martedì 27 dicembre 2011

CONSUNTIVO DOPO LE FESTE NATALIZIE

Oggi 27 dicembre il primo consuntivo delle feste natalizie certifica il gravissimo stato di crisi del sistema economico e il conseguente immediato riverbero nelle abitudini delle famiglie italiane: minori spese, maggior parsimonia, preoccupazione ed incertezza per l’immediato futuro, incognita assoluta per cosa accadrà nei prossimi anni. Credo sia arrivato il momento di riflettere ripartendo da valori spesso sottaciuti se non dimenticati  alla ricerca della nostra identità.
  Non volendo parlare oggi di politica mi limito solo ad un modesto suggerimento: riscopriamo lezioni che vengono da un passato lontano ma sempre attuale. Iniziamo ad esempio dalle sette opere di misericordia corporale. Non voglio qui elencarle, invito il lettore ad una immediata ricerca sul tema, per iniziare un percorso di intima meditazione.

giovedì 22 dicembre 2011

IPPICA: IL SETTORE RISCHIA IL TRACOLLO

IPPICA: PDL, IL SETTORE RISCHIA IL TRACOLLO - AgenParl - Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica

Che cosa intende fare il Governo per risolvere la crisi del settore ippico? Lo chiede il deputato Pdl Giuseppe Marinello in un'interpellanza urgente ai ministri dell'Economia e Finanze e delle Politiche agricole e forestali. Marinello ricorda che "il comparto ippico da anni in una crisi divenuta strutturale che coinvolge l'intera filiera imprenditoriale, dall'allevamento fino alla raccolta delle scommesse. Le previsioni per il 2012 sono ancor più nere in considerazione della riduzione di 100 milioni di euro quale contributo all'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (A.S.S.I.), che comporterà circa oltre il 40% in meno delle entrate. Tra le conseguenze più devastanti: un' ulteriore riduzione di migliaia di lavoratori e oltre 15 mila cavalli destinati al macello.
"Il Governo - conclude Marinello - intervenga al più presto per salvare un comparto dalla tradizione centenaria , che richiede una profonda ristrutturazione sia per garantire i livelli occupazionali che sulla struttura distributiva delle scommesse ippiche" .

SPORT PARALIMPICO. APPROVATA RISOLUZIONE.

Passo avanti per il finanziamento di 6 milioni di euro al comitato paralimpico italiano: la commissione Bilancio della Camera ha approvato una risoluzione, a firma di Giuseppe Marinello, che impegna il governo in questo senso. Il finanziamento è parte dei 100 milioni circa destinati dalla manovra per la promozione di attività sportive oltre che al riequilibrio dei territori. Ora le commissioni bilancio di Camera e Senato metteranno a punto una lista dettagliata dei finanziamenti, cui dovrà seguire un decreto del ministero dell'Economia. Il presidente del Cip Luca Pancalli ringrazia il governo e il ministro per lo Sport ed il Turismo, Piero Gnudi, "per l'attenzione da lui riservata, sin dall'inizio, a questa delicata vicenda, che metteva a rischio la vita stessa della nostra organizzazione, decisione peraltro maturata in momento drammatico per l'intero paese, che avrebbe giustificato un taglio allo sport paralimpico, come già accaduto con il Coni". 

mercoledì 21 dicembre 2011

LE CATTIVE COMPAGNIE DI MARIO MONTI


Per 18 anni il centro-sinistra ha messo in croce Silvio Berlusconi denunciando il conflitto d’interessi, salvo poi rivelarsi tutt’altro che interessato a dirimere questo conflitto perché sarebbe venuta meno la possibilità di identificarsi come «anti-Berlusconi», che è stato l’unico collante che ha consentito al centro-sinistra di restare unito.
Nel caso di Mario Monti e del suo governo di banchieri e di tecnocrati il conflitto d’interesse è dirompente e pressoché generalizzato, eppure sembra che non scandalizzi più la nostra classe politica che ha scelto di auto-commissariarsi. Ebbene a noi cittadini italiani interessa assai perché se nel caso di Berlusconi il sospetto era legato al possibile vantaggio personale, nel caso di Monti la conseguenza concerne la perdita della nostra sovranità nazionale e la sottomissione dell’Italia ai poteri finanziari forti che si incarnano nelle istituzioni internazionali a cui lo stesso Monti aderisce con incarichi di responsabilità: Goldman Sachs, Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e Moody’s.
A dispetto del diniego di Monti espresso in Parlamento al momento della richiesta del voto di fiducia, noi possiamo documentare che lui fa parte di queste istituzioni. Gli chiediamo pertanto una dichiarazione pubblica in cui Monti affermi di non farne più parte e di non essere in alcun modo vincolato al perseguimento dei lorointeressi che non solo non collimano ma sono in contrasto con l’interesse nazionale dell’Italia che Monti ha giurato di salvaguardare all’atto formale del suo insediamento.
In una brochure pubblicata in occasione della conferenza annuale organizzata dall’Eabis (Accademia europea dell’impresa nella società), svoltasi l’11 e il 12 settembre 2006 presso la sede della Scuola manageriale Sda Bocconi a Milano (http://www.econometica. it/allegati/5th_Colloquium_ Programme_ Brochure. pdf) si elencano le cariche ricoperte da Monti nelle istituzioni che corrispondono ai poteri finanziari forti. Monti fin dal 2005 è consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo (http:// www2.goldmansachs.com/ investor-relations/financials/cu rrent/annual-reports/2010-arpdf- files/GS_AR10_Allpages. pdf); dal 2010 è membro del Consiglio direttivo del «club Bilderberg » (organizzazione che dal 1954 si riunisce una volta all’anno a porte chiuse e ai cui incontri, protetti da strettissime misure di sicurezza, partecipano, tra gli altri, i presidenti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Federal reserve; i presidenti di alcune tra le maggiori corporation mondiali quali Coca Cola, British Petroleum, Chase Manhattan Bank, American Express, Goldman Sachs, Fiat, Microsoft; vicepresidenti degli Stati Uniti,direttori della Cia e dell’Fbi, Segretari generali della Nato, senatori americani e membri del Congresso, primi ministri europei, capi dei partiti di opposizione, editori e direttori dei maggiori media mondiali); sempre dal 2010 è anche presidente del Gruppo europeo della «commissione trilaterale» (http://www.trilateral. org/go.cfm?do=Page.View& pid=34) altra organizzazione che tiene i suoi incontri in forma strettamente riservata, fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, ufficialmente per favorire la cooperazione tra Europa, Stati Uniti e Giappone; Monti nel 2010 risultava membro del «Comitato consultivo di alto livello per l’Europa» di Moody’s, una delle maggiori agenzie di rating al mondo; Monti risulta essere il presidente della lobby belga «Bruegel », un think tank fondato nel 2005 che sta spingendo per l’unione fiscale dei paesi membri dell’Ue (ovvero per un ulteriore trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all’Unione Europea), composto da esponenti di spicco di 16 Stati e 28 multinazionali, alcune delle quali sono frequentatori abituali di altri club privati: Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, la Borsa di New York (Nyse), Unicredit. Dal momento che le suddette organizzazioni, le cui riunioni avvengono con la sola partecipazione dei membri e degli invitati e sono rigorosamente interdette agli estranei, esercitano un’influenza ed un condizionamento crescente sull’opinione pubblica e le dinamiche politiche degli Stati nazionali (al punto che secondo alcuni sarebbero ormai quelle le vere sedi decisionali del pianeta, le assemblee legislative essendo ridotte a ruolo di facciata), il fatto che ad esse partecipino, addirittura con ruoli dirigenziali, alti esponenti delle istituzioni non eletti dal popolo italiano ed imposti con metodi ampiamente discutibili, sfruttando situazioni di emergenza create ad hoc dagli stessi soggetti che poi propongono le soluzioni, non può non destare estrema preoccupazione.
Da qui l’esigenza che Monti chiarisca senza ambiguità e reticenze che si è dimesso dagli incarichi ricoperti in tali organizzazioni e, conformemente al giuramento prestato, eserciterà le sue funzioni«nell’interesse esclusivo della nazione». Il conflitto d’interesse è esteso anche a diversi ministri del governo Monti che ricoprivano incarichi in istituti di credito bancario e che mantengono la proprietà delle azioni anche se si sono dimessi dalle loro cariche dopo la nomina nel Governo: Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico e Infrastrutture,era l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo.
Elsa Fornero, ministro del Lavoro, delle Politiche sociali e delle Pari opportunità, è stata vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha fatto parte dei Consigli di amministrazione di Telecom Italia, di Pirelli e di Fidia. Piero Gnudi, ministro del Turismo e dello Sport, ha ricoperto la carica di consigliere in Unicredit, in Astaldi e nel Gruppo 24 ore. Piero Giarda, ministro dei Rapporti con il Parlamento, è stato membro dei consiglio di sorveglianza del Banco Popolare. Paola Severino, ministro della Giustizia, è stata il legale di Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Romano Prodi e Giovanni Acampora. Monti sappia che facciamo sul serio.
Non ci accontenteremo delle battute fatte il 18 novembre alla Camera richiedendo il voto di fiducia ( «Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse un po’ più di poteri forti»). O dichiari pubblicamente di non far più parte dei poteri finanziari forti che hanno realizzato con successo il colpo di Stato finanziario prima in Grecia e poi in Italia, oppure si assumerà le sue responsabilità morali, politiche e legali di fronte al popolo italiano che non avrà titolo per governare.

UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLE AGENZIE DI RATING

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'imparzialità e sull'affidabilità delle agenzie di valutazione del merito di credito (rating)

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
È istituita, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sull'imparzialità e l'affidabilità delle agenzie di valutazione del merito di credito (rating), di seguito denominata «Commissione».
Art. 2.
La Commissione conclude i suoi lavori entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Conclusa l'inchiesta, la Commissione dà mandato a uno o più dei suoi componenti di redigere la relazione conclusiva. Se sulle conclusioni dell'inchiesta non è raggiunta l'unanimità, possono essere presentate diverse relazioni.
3. Entro due mesi dal termine di cui al comma 1, la Commissione presenta alle Camere la relazione, o le relazioni, sulle risultanze delle indagini e degli accertamenti effettuati e pubblica gli atti dell'inchiesta.
4. Il presidente della Commissione, ogni sei mesi, presenta alle Camere una relazione sullo stato dei lavori e sul rispetto dell'attività e dei tempi inizialmente programmati.
Art. 3.
1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati nominati, rispettivamente, dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la pre- senza di un rappresentante per ciascun gruppo presente in almeno un ramo del Parlamento.
2. Con gli stessi criteri e con la stessa procedura di cui al comma 1 si provvede alle sostituzioni che si rendono necessarie in caso di dimissioni dei singoli componenti della Commissione o di cessazione del mandato parlamentare.
3. Il presidente della Commissione è scelto, di comune accordo, dai Presidenti delle Camere, al di fuori dei componenti della Commissione, tra i membri dell'uno o dell'altro ramo del Parlamento.
4. La Commissione, a maggioranza dei propri componenti, elegge, nel suo interno, due vice presidenti e due segretari. A tale fine ciascun votante scrive sulla scheda un solo nome.
5. Per la validità delle sedute della Commissione è necessaria la presenza di almeno un terzo dei suoi componenti.
6. La Commissione può deliberare di articolarsi in gruppi di lavoro.
7. Dei lavori della Commissione è redatto resoconto stenografico.
Art. 4.
1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa a maggioranza dei due terzi dei componenti, prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica del regolamento.
Art. 5.
1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.
2. La Commissione può acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari.
3. Qualora l'autorità giudiziaria abbia inviato alla Commissione atti coperti dal segreto, richiedendo il mantenimento del medesimo, la Commissione dispone la secretazione degli atti.

4. Per i fatti oggetto dell'inchiesta parlamentare non è opponibile alla Commissione il segreto di Stato, né quello d'ufficio, professionale e bancario.
5. Per le testimonianze rese davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli da 366 a 371 e da 372 a 384 del codice penale.
6. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti, le assunzioni testimoniali e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari fino al termine delle stesse.
Art. 6.
1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa, ogni altra persona addetta alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 5, commi 3 e 6.
2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione dell'obbligo di cui al comma 1, nonché la diffusione, in tutto o in parte, di atti o documenti funzionali al procedimento di inchiesta dei quali è stata vietata la divulgazione, sono punite ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.
Art. 7.
1. Le spese per il funzionamento della Commissione, pari a 50.000 euro, sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.
Art. 8.
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA SUGLI ENTI DI PREVIDENZA PRIVATA

La Camera, premesso che:
l'approvazione dell'articolo 24 del decreto-legge in esame in materia pensionistica introduce una nuova disposizione nei confronti degli enti di previdenza privata, di cui ai decreti legislativi n. 509 del 1994 e n. 103 del 1996, che richiede chiarimenti in merito alla applicazione della disposizione richiamata ed un coordinamento della stessa disposizione con le norme in materia previgenti non abrogate;
la riforma generale delle pensioni in corso richiede l'accelerazione del percorso di riforma anche da parte degli enti previdenziali privati, che tenga conto delle diverse dinamiche demografico-professionali, delle riforme già adottate e in corso di adozione e della buona gestione del patrimonio; l'adozione di nuove riforme richiede nuove proiezioni attuariali e la stima degli effetti delle riforme sulle professioni sul mercato del lavoro e sulle entrate contributive,
impegna il Governo
in sede di applicazione del comma 24 dell'articolo 24, a tener conto: dell'andamento del mercato delle professioni, con particolare riferimento alle dinamiche ed effetti sui giovani professionisti; del fatto che l'equilibrio nei 50 anni di cui all'articolo 24 debba considerare l'andamento tendenziale nel periodo preso a riferimento, descritto nei bilanci tecnici; che vi sono enti che hanno già adottato il sistema contributivo; di tutte le risorse disponibili, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 763, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), riguardante la disciplina della sostenibilità degli enti di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 ed al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103.

lunedì 19 dicembre 2011

PREVIDENZA: IL GOVERNO ORA TENTA L'ESPROPRIO

di Antonio Signorini
19 dicembre 2011
«Procederemo sulle casse dei professionisti». Uno dei messaggi più chiari lanciati ieri Elsa Fornero (probabilmente la principale ragione che ha spinto il ministro del Welfare a rilasciare l’intervista al Corsera) riguarda la previdenza dei lavoratori autonomi.
In sintesi: non ci saranno sconti e le casse dovranno fare quello che gli chiede la manovra «salva Italia»: mettere in sicurezza da qui a 50 anni la previdenza dei professionisti. La strada è segnata e chi non lo farà entro il prossimo giugno subirà la stessa cura che è toccata agli altri pensionati: passaggio automatico al sistema contributivo pro rata e contributo di solidarietà dell’1 per cento per due anni.
Detto così non è un dramma. Il fatto è che dentro le stesse casse e anche nella politica, negli ultimi tempi è cresciuto il sospetto che le ragioni dell’uscita del ministro, e della stessa stretta prevista dalla manovra, sia mettere le mani sulla previdenza privata. Limitare l’autonomia degli istituti e dettare ricette di risanamento etero-dirette nel migliore dei casi, inglobarli nell’Inps e appropriarsi del loro patrimonio immobiliare nel peggiore. I primi dubbi sono emersi giorni fa, a manovra approvata. Principale obiezione: pianificare conti in ordine per 50 anni è una missione impossibile, visto che si deve sapere in anticipo quando verseranno alla previdenza professionisti che ancora non sono entrati nel mondo del lavoro. Ma anche e soprattutto perché, in questo momento, le casse sono in grado di garantire il pareggio dei conti solo per 30 anni. Poi cominciano i problemi. È il caso di Inarcassa, l’ente previdenziale degli ingegneri e degli architetti, che ha messo al sicuro i conti fino al 2033.
Nella stessa situazione si trovano altri istituti. E questo sarebbe un argomento a favore di chi vuole «commissariare» la previdenza dei professionisti. Ma il saldo negativo è solo temporaneo, controbatte la previdenza privata. È il caso di quella dei dottori commercialisti - ha recentemente assicurato il presidente della Cassa Walter Anedda. Situazione simile per giornalisti e altre fondazioni previdenziali. Nessun rischio, quindi, che si ripetano casi come quello dell’Istituto dei dirigenti d’azienda, Inpdai, che è stato assorbito dall’Inps - e quindi «sotto l’ombrello del soccorso pubblico», ha ricordato ieri Fornero, perché aveva conti non sostenibili. Poi le casse possono contare su un immenso patrimonio immobiliare.
Nella manovra si precisa però che nel valutare i conti per i prossimi 50 anni, le casse non dovranno tenere conto del patrimonio immobiliare. Un ordine del giorno di Giuseppe Marinello - deputato Pdl e vice presidente della Commissione Bilancio della Camera che ha anche chiesto e ottenuto la proroga di tre mesi per la riforma delle Casse - impegna il governo a tenere conto anche del mattone, che è uno dei principali asset della previdenza privata. Ma lo stesso Marinello pensa che il pericolo per le casse non sia passato. «È un’impostazione comunque statalista, di chi vuole che lo Stato espropri gli enti del loro patrimonio, che consiste in circa 50 miliardi di euro in immobili». L’obiettivo sarebbe insomma quello di mettere in difficoltà le casse («nemmeno l’Inps può garantire equilibrio in 50 anni», aggiunge il deputato Pdl), portarle al commissariamento e poi all’inglobamento nell’istituto di previdenza che dal 2012 assorbirà già l’Inpdap (lavoro pubblico) e l’Enpals (spettacolo). «Per fare cosa poi? Per colmare per un anno i conti dell’Inps? Le casse sono già indirizzate in un percorso virtuoso, che va incoraggiato, non imbrigliato e deviato. Poi perché si parla tanto di liberalizzazioni, ma poi si cerca di statalizzare la previdenza privata?».
Di opinione diversa Giuliano Cazzola, anche lui deputato Pdl ed esperto di previdenza. «Sono abbastanza d’accordo con Fornero, soprattutto ora che sono stati dati altri tre mesi alle casse per mettersi in regola. Capisco che fare quadrare i conti escludendo il patrimonio immobiliare sia molto difficile. Il problema è che in passato le casse sono state troppo timide con le riforme».  

LSU A CARICO DEL GOVERNO ANCHE PER IL 2012


I

l coordinamento cittadino e il Gruppo consiliare del Pdl esprimono soddisfazione per l'inserimento anche per l'annualità 2012 del contributo per gli Lsu a carico del comune di Sciacca da parte del Governo centrale. Infatti nel corso della conversione in Legge della manovra Monti la Camera ha approvato un emendamento proposto in commissione dal deputato

Giuseppe Marinello

e fatto proprio dal Governo in tal senso. 

L'emendamento prevede il rifinanziamento per l'anno 2012 per i comuni sotto i 50 mila abitanti della legge che prevede la stipula di convenzioni per la stabilizzazione di precari a carico dei comuni. Quindi anche per il 2012, cosi' come per gli anni precedenti, continua l'impegno dell'onorevole Giuseppe Marinello in favore degli Lsu. Si rimane tuttavia in attesa di avere notizie dei processi di stabilizzazione portati avanti dal comune con questi fondi.

sabato 10 dicembre 2011

SULLA POLEMICA E SULLA VERGOGNA DELL'ICI


  Scatenare una querelle sul pagamento o non dell'Ici da parte della Chiesa cattolica significa montare la solita polemica alimentata dal solito spirito laicista mistificando la realtà. Non possiamo non considerare e ricordare, a quanti hanno lanciato la battaglia contro l'esenzione della Chiesa dal pagamento dell'Ici, quanto questa sia importante per la comunità, non solo sotto l'aspetto religioso, ma anche etico e quanto già faccia per tutti quei cittadini svantaggiati a cui giornalmente dà un aiuto e sostegno. Inutile ricordare (ma forse si) quanto la Chiesa, con i suoi preti, i suoi parrocci, le suore facciano all'interno delle strutture sanitarie, nei centri di accoglienza, nelle scuole, nelle sedi della Caritas, con le associazioni di volontariato, a tutela dei più deboli e dei bisognosi. Ed è inutile negarlo, in moltissimi casi, senza l'aiuto della Chiesa ci troveremmo di fronte ad una vera e propria “questione sociale”.
Montare una polemica sull'esenzione Ici, significa disconoscere la realtà e non dare il giusto risalto al lavoro, instancabile e quotidiano che la Chiesa svolge, anche nei piccoli e più sperduti paesini della nostra Italia.

LA POLITICA APPOGGIA L'ADEPP



ItaliaOggi  
Numero 293, pag. 35 del 10/12/2011
di Simona D'Alessio

La politica si mobilita per evitare che le casse di previdenza privatizzate,
 senza la sostenibilità a cinquant'anni, siano «condannate»
 fra poco più di tre mesi ad applicare il sistema contributivo 
per tutti i loro iscritti. E lo fa con un emendamento bipartisan 
alla manovra Monti, primi firmatari Giuseppe Marinello (Pdl)
 e Nino Lo Presti (Fli), depositato ieri alla camera nelle stesse 
ore in cui i vertici dell'Adepp, l'associazione che raggruppa 
20 enti pensionistici dei professionisti, venivano auditi nelle 
commissioni congiunte bilancio e finanze.
Tre le modifiche all'art. 24 del decreto avanzate nel testo: 
spostare di tre mesi (dal 31 marzo 2012 a «entro, e non oltre il 30 giugno») 
la soglia per effettuare le dovute verifiche attuariali e adottare
 in conseguenza dell'esito dei controlli i provvedimenti 
di riforma necessari, nonché per scongiurare che scattino
 le disposizioni ministeriali (l'entrata in vigore del sistema 
contributivo pro rata e il versamento di solidarietà
 obbligatorio dell'1% per gli anni 2012 e 2013 da parte 
dei pensionati, ndr), considerare nei bilanci anche i cospicui
 «patrimoni» mobiliari e immobiliari degli istituti insieme
 alle loro entrate contributive, e far rimanere l'arco di tempo
 in cui la sostenibilità dei conti va garantita a trent'anni
 (non innalzandolo a 50, come invece previsto dalla manovra).
I parlamentari hanno recepito le nostre istanze con estrema
 attenzione, il dibattito si è svolto con grande interesse 
da parte di tutti, segnale che la sorte delle casse previdenziali 
non lascia il parlamento indifferente. 
La presentazione dell'emendamento, poi, ci ha restituito 
ancora più fiducia, in vista dell'esame della manovra in 
aula a Montecitorio, il prossimo martedì», commenta a 
ItaliaOggi Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, 
aggiungendo che una norma condivisa da più formazioni 
politiche «mi auguro, a questo punto, possa essere
 inserita fra quelle correttive su cui sta lavorando il
 governo. Il clima, comunque, appare alquanto positivo», 
chiosa Camporese. Conferma la volontà degli schieramenti
 di combattere al fianco degli enti Giuseppe Marinello
«Ovviamente, confidiamo che la nostra proposta emendativa 
abbia un buon esito, l'impegno politico abbiamo dimostrato
 che non manca di certo», dichiara l'esponente del centrodestra. 
A fargli eco Nino Lo Presti, secondo cui «è eccessivo pretendere
 in tre mesi che gli istituti adeguino i loro sistemi per dimostrare
 ai ministeri vigilanti di essere sostenibili per un altro ventennio. 
Molti di essi hanno avviato riforme, altri progettano di farlo, 
alcuni praticano già il meccanismo contributivo, altri il misto»,
 osserva il deputato finiano, anticipando di voler sottoporre 
la questione «anche all'attenzione della commissione bicamerale
 di controllo sugli enti privatizzati, affinché si trovino soluzioni 
utili e meno penalizzanti possibili. 
Per le casse, ma soprattutto per gli iscritti».


venerdì 9 dicembre 2011

AIUTIAMO I BAMBINI DI CERNOBYL

Le vicende legate alle adozioni, alle accoglienze ed ai permessi studio nei confronti dei minori bielorussi rispondono ai più alti principi previsti sia dalla nostra Carta costituzionale che dalla normativa internazionale. Segnatamente, si ricorda la tutela privilegiata dell'infanzia, che ha nell'articolo 31 della Costituzione una solida base nel nostro ordinamento, la Convenzione dei diritti dell'infanzia dell'89, che già in premessa esprime il principio secondo cui «l'infanzia ha diritto a un aiuto e a un'assistenza particolari», e la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale del 1993, che rammenta agli Stati membri la necessità di adottare ogni particolare cura per l'assistenza prestata ai minori; 
Il fenomeno umanitario delle accoglienze dei bambini provenienti dalla Bielorussia è ormai diffuso capillarmente su tutto il territorio italiano, coinvolgendo numerose famiglie che vengono in contatto, ogni anno, con i bambini ed i «ragazzi di Chernobyl»; secondo notizie di stampa, dal 1996, anno del disastro della centrale nucleare ucraina, circa 30.000 famiglie italiane hanno ospitato annualmente circa 300.000 bambini provenienti dai territori contaminati, per motivi terapeutici ed umanitari, durante le vacanze estive e natalizie; in totale, questo movimento di solidarietà ha coinvolto, nell'arco di 20 anni, oltre 300.000 famiglie italiane.
Interrogazione parlamentare Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca

mercoledì 7 dicembre 2011

TUTELIAMO I LAVORATORI. CAMBIARE LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Si sono verificati diversi casi riguardanti lavoratori che hanno aderito alla proposta dell'azienda di cui erano dipendenti di esodo incentivato legato alla riduzione del personale (consistente in un accordo tra le parti assolutamente volontario) concordando quindi la parte economica fino al raggiungimento dei 40 anni di servizio per l'accesso alla pensione, comprensivo del periodo delle finestre trimestrali; da notizie di stampa riguardanti la preannunciata riforma in materia previdenziale che, anche su esplicita richiesta dall'Europa, il Governo recentemente insediatosi si prepara ad approntare, si apprende che tra le varie modifiche vi sarebbe il probabile allungamento del periodo per l'accesso alla pensione, che penalizzerebbe gravemente i lavoratori che hanno aderito alla formula dell'esodo incentivato; questi ultimi, infatti, essendo giunti o prossimi al raggiungimento del requisito anagrafico e contributivo per il pensionamento, si trovano nella paradossale e grave situazione di non percepire alcuna forma di reddito e comunque, con un'età piuttosto avanzata, si ritroverebbero davanti ad enormi difficoltà nella conduzione quotidiana della famiglia o alla ricerca di un nuovo lavoro; tale situazione, causata dal prolungamento delle finestre previdenziali risulterebbe ancora più difficile con l'allungamento dell'età pensionabile.
Chiediamo se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche ove possibile, con effetti retroattivi, al fine di salvaguardare i lavoratori che hanno aderito all'esodo incentivato legato alla riduzione del personale da parte della azienda di cui erano dipendenti che, in caso di allungamento dell'età pensionabile, si troverebbero senza stipendio e senza pensione.  
Interrogazione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali

martedì 6 dicembre 2011

UN ARTICOLO DI ANTONIO SOCCI

Cari amici, vi propongo la lettura di un articolo del giornalista Antonio Socci, pubblicato su Libero lo scorso 27 novembre. Buona lettura.

Dove sono finiti tutti i mistici dell’euro – economisti, giornalisti, politici, intellettuali – che dieci anni fa imperversavano su tutti i pulpiti per decantare le virtù taumaturgiche della moneta unica e “le magnifiche sorti e progressive” dell’Italia nell’euro? Sarebbe interessante pure andarsi a rileggere gli scritti dell’attuale premier e dei tecnici che compongono la sua squadra di governo chiamata a evitare il disastro.
Io spero che ce la facciano, ma non ricordo che, a quel tempo, ci abbiano messo in guardia sull’euro. Anzi… E dov’è finito il centrosinistra dei Ciampi, dei Prodi, dei D’Alema, degli Amato che da anni rivendica come proprio merito storico “l’aver portato l’Italia nell’euro”?
I post-comunisti per far dimenticare di essere stati antieuropei col Pci, quando si doveva essere europeisti, vollero primeggiare nello zelo sulla moneta unica sulla quale invece bisognava essere dubbiosi. Riuscendo così a sbagliare due volte.
D’altra parte la “religione dell’euro” non ammetteva dissidenti. Era un’ortodossia ferrea che rendeva obbligatorio cantare nel coro.
Dogma imposto
L’anticonformismo era considerato boicottaggio. Ricordate come venivano trattati da trogloditi o da reazionari provinciali i pochissimi che avevano l’ardire di esprimere dubbi sull’operazione euro? Antonio Martino – per esempio – veniva giudicato un bizzarro mattocchio, un isolato. Il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, per i suoi dubbi, era considerato uno che remava contro. Eppure c’erano fior di paesi europei – come la Gran Bretagna – che nell’euro preferirono non entrare. Quindi i dubbi erano più che fondati. Ma in Italia non avevano neanche diritto di cittadinanza. Gli italiani non hanno nemmeno potuto esprimersi con un voto. L’euro infatti era un dogma di fede e i dogmi non si discutono. I cittadini italiani così hanno dovuto subire senza discutere una serie di stangate finalizzate alla moneta unica, un cambio lira/euro penalizzante, un micidiale raddoppio dei prezzi che li ha impoveriti tutti, la fine della crescita dell’economia nazionale (con annessa disoccupazione giovanile), il ribaltamento dall’attivo al passivo della bilancia dei pagamenti e – come premio per questo bagno di sangue – adesso addirittura la prospettiva infernale del fallimento (quando invece era stato promesso il paradiso).
Complimenti! Chi dobbiamo ringraziare? E’ vero che l’Italia non è stata virtuosa come doveva e questo è grave. Ma ormai è chiaro che il tema non è il crollo dell’Italia, ma quello dell’Europa dell’euro. Per questo oggi l’operazione moneta unica, la follia costruttivista di imporre dal nulla una moneta inventata ai nostri popoli, è figlia di nessuno.
Di chi la colpa?
Sugli stessi giornali su cui ieri si alzavano inni all’euro, oggi tutti ammettono che è un’assurdità il creare una moneta senza avere dietro uno Stato, senza una banca nazionale, senza un governo federale, con politiche fiscali e monetarie contrapposte e senza nemmeno una lingua comune. In effetti i popoli europei hanno una sola cosa in comune, il cristianesimo, ma le élite che hanno creato l’euro hanno visto bene di cancellare ogni riferimento ad esso in quel delirio che è la Costituzione europea: la moneta unica doveva soppiantare superbamente anche Dio, la storia e la cultura.
Ma, dicevo, oggi a quanto pare l’euro è figlio di nessuno. Ai pochi audaci che allora chiamavano “neuro” la nuova moneta, prendendosi il disprezzo delle caste dominanti, nessuno riconosce di aver avuto ragione. E nessuno fa autocritica.
Invita a farla, invece, un leale articolo di Guido Tabellini, rettore della Bocconi, che sul Sole 24 ore ha scritto: “Bisogna ammettere che abbiamo sbagliato”. Ma i politici che dicono?
D’altronde occorre riconoscere che i politici italiani sono stati solo – come sempre – truppe di complemento. La vera causa del disastro euro è il secolare e devastante conflitto fra Francia e Germania per l’egemonia sul continente europeo.
Infatti la moneta unica nacque come condizione della Francia di Mitterrand alla Germania di Kohl, per dare l’avallo all’unificazione. Se i tedeschi rinunciavano al marco, i francesi si illudevano di egemonizzare l’area euro.
In realtà i tedeschi posero tali condizioni capestro sulla moneta unica a tutti gli altri paesi che invece di europeizzare la Germania si è germanizzata l’Europa.
Cosicché oggi il leader tedesco Volker Kauder può proclamare: “finalmente l’Europa parla tedesco”. E’ un’esultanza miope, che non vede il baratro in cui l’inflessibilità germanica ci sta portando.
E non si venga a dire – come fa la Merkel – che le virtuose formiche tedesche non vogliono pagare i debiti delle irresponsabili cicale latine.
Perché il rigore del patto di stabilità che i tedeschi pretendono di applicare agli altri (insieme ai francesi) non lo applicano a se stessi: nel 2003 infatti sono stati proprio Germania e Francia a sforare sul disavanzo. Pretendendo che nessuno eccepisse.
Così come la Bundesbank è andata a comprare i bund invenduti alla recente asta, mentre proibisce che la Bce faccia altrettanto. Per gli altri le leggi si applicano, per se stessi si interpretano. E’ così che l’euro si è risolto in un colossale affare per la Germania e in un disastro per tutti gli altri.
Napoleone e Hitler
Il fatto è che l’operazione euro è nata male. E’ nata infatti come ennesimo braccio di ferro fra Francia e Germania, come una prosecuzione della loro guerra con altri mezzi.
E’ da secoli che i due contendenti si combattono. Si potrebbero trovare le radici più antiche addirittura nella divisione del Sacro Romano Impero, col trattato di Verdun dell’843.
Ma è soprattutto dal XVI secolo che francesi e germanici si contendono l’impero e inseguono lo stesso ambizioso sogno: trasformare l’Europa in un proprio impero.
Nei tempi moderni ci provò Napoleone e poi ci ha riprovato Hitler. L’esito è stato la devastazione dell’Europa in entrambi i casi. A questo ciclo di guerre durato almeno 400 anni – che chiamerei “le guerre d’irreligione”, perché sono conseguenti alla distruzione della koiné cattolica europea – vollero mettere fine, dopo il 1945, tre statisti, che non a caso erano cattolici praticanti, cioè Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman.
La Chiesa è la salvezza
Da loro nacque il pacifico progetto di unificazione europea, che in nome delle radici cristiane del continente, unico vero cemento dei nostri popoli, pose fine alle guerre imperiali franco-tedesche. L’operazione euro invece va esattamente nella direzione opposta. Nasce dal rinnegamento di questa identità cristiana dell’Europa e segna la ripresa dell’ostilità fra Francia e Germania. Sembra addirittura una replica della storia. Infatti la guerra della Francia alla Prussia del 1870, paradossalmente portò all’unione della Germania, così la guerra monetaria della Francia al marco, di venti anni fa, ha portato a un’Europa germanizzata. Complimenti ai galletti di Parigi.
Anche oggi come allora la ripresa della guerra franco-tedesca può portare solo alla catastrofe dell’Europa. A meno di un rinsavimento generale sull’orlo dell’abisso.
Forse l’unica voce che oggi potrebbe energicamente richiamare tutte le élite di governo (a partire da quella tedesca) al senso di responsabilità è quella del Papa, vero custode dello spirito europeo.
La sua intelligenza cristiana della storia ci può salvare perché il papa è un tedesco che ha meditato sulla tragedia in cui la Germania ha trascinato l’Europa nel 1939.
Benedetto XVI sa bene e insegna da anni che a produrre il nazismo non fu l’inflazione della repubblica di Weimar, come pensano la Merkel e la Bundesbank, ma fu una malattia spirituale e culturale che aveva radici più antiche e perverse.
E’ da quelle che occorre guardarsi, non dall’inflazione. Oggi la solidarietà fra tutti i paesi è la salvezza dell’Europa.
Il grande Adenauer diceva: “Signore, tu che hai posto un limite all’intelligenza dell’uomo, ponilo anche alla sua idiozia”. Vale per tutti.
Antonio Socci Libero 27 novembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

IL GOVERNO MONTI E LA POLITICA SCELLERATA DELLA PRIMA REPUBBLICA

In attesa di conoscere nel dettaglio le misure che il governo Monti ha individuato e che proporrà per l’approvazione del Parlamento al fine di stabilizzare i conti pubblici dobbiamo necessariamente interrogarci sul perché si sia arrivati a questa situazione.
Si è lavorato per decenni nella forsennata convinzione, teorizzata e praticata dalla finanza internazionale, ed assecondata da economisti compiacenti, che si potesse lavorare in un sistema in continua espansione.
I fatti hanno dimostrato quanto fossero fallaci se non addirittura fraudolente queste teorizzazioni. Il risultato è stato quello di un incendio dilagante appiccato dai poteri finanziari internazionali che, hanno inventato un sistema, stabilitone le regole e i criteri di certificazione, e che oggi ha imposto a governi legittimi ed alla politica un commissariamento e quindi una sospensione della democrazia. E quel che è paradossale è che adesso, gli incendiari si sono trasformati in pompieri.
 Nel nostro paese poi, le politiche consociative tipiche della prima repubblica hanno costruito una politica economica scellerata realizzando una pace sociale attraverso abnormi politiche di spesa e quindi scaricando sul Paese e sulle future generazioni un debito insostenibile
Ironia della sorte ottuagenari sopravvissuti della prima repubblica responsabili di questo disastro e quindi di un vero e proprio tradimento della loro missione e del loro mandato, si son permessi, un istante dopo le dimissioni del presidente Berlusconi di pontificare magnificando quel periodo storico che li vedeva protagonisti e che è alla base dell’attuale disastro.
 Bisogna capire che ritenere la spesa per il welfare come dato incomprimibile è una concezione obsoleta e fuori dalla realtà, non sono bastate le lezioni di quanto avvenuto in Cile, in Argentina e più recentemente in Grecia!
Aspettiamo nel dettaglio le misure proposte da Monti, certamente da un così titolato interlocutore non ci aspettiamo interventi di tipo ragionieristico ove a pagare siano le formiche di sempre a causa di uno Stato cicala-dissipatore. Soprattutto non consentiremo che misure straordinarie possano essere utilizzate per finanziare la spesa corrente e uno stato sociale costruito con l’illusione di dare tutto a tutti e che nella realtà invece non è capace di dare risposte adeguate con interventi mirati a chi ha veramente bisogno.  

venerdì 2 dicembre 2011

MA L'IMPIANTO A BIOMASSE DELL'EX KRONION TUTELA LA SALUTE DEI CITTADINI?

Siamo sicuri che il sorgo zuccherino, utilizzato per l'attività di distillazione all'interno dell'azienda enologica ex-Kronion di Sciacca, non possa costituire una coltivazione pericolosa per la salute dei lavoratori dell'azienda, per le comunità locali limitrofe e per l'ecosistema dell'area circostante?
Questo il tema di una interrogazione parlamentare presentata  al ministro della salute e dell'ambiente.
Secondo il deputato saccense, nella relazione tecnica presentata dalla società Moncada Energy di Agrigento, si evidenzia, fra le altre cose, che tra l'industria enologica e le aziende agricole locali, è previsto un accordo secondo cui quest'ultime si impegneranno annualmente a coltivare su una superficie di circa 3 mila ettari per un periodo di 15 anni il sorgo zuccherino, mentre parte della coltivazione sarà prevista su terreni in Mozambico.
Facendo i conti, infatti, secondo una ricerca effettuata dall'università degli studi di Bari, nell'ambiente mediterraneo il sorgo da fibra fornisce rese oscillanti fra 20 e 30 tonnellate per ettaro; pertanto i 3000 ettari coltivati a sorgo zuccherino nell'area agricola saccense avranno una resa di circa 75.000 tonnellate circa ad anno, le restanti 325 mila tonnellate giungeranno quindi dal Mozambico e questo va contro il «piano energetico ambientale siciliano» che, all'articolo 28, prevede che «la realizzazione di impianto a biomasse è subordinata all'utilizzazione di biomasse provenienti per almeno il 50 per cento del fabbisogno da aree dislocate in un raggio non superiore a 70 chilometri dall'impianto. Se tali biomasse non siano disponibili entro tale perimetro potranno essere utilizzate solo biomasse provenienti dal territorio regionale»; insomma, niente prodotti provenienti dall'africa. Senza contare, continua Marinello, che non si conoscono le procedure previste per lo spandimento dei fanghi di depurazione sui terreni agricoli.
Insomma, solleviamo una serie di dubbi di carattere ambientale ed energetici e chiediamo al Governo di tutelare la salute dei lavoratori dell'azienda enologica ex-Kronion e dell'intera area interessata, anche sotto l'aspetto della salvaguardia ambientale. 

MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...