Carissime amiche, carissimi amici,
siamo tanti, siamo tantissimi. Grazie di essere qui!
Vedervi da qui è davvero uno spettacolo meraviglioso.
Noi siamo le donne e gli uomini che amano la libertà e che vogliono restare liberi. Siamo i soldati della democrazia e della libertà. Siamo un Popolo che sa amare, che sa creare, siamo un popolo che rinnega ogni giorno la logica dell’invidia e dell’odio. Noi siamo anche quelli che sanno ridere e sorridere. Siamo i moderati italiani, siamo il Popolo della libertà e siamo l’unico vero baluardo della democrazia e della libertà per l’Italia e per gli italiani.
E allora cominciamo subito… Devo farvi prima di tutto un complimento e un ringraziamento.
“Grazie, Bari! Grazie, Puglia!”
Nella vostra Regione, dove pure siamo all’opposizione, alle elezioni di febbraio il Popolo della Libertà si è classificato al primo posto, è stato il primo partito! Ed ha ottenuto anche la percentuale più alta di voti tra tutte le regioni italiane. Deve essere un grande orgoglio, e insieme una grande responsabilità per tutti voi e per tutti noi.
Io sono qui oggi perché ho sentito il dovere e la gioia di rendere onore alla fiducia che le donne e gli uomini della Puglia ci hanno accordato. Ho deciso di essere qui per ringraziarvi “personalmente” per la vostra scelta, per il vostro voto, per la vostra vicinanza, per il vostro affetto. Grazie, grazie di cuore!
Ecco, il vostro entusiasmo mi conferma in un convincimento: o c’è subito un governo forte per l’Italia, oppure è meglio ridare immediatamente la parola agli italiani, votando a giugno.
Nonostante tutto questo, devo darvi anche una delusione. So che ne sarete dispiaciuti, molto dispiaciuti, ma devo dirvi che oggi qui sul palco, qui con noi, non ci sarà Nichi Vendola!
Dite la verità: vi aspettavate di trovarvelo anche qui, Nichi, perché è dappertutto. Confessate: lo volevate sentire, volevate ascoltare una di quelle sue fantastiche “narrazioni”, uno di quei suoi discorsi di due ore dopo i quali ci si sente tutti un po’ stupidi, un po’ tanto stupidi, perché non si è capito niente?
No, oggi qui non c’è Nichi, non ci sono le sue surreali elucubrazioni, ci sono solo io, e dovete accontentarvi. Dovete farvene una ragione.
Comunque, a Nichi mandiamo tutti quanti un saluto affettuoso. Ci rifaremo la prossima volta.
Oggi ci sono solo io, e voglio salutare da qui una persona che stimo e a cui voglio bene, e so che gli volete bene anche voi.
E’ stato un giovanissimo Presidente di questa Regione, dove ha introdotto riforme coraggiose.
E’ stato un bravissimo Ministro del mio governo
E’ ancora un ragazzo ma ha già tantissima esperienza alle spalle: è il nostro, il vostro Raffaele Fitto.
Caro Raffaele, ti abbraccio e ti voglio bene.
Tutti qui ti vogliono bene.
Ho un ricordo preciso. Eravamo al Governo, era una giornata in cui avevo subito uno dei tanti assurdi attacchi della guerra dei vent’anni che i magistrati politicizzati, da vent’anni appunto, stanno conducendo contro di me. Raffaele mi venne vicino e mi disse: “Presidente, solo chi ci è passato può capire cosa provi”.
E’ così, Raffaele. Noi dobbiamo far capire a tutti proprio questo: io (e anche tu) siamo persone forti, abbiamo le spalle larghe, abbiamo i mezzi per difenderci, ci battiamo, resistiamo, ma se queste stesse cose capitassero a un cittadino qualsiasi, come potrebbe difendersi?
Come potrebbe impedire che la sua vita venga distrutta?
Che la sua impresa vada in rovina?
Che la sua famiglia subisca conseguenze tremende?
Stiamo attenti: può capitare a tutti, è già capitato a tanti…Tutti possiamo finire nel tritacarne giudiziario semplicemente perché qualcuno, per qualsiasi motivo, ha deciso di prenderci di mira, di farci del male.
E la persecuzione giudiziaria ha già di fatto pesantemente condizionato in tutti questi anni la vita politica e la guida del Paese, e ha danneggiato direttamente tutti gli italiani. Quindi non è solo un pericolo e un danno potenziale alla libertà di ciascuno di noi, ma è stato ed è un danno effettivo, economico e sociale, perché ha ostacolato e ostacola il governo del Paese e anche le riforme. Vi ricordate quando ci hanno mandato a casa dal governo nel ’94 con una accusa dalla quale sono stato poi assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, perché il fatto non sussiste?
E loro, i magistrati, neanche pagano per i loro errori…Noi chiediamo che i magistrati debbano rispondere come tutti i professionisti dei loro errori, se commessi con malafede o con grave negligenza. Nel 1987, dopo la commovente e tragica battaglia di Enzo Tortora, l’80% per cento degli italiani disse sì alla responsabilità civile dei magistrati, ma, subito dopo, quella decisione fu tradita. Noi vogliamo ripercorrere la via decisa dal popolo sovrano. I magistrati per bene, che sono la grande maggioranza, non hanno nulla da temere. Devono preoccuparsi solo i magistrati faziosi, soprattutto quelli che usano la giustizia a fini di lotta politica. Per ora a preoccuparsi sono i cittadini che rischiano di finire vittime della politicizzazione dei magistrati.
Come voi ben sapete i magistrati sono divisi in associazioni e correnti che non rendono neppure noti i nomi dei loro iscritti.
Vi chiedo: vi pare giusta questa segretezza, questa riservatezza? Come dobbiamo considerarle? Non rischiano di assomigliare a delle associazioni segrete?
Sappiamo bene che per conoscere queste iscrizioni occorre il consenso dei magistrati. E per questo noi chiediamo (lo ripeto: chiediamo) ai magistrati di dichiarare se ed a quali associazioni siano iscritti. Domandare è lecito, come si usa dire. Non si vede perché non debba esserci una risposta. Siamo nell’era della trasparenza totale, e a chi fa politica, per esempio, si richiede trasparenza integrale. Chi ha il potere enorme di privare una persona della libertà deve sentire in modo altrettanto grande questo richiamo alla trasparenza, alla possibilità per i cittadini di conoscere e di farsi un’idea su chi hanno di fronte.
E ancora. Se la posizione del singolo giudice fosse acclarata, non vi sembrerebbe giusto per un cittadino eletto dal popolo poter chiedere la sostituzione di quel giudice che, per l’adesione a questa o a quella associazione, apparisse come un avversario ideologico o addirittura come un nemico politico, visto che il magistrato non deve essere soltanto imparziale ma deve anche apparire “tale”, aldilà di ogni sospetto?
Insomma fareste mai dirigere una partita di calcio da un arbitro e da dei guardalinee scelti tra i giocatori di una delle due squadre?
Caro Raffaele, te ne hanno fatte proprio di tutti i colori. Hanno tentato di sporcarti, perché sei nuovo e pulito. Vedete, le hanno tentate tutte, ma era sempre emersa, nelle inchieste e nei processi, la sua totale innocenza e correttezza. Era rimasto un solo processo, che andava per le lunghe, alla vigilia delle elezioni. Stavano in pena: “Hai visto mai che il candidato di maggiore spicco del Pdl in Puglia la passi liscia!”…
E allora che hanno fatto? Gli hanno fissato una scarica di udienze nel mese della campagna elettorale, per avvelenargliela, per rendergli la vita impossibile, e, correndo correndo, gli hanno somministrato una condanna assurda alla vigilia del voto. Però Raffaele, sai cosa ti dico? Che nonostante tutto, tu ed io dobbiamo restare sereni perché la risposta l’ha data la gente, che ha mantenuto la sua fiducia a te e a me, e ha bocciato questi signori, a partire da Antonio Ingroia.
E’ ora di dirla tutta. Sai dove hai sbagliato? Dovevi fare come Nichi… Nichi sì che sa fare bene l’imputato. Sai che fa? Con i magistrati che poi lo giudicheranno (e che ovviamente lo assolveranno), lui ci va amichevolmente a pranzo. Ci sono le foto! C’è il servizio fotografico! Lui naturalmente aveva garantito di non conoscere neppure quel magistrato.
Fatevi una domanda: Che cosa sarebbe successo in Italia se una cosa del genere fosse capitata a me?
“Se Silvio Berlusconi fosse stato scoperto a cena con un giudice che poi lo avesse assolto?” Vi immaginate i commenti di Santoro? Di Travaglio? Della Annunziata? Di Floris? Non ci posso neanche pensare! Davvero è meglio non pensarci.
Dette queste cose, care amiche e cari amici, passo al cuore del ragionamento che voglio fare insieme a voi…E la smetto anche di sorridere, perché non c’è niente da sorridere, non c’è niente da ridere, la situazione è grave. E’ davvero grave.
Allora, oggi è il 13 aprile. Si è votato il 24 e il 25 febbraio. Sono passati 47 giorni, e non abbiamo ancora uno straccio di Governo.
Vi sembra una cosa possibile? Vi sembra accettabile che nel pieno di una crisi come quella che stiamo vivendo possiamo concederci questa totale, assurda paralisi?
Noi, già il giorno dopo il voto, siamo stati chiarissimi. Abbiamo detto: siamo disponibili ad entrare in un governo di coalizione col Partito Democratico e ad individuare di comune accordo il candidato alla Presidenza della Repubblica.
E invece? E invece questi signori, ci hanno detto di no per un governo insieme e con lo 0,3% di voti in più, che hanno ottenuto con la loro antica e proverbiale professionalità nelle operazioni di scrutinio, non si sono aperti ad alcun accordo con noi, ed anzi tentano di prendersi tutte e cinque le prime cariche istituzionali dello Stato.
Vi domando:
Si sono presi il Presidente della Camera? Sì!
Si sono presi il Presidente del Senato? Si!
Hanno già il Presidente della Corte Costituzionale? Sì!
Vogliono prendersi il Presidente del Consiglio? Sì!
E si vogliono prendere anche il Presidente della Repubblica!
Questi signori, con solo il 29% degli elettori, che corrisponde al 20% degli italiani aventi diritto al voto,
vogliono prendersi tutto,
vogliono mettersi la democrazia sotto i piedi,
vogliono escludere dalle istituzioni la gran parte del Paese che non li ha votati e non si fida di loro…
La prossima settimana dunque, da giovedì 18, si vota in Parlamento per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Facciamo un sondaggio in famiglia, tra di noi.
- Antonio Ingroia, vi piacerebbe? No!
- Gino Strada, vi piacerebbe? No…!
- Andreste pazzi per Rosy Bindi? No…!
- Preferireste Milena Gabbanelli? No…!
Bene!!
- Ho ancora un nome importante per completare il sondaggio. Tenetevi forte. Fate un respiro profondo. Siete pronti? Impazzireste di gioia se il nostro futuro Capo dello Stato, se il nostro futuro Presidente della Repubblica fosse, fosse, fosse….Romano Prodi!
Noooo!
Vedo, cònstato che siete molto reattivi, magari un po’ ruvidi ma assolutamente assennati. Avete ragione, con Prodi Presidente ci converrebbe andare tutti all’estero. A proposito di Prodi e di estero, proprio lui, che ci fece pagare una tassa vergognosa per entrare nell’euro, ha osato attaccare Margareth Thatcher, il giorno dopo la sua morte, accusandola di essere all’origine della crisi economica di oggi. Un giudizio assurdo e insultante, che ignora come la Lady di ferro governava a Londra quando in Europa c’era ancora il Muro di Berlino. E pensare che noi liberali, noi cultori della libertà in economia, consideriamo la Signora Thatcher un modello da seguire.
Vedete, la cosa più grave e incredibile è che questi signori, mentre occupano tutte le istituzioni, mentre continuano a rifiutare un dialogo serio e costruttivo per il governo, continuano a chiederci di regalare a loro i nostri voti, cioè il consenso di 10 milioni di italiani, per consentire a loro di fare un Governo, da soli, in perfetta solitudine, senza la nostra partecipazione.
Lo ripeto daccapo: ci hanno già fatto perdere quasi 50 giorni.
Bersani si è messo a fare giorni e giorni di esplorazioni, e poi, alla fine, ci ha detto quello che aveva già detto all’inizio: gli andrebbero bene i nostri voti, ma non vuole fare il governo con noi.
Caro Bersani, è vero, siamo moderati, ma non abbiamo l’anello al naso!
Noi non siamo qui a pettinare le bambole: anzi, siamo sicuri che pure le bambole si sono stufate di farsi pettinare. Le bambole da pettinare, il giaguaro da smacchiare, gli scogli da asciugare… Mi è venuto un dubbio: ma è Bersani che parla o è Crozza?
E’ Crozza che scrive i testi a Bersani, o è Bersani che li scrive a Crozza? O hanno fatto società e si tengono su insieme?
Chiedo scusa per queste battute, ma davvero basta, adesso basta, bisogna fare presto e fare le cose seriamente.
La situazione economica diventa ogni giorno più drammatica, ogni giorno ci sono troppe aziende che chiudono, ci sono troppi italiani che perdono il lavoro, ci sono troppe famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Allora, caro Bersani, capiamoci una volta per tutte:
- 10 milioni di italiani hanno votato la nostra coalizione della libertà, e ci hanno votato per abolire l’Imu del futuro. Anche voi volete l’abolizione dell’IMU? Si!
- 10 milioni di italiani ci hanno votato per il rimborso dell’Imu del passato. Anche voi volete il rimborso dell’IMU già pagata? Si!
- 10 milioni di italiani ci hanno votato per fermare e cambiare quel mostro chiamato Equitalia. Anche voi volete cambiare Equitalia? Si!
- 10 milioni di italiani ci hanno votato per ridurre e poi abolire l’Irap in 4 anni. Anche voi volete togliere l’IRAP? Si!
- 10 milioni di italiani ci hanno votato per abbassare la pressione fiscale sulle famiglie introducendo il quoziente familiare. Anche voi volete meno tasse sulla famiglia? Si!
- 10 milioni di italiani ci hanno votato per creare lavoro, riducendo le tasse sull’occupazione. Anche voi volete tagliare le tasse sul lavoro? Sì!
- 10 milioni di italiani, e voi tra questi, ci hanno votato, e voi ci avete votato per riprendere la strada della crescita e dello sviluppo. Tutti questi impegni valgono per l’Italia ma valgono ancora di più per il nostro Sud.
E allora? Allora, noi non possiamo tradire questi 10 milioni di italiani, non possiamo tradirli e non li tradiremo mai. Mai.
Se ci sarà una intesa rispettosa di tutti,
che parta dalla necessità di alleggerire il peso insostenibile delle tasse,
che dia respiro alle famiglie e alle imprese,
che spazzi via l’oppressione fiscale, l’oppressione burocratica, l’oppressione giudiziaria,
che sia tale da far ripartire l’economia,
noi ci saremo e saremo in prima fila nel superiore interesse del Paese.
Ma se qualcuno spera di poterci ingannare, di metterci in un angolo, di fare melina per tenerci buoni, e poi magari di trascinarci in un’altra avventura mettendo sù un governicchio provvisorio di tassatori e di tartassatori, dopo che già nell’ultimo anno le famiglie e le imprese italiane hanno dovuto subìre una vera e propria mazzata, questo qualcuno si sbaglia di grosso.
Noi non ci stiamo, non ci possiamo stare e non ci staremo! Sarebbe irresponsabilità vera, caro Bersani, pensare di poter affrontare questa situazione di crisi con un governicchio di minoranza, precario, senza numeri e senza forza…
Lo ripeto ancora una volta, in modo che nessuno possa fingere di non aver capito: le strade sono due. O accettate di dialogare con noi, di scegliere con noi il Capo dello Stato e di formare con noi il nuovo governo, oppure l’interesse del Paese e la gravità della situazione esigono che si torni subito al voto.
E bisogna farlo già a giugno, senza perdite di tempo che ci porterebbero all’autunno prossimo, o alla primavera 2014, o a chissà quando.
Il Paese, le imprese, le famiglie non possono più aspettare.
Noi siamo pronti a votare, e questa nostra manifestazione potrebbe anche essere la prima della nuova campagna elettorale.
Ho qui gli ultimi sondaggi, che vedono la nostra coalizione della Libertà in continua ascesa al 34%, con 4 punti di vantaggio sugli avversari, con la possibilità quindi di vincere e di ottenere una netta maggioranza sia alla Camera che al Senato, perché molti elettori hanno già cominciato a ravvedersi e a capire.
C’è una grande disillusione in tanti italiani che hanno votato Grillo: volevano il cambiamento, ma si ritrovano con una banda di dilettanti allo sbaraglio, sospesi tra impreparazione e improvvisazione.
Fanno venire i brividi a guardarli, a sentirli, a incontrarli in Parlamento e credo che facciano la stessa impressione a chi li ha votati per pura protesta senza averli mai conosciuti.
E allora? Allora, lo ripeto per la terza volta in modo assolutamente chiaro.
Preso atto di chi sono questi improponibili turisti a 5 Stelle della democrazia, guidati come burattini, via web, dalla premiata ditta Grillo-Casaleggio, che smentiscono in tempo reale qualsiasi loro affermazione, il Partito democratico dovrebbe smettere di rincorrere Grillo e dovrebbe invece aprirsi a collaborare con noi. In caso contrario, altrimenti per il bene dell’Italia, si deve andare subito a votare, dobbiamo andare subito a nuove elezioni.
Noi siamo già pronti, noi ci siamo e posso promettervi che, in questo caso, ci sarò anch’io come leader della coalizione della Libertà e come candidato Premier.
E’ una responsabilità grave e pesante alla quale tuttavia sento di non potermi sottrarre.
C’è un’altra cosa che vi voglio segnalare. Nei miei incontri, in tutti questi anni, con i rappresentati della sinistra, ho sempre fatto a loro una domanda: “Vi ricordate un provvedimento dei miei governi che vi abbia offerto la fondata occasione di scatenare una grossa reazione contro, magari con la gente nelle strade?” Sapete qual è stata, invariabilmente, la loro risposta? Un silenzio imbarazzato e assoluto. E ancora: “Ditemi un solo atto, un solo provvedimento che io abbia deciso contro la vostra parte politica, o comunque un provvedimento contro qualcuno, quando sono stato al Governo”. Ancora un silenzio totale.
Perché non sanno quale colpa attribuirmi. La verità è che, ai loro occhi, io ho una sola colpa, enorme, storica, incancellabile: quella di essere stato, ieri, oggi e domani, l’unico ostacolo alla loro presa del potere in Italia!
Volevano il potere, e lo vorrebbero ancora, senza avere il consenso. E odiano Silvio Berlusconi perché si è messo in mezzo, e ha dato voce alla grande parte degli italiani che non si fida di loro, perché li conosce fin troppo bene. Non hanno paura di me: hanno paura di voi, e quindi hanno paura di me, perché io sono stato scelto da voi, e, insieme, insieme li abbiamo fermati!
1. Abbiamo fermato Occhetto e la sua “gioiosa macchina da guerra”.
2. Abbiamo fermato D’Alema.
3. Abbiamo fermato Rutelli.
4. Abbiamo fermato Prodi e le sue tasse.
5. Abbiamo fermato Veltroni e la sua melassa buonista.
6. Abbiamo fermato Bersani, che diceva di vedere solo con il binocolo la nostra rimonta.
Pensateci bene. In Italia, tra il 1992 e il 1994, dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, era ragionevole pensare che le forze del cosiddetto pentapartito (la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Liberale, il Partito Repubblicano, il Partito Socialdemocratico), cioè le forze che avevano garantito, nel bene e nel male, la democrazia e il benessere per 50 anni, potessero finalmente chiedere conto ai comunisti e agli ex comunisti dei loro comportamenti passati.
E invece no, in quegli anni accadde qualcosa di inaudito. Come in una sorta di gioco delle tre carte, i ruoli furono ribaltati.
Il Partito Comunista Italiano, il Pci-Pds, il partito che avrebbe dovuto impegnarsi in una profonda e impietosa autocritica, denunciando le proprie responsabilità per 70 anni di sostegno alla dittatura totalitaria del comunismo sovietico, si trovò di colpo promosso al rango (dicevano loro) di partito “campione della democrazia”, della “diversità” e “dalle mani pulite”; mentre i partiti democratici si trovarono sbattuti sul banco degli imputati. Il Muro di Berlino, solo in Italia, era caduto sulla testa dei vincitori e non degli sconfitti. E così i cinque partiti storici della democrazia italiana furono spazzati via dalla scena politica, con i loro dirigenti esposti alla pubblica esecrazione o addirittura gettati in carcere.
Va da sé che l’intreccio di politica e affari era ed è da condannare. Ma vogliamo parlare del Pci, che poteva disporre dell’aiuto finanziario di Mosca? Un aiuto in rubli, e di rubli moralmente sporchi di sangue? E non voglio parlare ora del caso Montepaschi, un buco, un affaruccio, da almeno due miliardi e mezzo di euro, cinquemila miliardi delle vecchie lire. Scandalo sul quale, stranamente, è calato un silenzio di tomba.
La verità -lo ripeto ancora- è che proprio quando pensavano di essere a un passo dalla conquista finale del potere, hanno trovato Silvio Berlusconi e tutti voi sulla loro strada. E sono impazziti di rabbia, di odio, di livore.
E la cosa più grave, più profonda, è che anche i partiti attuali della sinistra italiana, anche se non si chiamano più comunisti, non riescono a liberarsi dei vizi di una ideologia tanto a lungo condivisa e coltivata. Non riescono a liberarsi dall’odio, da una invidia profonda nei confronti di chi col lavoro, col sacrificio, col rischio imprenditoriale è riuscito a costruirsi una piattaforma di benessere per sè e per i suoi figli.
Potremmo stare qui per delle ore a soffermarci sulle montagne, sui muri, sui macigni che separano questi signori dalla nostra concezione di libertà, di economia di mercato, di Stato di diritto.
Il loro credo viene dalla loro scuola, dall’ideologia che ho ricordato.
Il loro credo è il centralismo, il dirigismo, lo statalismo, ovvero il contrario del nostro, che è la libertà, il libero dispiegarsi delle energie di ogni persona.
La loro concezione dello Stato discende dalla concezione dello Stato autoritario, dello Stato-padrone, dello Stato come fonte stessa dei diritti, che invece noi pensiamo appartengano già per diritto naturale a tutti noi come persone. Per noi questi diritti vengono prima dello Stato. Per loro è lo Stato che li conferisce ai cittadini e che quindi, quando lo ritenesse opportuno, può diminuirli, toglierli, calpestarli. Per noi lo Stato deve essere al nostro servizio, mentre loro ritengono che siano i cittadini a dover essere al servizio dello Stato.
Da questo “credo”, deriva l’idea dello Stato che fa tutto, che controlla tutto, che vuole sapere tutto, che può violare la tua privacy, che regolamenta tutto, lo Stato professore, lo Stato medico, lo Stato maestro, insomma esattamente l’opposto dello Stato a cui pensiamo noi: uno Stato che si occupi soltanto e bene dei servizi essenziali, e che per tutto il resto lasci libertà totale ai suoi cittadini.
Mi sono convinto che, su queste questioni di fondo, esiste uno spartiacque profondo tra noi e loro, e mi sono anche convinto che su questo modo di vedere la società e il rapporto tra il cittadino e lo Stato, il comunista prima o poi esce sempre fuori…
A loro quindi diciamo, alto e forte, tutti insieme, da qui;
1. Non vi è consentito di darci lezioni.
2. Non vi è consentito di stabilire chi è presentabile e chi non lo è.
3. Non vi è consentito di concedere o di negare a nessuno patenti di libertà e di democrazia.
4. Abbiate rispetto di chi ha compreso le cose 50, 60, 70 anni prima di voi, e che voi avete ripagato con 50, 60, 70 anni di ostilità e di inimicizia;
5. Avete sbagliato tutte le scelte di fondo della storia; non avete alcun titolo per ergervi a maestri di politica, e men che meno a maestri di morale.
“Siamo noi che dovremmo avere problemi a collaborare con voi”, eppure, eppure è tale il dramma che l’Italia vive, che noi siamo pronti a mettere l’interesse dell’Italia prima del nostro interesse di partito. La casa brucia, altro che pettinare le bambole.
Veniamo alla situazione attuale. Siamo tutti, a ragione, molto, molto preoccupati.
Monti ha inseguito la Merkel sulla linea di una cieca austerità, e ci ha aggiunto anche del suo, con la valanga di tasse che sappiamo.
Il governo dei “professori” non ha saputo far altro che imporre nuove tasse. Ma vi ricordate quel che ho detto più volte: anche un cretino sa inventare nuove tasse, ci vuole invece del genio per individuare le spese che si possono tagliare e ridurre così la pressione fiscale.
E invece il delirio fiscale prosegue.
Primo: è stata confermata l’Imu.
Secondo: hanno confermato un assurdo aumento dell’Iva.
Terzo: il pasticcio della nuova tassa sui rifiuti, la Tares, aggraverà la stangata di fine anno.
Quarto: tra il saldo Imu e la Tares, la tredicesima di milioni di italiani sarà di fatto confiscata e la fine dell’anno sarà devastante per le famiglie italiane.
Tutto questo costituisce una vera e propria patrimoniale strisciante, a cui noi diciamo di no; noi vogliamo difendere, a partire dalla casa, quello che gli italiani hanno costruito per se stessi e per le proprie famiglie, e non consentiremo a questi signori di depredare ancora i cittadini.
Tutto questo, tra l’altro, sarebbe stato accettabile (anche se sbagliato), se si fosse prodotto un minimo di risanamento.
E invece no:
- i conti pubblici sono sfasciati, le entrate dello Stato sono diminuite di 21 miliardi, e forse servirà una nuova manovra;
- il debito pubblico sfonda ogni settimana tutti i record;
- l’economia è in piena recessione;
- ci sono decine e decine di imprese al giorno che chiudono;
- siamo arrivati a 3 milioni di disoccupati; con un milione di licenziati soltanto nel 2012;
- la disoccupazione giovanile è al 37,8%, ed è una cosa che fa male al cuore (e qui in Puglia, caro Vendola, è ancora peggio: siamo quasi al 42%)…
- sette milioni di italiani stanno entrando nell’area della povertà.
- milioni di pensionati sono allo stremo.
Soltanto con un governo liberale, forte e duraturo si potranno approvare quei provvedimenti, tutti i provvedimenti che noi abbiamo individuato e indicato da tempo, che sono urgenti e indispensabili per uscire dalla spirale recessiva e per far ripartire i consumi, la produzione, le assunzioni, tutta l’economia.
La povertà si può combattere, si deve combattere, si potrà sconfiggere, solo dando al Paese un governo liberale, forte e stabile.
Questo è il vero, unico rimedio alla drammatica situazione che abbiamo davanti. Questo, caro Bersani, l’unico cambiamento possibile.
So che già li conoscete, perché li abbiamo discussi diffusamente durante la campagna elettorale, ma prima di concludere vorrei ricordarvi velocemente gli otto disegni di legge che stiamo presentando in Parlamento.
Siamo convinti che, se approvati subito, potranno avere un impatto positivo e immediato sull’economia reale.
Uno: Via l’IMU!
Due: Basta con questa Equitalia!
Tre: zero tasse e zero contributi a chi assume giovani e disoccupati.
Quattro: via la camicia di forza della burocrazia alle imprese. Basta autorizzazioni ex ante, sì ai controlli successivi, ex-post.
Cinque: tagli ai costi della politica e ai costi della macchina dello Stato.
Sei: meno tasse sulle famiglie e sulle imprese.
Sette: grande riforma della giustizia
Otto: elezione diretta del Presidente della Repubblica.
E’ questo ciò di cui il Paese ha bisogno. Questo è ciò che il Paese si attende da un nuovo governo per ripartire.
È con questi primi atti che potremo recuperare
l’orgoglio di essere italiani,
l’orgoglio di crescere,
l’orgoglio di sprigionare le energie che ciascuno ha dentro di sé.
Voglio ringraziarvi ancora. Grazie di essere stati qui. Grazie di avermi ascoltato con tanta attenzione.
Vi ho fatto partecipi delle nostre preoccupazioni, dei nostri propositi, delle nostre speranze.
Qualcuno ha detto che la notte è più buia subito prima dell’alba. E’ vero, e io aggiungo che il nostro amore per gli altri è più forte della loro invidia e del loro odio verso di noi.
Non riusciranno a toglierci la nostra positività, la nostra carica, la nostra passione, la nostra voglia di credere nel futuro, e soprattutto le nostre idee e le nostre proposte per cambiare in meglio il Paese che amiamo.
Ancora grazie per essere qui.
Vi voglio bene, e anche voi continuate a volermi bene!
Viva l’Italia, Forza Italia, Viva il Popolo della Libertà!