giovedì 24 febbraio 2011

PERCHE' LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

La fase “moderna” della nostra storia ha avuto inizio dalla Rivoluzione Francese, quando il potere, sino ad allora detenuto dal re in modo assoluto, venne diviso in tre rami - legislativo, amministrativo e giudiziario - caratterizzati dal principio della rispettiva autonomia. Oggi, in ogni Paese civile, la Carta Costituzionale postula la divisione dei tre poteri, dichiarando la loro istituzionale reciproca autonomia ed indipendenza, ma ci siamo resi conto dell’esistenza di altri poteri, più o meno occulti ed influenti, e pur percependone alcuni intrecci e “giochi”, ed intuendo che molti altri ci sarebbero stati nascosti per sempre, non possiamo fare a meno di restare allibiti quando qualcosa riesce a venire alla luce. Immaginiamo un Paese nel quale la democrazia risulti garantita da una buona Costituzione e da un collaudato sistema di equilibrio fra i tre poteri. Un Paese paragonabile al nostro, per intenderci. Supponiamo che, in un momento di disordine politico di questo Paese immaginario, all’interno di uno dei tre poteri - per esempio il Potere Giudiziario - una minoranza ideologicamente compatta, ben organizzata, agguerrita, e guidata da alcuni magistrati (soprattutto politicamente) - in parte distaccati negli scranni delle due Camere di questo paese immaginario, in parte strategicamente sistemati nei posti giusti- concepisca un progetto volto ad organizzare il Potere Giudiziario in modo che esso riesca a controllare anche gli altri Poteri, senza rivoluzioni di piazza, ma gestendo in modo opportuno organi e norme già in buona parte esistenti nell’apparato statale. Supponiamo che anche in questo Paese tanto simile al nostro i Giudici ed i Pubblici Ministeri abbiano una carriera unica, nell’ambito del Potere Giudiziario, con Organi di rappresentanza e controllo comuni ad entrambe le carriere. Supponiamo anche che, ad un certo punto, l’Organo di controllo comune stabilisca l’opportunità di costituire pools altamente qualificati di Pubblici Ministeri, destinati ad indagare con particolare efficienza su attività specifiche per le quali la specializzazione appare oltremodo opportuna al fine di garantire, in un momento particolarmente difficile, il funzionamento ottimale dell’apparato inquirente dello Stato, potenziandolo con il complementare supporto di magistrati giudicanti ideologicamente affini.
Dato che il programma di ottimizzazione appare improntato a principi teoricamente impeccabili, i pools vengono celermente costituiti, con specializzazioni sostanzialmente speculari ai rami vitali della Pubblica Amministrazione attribuite a Pubblici Ministeri accuratamente scelti e preparati. A questo punto i pools di procuratori della Repubblica (che in questo Stato appartengono – non dimentichiamolo – all’Ordine Giudiziario) vengono affiancati da scelti nuclei di polizia giudiziaria altamente specializzati nelle materie sottoposte al loro controllo. La preparazione, efficienza e determinazione di questi Organi di Polizia Giudiziaria sono eccezionali (probabilmente al top nel nostro pianeta) e non può essere altrimenti, perché essi costituiscono uno degli elementi indispensabili per la realizzazione del progetto. Ai super-Organi di Polizia Giudiziaria vengono concessi ampi poteri, che potremmo paragonare alle “lettere di corsa” dei tempi andati. Viene, di fatto, concesso loro il potere di fare ciò che non avrebbero il diritto di fare.
Anche se non sono effettivamente “legibus solutis”, i Nuclei di Polizia Giudiziaria operano come se lo fossero, senza preoccuparsi più di tanto dei Tribunali per il Riesame, le cui correzioni arriveranno comunque ex post, senza privarli dei vantaggi acquisiti nella tempistica degli interventi operativi, senza gravarli di oneri, e con la gratificazione degli ulteriori vantaggi derivanti da errori dei Magistrati del Riesame e dei G.I.P. (errori possibili, dato che questi eccellenti Giudici, dei quali bisogna riconoscere la saggezza, ed i grandi meriti – primo fra tutti quello di non farsi, di solito, influenzare dai Pubblici Ministeri – non sono, come ogni altro essere umano, infallibili).
Gli Organi super specializzati di Polizia Giudiziaria dipendono organicamente dal Ministero speculare al Pool specializzato corrispondente (per fare un esempio riferibile alle nostre Istituzioni: il Comando dei Carabinieri per la tutela dell’Ambiente dipende dal Ministero dell’Ambiente, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute dal Ministero della Sanità, il Comando Carabinieri per la Tutela dei Beni Culturali dal Ministero per i Beni Culturali, e così via), e sono, nel contempo, direttamente collegati allo speculare Pool di Procuratori specializzati. In tal modo viene creato un collegamento perfetto fra i Procuratori specializzati (sceltissimi ed iper-efficienti, che, non dimentichiamolo, appartengono al Potere Giudiziario) ed il Potere Esecutivo, usando come collante e come relais gli Organi Super-specializzati di Polizia Giudiziaria, i quali dipendono da un Ministero ma fanno capo ad un pool di Procuratori della Repubblica – appartenente al Potere Giudiziario – che dirige e/o recepisce le loro iniziative. I Magistrati – tutti di prim’ordine – cointeressati al “progetto” che sono stati sistemati negli scranni delle Camere promuovono le opportune tutele legislative chiudendo il triangolo dei Poteri. (Ogni lettore immaginerà dove possa trovarsi la cabina di regia di questo geniale “progetto per un cripto-golpe”). Anche se la tessitura del piano non è facile da leggere per il cittadino comune, la maggior parte degli interventi e dei risultati è sotto gli occhi di tutti. Alla luce delle precedenti considerazioni, l’idea di separare le Procure della Repubblica dal Potere Giudiziario appare tanto giusta in linea di principio quanto indifferibile. Il “grande problema” sarà poi quello di proteggere le stesse Procure dalle eccessive interferenze del Potere – o dei Poteri sparenti in questo Stato. 

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