Sono
dei ladri. Dei ladri di parole e quindi, es sendo le parole cose,
sono ladri e basta. Nella clinica universitaria di Padova hanno
rubato la parola «padre». Al suo posto, nei braccialetti consegnati
ai genitori in visita nel reparto di ostetricia, hanno messo un
surrogato: la parola «partner».
«Abbiamo preso questa decisione
per non offendere la sensibilità di nessuno» dice il direttore
della clinica che invece ha offeso la sensibilità di tutti gli
uomini. Io sono un uomo e se faccio un figlio esigo di essere
chiamato pa dre. Non voglio essere definito, io che sono ita liano,
con una parola inglese. E nemmeno con la sua traduzione: non sono
socio di nessuna donna, «socio» è parola del mondo dell'econo mia
e io distinguo l'amore, che è dono, dall'eco nomia, che è scambio
di un bene o servizio in cambio di moneta.
Io, tanto per cominciare,
non compro i figli nelle banche del seme e non noleggio corpi di
donne povere come fanno gli omosessuali bramosi di riprodursi
contro natura. Io non sono né partner né socio, e loro sono dei
ladri.
Hanno rubato ai padri e hanno rubato ai bambini. Che Dio non
li perdoni. E nemmeno i bambini, quando saranno grandi.
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