Il 23 maggio tutti gli italiani hanno ricordato con commozione il ventesimo anniversario della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Uccisi da mille chili di tritolo piazzati sull'autostrada Mazara del Vallo-Palermo all'altezza dello svincolo per Capaci.
A venti anni di distanza dalle stragi di mafia e dalla strategia stragista della mafia, alcuni aspetti, ancora oggi, sono a dir poco inquietanti:
Chi e per conto di chi ha trattato con la mafia?
Perché il 4 giugno del 1993 fu improvvisamente rimosso da capo del DAP Nicolò Amato?
Quale fu il ruolo dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in accordo con il Presidente del consiglio Carlo Azeglio Ciampi e del Ministro della Giustizia Giovanni Conso?
Perché venne favorita la rocambolesca ascesa ai vertici del DAP del dott. Di Maggio su esplicito interessamento di Oscar Luigi Scalfaro?
Come mai cadde nel dimenticatoio la lettera dei familiari dei detenuti di Pianosa inviata ai vertici dello Stato e ad altre personalità, (lettera nella quale è facile leggere cosa la mafia stesse preparando nel nostro Paese) e che ricompare fortunosamente a distanza di circa 18 anni?
I numerosi processi per la strage di Via D’Amelio conclusosi con 24 condanne all’ergastolo, oggi tutti da rifare, furono il frutto di clamorosi errori giudiziari o diabolici depistaggi?
Potremmo continuare sino a tempi più recenti comprese le performance di Massimo Ciancimino e financo la macabra – ridicola riesumazione delle spoglie del bandito Giuliano: potremmo aprire il file di sciasciana memoria sui professionisti dell’antimafia o far da eco alle recenti ammissioni del Procuratore Grasso in materia di lotta alla mafia, in relazione alle iniziative legislative del Governo Berlusconi e del Ministro Alfano.
Preferiamo non continuare e dire a noi tutti come occorre essere orgogliosi, da siciliani, per aver avuto uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino le cui azioni, metodi, intuizioni, sopravvivono al di la dell’eroico sacrificio e sono ancora oggi più attuali che mai.
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