giovedì 30 giugno 2016

Giuseppe Marinello, commissione territorio Ambiente e Beni Ambientali de...

Gasolio: Troppe frodi, serve direzione nazionale che agisca sul territorio

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06026
Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. -
Premesso che il gasolio è come il denaro, non ha nome. Una volta consumato, non esiste più. Nel settore petrolifero l'evasione fiscale ammonta a diverse decine di miliardi di euro all'anno in Italia. Un fenomeno che da fisiologico e marginale sta diventando endemico e strutturale. Un fenomeno che ha il subdolo effetto di far scendere i prezzi al consumo dei carburanti, ma che rappresenta per lo Stato una perdita ingente (e sottovalutata) di gettito e per gli operatori onesti una concorrenza sleale e invincibile, che sta mettendo sul lastrico aziende che lavorano nel rispetto delle leggi. Un fenomeno, infine, che anche le forze dell'ordine faticano a tenere sotto controllo e a reprimere, sia per una legislazione poco efficace, sia per l'assenza di un coordinamento nazionale tra gli organi di controllo;
considerato che:
diversi sono i metodi truffaldini utilizzati per vendere sottocosto, approfittando da una parte della crisi dei consumi che abbassa le soglie di tolleranza al rischio, e dall'altra dell'abnorme carico fiscale sui prodotti petroliferi, che solletica gli appetiti criminali con prospettive di lauti guadagni. Escludendo il "dirottamento" all'interno del territorio nazionale di merce documentalmente destinata all'estero (e che viaggia quindi in sospensione di accisa) e la destinazione di gasolio agevolato ad usi con accisa piena, i principali metodi sono: la sottrazione all'accertamento di prodotto da depositi fiscali e raffinerie, attraverso lo sfruttamento dei cali, gli acquisti senza Iva di false società esportatrici e le frodi carosello;
il primo sistema è costituito dal furto sistematico di olio minerale, effettuato eludendo i sistemi di controllo aziendali o con la connivenza dei gestori dei depositi. Il prodotto viene periodicamente sottratto all'accertamento fiscale in uscita dal deposito, badando a non sforare la soglia rappresentata dai notevoli cali legali consentiti (proporzionali ai volumi di vendita). In tal modo gli ammanchi vengono giustificati dal calo naturale e fisiologico delle merci. Se non si viene colti in flagranza sul fatto, tale procedura non è rilevabile a posteriori da nessun organo di controllo;
la frode delle false società di export consiste nell'immettere in commercio il prodotto, evadendo l'Iva. Viene costituita una società "ALFA" intestata a un prestanome. La società dichiara di essere esportatrice abituale verso Paesi extra UE e deposita per questo presso l'Agenzia delle entrate una falsa dichiarazione di intento. Nel documento si dichiara di avere fatto esportazioni nell'anno passato e di avere così maturato un credito Iva. Il credito (plafond) può essere "speso" comprando in Italia in esenzione Iva. Con questa dichiarazione, ci si può presentare a un fornitore "BETA" (deposito) che venderà il prodotto senza l'applicazione dell'Iva. La società ALFA acquista quindi da BETA con prezzo che sarà netto dell'Iva, in funzione della falsa dichiarazione di intento, di cui il fornitore (deposito) ha solo l'obbligo di verificarne il deposito presso l'Agenzia delle entrate. ALFA cede rilevanti volumi di prodotto applicando l'Iva nei confronti dei clienti, con prezzi fortemente concorrenziali grazie all'acquisto senza Iva. Successivamente, prima della dichiarazione e versamento dell'Iva relativa all'anno precedente, la società ALFA fallisce, il prestanome è un nullatenente e l'erario non incassa un euro di Iva;
con le frodi "carosello", invece, un sodalizio criminoso crea una società intestata a un prestanome (cartiera, perché produce solo fatture). Questa compra prodotto da un Paese comunitario, che viaggia in sospensione di accisa e di Iva (essendo l'imposta neutra per l'acquirente nazionale). Si presenta a un deposito fiscale che presta il servizio di regolarizzazione del prodotto dal punto di vista dell'accisa ed emette il DAS nei confronti dei destinatari. La cartiera vende direttamente il gasolio o per il tramite di una società interposta definita "filtro". Infine la cartiera dovrebbe versare l'Iva incassata al 22 per cento (per le vendite precedenti), ma la stessa si dilegua ancor prima della dichiarazione all'Agenzia delle entrate; in tutti questi casi, bisognerebbe dimostrare l'accordo del gestore o del proprietario del punto vendita con la cartiera o con la società che ha evaso l'Iva. Altrimenti, l'unica cosa possibile è comminare una sanzione per incauto acquisto, una volta verificato che il prodotto acquistato è frutto di frode. La sanzione è tuttavia talmente lieve da essere di gran lunga inferiore al guadagno che nel tempo si è potuto ottenere con le vendite di merce oggetto dell'illecito traffico;
a tutte queste difficoltà si aggiunge la mancanza di un coordinamento nazionale nello specifico settore delle accise da parte di chi deve reprimere i fenomeni illegali. Spesso le autobotti o i tir di contrabbando vengono fermati (anche occasionalmente) prima che arrivino a destinazione, vanificando così l'eventuale possibilità di lasciare andare i carichi e scoprire i destinatari del prodotto. Servirebbe per questo creare un gruppo di lavoro nazionale, specializzato nella specifica materia, che faccia analisi sul fabbisogno e sui consumi effettivi finali, sulla fenomenologia delle frodi, che faccia rete e condivisione di risorse e poi agisca con efficacia sull'intero territorio nazionale. Una sorta di direzione nazionale antifrode sulle accise;
considerato, inoltre, che, a quanto risulta agli interroganti:
è crescente sul territorio italiano l'immissione in consumo di prodotti "di contrabbando". Si tratta di gasolio che viene qualificato (da una punto di vista chimico e quindi anche doganale) come olio lubrificante. In quanto olio lubrificante, il prodotto viaggia senza applicazione dell'accisa e senza ottemperare agli obblighi di monitoraggio che sono uniformi al livello europeo e che sono garantiti dal sistema Emcs (Excise movement control system). Trattandosi formalmente di olio lubrificante, non devono essere emessi gli specifici documenti previsti dalla normativa sulle accise e esso può viaggiare con una normale lettera di vettura internazionale. In realtà, il prodotto, che viene qualificato come olio lubrificante, è gasolio vero e proprio, forse un po' sporco, ma ha tutte le caratteristiche chimiche per essere immesso in motori per autotrazione;
il prodotto viene poi spedito da depositi localizzati soprattutto nell'est europeo, con documentazione che attesta una cessione a imprese e depositi, che si trovano principalmente a Malta, in Grecia e a Cipro. In realtà, il prodotto entra nel territorio italiano per essere immesso in consumo in maniera illecita senza il pagamento delle accise;
ad acquistare il prodotto sono soprattutto le società di autotrasporto, quelle di movimento terra o, in alcuni casi, anche impianti di distribuzione stradale. Il canale più utilizzato è quello del rifornimento per grossi motori, anche nella navigazione, o per riscaldamento; si evita, in tal modo, la distribuzione capillare attraverso i punti vendita, la quale diventa estremamente rischiosa per i danni che questa tipologia di prodotto può causare ai motori delle autovetture. Va da sé che i reali beneficiari siano soprattutto le organizzazioni criminali, che molto spesso hanno base all'estero. E questo, d'altra parte, danneggia i numerosi operatori onesti che si trovano ad affrontare una concorrenza sleale rischiando di trovarsi fuori mercato;
il prodotto solitamente entra in Italia dal nordest, dai valichi del Friuli-Venezia Giulia, del Veneto e del Trentino-Alto Adige. I carichi sono trasportati da soggetti stranieri. Buona parte di questi traffici sono destinati in regioni del Mezzogiorno. Il flusso di prodotto qualificato come olio lubrificante in partenza da altri Stati è stato quantificato in 325 milioni di litri nel 2014;
valutato, infine che, a quanto risulta agli interroganti:
la Guardia di finanza partecipa a un'iniziativa comunitaria che si chiama Empact (European multidisciplinary platform against criminal threats) e anche all'esecuzione di operazioni internazionali in materia doganale. Nel 2015 sono stati sequestrati oltre 3 milioni di litri di prodotti energetici e sono stati accertati consumi in frode per oltre 44 milioni di litri;
il problema delle frodi è connaturato al meccanismo stesso dell'Iva, che prevede che i beni esportati non siano gravati da imposta, per via del principio cardine dell'Iva, in base al quale il bene viene tassato nel Paese nel quale viene immesso in consumo. Se un'impresa, che abitualmente lavora con l'estero, acquista sempre con Iva e rivende senza Iva, sarebbe periodicamente a credito. Per evitare che lo Stato si trovi a dover rimborsare l'imposta, con conseguenze di carattere finanziario, la legge prevede il meccanismo delle dichiarazioni di intento: il contribuente che nell'anno solare precedente ha effettuato un certo numero di vendite all'estero ha un plafond che può utilizzare per chiedere a operatori italiani di non applicare l'Iva fino a un certo ammontare. Questo è il meccanismo fisiologico, che diventa patologico quando tale dichiarazione di intento è fasulla o attesta esportazioni superiori a quelle reali,
si chiede di sapere:
se non sia opportuno superare il regime transitorio per l'Iva, prevedendo un sistema fiscale che determini la tassazione nel Paese di origine, esattamente come avviene per le persone fisiche;

se non sia necessario creare una sorta di direzione nazionale antifrode sulle accise, ossia un gruppo di lavoro nazionale, specializzato nella specifica materia, che faccia analisi sul fabbisogno e sui consumi effettivi finali di petrolio, sulla fenomenologia delle frodi, che faccia rete e condivisione di risorse e poi agisca con efficacia sull'intero territorio nazionale.

martedì 28 giugno 2016

LAVORI IN COMMISSIONE: TUTELA DELL'AMBIENTE

 Il sottosegretario Barbara DEGANI risponde all'interrogazione n. 3-02863, facendo preliminarmente presente che già da tempo è stata posta particolare attenzione alle problematiche affrontate dalla interrogazione, prima con l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 1991 sui limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno. Tali misure hanno stabilito i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo, regolamentando la materia relativa all’inquinamento acustico, stabilendone ed attribuendone precise competenze allo Stato, alle Regioni, alle Province e ai Comuni. 
In particolare, la legge 26 ottobre 1995, n. 447 ha previsto che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare deve emanare i regolamenti attuativi che definiscono l’obbligo per i Comuni di classificare il proprio territorio tenendo conto delle preesistenti destinazioni d’uso e indicando le aree da destinare a spettacolo a carattere temporaneo per l’applicazione dei valori limite, i valori limite e la regolamentazione della rumorosità prodotta dalle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie e aeroportuali oltre che la regolamentazione delle modalità di determinazione delle diverse tipologie di rumore per una corretta applicazione degli stessi valori limite. 
I decreti attuativi della legge 26 ottobre 1995, n. 447 hanno regolamentato i metodi di determinazione dei livelli sonori e i pertinenti valori limite per le differenti sorgenti di rumore, quali le infrastrutture dei trasporti, le industrie e le attività antropiche in genere, tra cui quelle di pubblico spettacolo e temporanee. La legge n. 447 del 1995 ha inoltre stabilito che le Regioni definiscano i criteri in base ai quali i Comuni procedono alla classificazione del proprio territorio, nonché le modalità, scadenze e sanzioni per l’obbligo della classificazione stessa, i poteri sostitutivi in caso di inerzia dei Comuni, le modalità di controllo del rispetto della normativa per la tutela dall’inquinamento acustico all’atto del rilascio delle concessioni edilizie e dei provvedimenti di licenza o di autorizzazione all’esercizio di attività produttive, le procedure ed i criteri per la predisposizione e l’adozione da parte dei Comuni dei piani di risanamento acustico, le modalità di rilascio delle autorizzazioni comunali per lo svolgimento di attività temporanee e di manifestazioni in luogo pubblico con l’impiego di macchinari o di impianti rumorosi e l’organizzazione nell’ambito regionale dei servizi di controllo. 
L’effettivo onere dello svolgimento dei controlli a livello locale viene posto in capo ai Comuni, cui la legge attribuisce competenze anche in materia di redazione del Piano di classificazione del territorio comunale, di adozione dei Piani di risanamento acustico in caso di superamento dei valori limite, di adozione di regolamenti per l’attuazione della disciplina statale e regionale per la tutela dall’inquinamento acustico e di autorizzazione di attività temporanee e di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico e per spettacoli a carattere temporaneo o mobile. Al fine di garantire una puntuale applicazione della normativa, la citata legge n. 447 del 1995 prevede la possibilità di emanare ordinanze aventi lo scopo di inibire parzialmente o totalmente le emissioni rumorose non conformi alla normativa e un quadro sanzionatorio per chi non ottempera alle disposizioni normative. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare destina ai Comuni per il finanziamento dei Piani di risanamento acustico il 70 per cento delle sanzioni per le trasgressioni all’acustica ambientale. In questo quadro normativo è andato ad inserirsi il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 194, recante attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, che interviene soltanto sulle infrastrutture dei trasporti principali, quali strade con più di tre milioni di veicoli annui, ferrovie con più di trentamila convogli annui e aeroporti con più di cinquantamila movimenti annui e sugli agglomerati con più di centomila abitanti, non andando a tutelare l’intero territorio nazionale, come invece opera la legge.  
Il decreto legislativo introduce la partecipazione della popolazione ai vari processi decisionali relativi alla pianificazione degli interventi di mitigazione del rumore ambientale. Peraltro, il Governo recentemente ha evidenziato la necessità di un aggiornamento e di un’armonizzazione della normativa nazionale con quella comunitaria, ottenendo dal Parlamento, con la legge 30 ottobre 2014, n. 161, delega ad attuare modifiche al vigente apparato legislativo in materia di rumore. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, in ottemperanza a tale delega, sta provvedendo alla stesura dei decreti legislativi. In ultimo, occorre evidenziare che lo scorso 15 giugno 2016 è stata definitivamente approvata la legge volta ad istituire il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, finalizzata ad armonizzare le attività delle Agenzie sul territorio, nonché a realizzare un Sistema integrato di controlli coordinati dall’Ispra. Le funzioni di indirizzo e di coordinamento tecnico dell’Ispra sono principalmente volte a rendere omogenee, attraverso norme tecniche vincolanti, le attività del Sistema nazionale e a disciplinare i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali

giovedì 16 giugno 2016

PARCHI REGIONALI E LEGALITA': INCONTRI A PALERMO

Per tre giorni consecutivi il mondo dei parchi regionali italiani si sposta in Sicilia. Il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri ci spiega perché: “L'assemblea dei parchi regionali organizzata da Federparchi Europarc Italia - che avrebbe dovuto tenersi il 21 e 22 giugno prossimo a Badia San Pietro, in provincia di Ancona, avrà – nelle stesse date - un'altra location, una destinazione e una sede diversa. 
Alla luce di quanto è successo al presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci (che ricopre anche il ruolo di coordinatore di Federparchi Sicilia), l'evento sui parchi regionali è stato infatti spostato dal parco del Conero al parco dei Nebrodi.  
Il programma resta lo stesso e si svolgerà tra Palermo e Sant'Agata di Militello (Messina). Lo scopo dell’iniziativa è quello di dare la possibilità ai parchi regionali di far conoscere e divulgare le buone pratiche che mettono in atto e per dare voce alle difficoltà che progetti di riforma troppo spesso non condivisi, hanno generato nella loro governance”.

Le giornate dell’assemblea con inizio alle ore 15 del 21 giugno si articoleranno come da programma e saranno precedute – il 20 giugno (15,30 – 19) da un incontro sulla legalità a Palermo, presso il Grand Hotel Et des Palmes. La mattina del 21 sarà invece dedicata, per chi lo volesse, ai risultati del progetto “Grifoni”, frutto della collaborazione tra la Federazione e Parco dei Nebrodi. E’ prevista una visita guidata.
Presente il senatore Guseppe Marinello, presidente della Commissione Territorio, Ambiente, Beni ambientali del Senato e Stefano Pecorella, presidente del Parco nazionale del Gargano

INTERVENTO SUL TEMA DELLE AGENZIE AMBIENTALI

 Resoconto stenografico della seduta n. 627 del 17/05/2016


Signora Presidente, il disegno di legge all'esame dell'Assemblea è stato approvato all'unanimità alla Camera dei deputati e testimonia l'importanza del tema e della necessità di addivenire a soluzioni condivise. È proprio per questo motivo che la Commissione 13a al Senato non ha voluto apportare alcuna modifica al testo licenziato dalla Camera, tranne l'introduzione di una clausola di invarianza finanziaria della quale sinceramente, a nostro parere, non c'era esplicitamente bisogno, ma che, in ottemperanza ai Regolamenti e anche alla legge, siamo stati costretti ad inserire.
Il tema delle Agenzie ambientali è piuttosto datato perché, in effetti, nasce all'indomani del referendum del 18 aprile 1993, che vide l'83 per cento degli italiani votare «sì» riguardo all'ipotesi di enucleare le mansioni di controllo sull'ambiente dalle strutture delle organizzazioni sanitarie al fine di esaltarne la specificità e, quindi, con la consapevolezza di quanto fosse importante, già a quel tempo, un controllo reale sull'ambiente, con tutte le implicazioni che derivano e derivarono da quella intuizione.
Infatti, è precisamente da quel momento che ha avuto inizio un percorso di natura normativa, organizzativa ed operativa a conclusione del quale si è costituito un sistema di Agenzie, che annovera 10.000 persone, impegnate su tutto il territorio nazionale in opera di prevenzione sanitaria e in campo ambientale.
A seguito degli esiti del referendum, fu promulgata la legge n. 61 del 1994, che conteneva disposizioni sulla riorganizzazione dei controlli ambientali, sull'istituzione dell'Agenzia nazionale e indicava anche che Regioni e Province autonome si dotassero, attraverso proprie leggi, di Agenzie regionali. Le leggi regionali sono state promulgate in un arco temporale piuttosto lungo, durato circa dieci anni, fino al 2006 e per molte Agenzie e Regioni, dopo la prima legge istitutiva, vi sono già stati significativi aggiornamenti normativi.
Ma bisogna riconoscere come ciascuna Regione, nella propria autonomia, ha lavorato e legiferato in maniera diversa, istituendola propria Agenzia ambientale, in modo sicuramente non omogeneo su tutto il territorio nazionale, per cui il panorama nazionale risulta essere composito, con Agenzie che hanno diversi compiti, diverse funzioni, diverse organizzazioni e anche diverse dimensioni.
Questo crea non solo una disomogeneità teorica sul territorio nazionale, ma anche una certa distonia che, in un certo qual modo, crea difficoltà a cittadini e imprese. Basti pensare a grandi imprese, che lavorano su tutto il territorio nazionale che si trovano a impattare, Regione per Regione, con regolamenti, procedure e iter procedimentali completamente diversi l'uno dall'altro.
È altrettanto vero, però, che le problematiche operative, che costituiscono il fulcro di quasi tutte le Agenzie, e i controlli sulle fonti di emissione e i monitoraggi sullo stato dell'ambiente presentano, viceversa, problematicità omogenee a cui bisogna dare risposte univoche, qualsiasi sia il territorio dove vivono i cittadini.
Vi sono, dunque, alcuni aspetti del complesso lavoro di riorganizzazione e razionalizzazione del sistema che dovranno essere chiariti, a partire dalla necessità di garantire una definizione di sistema agenziale che oggi non può che essere un sistema organizzativo in grado di dare risposte tecniche efficaci a costi minimizzati.
Le attese più forti sono sul cambiamento e sulla stabilizzazione del ruolo e delle funzioni delle Agenzie ambientali, ruolo che deve cambiare perché oggi sta cambiando il modo di essere della pubblica amministrazione. Deve cambiare poiché deve consolidare l'importante aspetto tecnico di ciascuna Agenzia a supporto della prevenzione sanitaria e ambientale; deve cambiare poiché la sensibilità dei cittadini, nelle materie ambientali e di prevenzione della salute collettiva, intesa come bene primario da tutelare, è sempre crescente e ha bisogno di risposte chiare e trasparenti, oltre che tecnicamente ineccepibili.
Pertanto, l'articolato del disegno di legge provvede all'istituzione di un Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (il cosiddetto Sistema nazionale), di cui fanno parte l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e le Agenzie regionali e delle Province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell'ambiente.
Il Sistema nazionale concorre al perseguimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione del consumo di suolo, della salvaguardia e promozione della qualità dell'ambiente, della tutela delle risorse naturali e della realizzazione del principio "chi inquina paga". Peraltro, la norma è in assoluta coerenza con quella modifica approvata, proprio qui in Senato, nell'iter parlamentare della riforma costituzionale, che ha voluto inserire proprio l'ambiente tra i beni sottoposti a tutela costituzionale come interesse primario per il Paese.
Il Sistema nazionale ha una pluralità di compiti ben definiti, tra cui il monitoraggio dello stato dell'ambiente e della sua evoluzione, il controllo dei fattori di inquinamento delle matrici ambientali e delle "pressioni sull'ambiente", l'attività di ricerca, di trasmissione ai diversi livelli istituzionali e di diffusione al pubblico dell'informazione ambientale, il supporto tecnico-scientifico per l'esercizio di funzioni amministrative in materia ambientale, la partecipazione ai sistemi nazionali e regionali preposti agli interventi di protezione civile, sanitaria e ambientale, nonché la collaborazione con gli organismi aventi compiti di vigilanza e ispezione, l'attività di monitoraggio degli effetti sull'ambiente derivanti dalla realizzazione di opere infrastrutturali, le funzioni di supporto tecnico allo sviluppo e all'applicazione di procedure di certificazione di qualità ecologica dei prodotti e dei sistemi di produzione.
Il provvedimento definisce inoltre le funzioni di indirizzo e coordinamento tecnico dell'ISPRA, finalizzate a rendere omogenee, sotto il profilo tecnico, le attività del Sistema nazionale e trasferisce alla stessa ISPRA le funzioni degli organismi collegiali già operanti presso il Ministero dell'ambiente, per i quali era stato avviato un procedimento di riordino.
Si attribuisce inoltre alle Agenzie regionali e provinciali la personalità giuridica di diritto pubblico e l'autonomia tecnico-scientifica, amministrativa e contabile. Le Agenzie svolgono le attività istituzionali obbligatorie necessarie a garantire il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali nei rispettivi territori di competenza. Credo che questo sia un concetto fondamentale, perché proprio questi livelli essenziali costituiscono quel livello minimo omogeneo che deve valere su tutto il territorio nazionale e che il Sistema nazionale è pertanto tenuto a garantire, anche al fine del perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai livelli essenziali di assistenza sanitaria. L'ISPRA dovrà infatti programmare le principali linee di intervento finalizzate ad assicurare il raggiungimento di questi livelli essenziali sull'intero territorio nazionale e garantire l'approvazione del programma che costituisce il documento di riferimento per la definizione dei piani e delle attività delle singole Agenzie.
Al fine di uniformare a livello nazionale le modalità di analisi dei dati, si è ritenuta opportuna la creazione di una rete nazionale di laboratori accreditati, tenuti ad applicare i metodi ufficiali di analisi approvati dal Sistema nazionale, al fine di armonizzare i sistemi di conoscenza, monitoraggio e controllo delle matrici ambientali. Il Sistema nazionale è - sì - tenuto a ricorrere in via prioritaria alla rete nazionale dei laboratori interni, ma, sapendo quanto sia notevole la mole di lavoro, ha anche la possibilità di rivolgersi, alla bisogna, ai laboratori esterni, che devono però rispondere a quei criteri di omogeneità che, come ho detto, valgono su tutto il territorio nazionale
Per finanziare l'attività dell'ISPRA si prevede la concessione di un contributo statale che si configura come integrativo rispetto alla dotazione ordinaria, quantificato periodicamente in relazione alle previsioni del piano annuale delle attività. Tutto questo consente all'ISPRA e alle Agenzie l'assunzione di personale e l'acquisizione di beni strumentali per le finalità della legge e nei limiti delle risorse finanziarie indicate.
Appare evidente, quindi, che la strada che il disegno di legge in esame intende percorrere è quella di un'uniformità di mansioni da compiere in trasparenza e nel raggiungimento di un livello davvero efficiente di monitoraggio e salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini, propositi, questi, che soltanto un'univoca normazione è in grado di assicurare.
Il tutto è coerente con tutti i passi che abbiamo percorso in questa legislatura in tema di tutela dell'ambiente (dalle norme sul dissesto idrogeologico, alle disposizioni volte a salvaguardare il consumo del suolo, al testo sui reati ambientali, al collegato ambientale) e la celerità che in Commissione abbiamo assicurato all'esame del provvedimento e, mi auguro, l'analoga celerità in Assemblea stanno a dimostrare il nostro reale intendimento.
Signora Presidente, mi sia consentita un'ultima notazione. Questa legge è sicuramente una buona legge. A mio avviso, tuttavia, approvato questo provvedimento, bisognerà fare un ulteriore passo in avanti, cercando di capire e intuire quali siano i settori della ricerca che non ha più senso che stiano dentro l'ISPRA o il Sistema nazionale delle Agenzie e debbano confluire in un grande sistema della ricerca pubblica, che può essere garantito dalle università e dal CNR. La scissione tra sistema delle Agenzie e sistema della ricerca può sicuramente garantire una migliore efficienza del sistema delle Agenzie. (Applausi dal Gruppo PD).

mercoledì 15 giugno 2016

AMBIENTE: DA SENATO INDIRIZZO A GOVERNO SU ECONOMIA CIRCOLARE

La Commissione Ambiente del Senato ha approvato all'unanimità una risoluzione sull'Economia circolare, quale contributo italiano alla discussione sul nuovo "pacchetto" di 4 direttive, attualmente all'esame della Commissione ambiente del Parlamento europeo, relative ai rifiuti, ai rifiuti da imballaggio, alle discariche e a veicoli fuori uso, pile accumulatori e rifiuti elettrici ed elettronici. Con questa risoluzione l'Italia propone alla Commissione europea una serie di modifiche a queste importanti direttive destinate a cambiare il ciclo di vita dei materiali e l'approccio stesso alla produzione e al tema dei rifiuti. In particolare, abbiamo proposto che anche gli Stati membri più indietro in materia di rifiuti, e che quindi ottengono l'esenzione dai nuovi obiettivi, debbano prevedere loro target con piani di attuazione e calendari dettagliati. Per i 4 temi del 'pacchetto', abbiamo riproposto i target della risoluzione Barroso".
"Il Senato ha fatto il suo dovere votando all'unanimità la risoluzione italiana sull'economia circolare, anche perché il nuovo modello di sviluppo basato sul riciclo di tutti i generi di rifiuti non solo è possibile, ma doveroso per il futuro dei nostri figli. Ora la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo spinga l'acceleratore sull'economia circolare con una serie di direttive relative ai rifiuti da imballaggio, alle discariche, ai veicoli fuori uso, alle pile e ai rifiuti elettrici ed elettronici" ha dichiarato il presidente della Commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello. "Aver offerto il contributo italiano solo dopo la consultazione pubblica conclusasi con il contributo di innumerevoli soggetti pubblici e privati, ci garantisce che il lavoro fatto, sia stato il migliore possibile. La risoluzione approvata dalla Commissione Ambiente - conclude Marinello - costituirà atto di indirizzo al Governo per i negoziati in sede di Consiglio dell'Unione Europea . Poi sarà dovere di Bruxelles avere l'ambizione necessaria per arrivare quasi alla totale cancellazione dei rifiuti in discarica proprio come sostiene il Parlamento Italiano con la risoluzione approvata oggi".

mercoledì 8 giugno 2016

RIFIUTI: LA GIUNTA CROCETTA CONFERMA LA SUA INCAPACITA'

"Ancora una volta il governo ed in particolare il ministro dell'Ambiente Galletti sono stati costretti ad intervenire in Sicilia per la palese incapacita' da parte della Regione siciliana a gestire la questione dei rifiuti, ormai da decenni ordinaria emergenza. 
Condividiamo sostanzialmente la ratio dell'ordinanza, che stabilisce nei suoi diversi punti rigide modalita' di esecuzione e tempi contingentati, pena il ritiro dell'intesa. Una sorta di commissariamento in risposta ai ritardi, alle inadempienze e alle inefficienze che i siciliani subiscono sulla propria pelle con grave nocumento per se stessi e per l'immagine dell'intera Sicilia.
 In questo scenario non ci sentiamo assolutamente di condividere chi e' abituato a strillare per professione, e tra questi anche alcuni amministratori locali assolutamente parchi quando bisogna trovare soluzioni, ma generosi nelle critiche. 
Ma, altresi', invitiamo l'assessore Contraffatto, nella sua qualita' di assessore del governo regionale, a non scaricare su altri le proprie responsabilita' e ad assumersi le proprie, avviando percorsi virtuosi e concilianti in primis con i siciliani ed i sindaci. 
Tra l'altro un governo che nel 2013 ha stornato 95 milioni di euro, destinati alla realizzazione di 15 impianti di compostaggio per incrementare la raccolta differenziata nell'Isola, in favore di 4 discariche tradizionali, non ha alcuna ragione per polemizzare o alzare toni, anche in considerazione delle lungaggini e dei tempi quasi infiniti riguardo gli iter autorizzativi di impianti di trattamento privati e quindi, perciò, realizzati senza alcun ricorso ai fondi pubblici. 
L'atto del governo al quale alacremente hanno contribuito il ministro dell'Ambiente e le preposte direzioni competenti deve essere un importante momento di ripartenza verso un percorso virtuoso che segni una netta inversione di tendenza. E questo al di la' delle polemiche e dei preconcetti ideologici"

martedì 7 giugno 2016

LOTTA ALLO SPRECO ALIMENTARE E RIUTILIZZO DELL'INVENDUTO

Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi
La 13a Commissione permanente del Senato, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni:

al fine di dare piena attuazione alla direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, le azioni di contrasto allo spreco alimentare dovrebbero essere attuate secondo un ordine di priorità che privilegi innanzitutto la prevenzione dello spreco alimentare, quindi il riutilizzo dell'invenduto ancora atto al consumo umano, in forma di donazione o trasformazione, poi la valorizzazione dell'invenduto, destinandolo all'alimentazione animale, la valorizzazione dell'invenduto utilizzandolo per il compost agricolo e, da ultimo, la valorizzazione dell'invenduto tramite trasformazione energetica per la produzione di biogas, anche a mezzo dell'adeguamento, ove necessario, delle norme specifiche di settore al fine di garantirne l'effettiva utilizzabilità per fini energetici;

andrebbe previsto l'obbligo di stipulare una convenzione-tipo che regoli i rapporti tra i distributori di prodotti alimentari e le associazioni senza fini di lucro per la donazione dei prodotti alimentari invenduti adeguati per il consumo umano. In tale convenzione-tipo, entro i successivi 24 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, sulla base di ricognizione dell'efficacia delle convenzioni stipulate, dovrà  essere definito un sistema sanzionatorio per le contravvenzioni agli obblighi in essa previsti. Eventuali sanzioni andrebbero altresì previste nel caso in cui il produttore o il distributore di prodotti alimentari renda dolosamente inadatti al consumo umano prodotti alimentari invenduti;

andrebbe altresì previsto un sistema di agevolazioni fiscali mediante l'impiego del meccanismo del credito d'imposta sui beni donati al fine di consumo umano, evitando che le detrazioni gravino sui Comuni attraverso la tassa sui rifiuti o comunque i beni donati siano imputati nell'eventuale costo per lo smaltimento del rifiuto umido;

al fine di ridurre gli imballaggi non necessari potrebbe essere riconosciuto ai venditori al dettaglio - per ciascun esercizio commerciale - un credito d'imposta, in luogo del finanziamento previsto dall'articolo 12 comma 1, sul costo sostenuto per l'acquisto e l'installazione di sistemi di vendita senza imballaggio, nonché per poter realizzare contenitori idonei a consentire ai clienti dei locali pubblici l'asporto degli avanzi di cibo;

si sottolinea, infine, l'opportunità di prevedere uno specifico riferimento oltre a quello già contenuto, che rafforzi la realizzazione e lo svolgimento di programmi didattici, nelle scuole di ogni ordine e grado, sulla lotta allo spreco alimentare.

UNA CERIMONIA PER CELEBRARE LA FESTA DELL'AMBIENTE

Una cerimonia per celebrare la Giornata Mondiale dell'Ambiente e i 30 anni dall'istituzione del ministero, con la partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini si svolgerà lunedì prossimo, 6 giugno al Dicastero dell'Ambiente. Un evento voluto dal ministro Gian Luca Galletti per festeggiare questa doppia ricorrenza.

Fu l'Assemblea Generale dell'Onu nel 1972 a istituire la Giornata Mondiale dell'Ambiente, che si svolge il 5 giugno di ogni anno: quella del 2016 coincide con il Trentennale dall'istituzione del ministero dell'Ambiente, che risale all'8 luglio 1986, ricorda il ministero in una nota. "Da trent'anni a oggi, la tutela dell'ambiente ha assunto nel tempo una dimensione centrale nella vita quotidiana dei cittadini e insieme globale per la portata delle sfide cui è chiamato a rispondere il Pianeta: l'accordo raggiunto alla Cop21 di Parigi sul contrasto al surriscaldamento globale rende la valorizzazione dell'ambiente presupposto indispensabile per uno sviluppo mondiale equo e sostenibile" si legge nella nota.

Ad affrontare questi temi saranno il ministro Galletti e la ministra Hakima El Haite, delegata per la tutela dell'Ambiente del Marocco, Paese ospitante della Cop22 di fine anno.

Tra i molti ospiti, saranno presenti il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il vice-presidente della Corte Costituzionale Aldo Carosi, ex ministri dell'Ambiente come l'attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando, Stefania Prestigiacomo, Edo Ronchi e Francesco Rutelli. Ci saranno poi i vicepresidenti della Camera e del Senato Marina Sereni e Valeria Fedeli, i sottosegretari all'Ambiente Barbara Degani e Silvia Velo, i presidenti delle Commissioni Ambiente di Montecitorio e Palazzo Madama, Ermete Realacci e Giuseppe Marinello. Parteciperanno anche il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, altre autorità militari e civili, il Nunzio Apostolico e Decano del Corpo diplomatico monsignor Adriano Bernardini. Nel corso dell'evento verrà letto un messaggio inviato dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/istituzioni/2016/05/31/mattarella-a-festa-per-giornata-ambiente-e-30-anni-ministero_650637dc-b543-4b59-a52c-57dd55c8048c.html

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