venerdì 3 agosto 2012

NO ALLE PROSPEZIONI PETROLIFERE

Presentata al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, una interpellanza urgente per la tutela delle coste e contro le trivellazioni nel mare di Sicilia.


L'articolo 35 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese, reca modifiche alla disciplina delle attività di ricerca, di prospezione e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, le cui norme sono prevalentemente volte a fissare un'unica fascia di rispetto per lo svolgimento di tali attività in mare; la principale modifica prevista dal nuovo testo consiste, nella fissazione di «un'unica, per olio e per gas, e più rigida fascia di rispetto, fino alle 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette, per qualunque nuova attività di prospezione, ricerca e coltivazione»; 
la predetta disposizione intervenendo in deroga al limite delle suesposte 12 miglia, consente nella sostanza di intervenire nelle attività di trivellazioni vicino alle coste, per la ricerca di idrocarburi, attraverso le esplorazioni off-shore del sottosuolo marino, nel caso di richieste e di concessioni avanzate prima del giugno del 2010;

A mio giudizio, questa deroga appare oltre che preoccupante in considerazione di possibili e irreparabili rischi derivanti alle coste e all'intero ecosistema marino, anche dannoso dal punto di vista economico se si valuta, che l'applicazione della suddetta norma, potrebbe causare gravi danni per le popolazioni costiere, nonché per settori economici importanti del nostro Paese, come quelli del turismo e della pesca, che vivono delle risorse marine


I permessi di ricerca di idrocarburi già concessi nell'area del Canale di Sicilia attualmente risultano essere 11, mentre le nuove richieste in via di valutazione sono 18; le aree di maggior interesse per le compagnie petrolifere, si evidenziano più specificatamente, al largo delle isole Egadi, dove si sono già fatte trivellazioni per la ricerca del petrolio e 5 invece sono le istanze effettuate per avviare una ricerca al largo della costa tra Marsala e Mazara del Vallo
Un'altra area a rischio ambientale, si riscontra a sud della costa siciliana tra Sciacca e Gela, nella cui area oltre a 2 permessi di trivellazione già concessi, ci sono 5 nuove richieste di ricerca, sviluppo e coltivazione di giacimenti da accertare, area in cui insiste il vulcano sottomarino Empedocle, a circa 40 chilometri al largo di Capo Bianco in Sicilia, nelle vicinanze di quella che fu l'isola Ferdinandea, situata a circa 6 metri dalla superficie marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria, e costituisce una zona marina che presenta diverse criticità geo-marine;
l'avvio di trivellazioni in acque profonde, conseguentemente possono determinare in prossimità del suddetto vulcano, la cui area marina, rappresenta fra l'altro una zona di pesca e di riproduzione di numerose specie ittiche di importanza commerciale, gravi ed irreparabili danni all'ambiente e all'intero eco-sistema marino; 
eventuali insediamenti di piattaforme petrolifere in prossimità della costa ed anche dalla zona archeologica di Selinunte, nonché vicino la costa prospiciente alla medesima area di mare interessata da notevoli attività turistiche con investimenti cospicui privati e pubblici, tra cui il «Golf Resort Verdura» del gruppo Rocco Forte a Sciacca, possono determinare gravi danni sia come precedentemente esposto, dal punto di vista ambientale, che in particolare sotto il profilo economico e degli investimenti già effettuati nell'area stessa; 

In definitiva il rischio di ulteriori trivellazioni nel nostro Paese ed in particolare nei riguardi dei mari siciliani, giova in maniera esclusiva alle industrie petrolifere, e chiede quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto con particolare riferimento alle disposizioni previste dall'articolo 35 che consentono in deroga al limite delle 12 miglia di procedere con le trivellazioni anche vicino alle coste nel caso di richieste avanzate dalle imprese di ricerca, coltivazione e sviluppo di idrocarburi, prima del 2010, per quali ragioni sia stata assunta tale iniziativa normativa considerato che i progetti di perforazione rischiano di minacciare un patrimonio ambientale e culturale inestimabile rappresentato dalla biodiversità del Canale di Sicilia e dalle rispettive coste, nonché l'intera economia delle comunità locali interessate.

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