venerdì 8 marzo 2013

HITLER E GRILLO: DISCORSI QUASI UGUALI

Provate a confrontare i due discorsi 

e troverete le similitudini


Testo di Beppe Grillo 

«I nostri avversari ci accusano e accusano me in particolare di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici  perché vogliamo sfasciare tutto. Quindi sarebbe tipicamente democratico avere una trentina di partiti? Devo ammettere una cosa – questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti. Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento. I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni... invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi... chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati.. sono loro i responsabili!
Io vengo confuso.. oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento..mi hanno proposto un'alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico...noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E' un movimento che non può essere fermato... non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta.. noi non siamo un partito, rappresentiamo l'intero popolo, un popolo nuovo.. »

Adolf Hitler – Comizio elettorale ad Eberswalde
(27 luglio 1932, – mia traduzione)

«Compatrioti e compatriote!
In Germania, ovunque noi andiamo, la scena della rivolta del nostro popolo è dappertutto la stessa. Una rivolta che dimostra che milioni di persone sono diventate consapevoli di come la posta in gioco delle prossime elezioni sia più alta del solito, che non si deciderà di una qualsivoglia nuova coalizione, né di un nuovo governo, ma che si deciderà della vittoria o della sconfitta di due orientamenti, uno dei quali ha vissuto sessanta, settant’anni, ha governato per tredici ed ha dimostrato di cosa è capace e di cosa no.
Uno dei quali è basato su idee di matrice internazionale, che si parli di borghesia o di partiti russi. Mentre l’altro si concentra intenzionalmente proprio sulle forze di cui è dotato il nostro stesso popolo. Sulla Germania nazionale nel più vero senso del termine, senza distinzioni di classe, ceto, confessione. Questa Germania ha governato per tredici anni e, se è alla propaganda elettorale di questa Germania che oggi si guarda, è proprio nei modi di questa propaganda che si può scorgere la condanna di questi tredici anni. Se il destino mette tredici anni a disposizione di un sistema perché questo dimostri le proprie capacità, sono allora i fatti ed i risultati a dover parlare. È solo così che oggi questi avversari dovrebbero condurre la propria propaganda, chiamando a testimoniare ogni singola categoria sociale tedesca, facendo comparire il contadino, il lavoratore, gli impiegati, il ceto medio e l’economia tutta in qualità di testimoni viventi della bontà del loro operato. Anziché fare ciò, preferirebbero non parlare affatto di questi tredici anni; vogliono anzi [concentrare, limitare] la propaganda elettorale ad una critica delle ultime sei settimane. Dicono che i nazionalsocialisti sarebbero responsabili per queste sei settimane. Non vedo il perché! Perché il gabinetto von Papen non è stato nominato da noi. È stato invece nominato dal Signor Presidente del Reich, a sua volta votato dalla socialdemocrazia e dal Centro. Perché dovremmo esserne responsabili? Ma se anche così fosse, mi assumerei in ogni momento la responsabilità di queste sei settimane! Ma i Signori dovrebbero cortesemente assumersi la responsabilità degli ultimi tredici anni!
(...) che improvvisamente si comportano come se per tredici anni avessero cercato di lavorare bene, e solo noi avessimo loro impedito di riuscirvi. Per tredici anni hanno potuto dimostrare di cosa sono capaci di fare per l'economia ed in politica. Una nazione economicamente distrutta, la popolazione rurale rovinata, il ceto medio immiserito, le finanze del Reich, dei Länder e dei Comuni al dissesto, bancarotta ovunque e molti milioni di disoccupati. Possono divincolarsi quanto vogliono: sono loro ad essere responsabili di tutto ciò.
[applauso]
Ed era così che doveva andare a finire. Davvero qualcuno pensa che una Nazione possa giungere a qualche risultato, se la sua vita politica è a pezzi come la nostra tedesca?
Solo un paio d’ore fa ho potuto vedere le liste delle candidature, per esempio quelle in Assia-Nassau: trentaquattro partiti! I lavoratori hanno i loro partiti, per la precisione non uno, sarebbe troppo poco, devono essere tre, quattro. Alla borghesia, siccome è ancora più intelligente, di partiti ne servono ancora di più. Il ceto medio deve avere i propri partiti, l’economia i propri partiti, anche il contadino deve avere il proprio partito, anche tre, quattro. E i signori proprietari d’immobili devono avere un partito che rappresenti i loro particolari interessi di natura politica, la loro visione del mondo. Né gli affittuari, va da sé, possono rimanere indietro! Ed anche i cattolici il loro partito, i protestanti un partito, i Bavaresi un loro partito, i Turingi un loro partito e quelli del Württemberg un loro particolare, speciale partito, e via di questo passo. Trentaquattro, in una piccola provincia! E questo in un tempo in cui permangono le più grandi incombenze, che possono essere risolte solo a patto che l’intera forza della Nazione vi si concentri intensamente.
Gli avversari accusano noi nazionalsocialisti, e me in particolare, di essere intolleranti e litigiosi. Non vorremmo collaborare con gli altri partiti, sostengono. Ed (…) un politico [Alfred Hugenberg] rincara la dose dicendo: i nazionalsocialisti non sono nemmeno tedeschi, perché rifiutano la collaborazione con gli altri partiti! È quindi tipicamente tedesco avere trenta partiti. Devo dire qualcosa al proposito: i Signori hanno ragione! Siamo intolleranti! Mi sono prefisso un obiettivo, quello di spazzare via i trenta partiti dalla Germania!
[applauso]
Continuano a scambiarmi per un politico borghese o marxista; oggi SPD, domani USPD e dopodomani KPD e dopo sindacalista rivoluzionario, oppure oggi Democratici e domani Partito Popolare Tedesco e poi (…) Wirtschaftspartei. Ci confondono con i loro simili! Ci siamo prefissi un obiettivo [e lo perseguiremo] fanaticamente, spietatamente, fin dentro alla tomba!
[applauso]
Ho avuto modo di conoscere bene questa mentalità borghese che impermea il giudizio sul nostro movimento, perché un ministro dell’Interno del Reich [Wilhelm Groener] ebbe a dire: questi li sciolgo, tolgo loro le uniformi e li trasformo in un circolo ginnico - sportivo neutrale, pacifista e democratico, e così il movimento nazionalsocialista sarà finito. Una ricetta semplice. È così che pensano e non hanno capito che si tratta di tutt’altro che di un normale partito, politico e parlamentare. Che questo è qualcosa che non si può più sciogliere, che ogni tentativo di farlo servirà solo a temprare gli uomini e che questa Germania che si è ritrovata nel movimento non potrà più essere distrutta. C’è un politico borghese [Heinrich Brüning] che dice: adesso mi tengo un po’ in disparte; quando i nazionalsocialisti avranno fallito mi troverò in posizione privilegiata, e tutti torneranno da me. È così che pensano, perché non sono proprio in grado di capire che questo movimento è tenuto assieme da un qualcosa che non può più essere [sciolto].
Prima di questi trenta partiti c'era un popolo tedesco; i partiti svaniranno, e dopo di loro resterà ancora il nostro popolo. E non vogliamo rappresentare una professione, una classe, un ceto, una confessione od una regione, ma vogliamo educare i tedeschi al punto da far capire loro, prima d’ogni altra cosa, che non esiste vita senza giustizia, che non esiste giustizia senza potere, che non esiste potere senza forza e che ogni forza deve avere radici nel proprio popolo.»

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