le comunicazioni da alcune regioni, Campania e Calabria, e la sinistra prevalse per 24mila voti. Trasformarono in voti per loro tutte le schede bianche. Vinsero, ma con una coalizione composita, e durarono meno di due anni per cui noi nel 2008 andammo alle elezioni e vincemmo alla grande, e abbiamo governato fino al 14 novembre dell’anno passato".
In totale quasi dieci anni a Palazzo Chigi.
"E in questi quasi dieci anni di governo io ho l’orgoglio di dire che abbiamo fatto tante cose giuste pur con i limiti che dà a un governo questa Costituzione. Abbiamo fatto circa quaranta riforme. Impostato dall’Alta velocità a tantissime opere pubbliche. Avevamo dato l’avvio ai lavori per il ponte sullo Stretto, ma la sinistra, con Di Pietro ministro, ha cancellato il nostro lavoro di cinque anni in cinque minuti, dicendo che non era un’opera prioritaria e lo fece perché è un’opera targata Silvio Berlusconi".
I cantieri e le grandi opere. Poi?
"Grazie alle nostre riforme i ragazzi hanno un anno di libertà, prima c’era la leva obbligatoria. Non si fuma più nei locali pubblici, mezzo milione d’italiani ha smesso di fumare e sono calati i casi di cancro ai polmoni. Poi la riforma dell’università e della scuola. Una lotta alla criminalità mai messa in campo: inventammo il poliziotto, il carabiniere di quartiere usando i soldati, che stavano inattivi nelle caserme, nei quartieri periferici delle grandi città. La patente a punti ha portato nell’anno successivo a 91.700 incidenti in meno".
E uscendo dai confini nazionali, cosa vede?
"In politica estera abbiamo fatto miracoli: l’Italia non contava niente, era in ginocchio in Europa di fronte alla Germania e alla Francia. Io in ginocchio non mi sono mai messo di fronte ai leader di questi due Paesi. Molte volte ho usato il diritto di veto in Europa. Abbiamo rafforzato l’amicizia con moltissimi Paesi, con i Paesi africani del Mediterraneo, Egitto, Tunisia, Libia, Libano, e questo ha fatto un grande bene alle nostre imprese che sono praticamente raddoppiate come presenza durante il nostro governo".
Come ha fatto?
"Già nel ’94, nei vari Paesi, chiedevo agli ambasciatori: quante sono le esportazioni italiane qui? Zero. Quante imprese ci sono qui? Zero. Quante sono le imprese di qui che hanno aperto sedi in Italia? Zero. Convocai tutti gli ambasciatori in Italia e dissi: “Voi siete la mano operativa nei vari Paesi dell’industria italiana; da questo momento basta andare ai cocktail con i vostri colleghi, siete coloro che devono aiutare le imprese italiane a diffondere i loro prodotti, cercare dei soci per le imprese italiane, cercare investitori per farli venire in Italia, cercare cittadini che vengano a fare i turisti in Italia. E oggi posso dire che gli ambasciatori, i consoli italiani fanno questo ed è stato un cambiamento epocale".
Lei è stato accusato in politica estera di praticare la politica del ’cucù’.
"Ho fatto non la politica del “cucù”, o delle pacche sulle spalle, come mi hanno accusato di fare, ma ho stabilito con i miei colleghi un’amicizia non solo cordiale ma affettuosa. Per cui è facilissimo trattare le cose direttamente al telefono".
Ma la storia del cucù di Trieste alla Merkel da dove nasce?
"La Merkel aveva avuto il “cucù” da Vladimir Putin, che me l’aveva raccontato, e io quindi l’ho bissato per la facilità di rapporto che avevo con la Merkel che, oltre tutto, è una mia compagna di partito".
Da dove nascono invece gli attriti con Sarkozy?
"Avevamo un rapporto molto buono ma a un certo momento ce l’aveva con me dopo la nomina di Draghi alla Bce. Io avevo ottenuto il suo voto su Draghi, dopo tutti gli altri colleghi europei, perché pretendeva una continuazione del suo presidente francese, ma gli facemmo capire tutti che non era il caso. Lui chiese giustamente che il nostro Bini Smaghi si dimettesse per consentire l’elezione di un francese. Io garantii. Ma Bini Smaghi oppose una resistenza forsennata. Resistette, resistette, resistette e alla fine si dimise in tempo perché io potessi mantenere la promessa. Ma Sarkozy si rivolgeva a me come se io non avessi mantenuto la parola. Addirittura una volta ci incontrammo fuori dal Consiglio europeo, gli tesi la mano e lui la scartò. Una persona in cui l’arroganza vince sull’intelligenza. E i francesi l’hanno capito".
Uno dei grandi temi di oggi è l’Europa, e la crisi dell’euro. Da dove nasce?
"Facendo l’Europa, i Paesi sovrani hanno ceduto all’Europa un loro fondamentale diritto, il diritto a stampare moneta, l’abbiamo dato alla Banca centrale europea e i Paesi che hanno ereditato dal passato dei debiti importanti, incutono timore negli investitori perché il fatto di non stampare moneta ha esposto e espone il debito sovrano alla possibilità di un default, alla possibilità di un fallimento".
E il debito italiano è altissimo...
"Noi abbiamo il 120% del debito rispetto al Pil, il Giappone ha il 238%, ma riesce a collocare i titoli del debito pubblico all’1%, come mai? Perché chi investe è sicuro che al momento del rimborso avrà i suoi soldi perché la banca giapponese può stampare nuova moneta. Svaluta la moneta nel suo complesso, ma la svalutazione è di cifre piccolissime. Chi può stampare moneta non crea ipotesi di rischio, paura, timore negli investitori".
Ma il ruolo di Berlino è decisivo in questo senso.
"La Germania, invece, per il timore dell’inflazione che le deriva dalla Repubblica di Weimar, non consente che la Bce si assuma il rischio dei debiti pubblici dei Paesi e che batta euro in più. E questo è un mattone che pesa sullo sviluppo europeo in una maniera tragica".
Chi può far diminuire lo spread?
"L’Europa. Ed è nato un nuovo ente europeo: l’Esm, cioè il fondo d’aiuto per contrastare lo spread. Ma ha delle regole che difficilmente lo faranno funzionare, perché bisogna avere la maggioranza dell’80% degli Stati. Se Germania, Finlandia, Polonia non sono d’accordo, non si fa nulla. Quindi è più che altro un qualcosa fatto intravedere ma sulla cui reale capacità e possibilità di funzionare esistono dei dubbi grandissimi".
Ci sarà pure un aspetto positivo.
"L’unica cosa positiva è che Draghi ha detto che stamperà moneta per acquistare titoli del debito pubblico quando questi non trovassero investitori privati. Lo spread da 535 è calato a 335, ma è una cosa provvisoria. Non si sa se l’Esm potrà funzionare e chi ne usufruirà dovrà sottostare alle indicazioni per la riduzione del proprio debito pubblico".
Come le norme sul Fiscal compact?
"Il Fiscal Compat impone ai Paesi che hanno più del 60% del debito pubblico di ridurre del 5% all’anno il debito stesso. L’Italia dovrebbe ridurre il suo debito di 40-50 miliardi ogni anno, cosa assolutamente impossibile. Anzi, sarebbe possibile se l’economia fosse in crescita, ma se si aumentano pressione fiscale e tasse non si sostiene la crescita e si va verso una recessione indefinita".
Invece come dev’essere l’Europa?
"Solidale, deve sostenere i Paesi debitori senza imporre delle regole che, anziché favorire la crescita, favoriscono la recessione e quindi l’aumento dei debiti".
Lei è sempre stato contrario al Fiscal compact...
"Quando c’è stato da votare io ho messo il veto dell’Italia e si è interrotta per due ore la riunione. E l’ho detto a Juncker: “L’Italia non può accettare questa riduzione forzata del debito applicando regole che vengono imposte dalla Germania come Stato egemone”. Perché il Pil misurato è solo il Pil emerso, ma l’Italia ha purtroppo un sommerso, soprattutto al Centro e al Sud, che si avvicina all’80%. Si sarebbe dovuto calcolare il nostro Pil globale. E la nostra economia non può essere considerata solo per il debito, ma anche per il risparmio privato, delle famiglie e delle aziende".
Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, non è così?
"Scendemmo in campo con Forza Italia e, in due mesi, con degli alleati, la Lega al Nord e Alleanza nazionale al Sud, avemmo la responsabilità di governare il Paese. Governammo per nove mesi, poi si scatenò la magistratura, mi mandarono un avviso di garanzia proprio in un momento di visibilità mondiale. Ero a presiedere a Napoli un vertice internazionale promosso dalle Nazioni Unite sulla criminalità internazionale. L’avviso di garanzia mi venne trasmesso tramite il Corriere della Sera, pur essendo invece una cosa che doveva essere assolutamente riservata. Piombò come un colpo di clava su di noi e Scalfaro chiamò Bossi e gli disse: “Il tuo compagno di cordata è caduto nel burrone. Se non ti liberi da lui finirai nel burrone anche tu”. Bossi gli credette, la maggioranza venne meno, noi ci dimettemmo. Lì Casini e Fini, che sono dei professionisti della politica e non guardavano al bene dell’Italia ma solo a se stessi, decisero di non dare vita a un governo di transizione. E quindi andammo alle elezioni ancora divisi da Bossi".
E alle urne vinse il centrosinistra...
"Consegnammo per cinque anni il Paese alla sinistra. Ci fu Prodi, Amato, ci furono quattro governi diversi in cinque anni che cancellarono anche quello che avevamo fatto di buono in nove mesi. Poi noi vincemmo le Regionali costringendo D’Alema alle dimissioni e nel 2001 ottenemmo un grande risultato che ci permise di governare dal 2001 al 2006".
Cosa successe in quella strana notte dello spoglio elettorale del 2006? Ce lo racconta?
"Facemmo una grande campagna elettorale e stavamo vincendo, venne da me il ministro dell’Interno Pisanu a mezzanotte dicendo: “Abbiamo vinto per 300mila voti”. Poi si fermarono le comunicazioni da alcune regioni, Campania e Calabria, e la sinistra prevalse per 24mila voti. Trasformarono in voti per loro tutte le schede bianche. Vinsero, ma con una coalizione composita, e durarono meno di due anni per cui noi nel 2008 andammo alle elezioni e vincemmo alla grande, e abbiamo governato fino al 14 novembre dell’anno passato".
In totale quasi dieci anni a Palazzo Chigi.
"E in questi quasi dieci anni di governo io ho l’orgoglio di dire che abbiamo fatto tante cose giuste pur con i limiti che dà a un governo questa Costituzione. Abbiamo fatto circa quaranta riforme. Impostato dall’Alta velocità a tantissime opere pubbliche. Avevamo dato l’avvio ai lavori per il ponte sullo Stretto, ma la sinistra, con Di Pietro ministro, ha cancellato il nostro lavoro di cinque anni in cinque minuti, dicendo che non era un’opera prioritaria e lo fece perché è un’opera targata Silvio Berlusconi".
I cantieri e le grandi opere. Poi?
"Grazie alle nostre riforme i ragazzi hanno un anno di libertà, prima c’era la leva obbligatoria. Non si fuma più nei locali pubblici, mezzo milione d’italiani ha smesso di fumare e sono calati i casi di cancro ai polmoni. Poi la riforma dell’università e della scuola. Una lotta alla criminalità mai messa in campo: inventammo il poliziotto, il carabiniere di quartiere usando i soldati, che stavano inattivi nelle caserme, nei quartieri periferici delle grandi città. La patente a punti ha portato nell’anno successivo a 91.700 incidenti in meno".
E uscendo dai confini nazionali, cosa vede?
"In politica estera abbiamo fatto miracoli: l’Italia non contava niente, era in ginocchio in Europa di fronte alla Germania e alla Francia. Io in ginocchio non mi sono mai messo di fronte ai leader di questi due Paesi. Molte volte ho usato il diritto di veto in Europa. Abbiamo rafforzato l’amicizia con moltissimi Paesi, con i Paesi africani del Mediterraneo, Egitto, Tunisia, Libia, Libano, e questo ha fatto un grande bene alle nostre imprese che sono praticamente raddoppiate come presenza durante il nostro governo".
Come ha fatto?
"Già nel ’94, nei vari Paesi, chiedevo agli ambasciatori: quante sono le esportazioni italiane qui? Zero. Quante imprese ci sono qui? Zero. Quante sono le imprese di qui che hanno aperto sedi in Italia? Zero. Convocai tutti gli ambasciatori in Italia e dissi: “Voi siete la mano operativa nei vari Paesi dell’industria italiana; da questo momento basta andare ai cocktail con i vostri colleghi, siete coloro che devono aiutare le imprese italiane a diffondere i loro prodotti, cercare dei soci per le imprese italiane, cercare investitori per farli venire in Italia, cercare cittadini che vengano a fare i turisti in Italia. E oggi posso dire che gli ambasciatori, i consoli italiani fanno questo ed è stato un cambiamento epocale".
Lei è stato accusato in politica estera di praticare la politica del ’cucù’.
"Ho fatto non la politica del “cucù”, o delle pacche sulle spalle, come mi hanno accusato di fare, ma ho stabilito con i miei colleghi un’amicizia non solo cordiale ma affettuosa. Per cui è facilissimo trattare le cose direttamente al telefono".
Ma la storia del cucù di Trieste alla Merkel da dove nasce?
"La Merkel aveva avuto il “cucù” da Vladimir Putin, che me l’aveva raccontato, e io quindi l’ho bissato per la facilità di rapporto che avevo con la Merkel che, oltre tutto, è una mia compagna di partito".
Da dove nascono invece gli attriti con Sarkozy?
"Avevamo un rapporto molto buono ma a un certo momento ce l’aveva con me dopo la nomina di Draghi alla Bce. Io avevo ottenuto il suo voto su Draghi, dopo tutti gli altri colleghi europei, perché pretendeva una continuazione del suo presidente francese, ma gli facemmo capire tutti che non era il caso. Lui chiese giustamente che il nostro Bini Smaghi si dimettesse per consentire l’elezione di un francese. Io garantii. Ma Bini Smaghi oppose una resistenza forsennata. Resistette, resistette, resistette e alla fine si dimise in tempo perché io potessi mantenere la promessa. Ma Sarkozy si rivolgeva a me come se io non avessi mantenuto la parola. Addirittura una volta ci incontrammo fuori dal Consiglio europeo, gli tesi la mano e lui la scartò. Una persona in cui l’arroganza vince sull’intelligenza. E i francesi l’hanno capito".
Uno dei grandi temi di oggi è l’Europa, e la crisi dell’euro. Da dove nasce?
"Facendo l’Europa, i Paesi sovrani hanno ceduto all’Europa un loro fondamentale diritto, il diritto a stampare moneta, l’abbiamo dato alla Banca centrale europea e i Paesi che hanno ereditato dal passato dei debiti importanti, incutono timore negli investitori perché il fatto di non stampare moneta ha esposto e espone il debito sovrano alla possibilità di un default, alla possibilità di un fallimento".
E il debito italiano è altissimo...
"Noi abbiamo il 120% del debito rispetto al Pil, il Giappone ha il 238%, ma riesce a collocare i titoli del debito pubblico all’1%, come mai? Perché chi investe è sicuro che al momento del rimborso avrà i suoi soldi perché la banca giapponese può stampare nuova moneta. Svaluta la moneta nel suo complesso, ma la svalutazione è di cifre piccolissime. Chi può stampare moneta non crea ipotesi di rischio, paura, timore negli investitori".
Ma il ruolo di Berlino è decisivo in questo senso.
"La Germania, invece, per il timore dell’inflazione che le deriva dalla Repubblica di Weimar, non consente che la Bce si assuma il rischio dei debiti pubblici dei Paesi e che batta euro in più. E questo è un mattone che pesa sullo sviluppo europeo in una maniera tragica".
Chi può far diminuire lo spread?
"L’Europa. Ed è nato un nuovo ente europeo: l’Esm, cioè il fondo d’aiuto per contrastare lo spread. Ma ha delle regole che difficilmente lo faranno funzionare, perché bisogna avere la maggioranza dell’80% degli Stati. Se Germania, Finlandia, Polonia non sono d’accordo, non si fa nulla. Quindi è più che altro un qualcosa fatto intravedere ma sulla cui reale capacità e possibilità di funzionare esistono dei dubbi grandissimi".
Ci sarà pure un aspetto positivo.
"L’unica cosa positiva è che Draghi ha detto che stamperà moneta per acquistare titoli del debito pubblico quando questi non trovassero investitori privati. Lo spread da 535 è calato a 335, ma è una cosa provvisoria. Non si sa se l’Esm potrà funzionare e chi ne usufruirà dovrà sottostare alle indicazioni per la riduzione del proprio debito pubblico".
Come le norme sul Fiscal compact?
"Il Fiscal Compat impone ai Paesi che hanno più del 60% del debito pubblico di ridurre del 5% all’anno il debito stesso. L’Italia dovrebbe ridurre il suo debito di 40-50 miliardi ogni anno, cosa assolutamente impossibile. Anzi, sarebbe possibile se l’economia fosse in crescita, ma se si aumentano pressione fiscale e tasse non si sostiene la crescita e si va verso una recessione indefinita".
Invece come dev’essere l’Europa?
"Solidale, deve sostenere i Paesi debitori senza imporre delle regole che, anziché favorire la crescita, favoriscono la recessione e quindi l’aumento dei debiti".
Lei è sempre stato contrario al Fiscal compact...
"Quando c’è stato da votare io ho messo il veto dell’Italia e si è interrotta per due ore la riunione. E l’ho detto a Juncker: “L’Italia non può accettare questa riduzione forzata del debito applicando regole che vengono imposte dalla Germania come Stato egemone”. Perché il Pil misurato è solo il Pil emerso, ma l’Italia ha purtroppo un sommerso, soprattutto al Centro e al Sud, che si avvicina all’80%. Si sarebbe dovuto calcolare il nostro Pil globale. E la nostra economia non può essere considerata solo per il debito, ma anche per il risparmio privato, delle famiglie e delle aziende".
Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, non è così?
"Le famiglie italiane sono risparmiatrici, l’82% ha una casa di proprietà. Noi abbiamo 2mila miliardi di debito, ma il nostro attivo è fatto di quasi 9mila miliardi. Fatto di depositi in banca, investimenti in azioni, capitali delle nostre imprese, risparmi dei nostri cittadini, proprietà immobiliari. Noi, sommando il Pil emerso e sommerso e guardando per il debito e attivo, siamo la seconda nazione dall’economia più solida in Europa subito dopo la Germania. E non a caso il tenore di vita delle famiglie italiane è considerato il primo in Europa".
Quindi cosa prevedeva l’accordo raggiunto sul Fiscal compact?
"Abbiamo trovato con Juncker una formula che è stata aggiunta al testo che diceva: si devono guardare le particolarità di ogni singolo Paese facendo riferimento al Pil emerso al debito pubblico sommato alle attività del Paese. Lì si è creato il contrasto con Germania e Francia, succube di Berlino".
Qual è il primo punto di programma per un suo futuro governo?
"Come abbiamo abrogato l’Ici così abrogheremo subito l’Imu, perché la casa è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di fondare la propria sicurezza del futuro. E invece voi sapete che la sinistra come primo punto del suo programma ha l’imposta patrimoniale anche sui piccoli appartamenti".
Perché si è dimesso?
"Perché in quel momento esisteva una pressione terribile contro di noi che dava tutte le colpe dell’alto spread al mio governo. Restare al governo sarebbe stato fonte di nuove speculazioni e non avremmo potuto resistere con la maggioranza che c’era rimasta. Abbiamo avuto il tradimento da gente che era stata eletta con il simbolo del Pdl e con sotto “Berlusconi presidente”. Si sono portati di là 36 parlamentari. E alla fine abbiamo avuto il tradimento di altri cinque personaggi per ciascuno dei quali io avrei messo la mano sul fuoco. C’era rimasta una manciata di voti di preferenza, ma continuava l’azione dell’opposizione nei confronti di nostri. Allora ho preferito fare un atto di responsabilità".
Ma lei è sempre stato dipinto come un dittatore...
"La sinistra mi aveva illustrato come il fondatore di un regime, come un dittatore, come un despota: ho dato atto, prova di non essere questo, e con senso dello Stato e senso di responsabilità mi sono opportunamente tirato indietro".
E perché ha scelto di restare in silenzio?
"Da allora non ho fatto più un’intervista né alla televisione né ai giornali. Ma voi avete visto tante frasi di Berlusconi sui giornali: nessuna è mia. I giornali hanno preso l’abitudine di titolare anche mettendo tra virgolette delle frasi attribuite a me che io non ho mai detto né tanto meno pensato. Purtroppo non ci si può salvare da questo. I primi due mesi ho fatto 22 agenzie di smentita. Totalmente inutili. Poi ho smesso e sono stato zitto. Vi chiederete perché sono qui oggi".
Siamo curiosi...
"Non sono andato nemmeno ad Atreju. Per cui oggi è la prima volta. Ho pensato che qui avrei incontrato tante persone che la pensano come me e che sono fedeli alla nostra idea di democrazia e libertà dalla fondazione del Giornale. E siccome il Giornale è stata la principale e forse l’unica bandiera di libertà che è sventolata in Italia dal ’92-’93 e anche prima con Indro, ho pensato che se ancora ci sono degli abbonati al Giornale che hanno ritenuto di riunirsi tutti insieme per venire qui anche per sentire questa conversazione, per incontrare Silvio Berlusconi, io dovevo a loro, e quindi a voi un ringraziamento per questo vostro gesto di vicinanza e di fedeltà ed è per questo che sono ultrafelice di essere oggi qui con voi".
Per non inventare virgolettati ci dica cosa pensa di Angelino Alfano.
"È una persona speciale. Di tutti i politici in campo è il migliore. È una persona di grande e profonda intelligenza, di grandissima lealtà, di grandissimo amore per l’Italia. Io gli voglio bene come a un figlio, sono sicuro di essere ricambiato di un amore filiale verso colui che lui considera il suo padre nel servizio ai cittadini. È 35 anni più giovane di me e ha portato e porterà un’ondata di freschezza, di gioventù, di novità, nella vita politica italiana".
Anche a sinistra con Renzi si vede una novità...
"Si è verificato un fatto positivo con Renzi. Ha cominciato un giro d’Italia con degli interventi che sotto la sigla del Partito democratico portano avanti esattamente le nostre idee. Questo ci fa piacere, perché se accadesse un miracolo e cioè che Renzi vincesse le primarie e fosse lui il leader del Pd si verificherebbe in Italia questo miracolo: che finalmente il Partito comunista italiano che ha tante volte cambiato nome ma non ha mai cambiato modo e concezione diventerebbe un partito socialdemocratico. Quindi tanti auguri a Matteo Renzi".
Quale sarà il suo ruolo?
"Beh, io ho nominato un successore, l’ho presentato come segretario del partito. Alfano è stato nominato all’unanimità perché ha la stima di tutti".
Poi cos’è successo?
"È successo che le cose in Italia si sono complicate. È nato il governo Monti. Noi abbiamo dato il nostro voto e la nostra fiducia perché riteniamo che il governo oggi abbia il consenso dell’opinione pubblica internazionale. Monti certamente ha questo grande merito, dopo che invece il precedente governo e in particolare la mia figura è stata insidiata dal comportamento della Merkel e di Sarkozy".
Ora a Parigi c’è Hollande...
"Purtroppo la Francia è caduta nelle mani della sinistra e Hollande sta cercando di mantenere la promessa elettorale per cui chi guadagna più di un milione verrà tassato del 75 per cento. Morale, moltissimi francesi stanno cercando di cambiare residenza andando in Svizzera, in Belgio, in Canada, nei Paesi francofoni".
Il panorama politico attuale è confuso. È spuntato anche Grillo...
"È uno straordinario attore comico. È sempre stato bravissimo. Io l’ho avuto in televisione. Lo conosco e ho grande stima per l’attore comico Grillo. E cosa sta facendo adesso? Sta facendo esattamente lo stesso mestiere che faceva prima. Ha qualcuno che gli scrive il copione e lui recita con un’adesione totale al copione in tutte le città d’Italia. Io ho visto tre interventi di Grillo, a Gorizia, a Verona, a Palermo. Assoluta identità di tutti gli argomenti. Non solo. Identità delle battute; quelle che sembrano battute inventate, le stesse. Ha detto a Gorizia e a Palermo: “Guarda, non abbiamo più nemmeno gli occhi per piangere, guarda che scarpe hai tu, non c’hai nemmeno le stringhe”. E poi su Monti che dice: “Vedo una luce in fondo al tunnel”, lui: “No presidente, non è una luce, è un rapido che viene avanti e ci sta investendo”".
Nei sondaggi il gradimento di Grillo è alto. Come mai?
"Io spero che gli italiani che dicono di votare Grillo, che nei sondaggi sono arrivati al 12%, capiscano chi è Grillo. Un attore comico da applausi. Che vedano come non ci si improvvisa capaci di gestire una città, una Provincia, una Regione, un Paese. Guardate cosa succede a Parma, un disastro".
Ma la gente forse vuole una politica diversa...
"Capisco le ragioni di chi vuole una politica che non sia portata avanti da professionisti della politica che non pensano al bene comune ma solo alla loro carriera politica, alla loro ambizione politica. E che quindi vogliono giustamente facce nuove. Ma non quelle facce lì, con quei propositi scritti sulla sabbia come quelli di Grillo".
Quindi cosa propone?
"Noi dobbiamo cominciare da adesso a raccontare agli italiani come si deve votare. Perché se gli italiani vanno verso un voto così frazionato, avremo un governo che non potrà fare nulla. Perché la nostra Costituzione dà potere al Parlamento, al capo dello Stato, alla Corte Costituzionale; non al governo. Il presidente del Consiglio non può cambiare un ministro. Per far dimettere quel ministro deve dimettere tutto il governo. E poi c’è il problema della Corte Costituzionale che non intralcia l’attività legislativa".
Come mai?
"Perché la Corte Costituzionale è formata oggi da 11 membri di sinistra e da 4 del centrodestra. Tre successivi presidenti della Repubblica della sinistra anziché usare la loro prerogativa di nominare cinque membri per equilibrare, come dice lo spirito delle Costituzione, hanno messo lì cinque uomini appartamenti all’area della sinistra. Quindi la Corte Costituzionale oggi non è un’istituzione di garanzia tra le parti, ma è un organismo politico della sinistra che abroga tutte le leggi che non piacciono alla sinistra".
Faccia qualche esempio.
"Per esempio una legge che anche parte della sinistra aveva votato, quella che dice che un cittadino italiano sottoposto a processo e assolto in primo grado non possa essere più richiamato nel girone infernale delle Corti d’Appello e in Cassazione perché con questo gli si rovina la vita per anni. Gli si rovina la vita familiare, gli affetti, la vita sociale, economica, è una persona che non è più uguale alla persona di prima. È una cosa logicissima e civile come succede in tutte le grandi democrazie a partire dagli Stati Uniti d’America. Ma questa Corte Costituzionale ha abrogato anche una legge così giusta e così civile".
La sua proposta quale sarebbe?
"Bisogna cambiare la Costituzione. Per cambiare la Costituzione bisogna avere una maggioranza, ma non una maggioranza composita, bisogna avere la maggioranza di un singolo partito. La Costituzione deve essere cambiata, perché il primo ministro, come i suoi colleghi dei Paesi occidentali, abbia la possibilità di nominare e revocare i ministri, perché possa a suo giudizio usare il decreto legge immediatamente efficace giudicando lui sulla necessità e l’urgenza di un determinato provvedimento. E i disegni di legge vanno esaminati da un solo ramo del Parlamento in un termine massimo di 90 giorni".
Sul presidente della Repubblica qual è la sua proposta?
"L’elezione non va lasciata ai segretari dei partiti, ma il capo dello Stato dev’essere eletto direttamente dai cittadini".
Cosa sarà del suo futuro politico, ritorna in campo?
"Io non sono mai uscito dal campo, in questi mesi ho sempre lavorato dalle 7 di mattina alle 2 di notte nella politica e nella mia formazione politica. Il mio futuro dipende dalla legge elettorale. Se sarà proporzionale io potrò avere un certo ruolo, se la legge elettorale sarà qualcos’altro ancora, con sistemi che mi paiono molto democratici e produttivi perché danno la possibilità di governare, allora potrò decidere quale dovrà essere il ruolo di Silvio Berlusconi che si sente ancora caricato della responsabilità di non consegnare la sua Patria, il suo Paese che ama, alla sinistra".
Quindi cosa prevedeva l’accordo raggiunto sul Fiscal compact?
"Abbiamo trovato con Juncker una formula che è stata aggiunta al testo che diceva: si devono guardare le particolarità di ogni singolo Paese facendo riferimento al Pil emerso al debito pubblico sommato alle attività del Paese. Lì si è creato il contrasto con Germania e Francia, succube di Berlino".
Qual è il primo punto di programma per un suo futuro governo?
"Come abbiamo abrogato l’Ici così abrogheremo subito l’Imu, perché la casa è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di fondare la propria sicurezza del futuro. E invece voi sapete che la sinistra come primo punto del suo programma ha l’imposta patrimoniale anche sui piccoli appartamenti".
Perché si è dimesso?
"Perché in quel momento esisteva una pressione terribile contro di noi che dava tutte le colpe dell’alto spread al mio governo. Restare al governo sarebbe stato fonte di nuove speculazioni e non avremmo potuto resistere con la maggioranza che c’era rimasta. Abbiamo avuto il tradimento da gente che era stata eletta con il simbolo del Pdl e con sotto “Berlusconi presidente”. Si sono portati di là 36 parlamentari. E alla fine abbiamo avuto il tradimento di altri cinque personaggi per ciascuno dei quali io avrei messo la mano sul fuoco. C’era rimasta una manciata di voti di preferenza, ma continuava l’azione dell’opposizione nei confronti di nostri. Allora ho preferito fare un atto di responsabilità".
Ma lei è sempre stato dipinto come un dittatore...
"La sinistra mi aveva illustrato come il fondatore di un regime, come un dittatore, come un despota: ho dato atto, prova di non essere questo, e con senso dello Stato e senso di responsabilità mi sono opportunamente tirato indietro".
E perché ha scelto di restare in silenzio?
"Da allora non ho fatto più un’intervista né alla televisione né ai giornali. Ma voi avete visto tante frasi di Berlusconi sui giornali: nessuna è mia. I giornali hanno preso l’abitudine di titolare anche mettendo tra virgolette delle frasi attribuite a me che io non ho mai detto né tanto meno pensato. Purtroppo non ci si può salvare da questo. I primi due mesi ho fatto 22 agenzie di smentita. Totalmente inutili. Poi ho smesso e sono stato zitto. Vi chiederete perché sono qui oggi".
Siamo curiosi...
"Non sono andato nemmeno ad Atreju. Per cui oggi è la prima volta. Ho pensato che qui avrei incontrato tante persone che la pensano come me e che sono fedeli alla nostra idea di democrazia e libertà dalla fondazione del Giornale. E siccome il Giornale è stata la principale e forse l’unica bandiera di libertà che è sventolata in Italia dal ’92-’93 e anche prima con Indro, ho pensato che se ancora ci sono degli abbonati al Giornale che hanno ritenuto di riunirsi tutti insieme per venire qui anche per sentire questa conversazione, per incontrare Silvio Berlusconi, io dovevo a loro, e quindi a voi un ringraziamento per questo vostro gesto di vicinanza e di fedeltà ed è per questo che sono ultrafelice di essere oggi qui con voi".
Per non inventare virgolettati ci dica cosa pensa di Angelino Alfano.
"È una persona speciale. Di tutti i politici in campo è il migliore. È una persona di grande e profonda intelligenza, di grandissima lealtà, di grandissimo amore per l’Italia. Io gli voglio bene come a un figlio, sono sicuro di essere ricambiato di un amore filiale verso colui che lui considera il suo padre nel servizio ai cittadini. È 35 anni più giovane di me e ha portato e porterà un’ondata di freschezza, di gioventù, di novità, nella vita politica italiana".
Anche a sinistra con Renzi si vede una novità...
"Si è verificato un fatto positivo con Renzi. Ha cominciato un giro d’Italia con degli interventi che sotto la sigla del Partito democratico portano avanti esattamente le nostre idee. Questo ci fa piacere, perché se accadesse un miracolo e cioè che Renzi vincesse le primarie e fosse lui il leader del Pd si verificherebbe in Italia questo miracolo: che finalmente il Partito comunista italiano che ha tante volte cambiato nome ma non ha mai cambiato modo e concezione diventerebbe un partito socialdemocratico. Quindi tanti auguri a Matteo Renzi".
Quale sarà il suo ruolo?
"Beh, io ho nominato un successore, l’ho presentato come segretario del partito. Alfano è stato nominato all’unanimità perché ha la stima di tutti".
Poi cos’è successo?
"È successo che le cose in Italia si sono complicate. È nato il governo Monti. Noi abbiamo dato il nostro voto e la nostra fiducia perché riteniamo che il governo oggi abbia il consenso dell’opinione pubblica internazionale. Monti certamente ha questo grande merito, dopo che invece il precedente governo e in particolare la mia figura è stata insidiata dal comportamento della Merkel e di Sarkozy".
Ora a Parigi c’è Hollande...
"Purtroppo la Francia è caduta nelle mani della sinistra e Hollande sta cercando di mantenere la promessa elettorale per cui chi guadagna più di un milione verrà tassato del 75 per cento. Morale, moltissimi francesi stanno cercando di cambiare residenza andando in Svizzera, in Belgio, in Canada, nei Paesi francofoni".
Il panorama politico attuale è confuso. È spuntato anche Grillo...
"È uno straordinario attore comico. È sempre stato bravissimo. Io l’ho avuto in televisione. Lo conosco e ho grande stima per l’attore comico Grillo. E cosa sta facendo adesso? Sta facendo esattamente lo stesso mestiere che faceva prima. Ha qualcuno che gli scrive il copione e lui recita con un’adesione totale al copione in tutte le città d’Italia. Io ho visto tre interventi di Grillo, a Gorizia, a Verona, a Palermo. Assoluta identità di tutti gli argomenti. Non solo. Identità delle battute; quelle che sembrano battute inventate, le stesse. Ha detto a Gorizia e a Palermo: “Guarda, non abbiamo più nemmeno gli occhi per piangere, guarda che scarpe hai tu, non c’hai nemmeno le stringhe”. E poi su Monti che dice: “Vedo una luce in fondo al tunnel”, lui: “No presidente, non è una luce, è un rapido che viene avanti e ci sta investendo”".
Nei sondaggi il gradimento di Grillo è alto. Come mai?
"Io spero che gli italiani che dicono di votare Grillo, che nei sondaggi sono arrivati al 12%, capiscano chi è Grillo. Un attore comico da applausi. Che vedano come non ci si improvvisa capaci di gestire una città, una Provincia, una Regione, un Paese. Guardate cosa succede a Parma, un disastro".
Ma la gente forse vuole una politica diversa...
"Capisco le ragioni di chi vuole una politica che non sia portata avanti da professionisti della politica che non pensano al bene comune ma solo alla loro carriera politica, alla loro ambizione politica. E che quindi vogliono giustamente facce nuove. Ma non quelle facce lì, con quei propositi scritti sulla sabbia come quelli di Grillo".
Quindi cosa propone?
"Noi dobbiamo cominciare da adesso a raccontare agli italiani come si deve votare. Perché se gli italiani vanno verso un voto così frazionato, avremo un governo che non potrà fare nulla. Perché la nostra Costituzione dà potere al Parlamento, al capo dello Stato, alla Corte Costituzionale; non al governo. Il presidente del Consiglio non può cambiare un ministro. Per far dimettere quel ministro deve dimettere tutto il governo. E poi c’è il problema della Corte Costituzionale che non intralcia l’attività legislativa".
Come mai?
"Perché la Corte Costituzionale è formata oggi da 11 membri di sinistra e da 4 del centrodestra. Tre successivi presidenti della Repubblica della sinistra anziché usare la loro prerogativa di nominare cinque membri per equilibrare, come dice lo spirito delle Costituzione, hanno messo lì cinque uomini appartamenti all’area della sinistra. Quindi la Corte Costituzionale oggi non è un’istituzione di garanzia tra le parti, ma è un organismo politico della sinistra che abroga tutte le leggi che non piacciono alla sinistra".
Faccia qualche esempio.
"Per esempio una legge che anche parte della sinistra aveva votato, quella che dice che un cittadino italiano sottoposto a processo e assolto in primo grado non possa essere più richiamato nel girone infernale delle Corti d’Appello e in Cassazione perché con questo gli si rovina la vita per anni. Gli si rovina la vita familiare, gli affetti, la vita sociale, economica, è una persona che non è più uguale alla persona di prima. È una cosa logicissima e civile come succede in tutte le grandi democrazie a partire dagli Stati Uniti d’America. Ma questa Corte Costituzionale ha abrogato anche una legge così giusta e così civile".
La sua proposta quale sarebbe?
"Bisogna cambiare la Costituzione. Per cambiare la Costituzione bisogna avere una maggioranza, ma non una maggioranza composita, bisogna avere la maggioranza di un singolo partito. La Costituzione deve essere cambiata, perché il primo ministro, come i suoi colleghi dei Paesi occidentali, abbia la possibilità di nominare e revocare i ministri, perché possa a suo giudizio usare il decreto legge immediatamente efficace giudicando lui sulla necessità e l’urgenza di un determinato provvedimento. E i disegni di legge vanno esaminati da un solo ramo del Parlamento in un termine massimo di 90 giorni".
Sul presidente della Repubblica qual è la sua proposta?
"L’elezione non va lasciata ai segretari dei partiti, ma il capo dello Stato dev’essere eletto direttamente dai cittadini".
Cosa sarà del suo futuro politico, ritorna in campo?
"Io non sono mai uscito dal campo, in questi mesi ho sempre lavorato dalle 7 di mattina alle 2 di notte nella politica e nella mia formazione politica. Il mio futuro dipende dalla legge elettorale. Se sarà proporzionale io potrò avere un certo ruolo, se la legge elettorale sarà qualcos’altro ancora, con sistemi che mi paiono molto democratici e produttivi perché danno la possibilità di governare, allora potrò decidere quale dovrà essere il ruolo di Silvio Berlusconi che si sente ancora caricato della responsabilità di non consegnare la sua Patria, il suo Paese che ama, alla sinistra".
domenica 23 settembre 2012
CHE FINE FANNO I CONTRIBUTI VOLONTARI VERSATI?
La recente riforma pensionistica varata dal Governo con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (cosiddetta «Salva Italia»), convertito dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011, ha generato situazioni di notevole disparità come, ad esempio, nel caso specifico dei versatori di contributi volontari, ovvero persone uscite dal mondo del lavoro per vari motivi e che hanno scelto di chiedere l'autorizzazione all'Inps per pagare i contributi volontari e cercare di raggiungere l'obiettivo della pensione;
l'articolo 24, commi 14 e 15, del decreto-legge n. 201 del 2011 riconosce, per alcune categorie di lavoratori, la salvaguardia dai requisiti previsti dalle norme introdotte dalla riforma previdenziale, per cui i destinatari possono beneficiare di quanto previsto ante riforma;
successivamente, con il decreto interministeriale del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 1ogiugno 2012, è stato stabilito il numero relativo alla platea dei beneficiari, ovvero i lavoratori salvaguardati, che potranno accedere al pensionamento con i requisiti e le decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore della riforma; tra i lavoratori «salvaguardati» rientrano anche coloro che sono stati autorizzati a versare i contributi volontari, secondo le seguenti condizioni:
a) non devono avere ripreso attività lavorativa successivamente all'autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione;
b) devono avere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011;
l'applicazione di tali condizioni penalizza però coloro che, in base all'autorizzazione predetta, pur avendo versato contributi per anni, sobbarcandosi quindi un pesante onere finanziario, restano esclusi rispetto a coloro che, avendo ricevuto l'autorizzazione ad ottobre 2011 hanno versato almeno un canone entro il termine del 4 dicembre 2011;
analoga situazione si è verificata anche per coloro che, pur essendo stati autorizzati a versare i contributi volontari, nel caso in cui abbiano lavorato anche a tempo determinato e per un breve periodo dopo l'autorizzazione, restano automaticamente esclusi dall'ambito della salvaguardia
Chiediamo al Ministro del lavoro, quali iniziative anche normative, di carattere urgente ed improcrastinabile, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare la posizione di coloro che, autorizzati a versare i contributi volontari, nel caso in cui abbiano lavorato anche per un breve periodo a tempo determinato in seguito a tale autorizzazione, sono stati esclusi dalla salvaguardia di cui in premessa e dunque dall'applicazione del trattamento pensionistico previgente alla riforma previdenziale varata con la manovra cosiddetta «Salva-Italia» ed evitare un gravissimo pregiudizio ad essi non imputabile.
l'articolo 24, commi 14 e 15, del decreto-legge n. 201 del 2011 riconosce, per alcune categorie di lavoratori, la salvaguardia dai requisiti previsti dalle norme introdotte dalla riforma previdenziale, per cui i destinatari possono beneficiare di quanto previsto ante riforma;
successivamente, con il decreto interministeriale del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 1ogiugno 2012, è stato stabilito il numero relativo alla platea dei beneficiari, ovvero i lavoratori salvaguardati, che potranno accedere al pensionamento con i requisiti e le decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore della riforma; tra i lavoratori «salvaguardati» rientrano anche coloro che sono stati autorizzati a versare i contributi volontari, secondo le seguenti condizioni:
a) non devono avere ripreso attività lavorativa successivamente all'autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione;
b) devono avere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011;
l'applicazione di tali condizioni penalizza però coloro che, in base all'autorizzazione predetta, pur avendo versato contributi per anni, sobbarcandosi quindi un pesante onere finanziario, restano esclusi rispetto a coloro che, avendo ricevuto l'autorizzazione ad ottobre 2011 hanno versato almeno un canone entro il termine del 4 dicembre 2011;
analoga situazione si è verificata anche per coloro che, pur essendo stati autorizzati a versare i contributi volontari, nel caso in cui abbiano lavorato anche a tempo determinato e per un breve periodo dopo l'autorizzazione, restano automaticamente esclusi dall'ambito della salvaguardia
Chiediamo al Ministro del lavoro, quali iniziative anche normative, di carattere urgente ed improcrastinabile, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare la posizione di coloro che, autorizzati a versare i contributi volontari, nel caso in cui abbiano lavorato anche per un breve periodo a tempo determinato in seguito a tale autorizzazione, sono stati esclusi dalla salvaguardia di cui in premessa e dunque dall'applicazione del trattamento pensionistico previgente alla riforma previdenziale varata con la manovra cosiddetta «Salva-Italia» ed evitare un gravissimo pregiudizio ad essi non imputabile.
mercoledì 19 settembre 2012
SCANDALOSA CAMPAGNA ELETTORALE DELL'UDC
La sfrenata e spasmodica caccia al voto in occasione delle elezioni regionali in Sicilia ha travolto l'Università di Catania. L'Udc ha pensato di utilizzare i dati del server dell'ateneo per inviare a tutti gli studenti una mail per "consigliare" di votare una certa prof. Maria Elena Grassi. La signora in questione, infatti, è una candidata del partito di centro.
Gli indirizzi e-mail sono stati "prelevati" probabilmente in maniera illecita e senza nessun rispetto per la privacy.
Se l'inizio è questo, Crocetta e i suoi alleati farebbero meglio a starsene a casa!!!!
Gli indirizzi e-mail sono stati "prelevati" probabilmente in maniera illecita e senza nessun rispetto per la privacy.
Se l'inizio è questo, Crocetta e i suoi alleati farebbero meglio a starsene a casa!!!!
domenica 9 settembre 2012
EMERGENZA SANITA' NELLE CARCERI
Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
Il ritardo accumulato dalla regione Sicilia nell'attuazione del transito al servizio sanitario nazionale della sanità penitenziaria a causa dell'incomprensibile comportamento politico amministrativo tenuto dall'assessore Russo e la situazione di incertezza che ne deriva, aggrava ulteriormente la già critica situazione delle carceri siciliane nelle quali - come ampiamente denunciato non solo dal garante dei detenuti, ma anche dallo stesso personale medico penitenziario attraverso esposti alla magistratura - l'impossibilità di utilizzare tutte le figure professionale presenti nelle aziende sanitarie provinciali - in particolare psichiatri e psicologi, essenziali per prevenire gesti autolesionistici e anticonservativi - penalizza gravemente i detenuti e danneggia sotto il profilo professionale gli stessi medici penitenziari;
per quanto riguarda questi ultimi, l'assessore Russo ha disposto che - a partire dal 2011 - tutti i responsabili sanitari di un istituto penitenziario, e quindi con funzioni di dirigente sanitario, confluiscano in un ruolo ad esaurimento senza poter essere sostituiti da figure equivalenti: una volta, dunque, andato in pensione il responsabile medico del carcere il suo posto è destinato a rimanere vacante
quali tempestive iniziative - nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente - intenda prendere per ripristinare anche nelle carceri siciliane la certezza della normativa vigente in materia di sanità penitenziaria attualmente sospesa a causa del mancato recepimento da parte della regione Sicilia del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, garantendo - altresì - il concreto godimento da parte dei detenuti e degli internati negli istituti di pena della regione del diritto all'uguaglianza di trattamento in materia sanitaria rispetto agli individui liberi e di quello della tutela della salute costituzionalmente sanciti, nonché il rispetto della professionalità del personale medico e paramedico che opera all'interno dei penitenziari stessi.
Il ritardo accumulato dalla regione Sicilia nell'attuazione del transito al servizio sanitario nazionale della sanità penitenziaria a causa dell'incomprensibile comportamento politico amministrativo tenuto dall'assessore Russo e la situazione di incertezza che ne deriva, aggrava ulteriormente la già critica situazione delle carceri siciliane nelle quali - come ampiamente denunciato non solo dal garante dei detenuti, ma anche dallo stesso personale medico penitenziario attraverso esposti alla magistratura - l'impossibilità di utilizzare tutte le figure professionale presenti nelle aziende sanitarie provinciali - in particolare psichiatri e psicologi, essenziali per prevenire gesti autolesionistici e anticonservativi - penalizza gravemente i detenuti e danneggia sotto il profilo professionale gli stessi medici penitenziari;
per quanto riguarda questi ultimi, l'assessore Russo ha disposto che - a partire dal 2011 - tutti i responsabili sanitari di un istituto penitenziario, e quindi con funzioni di dirigente sanitario, confluiscano in un ruolo ad esaurimento senza poter essere sostituiti da figure equivalenti: una volta, dunque, andato in pensione il responsabile medico del carcere il suo posto è destinato a rimanere vacante
quali tempestive iniziative - nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente - intenda prendere per ripristinare anche nelle carceri siciliane la certezza della normativa vigente in materia di sanità penitenziaria attualmente sospesa a causa del mancato recepimento da parte della regione Sicilia del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, garantendo - altresì - il concreto godimento da parte dei detenuti e degli internati negli istituti di pena della regione del diritto all'uguaglianza di trattamento in materia sanitaria rispetto agli individui liberi e di quello della tutela della salute costituzionalmente sanciti, nonché il rispetto della professionalità del personale medico e paramedico che opera all'interno dei penitenziari stessi.
lunedì 3 settembre 2012
INTERVISTA AL PRESIDENTE BERLUSCONI SU "IL FOGLIO"
Berlusconi deride chi rovescia la frittata sui ricatti a Napolitano
Il Cav. difende Panorama e rigetta le accuse di manovre: “Sono un uomo di stato e un patriota”.
Presidente, i soliti noti hanno rovesciato la frittata. Chi ricatta chi? La domanda è semplice semplice.
“Ho un rapporto consolidato e leale con il presidente Napolitano. Lo sanno tutti. Al mio primo discorso parlamentare da premier, nel 1994, la sua replica di capogruppo alla Camera fu tanto civile, in mezzo a quelle simulazioni di guerra che caratterizzavano la faziosità della sinistra, che mi alzai dal banco del governo e lo raggiunsi in aula per una stretta di mano. Quel fair play, malgrado dissensi schiettamente politici in alcune fasi della mia attività di governo, non è mai venuto meno, e non verrà meno in futuro. Per certi aspetti siamo diversi, agli antipodi, ma per stile nelle relazioni personali e istituzionali, e per sostanza politica, considero il capo dello stato un impeccabile servitore della Repubblica. Ed è per questo, aggiungo, che in questi mesi tormentati il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non è rovesciabile”.
“Ho un rapporto consolidato e leale con il presidente Napolitano. Lo sanno tutti. Al mio primo discorso parlamentare da premier, nel 1994, la sua replica di capogruppo alla Camera fu tanto civile, in mezzo a quelle simulazioni di guerra che caratterizzavano la faziosità della sinistra, che mi alzai dal banco del governo e lo raggiunsi in aula per una stretta di mano. Quel fair play, malgrado dissensi schiettamente politici in alcune fasi della mia attività di governo, non è mai venuto meno, e non verrà meno in futuro. Per certi aspetti siamo diversi, agli antipodi, ma per stile nelle relazioni personali e istituzionali, e per sostanza politica, considero il capo dello stato un impeccabile servitore della Repubblica. Ed è per questo, aggiungo, che in questi mesi tormentati il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non è rovesciabile”.
Strepitano contro l’inchiesta e la copertina di Panorama, “settimanale della famiglia Berlusconi”.
“Coloro che da vent’anni mi fanno l’onore di considerarmi il loro Arcinemico, e che hanno tentato di ridurre la politica italiana a un sistematico scontro personale, fazioso e diffamatorio, hanno stabilito questa legge: il giornalismo d’assalto che deforma i fatti, che inventa le notizie autenticamente false, che travolge la privacy e la decenza, è un campione della professionalità che i cattivi vogliono imbavagliare, mentre il giornalismo professionale, che analizza e approfondisce le questioni, che argomenta e deduce, che si muove con uno spirito sinceramente libero, è la macchina del fango. Viene da ridere, e anche un po’ da piangere. Mondadori è un grande editore, Panorama è il primo newsmagazine italiano, è tutta gente che fa il suo mestiere. Il bue che avvilisce sistematicamente l’informazione a strumento di una malagiustizia e di una malapolitica dà del cornuto all’asino. La giusta decisione di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale non riguarda il settimanale mondadoriano, ma i comportamenti di una procura della Repubblica e i suoi portavoce a mezzo stampa, che oltre tutto per evidenti ragioni di piccola politica adesso litigano tra loro. I cittadini non sono stupidi, certe cose le capiscono al volo”.
“Coloro che da vent’anni mi fanno l’onore di considerarmi il loro Arcinemico, e che hanno tentato di ridurre la politica italiana a un sistematico scontro personale, fazioso e diffamatorio, hanno stabilito questa legge: il giornalismo d’assalto che deforma i fatti, che inventa le notizie autenticamente false, che travolge la privacy e la decenza, è un campione della professionalità che i cattivi vogliono imbavagliare, mentre il giornalismo professionale, che analizza e approfondisce le questioni, che argomenta e deduce, che si muove con uno spirito sinceramente libero, è la macchina del fango. Viene da ridere, e anche un po’ da piangere. Mondadori è un grande editore, Panorama è il primo newsmagazine italiano, è tutta gente che fa il suo mestiere. Il bue che avvilisce sistematicamente l’informazione a strumento di una malagiustizia e di una malapolitica dà del cornuto all’asino. La giusta decisione di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale non riguarda il settimanale mondadoriano, ma i comportamenti di una procura della Repubblica e i suoi portavoce a mezzo stampa, che oltre tutto per evidenti ragioni di piccola politica adesso litigano tra loro. I cittadini non sono stupidi, certe cose le capiscono al volo”.
Ma il comunicato del Quirinale parla di “periodici e quotidiani” e, definendo inattaccabile il comportamento presidenziale, rigetta “manovre torbide e destabilizzanti”.
“Sono un esperto della materia. Nel senso che sono stato oggetto di simili manovre per anni, con conseguenze negative per l’esercizio libero della sovranità democratica in questo paese. Non gioisco per il fatto che questo metodo è arrivato, per calcoli politici precisi e direi di bassa lega, a lambire la massima istituzione dello stato. Anzi, proprio per evitare manovre torbide e destabilizzanti, italiane e internazionali, nell’interesse di un’Italia che amo e ho sempre amato, ho contribuito in modo determinante, nello scorso mese di novembre, al varo di un’operazione di emergenza imperniata sul governo del senatore Mario Monti e della sua compagine tecnica. Ritengo di essermi comportato da uomo di stato e da patriota. Ho mantenuto e mantengo la mia autonomia di giudizio sul percorso intrapreso allora, continuo a considerarmi quello che sono, il presidente del partito che ha vinto le elezioni nel 2008 e che ha sempre messo l’interesse nazionale davanti a ogni altra cosa”.
“Sono un esperto della materia. Nel senso che sono stato oggetto di simili manovre per anni, con conseguenze negative per l’esercizio libero della sovranità democratica in questo paese. Non gioisco per il fatto che questo metodo è arrivato, per calcoli politici precisi e direi di bassa lega, a lambire la massima istituzione dello stato. Anzi, proprio per evitare manovre torbide e destabilizzanti, italiane e internazionali, nell’interesse di un’Italia che amo e ho sempre amato, ho contribuito in modo determinante, nello scorso mese di novembre, al varo di un’operazione di emergenza imperniata sul governo del senatore Mario Monti e della sua compagine tecnica. Ritengo di essermi comportato da uomo di stato e da patriota. Ho mantenuto e mantengo la mia autonomia di giudizio sul percorso intrapreso allora, continuo a considerarmi quello che sono, il presidente del partito che ha vinto le elezioni nel 2008 e che ha sempre messo l’interesse nazionale davanti a ogni altra cosa”.
Viene fuori che Antonio Di Pietro informava con anticipo il console americano a Milano dei suoi progetti giudiziari, e che l’ambasciatore di carriera appena scomparso, Reginald Bartholomew, mise le cose a posto, anche per l’orrore che gli americani provavano per la carcerazione preventiva usata come tortura.
“Chissà cosa pensano della pubblicazione guidata e orientata, e manipolata, delle intercettazioni, anche di quelle che non hanno alcun risvolto penale e servono soltanto a colpire in modo infamante e diffamante gli avversari politici. La democrazia dei processi politicamente e faziosamente orientati è il principale ostacolo, e da molti anni, al libero dispiegarsi di una democrazia civile, fattiva, capace di affrontare i veri problemi della Repubblica. Senza una radicale riforma della giustizia l’Italia non si salva, questo lo sanno bene sia gli americani sia gli italiani nella loro assoluta maggioranza. Devo dire che in questa direzione si è fatto troppo poco, e che i miei tentativi continui di procedere a una seria restaurazione del diritto e delle garanzie, a partire dalla divisione delle carriere di chi accusa e di chi giudica, sono stati sempre e sistematicamente bloccati da una coalizione di interessi e di demagogie che fa vergogna. Quanto alle piccole trame consolari di un magistrato voglioso di riconoscimento politico, niente mi può sorprendere”.
“Chissà cosa pensano della pubblicazione guidata e orientata, e manipolata, delle intercettazioni, anche di quelle che non hanno alcun risvolto penale e servono soltanto a colpire in modo infamante e diffamante gli avversari politici. La democrazia dei processi politicamente e faziosamente orientati è il principale ostacolo, e da molti anni, al libero dispiegarsi di una democrazia civile, fattiva, capace di affrontare i veri problemi della Repubblica. Senza una radicale riforma della giustizia l’Italia non si salva, questo lo sanno bene sia gli americani sia gli italiani nella loro assoluta maggioranza. Devo dire che in questa direzione si è fatto troppo poco, e che i miei tentativi continui di procedere a una seria restaurazione del diritto e delle garanzie, a partire dalla divisione delle carriere di chi accusa e di chi giudica, sono stati sempre e sistematicamente bloccati da una coalizione di interessi e di demagogie che fa vergogna. Quanto alle piccole trame consolari di un magistrato voglioso di riconoscimento politico, niente mi può sorprendere”.
Iscriviti a:
Post (Atom)
MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN
Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia. Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...
-
“ L’uomo e l’ambiente: sfide globali, tutela e prospettive ” Scuola Ufficiali Carabinieri Roma, 6 -7 maggio 2016 L’equilibr...
-
Nel tardo pomeriggio del giorno 5 ottobre 2014 lo scrivente, accompagnato dal Capo del terzo ufficio, C.F. (CP) Francesco CAC...